Dylan Dog - vol. 4 Baraldi e Lanzoni

Grazie dell'incoraggiamento

LucaL@, 02/08/2023 09:50:

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Grazie dell'incoraggiamento

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Ritrovare Dylan così, all'improvviso, sulla testata mensile, dopo anni. ❤️
Un protagonista intenso, umano fra simulacri, empatico, lineare.
Tutto ha contribuito a questo risultato: dal lavoro delle due autrici, che mi lascia tanto sorpreso quanto più ho memoria delle loro prove precedenti, a quello di Armitano, davvero fenomenale.
Quell'ultima tavola, poi, è una chiusura perfetta.

Carlo Maria, 03/08/2023 20:35:

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Ritrovare Dylan così, all'improvviso, sulla testata mensile, dopo anni. ❤️
Un protagonista intenso, umano fra simulacri, empatico, lineare.
Tutto ha contribuito a questo risultato: dal lavoro delle due autrici, che mi lascia tanto sorpreso quanto più ho memoria delle loro prove precedenti, a quello di Armitano, davvero fenomenale.
Quell'ultima tavola, poi, è una chiusura perfetta.

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Eccoti, Carlo! Ci hai fatto preoccupare!

Ottima segnalazione, questo lo prendo anch'io!

rimatt1, 07/08/2023 12:17:

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Ottima segnalazione, questo lo prendo anch'io!

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L'hai poi preso e letto?

Carlo Maria, 20/08/2023 15:05:

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L'hai poi preso e letto?

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Io l'ho preso, ma devo ancora leggerlo. Ho guardato i disegni e sono da urlo!

Eccomi! Sì, l'ho preso e l'ho letto, e devo dire di averlo gradito molto, ma probabilmente un filo meno di quanto l'abbiate gradito voi: che sia un'ottima storia non ci piove (il finale mi ha davvero colpito, per dire), ma ci sono alcuni passaggi, nella parte centrale dell'albo, che mi hanno fatto sentire un po'... "estraneo" alla vicenda, per così dire. Che non mi hanno coinvolto appieno. Ciò detto, rimane comunque un gran bell'albo, sia chiaro: con un personaggio centratissimo, una sceneggiatura di grande impatto anche emotivo (ed è una rarità) e dei disegni notevolissimi (che però, in certi passaggi, rischiano secondo me di appesantire la narrazione, che già è tutt'altro che leggera).

A tale proposito, vorrei rileggere il numero 426, La morte in palio, sempre realizzato da Porretto & Mericone/Armitano, che, a memoria, mi aveva lasciato sensazioni simili. Mi accorgo di non ricordare quasi per nulla la trama.

Ovvero: https://www.siamoagorà.com/fumetti/instant-bonelli-morte-in-sedici-noni-dylan-dog-444-445/

Juan Galvez, 09/10/2023 22:20:

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Ovvero: https://www.siamoagorà.com/fumetti/instant-bonelli-morte-in-sedici-noni-dylan-dog-444-445/

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Come già confidatoti altrove, sono solo parzialmente concorde.
La storia è piaciuta anche a me, sia ben chiaro, e la giudico discreta o quasi, ma senza il tuo entusiasmo: scorre bene, aspetto che per altro è proprio dello stile di scrittura di RRobe, ma non ho trovato così irrilevanti i difetti propri di quest'autore.
In particolare nel primo albo, ma anche nella prima parte del secondo, in svariati punti l'autore imbastisce dialoghi che sono più finti di una banconota da tre euro, concepiti solo sulla base della presunta brillantezza delle risposte di Dylan. Quello che nell'albo viene definito dalla vampira "sarcasmo" è invece ai miei occhi una collezione posticcia di aforismi alla Oscar Wilde (per cortesia, non intendo a livello qualitativo) montati uno di seguito all'altro.
Quanto alla storia in sé, sconta il fatto di confrontarsi con un altro vampiro emotivo, quello creato da Pasquale Ruju nel suo albo più celebrato: "L'eterna illusione", numero 193, contro cui mi sento di dire che la creazione recchioniana perda.
In realtà, la funzione di Fallen è ben diversa da quella di Lucille, ci mancherebbe.
La forza dell'albo in edicola è dunque racchiusa tutta in un pugno di pagine, un numero anche abbastanza consistente: una cinquantina, le ultime, in cui Roberto fa il serio, mette da parte le banalità e porta in scena un Dylan che è protagonista, fa scelte importanti e difficili e si comporta in linea con la propria morale.
È un Dylan coerente, quello presente in questa storia, ed è un Dylan che mostra la propria grande umanità.

I disegni di Roi, invece, sono splendidi. 💖

Ci sta, Carlin, una diversa sensibilità influisce sull'apprezzamento. Come scrivevo, non è che i difetti non ci siano, è che non rilevano. In una storia così forte, così tanto simbolicamente connotata, quei difetti trascolorano perfino in vezzi, stilemi dell'autore. È in storie dove non c'è una storia che sono irredimibili.

Juan Galvez, 10/10/2023 12:05:

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Ci sta, Carlin, una diversa sensibilità influisce sull'apprezzamento. Come scrivevo, non è che i difetti non ci siano, è che non rilevano. In una storia così forte, così tanto simbolicamente connotata, quei difetti trascolorano perfino in vezzi, stilemi dell'autore. È in storie dove non c'è una storia che sono irredimibili.

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Capisco il tuo punto di vista, Vinnie, e non a caso ho dato una più che ampia sufficienza alla prova di Roberto: questo è un albo che ritengo superiore all'acclamato Mater Morbi, per dire, che fu il suo trampolino di lancio e che ritengo a sua volta un albo discreto. La differenza tra i nostri pareri è relativa più al peso che si vuol dare ai difetti, che nel mio caso ha inciso e reso irritante la lettura per un certo tratto.
Aggiungo inoltre che ha pesato negativamente la lettura dello splendido speciale: la complessità e la densità di scrittura di Bilotta stridono o quanto meno mal si abbinano alla scorrevolezza dell'opera recchioniana. Tanto ho trovato quindi io irritante questa doppia per larghi tratti, tanto tu potresti trovare NOIOSA la prova bilottiana, parere che hanno espresso in diversi, in rete.
Due letture così diverse sullo stesso personaggio non capitano sovente. Attendo il tuo parere in merito.

Noi dai Carlo, noiosa no... Bilotta ha fatto un ottimo lavoro e sarei sorpreso non piacesse a Vincenzo.
Poi può succedere per vari motivi sui quali potrò anche concordare...

La doppia recchioniana (che ho letto solo nel weekend) è buona, ha della sostanza, ma l'ho trovata troppo decompressa. Ciò permette a Roi di creare un impianto visivo di notevole forza, visto che in molte tavole sono i disegni a parlare e a portare avanti la narrazione, ma penso che una cinquantina di pagine in meno avrebbe(ro) giovato al ritmo della sceneggiatura.

Devo ancora leggere lo speciale, ma non vedo perché dovrei trovarlo noioso: non ho mai trovato noiosa alcuna storia di Bilotta.

Per venire alla sceneggiatura decompressa di cui scrive Matteo, concordo con lui; ancora una volta, però, non trovo che qui sia un difetto: la sceneggiatura è letteralmente cucita addosso a Roi, che infatti non vedevo a questi livelli da un bel po' di tempo, e raramente come in questa storia un fumetto Bonelli mi è sembrato la reale fusione di testo e disegno: cinquanta pagine di sceneggiatura in meno non avrebbero addensato il testo, avrebbero sacrificato il risultato complessivo del racconto.

Ho letto solo il primo albo perché le frasi a effetto mi hanno talmente irritato da impedirmi di proseguire.
Non ha aiutato neanche tutto lo sfoggio di scene bondage che non è proprio il mio genere.
Ma avrei detto che il primo albo come ritmo andasse bene

Roi fenomenale... direi (quasi) perfetto

Mmm. E io che l'avevo lasciato in edicola. Ora mi toccherà recuperare le due parti. Anche se più in là.

Ragazzi è morto Ambrosini, uno degli autori di Dylan Dog!!

Bowen Tyler (Georg.Strohmberg), 07/11/2023 12:25:

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Ragazzi è morto Ambrosini, uno degli autori di Dylan Dog!!

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Ciao!
Già... Ne abbiamo parlato su un topic infausto, in cui riportiamo la scomparsa di tutti i fumettisti.
Autore colto, talvolta eccessivamente cerebrale, ma non banale.
E disegnatore storico della serie, di cui ha disegnato anche l'albo probabilmente più amato in assoluto: "Il lungo addio", che ha un posto di assoluto rilievo nel cuore mio come in quello della tanti lettori.
Annata orribile per Dylan, quella in corso: sono mancati Luigi Piccatto, Giuseppe Montanari e ora Carlo Ambrosini... gente che ha iniziato a lavorare sulla testata tra il 1986 e il 1987.



Quasi mi spiace passare ad altro, ma occorre parlare dell'esordio della Baraldi in qualità di curatrice della testata.
Dopo i mesi di interregno, infatti, è da questo mese ufficialmente in edicola il primo albo del nuovo corso. A sottolineare la svolta, Dylan si veste di un nuovo frontespizio, che potrebbe esser interpretato da alcuni (non a torto) come una sonora paraculata, ossia un'occhiatina ammiccante ai vecchi lettori delusi, ma che va anche evidenziato sia un gran bel disegno, opera dei gemelli Cestaro. Nel disegno compaiono il protagonista, i due coprotagonisti storici e numerosi personaggi significativi e ricorrenti, sia tra gli alleati sia tra i nemici. Spiace l'assenza di Madame Trelkovski e di Lord H.G. Wells. La loro mancanza potrebbe esser riferita a mille fattori: per esempio il Pari "più dispari" d'Inghilterra è un personaggio che da molto tempo è venuto a noia e a fastidio allo stesso suo creatore, cioè a Sclavi. Chi ha concepito il frontespizio, però, avrebbe dovuto ricordare che nel nuovo universo rrobiano post meteora egli è morto per mano di Dylan ed è morto da assassino psicopatico e fanatico razzista e la sua assenza nella nuova immagine mi appare come un elemento di continuità con la drammatica fase conclusasi da poco anziché una cesoia. Come a dire: "Svoltiamo, ma dobbiamo prendere atto che il danno è fatto e che possiamo proseguire solo col mondo creato dopo la meteora, di cui ignoreremo solo ciò che sarà possibile ignorare".
Arriviamo però all'albo del mese.
Presenti alcuni vaghi SPOILER.
Ai testi c'è la Baraldi, che compie una vera prodezza: quella di superarsi nella scrittura di un albo peggiore delle altre prove che fin qui aveva presentato.
Ai pennelli ci sono invece ben tre artisti che si sono alternati: apprezzate le prove di Nizzoli e Mari, mentre devo mettere un "Senza Voto" a Davide Furnò, non perché mi abbia lasciato insoddisfatto, ma perché le sue 25 tavole corrispondono ad una parte davvero imbarazzante della storia e ho fatto il possibile per scorrerle rapidamente, quasi sfogliandole e basta.
Ciò che stupisce negativamente è proprio la scrittura: personaggi sbagliati, dialoghi sbagliati, situazioni sbagliate. Un vero disastro.
Non mi aspettavo granché di meglio: finora la Baraldi ha dimostrato in modo immancabile di non aver ancora compreso il protagonista, che ha spesso relegato a spettatore inerme.
Qui un poco meglio: risolve in prima persona il caso (in modo completamente ridicolo) ed elimina l'assassino, che tuttavia gli fa fuori un paio di persone sotto il naso senza che Dylan si dimostri pronto.

Una vera fetenzia. Si salva, in parte, solo Nizzoli; Mari deve aver bestemmiato su ogni tavola per quanto è evidente che ha lavorato per levarsi dalle palle la schifezza che gli è capitata tra capolo e collo.