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13/05/2017 22:46 | |
4°
_Earth_ con L'isola degli oggetti perduti:
Utilizzo dell'oggetto: 10/10
Questa fiaba mi è piaciuta tantissimo, come mi sono piaciuti tutti i tuoi personaggi. Tobia è un inarrestabile, prototipo un po' dell'amor cortese, il principe che ogni bambola vorrebbe al suo fianco. Rechercher invece mi ha spezzato il cuore dalla dolcezza: è decisamente la mia preferita. Mi ha fatto pensare ad una ballerina malconcia, maltrattata, cresciuta ma ancora bimba. Glemme, la bambola, la definisce “un po' matta”, ma a me sembra che quella sua follia, quella sua psicosi, non sia che grande simbolo d'intelligenza, di forza, di sensibilità. Prima di tutto perché nonostante sappia contare solo fino a 37 trova un altro modo per contare le altre conchiglie, ossia facendo 37x4, secondo poi perché continua imperterrita nonostante tutto con quella pratica, in ultimo lei conta le conchiglie giovani come quelle rotte, vecchie, quindi non si arrende alla morte, non si arrende alla dimenticanza e continua imperterrita in un ciclo infinito. Magari non hai fatto caso a tutte queste cose quando hai scritto questa storia, non saprei, però a volte si scrivono delle cose perché la sensazione che vogliamo trasmettere è proprio quella e tu ci sei riuscita.
Originalità della trama: 10/10
È molto bella ma devo considerare l'ispirazione, almeno apparente, a cartoni che già esistono, come ad esempio “La freccia azzurra” o “I giocattoli dimenticati”, per l'appunto. Però mi è piaciuta tanto ed è chiaramente la storia che più rappresenta questo contest, quindi ti faccio i miei complimenti. In più il finale strappalacrime mi ha riempito di speranza e di tristezza al tempo stesso. Percepivo il senso di nostalgia, la perdita del ricordo, dell'infanzia, della memoria. Quindi è stata molto emozionale come storia. Per il fatto che la sua trama aveva tutti i passaggi del racconto, (un inizio, uno svolgimento, una conclusione), ho deciso di aggiungere un + 0,5 proprio per la sua coerenza con questo svolgimento.
Stile e grammatica: 8,65/10
C'era una volta, tra le onde di un mare lontano, imbevute della luce rossa del tramonto, un messaggio in bottiglia. Nuotava senza fretta, accompagnato dalle storie del vento e coccolato dalle acque misteriose e solitarie dell'oceano. → l'inizio è degno di una fiaba che si rispetti, (purtroppo efp ti permette solo di mettere come genere “favola2, ma ovviamente è sbagliato).
Quella sera, mentre il sole si ritirava stanco oltre la linea infinita dell'orizzonte → anche la prosopopea o personificazione è una figura retorica molto pertinente in questo caso
il proprietario della mano ladra → idem, la mano diventa quasi una persona
il vento gironzolava annoiato → idem
sembrava una gigantesca scodella da minestra → anche qui non posso che complimentarmi. Questo paragone è da veri intenditori! Nel senso che in una fiaba bisogna usare parole molto vicine ai bambini: quindi per spiegare come fosse la barchetta, parlare di minestra e scodella mi sembra molto adatto.
“sembrava una gigantesca scodella da minestra → una barchetta dalla forma strana con un albero maestro a cui erano cadute tutte le vele → A guardare bene, la scodella da minestra non era altro che un vecchio ombrello” → questo passaggio descrittivo naturalmente è molto carino, sempre per il discorso che ho fatto prima.
Il Capitano → le maiuscole, in casi come questi, sono FONDAMENTALI. Quindi anche qui sei proprio dentro lo stile che stai utilizzando.
dalla sua nave-ombrello. → questo trattino delimita due oggetti che sono fondamentali per la descrizione della barchetta improvvisata. Anche questa è una scelta che mi piace.
veliero senza vele → in questo caso la ripetizione della radice è un preziosismo.
Sì, avete capito bene: Tobia era un pupazzo, una bambola di pezza, come quelle con cui giocavano i vostri nonni → il rivolgersi al pubblico di bambini, presumibilmente, o di bambini cresciuti, (tipo me), rende il tutto molto famigliare, come anche il richiamo ai nonni.
appartenevano a loro, ai bambini, → lo ripeti due volte, all'inizio e alla fine della storia, nello stesso modo, anche questo aiuta veramente molto ad entrare nella fiaba. = + 2
Piccoli errori:
« Nove, dieci, undici... » → manca il punto dopo il dialogo e questo naturalmente si ripete. = - 0,5
a elencare → ad elencare = - 0,5
« Alto là! » disse → quegli spazi prima e dopo le «...» non sono necessari e dopo le » ci va una virgola = - 0,25
« Fermo! dove stai andando? » → i soliti spazi, che non riconto, e la minuscola dopo il ! = - 0,5
Qui non vogliano → vogliamo = - 0,5
Il capitano → “damn!”: direi! Il Capitano mi è diventato minuscolo! = - 0,5
Rechercher, evidentemente, lo capì e cercò di spiegarsi meglio: « Se metti un orecchio qui » → dopo i due punti sei andata a capo: non serviva = - 0,10
i mostri sotto il letto → i mostri sotto al letto = - 0,5
Partì a bordo di Ilios, con la fidata Hitta, deciso a ritrovarla → prima parli di bambini, ma qui non dici la bambina: presuppongo che ritrovarla stia per lei.
Precisazioni:
Mentre si addentrava nella cupa boscaglia che si arrampicava sulle dune dietro la spiaggia sentì una vocetta contare: → qui metterei un inciso → Mentre si addentrava nella cupa boscaglia, che si arrampicava sulle dune dietro la spiaggia, sentì una vocetta contare:
occhietti scuri in quelli di Tobia → verso quelli di Tobia
« ma vedi Rechercher io e Tobia stavamo andando da Hoffen, → « ma vedi, Rechercher, io e Tobia stavamo andando da Hoffen → oppure ma vedi Rechercher, [...]
Il punto bonus per la pertinenza del titolo = + 1
→ 29,65/31
3°
Arkytior e Quando tutto era più semplice
Utilizzo dell'oggetto: 10/10
L'oggetto è ultilizzato perfettamente perché il panda rievoca davvero, concretamente l'infanzia della protagonista. L'ambientazione è proprio quella che volevo ci fosse per questo tipo di storia: una casa dagli odori e dai sapori dell'infanzia, un luogo dove ritrovare un oggetto impolverato e nascosto assieme ai ricordi.
Originalità della trama: 10/10
La trama, pur nella sua apparente semplicità, nasconde e dischiude dei passaggi interiori. Ci sono come due livelli: quello dell'apparenza, quello sensibile, in opposizione a quello nascosto, spirituale. La dimensione del ricordo nella mente della protagonista è in netto contrasto con l'ambiente circostante, che mostra dei cambiamenti e un'apparente perfezione, spezzata dalla dimensione nascosta, forse quella che tutti noi celiamo negli ambienti familiari. Nel caso della protagonista c'è una zona sofferente, brulicante, che viene sotterrata dal suo desiderio di normalità. Ciò che ha dovuto vivere, l'ha segnata inevitabilmente e inevitabilmente non può evadere, ma solo nascondere la sua seconda vita. Si pone tantissime domande a cui non trova risposta se non nell'evasione verso la sfera dell'infanzia e i luoghi dell'innocenza, attraverso il panda dal nome insolito e villa Mo.
Stile e grammatica: 9/10
Donna guardò il giocattolo che ancora aveva in mano. "Oh, questo... è Squishy! Era il mio preferito, da piccola... Me lo regalò nonno, sai?"
"Squishy? Che nome è per un panda di peluche?"
"Non lo so! Ma mi piaceva come suonava..." Donna sorrise al ricordo.
"Che dici, scendiamo?"
Donna annuì. Insieme al fratello si alzò, rimise il piccolo panda di peluche sul letto, dove l'aveva trovato, e seguì Thomas. → questo passaggio l'ho trovato davvero molto familiare e malinconico, mi ha ricordato un po' “Quando c'era Marnie”, (Studio Ghibli).
Suo nonno era orgoglioso di lei, ma la ragazza non sapeva se lo sarebbe stato, se avesse saputo la verità su di lei. No, nessuno doveva scoprire il suo segreto: per tutti sarebbe stata esattamente come se l'aspettavano. Anche se questo significava mentire a tutti, perfino a suo nonno. → questa parte è molto triste, ma realistica, in fondo ognuno di noi ha una parte della sua vita che non vuole mostrare davanti ai propri familiari, né davanti poi, a se stessi in un luogo di ricordi più cari. = + 0,5
Piccoli errori:
Eliza annuì e si diresse verso la stanza. Conosceva bene quella stanza → avrei evitato questa ripetizione magari sostituendo con “ conosceva bene quel luogo” o un sinonimo.= - 0,5
Allora le sembrava immensa, ma ora le sembrava una camera di dimensioni normali. → anche qui c'è una ripetizione, non avrei ripetuto “sembrava” oppure avrei messo “ ora le sembrava solo” quasi a rafforzare il concetto.= - 0,5
tutte le estati passate insieme, i pomeriggi passati a giocare insieme, e a correre per la campagna → ripetizione di “insieme”. = - 0,5
Precisazioni:
Proprio al centro della stanza, con la testiera attaccata al muro di destra, c'era il letto, che la nonna aveva rifatto, utilizzando le lenzuola e coperte multicolori ricamate da lei stessa → tutte queste virgole sono pleonastiche e rallentano troppo il flusso.
Il punto bonus per la pertinenza del titolo = + 1
30/31
2°
OpheliasCrown e Ognuno ha la sua croce
Utilizzo dell'oggetto: 10/10
Che dire di questo oggetto: quanto mai di più macabro. Nella mia mente ricorrono le parole “the Sign of the Cross”, della canzone degli Iron Maiden. Una croce, una condanna, un destino crudele e benevolo al contempo, duplice, sul filo sottile dell'Odio e dell'Amore, (“The Thin Line between Love and Hate”). So che le canzoni dei Maiden qui non c'entrano ma è l'atmosfera da Dance of Death quella che ancor di più mi è arrivata. Il testo è permeato dalla maledizione del ragazzo, dal presagio e poi la risoluzione finale: la maledizione era solo per lui stesso, mentre per gli altri, che lo accusavano, non era che una benedizione. Francesco viene trasformato quindi da demone in Cristo.
Originalità della trama: 10/10
La trama è davvero come una leggenda raccontata da tempo immemore, una leggenda che passa attraverso i secoli e arriva fino a noi. La trama è originale, densa di avvenimenti passionali ma soffusi, come la luce di una candela, dove i due protagonisti si guardano attraverso questo gioco d'ombre e sottesi, non detti, che s'evolvono, come in una metamorfosi nel tempo, dove Francesco verrà fagocitato dal suo stesso destino.
Stile e grammatica: 10(+1)/10
A Boscoverde si sarebbe tenuta a breve la ricorrenza del Santo patrono. Il paese era in fermento, le donne più anziane cuocevano pane e torte da distribuire durante quel giorno festante e gli uomini costruivano di buona lena banchetti su cui le loro mogli avrebbero esposto i pizzi e i merletti che erano riuscite a ricamare durante il freddo periodo invernale. I bambini correvano giocondi ovunque rovesciando sacchi di farina e ceste piene di mele. Frasi come ''Attento a te, se ci riprovi saranno guai!" si sentivano gridare continuamente da ogni angolo delle vie larghe e un po' polverose. La tanto attesa primavera era finalmente giunta e il profumo di erba e fiori appena sbocciati arrivava inebriante alle narici di chiunque → un perfetto inizio da leggenda
La bestia ha subdolamente indotto mia moglie a tradirmi con il garzone del fornaio! → mi sembra di stare dentro la Bella e la Bestia, quando i paesani innalzano i forconi al cielo e incolpano la bestia di tutti gli orrori compiuti dagli uomini.
portava appesa al collo una croce bronzea fin da quando era bambino, Giovanni se lo ricordava bene. ''È un oggetto magico, non posso assolutamente togliermela!'' → un valore fortissimo all'oggetto della storia
Gli aveva detto che era stato un regalo di sua nonna a cui era davvero molto legato. Osservava Francesco rigirarsela spesso tra le dita mentre recitava preghiere come se volesse fare ammenda. Eppure il suo amico di peccati sembrava non compierne mai. Si alzava prima dell'alba per recitare il mattutino, aiutava i monaci più anziani a curare l'orto semplice e durante il resto della giornata seguiva le lezioni tenute in un'ala specifica del monastero. → Francesco è avvolto da quell'atmosfera che profuma di tomo ingiallito dal tempo, un personaggio con una vita da un lato così monotona, dall'altro così insolita e sofferente, come si vedrà dopo
Gli occhi di Francesco gli sfuggivano come non era mai capitato prima, aveva le labbra arrossate ed era decisamente a disagio. Rimasero seduti l'uno accanto all'altro senza sapere cosa dire, aspettando inquieti il terminare della pioggia → l'amore che provavano, così forte, così vivo, così, tuttavia, non tangibile, distante ma legato ad un filo sottile.
Una figura rannicchiata si stagliò di fronte a lui appena rischiarata dalla luce. Francesco era parzialmente nascosto da una pesante coperta e lo guardava con quei suoi grandi occhi verdi e stupiti.
Giovanni era sconvolto, il suo primo istinto fu quello di abbracciarlo stretto a sé accarezzandogli la schiena con dolcezza. Lo fece piangere finché non si fosse del tutto sfogato, restando avvolto insieme a lui nella penombra e nel silenzio. Quando si fu calmato cercò di alzarlo da terra e solo allora si rese conto che la caviglia di Francesco era incatenata ad una delle pesanti sbarre della finestra. → la rivelazione del mistero. Mi sono piaciute le parole scelte per questo momento così denso di tensione
Nell'aria c'era profumo di pannocchie arrosto, odore di bruciato mischiato al dolce. I balli e i canti si susseguivano in un crescendo di divertimento e ilarità generale. L'atmosfera era perfetta, le coppie si abbracciavano e tutto sembrava sotto ad un incantesimo. → sembra di essere lì, magari di giocare a Dragon Age.
''La mia fede è più forte di qualsiasi altra cosa, anche se ho sperimentato sulla mia pelle che non tutti quelli che fingono di possederla sono puri come appaiono''
In forma umana era indecente, seducente e ammaliatore come solo un demonio può essere. Lo aveva attratto a sé perché il Diavolo stesso glielo aveva ordinato. E Alfonso non era che un uomo come gli altri dopotutto, schiavo della carne e del desiderio. Lo aveva picchiato per fargli capire che aveva sbagliato. Lo aveva insultato per fargli entrare in testa che non avrebbe più dovuto sottostare alla volontà del male. Lo aveva toccato perché il male era entrato un po' dentro anche a lui, costringendolo a compiere quell'azione abominevole. Era così, ne era convinto. Dopotutto si sa che il fascino per il proibito lo rende sempre indicibilmente desiderabile. → nel tuo testo viene mostrata una gran conoscenza e una forte percezione della religione e delle sue forme più contraddittorie
"Chi era, dunque, il vero mostro?" → la domanda finale non può che lasciare aperto un quesito insoluto proprio come la religione, a volte usata per scopi malvagi, a volte, se davvero si ama, per salvare, anche indipendentemente dalla croce che si porta. =+2
Piccoli errori:
“È colpa sua se due delle mie pecore sono morte all'improvviso!''.
''A causa della bestia il raccolto è stato meno proficuo!''. → con questo tipo di punteggiatura nel dialogo non serve che segua un punto. = -0,5
a individuarlo → ad individuarlo= -0,5
Precisazioni:
Sempre se fosse esistita davvero a Giovanni avrebbe fatto una gran pena → è un po' colloquiale e non si sposa con l'atmosfera → A Giovanni avrebbe fatto una gran pena nel caso in cui fosse davvero esistita.
Il punto bonus per la pertinenza del titolo = + 1
32/31 (so che è più di 31, ma non potevo fare altrimenti)
1°
_Frame_ e il coniglio della Cecoslovacchia
Utilizzo dell'oggetto: 10/10
L'oggetto era davvero parte integrante della storia. A volte mi si stringe ancora il cuore ripensando a Panciolino, che ormai è diventato parte anche di me. Perfettamente presente nel testo, anche quando non c'è fisicamente, diventa una costante, un obiettivo, un motivo, che si trasforma poi in ossessione, un incubo per la ragazza adulta.
Originalità della trama: 10(+1)/10
Innanzitutto ho gradito la scelta di due elementi: il Mago di Oz e gli Abba. (Yeah! Dovevo dirtelo). Dopo di questo voglio esprimerti davvero tutta la positività del mio giudizio. La trama è originalissima perché dall'amore per un peluche, dal trauma della sua perdita, che tra l'altro s'innesta in uno sfondo storico, tiri fuori qualcosa di davvero sorprendente ed innovativo. Forse il mio finale sarebbe stato leggermente diverso: me la immaginavo fallita e a crogiolarsi nella sua disperazione, però penso che se hai fatto questa scelta è perché volevi lanciare un messaggio!
Qui ritroverai le mie reazioni a questi pezzi:
Un mese fa, tornando a casa da scuola, io e Dominic abbiamo trovato il peluche di un gattino proprio vicino a un muretto, tutto bagnato, sporco di fango, spelacchiato e senza un occhio. Forse è questa la fine che faranno i peluche ora che quel muro sta cadendo, ma se in Cecoslovacchia non sta succedendo niente, allora non devo preoccuparmi, perché fra un po’ andrò alle medie. Sono grande! E presto potrò studiare cecoslovacco e tornare a cercare Panciolino come gli ho promesso. → lacrimuccia vera.
«Bene» risponde la prof. «E cosa ti piacerebbe fare da grande, Pauline? La scienziata? O la veterinaria?»
Allargo il sorriso, scuoto il capo con energia. «No, io da grande voglio imparare il cecoslovacco, trasferirmi in Cecoslovacchia e vendere le palline di Natale ai mercatini.» → che meraviglia la stimo
«Ma ormai la Cecoslovacchia non esiste più, è stata dissolta.» → gelo.
Una coltellata di panico mi trafigge il petto. La classe diventa buia, le cartine e i poster con la tavola periodica appesi alle pareti si storpiano, mi assale un senso di vertigini che mi fa girare la testa, ghiacciandomi il sangue. → mi sono sentita male.
Arriccia le labbra in una smorfia contrariata, si porta in disparte e passa la stecca su tutta la regione colorata di rosa. Rosa anche quella. Tutto è rosa. → questo lo sostengo anch'io, ma questa è un'altra storia!
Accanto al cadavere di quel porco professore di lingue slave che non ha accettato il mio esame perché non capiva la mia calligrafia, o a quello di storia moderna che ha rifiutato il mio saggio sulla scissione della Cecoslovacchia e sul Divorzio di Velluto perché lo trovava troppo sconnesso dal tema della caduta dell’Unione Sovietica, o al curatore della mia tesi che me l’ha fatta rifare per quattro volte dicendomi di smetterla di renderla così personale, come se stessi scrivendo un romanzo. O al commesso del centro commerciale che si è rifiutato di ordinarmi le palline di Natale rosa perché erano fuori catalogo. → maledizione sì, maledetti!
Questa storia è un capolavoro e potrei anche finire qui questo commento. È una storia che coinvolge dall'inizio alla fine, piena di momenti di introspezione che viviamo noi lettori immedesimandoci nella bambina, sentendoci parte della storia, tenendo anche noi per mano Panciolino e vivendo le sue emozioni davvero immersive per quanto riguarda l'infanzia, immagino, di tutti, (perché almeno la mia è stata vissuta esattamente così). È stato triste vedere l'indifferenza che gli adulti hanno per qualcosa che per i bambini è davvero importante: questa bambina rappresenta quello che siamo tutti noi quando riceviamo dei traumi. Caso vuole che anch'io da bimba persi un coniglietto che ritrovai tanti anni dopo, perché mi era stato rubato da mio cugino: chissà cosa sarebbe successo se non l'avessi ritrovato! Insomma questa storia davvero rappresenta l'evoluzione di ciò che pensa una bambina, di un obiettivo che si pone e che puntualmente viene infranto dagli adulti: ciò non si sa mai cosa possa causare. Vi siete mai domandati se non aveste ricevuto un certo trauma come sarebbe andata a finire? Io me lo sono domandato spesso e con questa storia ancora di più. Ho sofferto assieme alla prtagonista sperando che avrebbe ritrovato il povero coniglietto, ma la verità è sempre più triste e così è andata: i sogni si infrangono, i traumi rimangono, e ogni appiglilo che abbiamo alla realtà svanisce e ci ritroviamo soli, senza il nostro coniglietto, ancora di sicurezza, il nostro amico personale che ci capisce e che ci rende felici. Questo testo dovrebbe leggerlo ogni genitore.
Stile e grammatica: 10 (+1)/10
Cosa dirti se non che il tuo stile è davvero bello, semplice, spontaneo, adatto, aderente a quello che volevi comunicare. Le frasi sembrano dette e pensate proprio da una bimba, mi ha sorpreso moltissimo anche come hai espresso i dialoghi con il fratello maggiore: un vero antipatico! Anche la madre e la nonna erano davvero reali: dagli “ooh” della nonna che compatisce la bimba ma che poi non fa nulla per aiutarla agli “aggendimi una sigaretta” della madre nervosa.
Elementi positivi tantissimi: ho potuto selezionare solo alcune frasi perché altrimenti avrei trascritto il tuo testo per intero!
Ed ecco le frasi:
Appoggia il libro sul ginocchio e raccoglie la borsa della mamma sul sedile fra me e lui. Io non posso toccarla, la mamma mi dice sempre che non si mettono le mani nelle borse. → ne emerge non solo che Puline è una bimba di natura curiosa e che quindi ha un precedente con questa situazione, ma anche che la madre l'ha già rimproverata e che la bambina, sveglia, si ricorda tutto quello che le viene detto.
«Hai pisolato, Pauline?» → l'utilizzo di parole, chiamiamole “paroline”, quelle che piacciono ai bambini
Sbadiglio, mi metto la mano davanti alla bocca e mi stropiccio un occhio con un pugno → l'utilizzo della gestualità.
Dominic solleva il Mago di Oz e sfoglia una pagina. «No, stupida, è il posto di blocco della dogana.» Ne sfoglia un’altra.
«Che c’è?» Dominic gira un’altra pagina e fa spallucce. «Se è stupida...» → ok, ho avuto un istinto molto forte di strozzarlo.
Gonfio il broncio, gli tiro un calcio sul ginocchio e metto Panciolino davanti a me. «Panciolino dice che tu sei più stupido.» → la reazione fantastica della sorella, che usa come tramite Panciolino.
«Voglio andare al ristorante dell’anno scorso» le dico. «Perché anche Panciolino vuole mangiare la torta ai frutti di bosco, e l’anno scorso lui non l’ha mangiata perché non c’era.» → questa cosa mi ha fatto ridere tantissimo, giustamente Pauline ricorda quanto fosse buona quella torta evuole farla provare al suo peluche che l'anno scorso non c'era!
Dominic alza una mano. «Io non sono un bambino.» E sfoglia un’altra pagina. → anche in questo gesto si evince la spontaneità con cui vedi, o ricordi esattamente le reazioni dei bambini, anche di quelli più “cresciutelli”.
Sorrido, sollevo Panciolino davanti al finestrino così può vedere anche lui. «Visto, Panciolino? Fra poco siamo arrivati.» → qui mi sono commossa, ovviamente come reazione a tutte le frasi dette prima, al fatto che mi aveva coinvolta moltissimo questa amicizia.
Questa notte non siamo nemmeno riusciti a dormire, né io né Panciolino, perché eravamo troppo contenti di fare il viaggio in macchina in Cecoslovacchia, di ascoltare le cassette della mamma alla radio, di fermarci a fare colazione con il cappuccino d’orzo e la brioche al cioccolato nel bar prima di prendere l’autostrada. E poi questa sera torneremo a casa con tutti i pacchi da far vedere a papà! → mi hai ricordato l'entusiasmo di quando ero piccola e già tremavo al pensiero che tutta questa bella atmosfera potesse infrangersi.
Faccio dondolare Panciolino sul mio ginocchio. «Compriamo le palline e mangiamo la torta, e a casa facciamo l’Albero.» Anche lui è felicissimo, me lo ha detto nell’orecchio! → dopo questo pezzo sono scoppiata in lacrime sul serio, non so perché.
I palmi non fanno tanto rumore perché ho i guanti. → accortezze “di bimbo”.
«Sta nella tasca del cappotto, vedi, ci entra tutto e non lo perdo, faccio tipo canguro.» → “faccio tipo canguro” è proprio una frase semplice, infantile, ma che semplifica un concetto che altrimenti sarebbe stato troppo lungo! I bambini sono più furbi di noi: “ lo metto nella tasca come se fossi un canguro con il suo cucciolo” o qualcosa di simile sarebbe stato troppo lungo.
«Pauline, la mano.»
Le mostro il mio coniglietto. «La do a Panciolino.» → la madre è acida come sempre e Pauline risolve ogni suo problema, perché con lei c'è Panciolino.
La mamma si toglie la sigaretta dalla bocca, rimette l’accendino in tasca, e soffia una nuvola di fumo, tipo un drago. → qui mi ha fatto morire dalle risate!
ma non ne abbiamo trovata nemmeno una color rosa, color Panciolino, e ormai mi fanno già male i piedi a forza di camminare.
Tiro il gomito di Dominic, lo faccio venire più vicino alla bancarella che vende gli orologi a cucù e i carillon, e sollevo Panciolino sopra la testa, così se vede qualcuno che vende le palline di Natale rosa mi avverte.
Io salto di gioia, spingo Panciolino sopra la mia testa. «Sììì!» → queste frasi che ho selezionato rappresentano tutto l'entusiasmo di Pauline, tutta la gioa che ha nel prendersi cura di Panciolino, tutto l'amore che sprigiona e che in qualche modo vuole riversare su qualcuno, probabilmente è anche molto sola e , come amico, sceglie il suo peluche.
Panciolino si è perso, e potrebbe averlo raccolto un altro bambino. E il bambino ora lo porterà a casa sua, lo laverà al posto mio, lo asciugherà e lo farà mangiare assieme a lui come faccio anche io, ma gli farà mangiare le carote e lui odia le carote, le odia! Lui mangia solo mela grattugiata e caramelle gommose alla liquirizia, ma queste cose il bambino non le sa e non potrà mai farlo felice. Panciolino piangerà un sacco perché gli manco, perché gli manca la mela grattugiata, perché gli mancano le mie coccole e la mia ninna nanna prima di andare a dormire, e invece dovrà stare stretto fra le braccia di un cecoslovacco che non sa nemmeno come si chiama! → qui ho letteralmente il cuore in gola: panciolino deve essere ritrovato! E invece rimango delusa, quindi da qui in poi non ho più selezionato frasi per il trauma che ho ricevuto. = + 2,5
Piccoli errori:
«Ma siamo già in fila?» Si solleva con le spalle e riesco a vedere la sua testa sbucare da dietro il sedile davanti a me → non c'è il punto dopo il dialogo o una virgola e poi lettera minuscola. = - 0,5
«Dovevi metterti di là.» → con la scelta di mettere « » queste per il dialogo, la punteggiatura si mette fuori, se invece avessi scelto le “ “ allora sarebbe andata bene, poi ovviamente l'errore si ripete, dato che scrivi così bene è un vero peccato tralasciare questo elemento = - 0,5
non capiva la mia calligrafia → non capiva la mia grafia, perché in realtà la parola calligrafia contiene la parola Kalòs (scusate se la metto italianizzata, ma viene dal greco ma almeno è leggibile da tutti), che vuol dire bello. Quindi è come se dicessi “bella grafia”, però questa è una cosa tosta, la sanno in pochi = - 0,5
Precisazioni:
ogni tanto per dividere parti di trama ci sono dei “punti volanti”, li ho battezzati così, però a volte hai messo dei bellissimi tre puntini viola, quindi penso che potrebbe anche esserci stato un problema di impaginazione alla fine
Il punto bonus per la pertinenza del titolo = + 1 il tuo titolo mi è piaciuto molto perché ha attratto da subito la mia attenzione, pensando che si trattasse di qualcosa di creepy o di horror in ogni caso, non so perché, e invece mi sono ritrovata a leggere una storia che da dolce si trasforma in una storia da brivido ma per come va a finire. Insomma, in ogni caso i brividi ci sono stati, le emozioni molte e il tuo titolo ha reso giustizia a tutte le sfaccettature della tua storia.
→ 33/31 (lo so, è più di 31, ma non potevo fare altrimenti)
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