I Classificato - NO ONE SHINES LIKE YOU ANYMORE di Soul_Shine
Titolo: 5/5Un titolo che, dopo aver letto la storia, sembra voler evocare quasi con solennità gli occhi luminosi di Ives, e la loro implicita e gioiosa voglia di vivere, che sfocia nel paradossale finale della sua vita. L’ho trovato davvero perfetto, perché immagino che esprima perfettamente il punto di vista di Ethan, con una crudezza di significato davvero molto suggestiva. Titolo eccellente.
Grammatica, stile e sintassi: 9.8/10A livello grammaticale non v’è u granché da segnalare, sei stata davvero molto attenta nella stesura della storia e di questo sono davvero felicissima. Ti segnalo qui due quisquiglie da due soldi:
“[…] per capire se la vernice si era rovinata in qualche punto.” Qui, in realtà, sarebbe meglio
si fosse rovinata, ma non ho tolto nulla al punteggio perché la tua versione risulta comunque corretta.
“[…] non si convinceva che era il caso di darci un taglio.” Non si fosse convinto, perché segue di pari passo il condizionale passato della reggente.
Per quanto riguarda il tuo stile, ti faccio davvero i miei più vivi complimenti. Questa storia trasuda tantissime emozioni, emozioni che non sarebbero state espresse così chiaramente se non vi fosse stato uno stile così limpidamente ricercato che mi ha fatto venire la pelle d’oca. In alcuni punti m’è parso davvero che mi mancasse il fiato, sia per la tua incredibile capacità di narrazione, sia per la descrizione di scene che esprimono una rigidezza e una crudeltà davvero evocative, dimostrando quanto hai tenuto a sottolineare la devastazione della figura di Ives e quella seguente di Ethan. Cioè, se avessi un capello in testa, me lo toglierei e ti farei l’inchino, sei stata davvero eccezionale.
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10Qui c’è così tanto da dire che non saprei da dove cominciare – mi perdonerai se prenderò in presti alcune delle tue frasi migliori.
Partirei dalla figura del tuo protagonista, Ethan. Un personaggio che, fin dai primi momenti della storia, reca in sé dei gesti, delle fattezze ch’esprimono perfettamente chi è, il suo passato, persino il suo linguaggio sono perfetti per descrivere ciò che rappresenta la sua più intima essenza. Nonostante sia giovane, il flusso dei suoi pensieri ci rende subito evidente che abbia già vissuto cose che l’hanno segnato profondamente.
“Proprio come i loro proprietari. È già tanto che abbiano un nome.” Un’altra caratteristica che salta subito all’occhio, se si eccettua quel rimorso che solo dopo ci è concesso di scoprire a cosa sia dovuto, è il suo spietatissimo cinismo, così scevro da quell’idea nostalgica e malinconica che dovrebbe rappresentare andare a trovare qualcuno che si è perso. Ethan è un personaggio singolare, che sembra scisso in due perfette metà, esattamente come ci dimostri anche nei
flashback: una personalità dura, dalla corazza forte e tendente all’irascibilità; poi v’è quell’altro lato del suo essere, una figura più docile, che ama profondamente Ives e gli concede tutto quello che vuole, fino al vizio più nefasto.
Ethan si sente in colpa perché, nel semplice gesto di chiamare suo fratello, ha messo alla gogna il proprio migliore amico, vittima dell’inconsapevolezza e forse anche dell’immaturità che permea gli anni ruggenti dei giovani.
“Se solo non gli avessi praticamente ficcato un ago in vena, forse ora sarebbe ancora qui.” Il tuo stile esprime perfettamente il cinismo spietato del protagonista, che tuttavia affronta il rapido flusso dei suoi pensieri con inaspettata lucidità: Ethan non si mette a piangere, a “frignare”, ma sembra quasi analizzare la situazione con razionale impassibilità, salvo poi riscoprire la parte più umana e ingenua di sé dalle frasi:
“Gli occhi mi si appannano di rabbia e disperazione, forse vorrei piangere ma non lo so neanche io. Non piango mai, l’ultima volta avevo quattro anni.” “Col fiato corto, mi sorreggo per un istante al fusto del decadente albero a pochi passi da me; una folata di vento gelido mi sferza il viso, ma non può farmi niente, il mio cuore è congelato già da troppo tempo.” Ethan mi è piaciuto tantissimo in questo passaggio, perché anche lui non può esimersi da quel dolore che gli gonfia il petto, gli annaspa i sensi. Non può, perché è
umano, e anche se cerca di affrontare la situazione con raziocinio, di fronte alla perdita di qualcuno che si è amato profondamente non si può ragionar con indifferenza.
E se Ethan è un personaggio dai tratti possenti e marcati con una certa sagacia, Ives è il suo esatto opposto: la percezione che reca in sé, mediante le sue fattezze e persino dai suoi gesti, è quella di una persona che non è fatta per questo mondo. Ives conserva le fattezze e le caratteristiche di quando era ancora un infante, persino negli spezzoni in cui è cresciuto rimane comunque molto aleatoria l’idea di questa infantile fragilità, che spinge poi il ragazzo verso il baratro più profondo, fino alla sua dipartita. Ives rappresenta perfettamente uno “sconfitto” della vita, ma lo fa con una grazia e una profondità di significato davvero impressionante. Nonostante la sua condizione, Ives è perfettamente consapevole di ciò che è, tanto che a volte prova a sfuggire a questo inquadramento della sua debole personalità, mostrando una determinazione inaspettata:
“Era appena caduto, gli si erano sbucciate le ginocchia e i palmi delle mani, e lui si preoccupava del mio skateboard. Quell’Ives aveva dell’incredibile.” Ives, per quanto sbadato e impacciato, dà prova di uno smisurato orgoglio, persino nell’ultima fase della sua vita, quando la malattia lo sta consumando, Ethan lo descrive così, dicendo:
“Si faceva in continuazione nella speranza di andare in overdose e smettere di soffrire, tanto sapeva che la malattia l’avrebbe ucciso di sicuro e preferiva morire prima di stare troppo male.” Anche in questo caso, Ives mostra apertamente un orgoglio incrollabile, esattamente come quando da bambino aveva fatto di tutto per non cadere dallo skateboard di Ethan. Anche qui, la sua determinazione non vacilla persino davanti all’idea della morte, che appare quasi come una sorta di salvatrice per il ragazzo, mentre per Ethan essa non rappresenta altro che il triste epilogo dovuto ad un suo banalissimo errore.
Questa storia, dal punto di vista introspettivo del protagonista, è stata tristemente meravigliosa. Così bella che mi ha fatto accapponare la pelle, davvero. Sei stata superba.
Originalità: 18/20Ti dirò, dopo il successo di
Trainspotting, il mondo delle storie originali ha cominciato a pullulare di parole come droga, eroina, spacciatore, etc. A volte la cosa mi ha talmente stomacata da aver perso interesse per questo genere di storie, ma la tua originale è talmente ben scritta e delineata nella caratterizzazione dei personaggi, da essermi piaciuta tantissimo.
Innanzitutto perché ritengo abbia rispettato incredibilmente quello che era lo scopo del contest: Ethan commette un errorino da due soldi, una sciocchezza, che si rivela poi essere l’interruttore ad un circolo vizioso che termina con la morte della persona che gli è più cara. Non solo, ma Ethan ragiona su ciò che è accaduto, riesce a contestualizzare la situazione e a rendersi conto di quel minuscolo errore. L’ho trovato davvero realistico come personaggio, così come incredibili sono stati i
flashback, che sono così dissimili dall’idea di fanciullezza cui ormai siamo abituati: Ives ed Ethan sono cresciuti per strada, concedendosi ad una vita tutt’altro che gaia e senza preoccupazioni.
Oltre alla passione per la musica che li accomunava, Ethan sembra essere una sorta di protettore per il fragile Ives, come quando dice
“Era talmente dolce che mi sentivo male alla sola idea, al massimo potevo fare in modo che non si rompesse a ogni minimo urto.” Esprime proprio l’idea di Ives non tanto come un essere umano, tanto quanto un oggetto con sopra la scritta FRAGILE. Proprio sulla base di questo, ho trovato davvero molto originale la tua idea di rendere Ethan sia protettore che
carnefice di Ives, tanto da colpevolizzarsi per non essere poi stato in grado d’imporsi con lui, forse rendendo Ives molto più viziato di quanto non avesse creduto.
La storia è permeata fino all’ultimo di sentimenti che non ci piacciono: rimorso, tristezza, dolore, rabbia, frustrazione, senso d’impotenza. Sono tutti qui, mischiati in un turbine illogico di emozioni, perché è un po’ come se lo stesso Ives, dopo la sua morte, avesse passato il testimone della sua fragilità ad Ethan, che nell’ultimo paragrafo ci appare come dilaniato dalla tristezza, tanto da concedersi al fascino di una piccola, singola lacrima. Una storia di amicizia profonda, ma anche di disillusione e di perdita dei sogni.
Anche su questo punto sono stata contentissima.
Gradimento personale: 5/5Ti sarò sembrata logorroica, ma questa storia è eccezionale. La premessa è che persino le tue note di “delucidazione” sono state superflue, perché la storia si legge benissimo comunque. Cosa dirti? Io sono una spietata
fangirl dell’angst e delle storie introspettive. Non che non apprezzi una storia simpatica e tendente al
fluff, ma semplicemente credo che descrivere le cicatrici che si portano dietro i personaggi sia molto più entusiasmante e – soprattutto – difficile. Questa storia è reale, potrebbe accadere a chiunque di trovarsi in una situazione simile, ed è per questo che risulta così semplice immedesimarsi in Ethan e, perché no, piangere anche insieme a lui, di fronte al suo spietato senso d’impotenza. Sono sensazioni che, dopotutto, almeno una volta nella vita si provano e sono belle anche per questo: il dolore per qualcuno che si è perso è la conferma dell’amore che si è provato per costui, il che rende la sofferenza un sentimento lecito e puro, proprio come l’unica lacrima che scende lungo la guancia di Ethan.
Storia stupenda, davvero complimenti.
Totale: 47.8/50