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[ALL] Homefront: The Revolution

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2016 13:05
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31/03/2016 12:32
 
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Uscita: 20 maggio 2016
Tipologia: Sparatutto
Piattaforme: pc, ps4, xone
Sviluppato: Deep Silver Dambuster Studios
Pubblicato: Deep Silver
Distribuito: Koch Media




















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Deep Silver annuncia la Goliath Edition di Homefront: The Revolution
multiplayer

Includerà un vero drone radiocomandato!

Deep Silver svela oggi la Homefront®: The Revolution Goliath Edition, una collector edition limitata composta da contenuti assolutamente esclusivi.

Insieme ad una copia del gioco, la Goliath Edition include:
- Una replica in scala del drone "Goliath" radiocomandato con luci funzionanti e sei ruote a sospensione indipendenti. Prodotto da Apex, Goliath è una delle più spaventose armi dell'arsenale delle forze anti sommossa dell'EPC...
- Una Steel Book esclusiva.
- Un Art Book di 32 pagine che comprende concept art sul tema della Resistenza e un approfondimento sull'innovativa tecnologia utilizzata da Apex in armi e nei veicoli.
- Il 'Revolutionary Spirit' pack (dettagli qui di seguito).
- L'Homefront: The Revolution Expansion Pass, che fornisce accesso alle espansioni single player; ulteriori informazioni verranno rilasciate più avanti.

Tutti i contenuti post release relativi alla modalità Resistance cooperativa di Homefront tra cui nuove Missioni, sfide, funzioni, item ed equipaggiamenti aggiuntivi verranno resi disponibili GRATUITAMENTE come parte dell'impegno dei Dambuster Studios nel supportare questa modalità per 12 mesi.

"Stiamo progettando di avere un team dedicato per lavorare sui contenuti in single player aggiuntivi per almeno un anno dopo l'uscita" ha dichiarato Hasit Zala, Game Director in Dambuster Studios. "Al momento non possiamo svelare i contenuti ma possiamo dire che l'obiettivo é quello di aggiungere alcune esperienze completamente nuove nel mondo di Homefront che completino la nostra campagna single player di 30 ore. Tutti i contenuti aggiuntivi dell'esperienza in single player saranno contenuti nell' Expansion Pass".

Oltre ad annunciare la Goliath Edition, Deep Silver conferma anche la presenza di alcuni pre-order bonus aggiuntivi. Prenota Homefront: The Revolution in qualsiasi retailer per ricevere il REVOLUTIONARY SPIRIT pack, che comprende:
- La skin per la moto Teschio Rosso per la campagna.
- La skin Oro per la tua pistola per la campagna.
- Sblocchi immediati del fucile di precisione, Mirino da cecchino ed esplosivi per il vostro personaggio in modalità Resistance.

Tutti i pre-order digitali arrivano completi del LIBERTY PACK, che comprende due rare attrezzature da combattimento, sbloccate e pronte per personalizzare il tuo personaggio Co-op: la corazza libertà e l'elmetto truppe d'assalto EPC.

Ulteriori bonus pre-order sono disponibili presso selezionati retailer in ciascun territorio:
- Assicura una carriera brillante al tuo combattente Co-Op con il GUERRILLA CARE PACKAGE - 5 'Casse Resistenza' piene di progetti di armi casuali, ampliamenti, miglioramenti e altro ancora!
- Conduci la guerriglia con stile grazie al WING SKULL PACK, che comprende la skin Teschio Alato per la tua motocicletta e la skin Argento per la tua pistola nella Campagna.
- Migliora le tue abilità di guerrigliero con il COMBAT STIMULANT PACK che daranno al tuo combattente per la Libertà un potenziamento decisivo in battaglia!

La Steel Book Limited edition e gli Steel Poster sono disponibili presso selezionati retailer in tutto il mondo. Homefront: The Revolution é previsto in uscita il 17 Maggio 2016 in Nord America e il 20 Maggio 2016 in tutti gli altri territori per Xbox One, PlayStation 4 e Windows PC.













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31/03/2016 12:38
 
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Deep Silver: Homefront The Revolution vi sorprenderà
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Klemens Kundratitz, CEO di Deep Silver, ha recentemente parlato di Homefront: The Revolution promettendo sorprese ai giocatori. Ecco le sue dichiarazioni:

"Da ora fino all'estate ci concentreremo al cento per cento su Homefront, sorprenderemo molte persone con la qualità del prodotto che porteremo sul mercato. Abbiamo alcune sfide da superare, ma vogliamo fare in modo che Homefront si affermi come un'IP ben conosciuta nel mondo degli shooter.
Il gioco ha una grande e profonda componente single-player, ma anche la co-op è veramente divertente e unica."








Homefront: The Revolution, in un easter egg i primi due livelli di TimeSplitters 2
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Dambuster Studio, team di Deep Silver, ha deciso di includere nel suo Homefront: The Revolution un interessante easter egg: raggiungendo un cabinato arcade all'interno del titolo, potrete infatti rigiocare i primi due livelli di TimeSplitters 2, celebre videogame uscito nel 2002 su Xbox, Nintendo GameCube e PlayStation 2.

Effettivamente, gli sviluppatori sono ex membri di Crytek UK, un tempo nota come Free Radical – e quindi autrice di TimeSplitters.
Crytek è comunque ancora proprietaria dell'IP, quindi starà a lei vedere se, in futuro, ci sono gli estremi per un ulteriore episodio.








Ecco quanto durerà la campagna di Homefront: The Revolution
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Hasit Zala, game director di Dambuster Studios, ha svelato quanto durerà la campagna single player di Homefront: The Revolution, il titolo in arrivo il 20 maggio per PC, PlayStation 4 e Xbox One. “Homefront: The Revolution è il progetto più ambizioso di sempre per il team. In aggiunta alla nostra epica campagna single player da più di 30 ore, ci sarà la modalità Resistenza con 12 missioni, con molta rigiocabilità. Speriamo di rilasciare altre 20 missioni entro il primo anno dal lancio” ha dichiarato Zala “Per garantire alla nostra community di giocare sempre insieme, tutte le missioni della modalità resistenza saranno scaricabili gratuitamente.”












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31/03/2016 12:42
 
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Homefront: The Revolution | Provato
multiplayer




Qui si fa la rivoluzione!
Siamo volati a Londra per dare uno sguardo più approfondito alla campagna di Homefront: The Revolution

In principio era Homefront, sparatutto uscito nel marzo del 2011 con alcuni elementi interessanti per quanto riguarda il gameplay, ma una storia che nonostante lo spunto intrigante si rivelò asettica e frettolosa, condizionando inevitabilmente l'interessa attorno a un titolo che dopo letteralmente una manciata di ore passate con il pad tra le mani aveva completamente esaurito le frecce al proprio arco. Tuttavia, tanto bastò a mettere in cantiere il secondo capitolo, che dopo essere sopravvissuto al fallimento di THQ e a numerosi passaggi di consegne tra diversi studi di sviluppo, è finalmente di dirittura d'arrivo.

Dopo averlo provato in diverse occasioni, tra cui una corposa beta multiplayer per Xbox One pubblicata a febbraio, è arrivato finalmente il momento di mettere mano al single player, radicalmente cambiato rispetto al titolo precedente: se infatti in quell'occasione si trattava di un classico sparatutto molto guidato, qui abbiamo a disposizione un open word diviso in zone e distretti da esplorare liberamente.

Siamo quindi volati a Londra per dare uno sguardo approfondito alla campagna, farci un'idea più precisa sulla narrazione dietro al titolo sviluppato dagli inglesi di Dambuster Studios, esplorare una parte di Philadelphia e sforacchiare di proiettili le truppe coreane che ne hanno preso il controllo.





I primi passi in città

Homefront: The Revolution riprende in parte i capisaldi narrativi del titolo precedente, riproponendo l'invasione degli Stati Uniti d'America da parte della Corea del Nord in un futuro neanche troppo distante dal nostro (cronologicamente, sia chiaro).

Kim Jong-un è riuscito a riunire la penisola coreana sotto un'unica bandiera e approfitta della crisi americana per sferrare un attacco su larga scala agli USA, partendo dalle coste californiane per poi espandersi progressivamente verso est fino ad arrivare a Philadelphia, città nella quale è ambientata l'ultima fatica di Dambuster Studios.

Due anni dopo le vicende narrate nel primo Homefront ci siamo ritrovati a vestire i panni di Ethan "Birdy" Brady, nuovo membro della resistenza che grazie all'appoggio di un manipolo di compagni cercherà in tutti i modi di liberare la capitale della Pennsylvania e i suoi cittadini dal KPA (Korean People's Army), fermando l'invasione.

La virata verso la formula open world ha portato con sé la creazione di un'ambientazione estesa e liberamente esplorabile a piedi o in moto, divisa in tre zone differenti a cui sono associate esperienze di gioco differenti.

Le prime missioni ci hanno portato subito nella Red Zone, la parte più esterna di Philadelphia, più pericolosa e ricca di truppe della KPA, praticamente già distrutta durante l'invasione e completamente inabitabile. Qui abbiamo fatto la conoscenza di Dana, leader della resistenza, che ci ha introdotto alla difficile condizione della città per poi guidarci alla nostra prima missione, l'assalto a un convoglio militare di pattuglia in una strada adiacente al nostro nascondiglio.

Una situazione preparata ad hoc ovviamente, con il potente corazzato della KPA fatto saltare in aria con l'ausilio di un paio di barili esplosivi piazzati nei punti giusti della mappa, ma questo primo assaggio in realtà ci ha mostrato subito la vera dimensione di quello che ci aspetta in Homefront: The Revolution: una guerra impari, giocata su un campo insidioso contro un avversario che dispone di mezzi, truppe e armamenti drasticamente superiori rispetto ai nostri e che non esiterà ad attaccarci non appena faremo un passo falso.

Il Guerrilla Warfare tra miliziani e civili armati alla bell'e meglio è ricreato alla perfezione e rappresenta forse il punto di maggiore espressione della filosofia della software house inglese.





Guerra ìmpari

Di fatto, Homefront in questa giornata di prova ci ha costretto a pianificare attentamente le nostre mosse, a muoverci con circospezione evitando di venire avvistati da droni e sentinelle, e soprattutto dosare con gran parsimonia i proiettili a disposizione, che tendono ad esaurirsi velocemente nelle situazioni più concitate.

Se nella Red Zone non ci sono civili e chiunque venga avvistato viene subito marchiato come nemico, una volta passati nella Yellow Zone la situazione cambia parzialmente, costringendo il giocatore ad adottare un approccio più furtivo rispetto alla porzione più esterna della città.

Qui è dove sono segregati e sorvegliati a vista i cittadini di Philadelphia, le strade sono costantemente pattugliate, ci sono telecamere ad ogni angolo e i droni svolazzano liberi quasi senza far rumore. Da una parte abbiamo la possibilità di sfruttare a nostro vantaggio edifici, vie secondarie, tetti e nascondigli, ma dall'altra far scattare un allarme significa attirare l'attenzione di decine di nemici con tanto di mezzi corazzati al seguito, ritrovandoci in un batter d'occhio in una situazione di assoluto svantaggio dalla quale non è per nulla facile uscire vivi.

In tal senso, pur senza volerlo, ci viene inaspettatamente in aiuto la claudicante intelligenza artificiale che anima i nemici, troppo lenta nell'accorgersi della minaccia tanto da permetterci di ammazzare indisturbati una coppia di miliziani con un attacco corpo corpo senza farci scoprire. Insomma, finché non si fa scattare l'allarme va tutto bene, anche perché dopo i nemici si moltiplicano come funghi, i proiettili sono scarsi e le granate incendiare o a frammentazione potrebbero non bastare a garantirci una via d'uscita.

Praticamente ogni tipologia di esplosivo bisogna fabbricarsela da sé, ed è quindi necessario saccheggiare scatoloni e armadietti per avere nuovi componenti sempre a disposizione da utilizzare per il crafting.





Nella peggiore delle ipotesi possono essere venduti in cambio di moneta sonante da spendere nel negozio dove si possono comprare nuove bocche da fuoco e munizioni, ma anche le modifiche per le armi (silenziatori, mirini...) ed equipaggiamento utile a migliorare le statistiche: ad esempio uno zaino più capiente permette di portare più medikit e una nuova giacca di essere riconosciuti più lentamente.

Allo stesso modo, l'arsenale funziona grazie ai kit di conversione che mantengono intatto solo il calcio dell'arma per poi modificarne i restanti componenti: ecco allora che una normale pistola diventa una piccola mitraglietta da affiancare a balestra, shotgun e lanciarazzi, ma tutte hanno mostrato un feedback dei colpi ancora impreciso che ci auguriamo venga aggiustato in tempo per l'uscita.





Esplorando Philly

Il cambio di strategia richiesto per portare a termine le missioni nella Zona Gialla è un altro aspetto di Homefront: The Revolution che ci ha lasciato positivamente colpiti: la possibilità di hacking dei veicoli, il vasto arsenale di bombe e i gadget a disposizione garantiscono un'interessante varietà al gameplay. Per le situazioni più spinose possiamo arruolare altri rivoluzionari presenti sulla mappa, ma talvolta la soluzione migliore soprattutto nella red zone è saltare in sella alla nostra fidata motocicletta e darcela a gambe in direzione dell'obiettivo più vicino.

Una volta entrati in città, ci siamo però ritrovati di fronte a una serie di missioni secondarie piuttosto banali ma in alcuni casi necessarie a progredire nella trama principale, con il pericolo di rallentare eccessivamente il ritmo di gioco.

Liberare i prigionieri sparsi per il quartiere, disattivare i ripetitori, assassinare i comandanti del KPA, riprendere il controllo degli impianti di produzione di energia sono tutti compiti che ci aiutano a riconquistare i vari quartieri e rimpolpare le fila della rivoluzione convincendo i cittadini a ribellarsi e a scendere in strada al nostro fianco, andando a cambiare anche la fisionomia degli edifici che da anonimi parallelepipedi di mattoni e cemento vengono ravvivati con drappi e striscioni colorati. Per quanto riguarda Philadelphia, dopo essere stati sedotti dalla decadente New York post contagio di The Division e dalla sua rara potenza visiva, dobbiamo ammettere di aver trovato la capitale della Pennsylvania un po' troppo anonima durante queste prime ore di gioco.





C'è da dire che Philly manca di quel richiamo e di quegli scorci immediatamente riconoscibili della Grande Mela, ma girando per le sue vie semidistrutte abbiamo colto davvero pochi richiami degni di nota.

La situazione dovrebbe cambiare nella Green Zone, la parte centrale della città, nella cui Independence Hall sono state firmate la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d'America nonché la Costituzione degli States e che ora è diventata il quartier generale dall'invasione coreana.

Nell'attesa di esplorare anche questa porzione della città, possiamo dire che a livello tecnico il risultato del lavoro fatto dai ragazzi di Dambuster Studios con il CryEngine 3 è molto positivo su PC per quanto riguarda dettagli dei modelli poligonali e ricchezza delle ambientazioni, così come gli effetti particellari.

Il meteo e il ciclo giorno/notte non solo ne impreziosiscono la resa visiva, ma vanno anche a influenzarne il gameplay con le differenti condizione di luminosità che spingeranno il KPA a muoversi diversamente. Dopo cinque anni d'attesa non ci resta dunque che aspettare ancora qualche mese per mettere finalmente le mani sul seguito di Homefront e sapere se ne è valsa la pena aspettare tutto questo tempo.






Certezze

+ Ottimo senso di disparità tra miliziani e rivoluzionari
+ Marcate differenze di strategia tra le varie zone
+ Bello da vedere su PC...

Dubbi

- ...ma come se la cava su console?
- Intelligenza artificiale poco reattiva



[Modificato da li4m 31/03/2016 12:43]







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17/05/2016 12:43
 
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Recensione di Homefront: The Revolution
spaziogames


+ Buona premessa narrativa
+ Possibilità di personalizzazione delle armi

- Frame rate disastroso
- Tanti bug e problemi tecnici
- Conflitti a fuoco approssimativi
- Mondo di gioco poco ispirato, a tratti anche scarno






PREMESSA: Sebbene quella che leggerete qui sotto sia la recensione definitiva del gioco, ritengo opportuno non esprimere ancora un voto numerico. Homefront: The Revolution è al momento afflitto da gravi problemi tecnici legati al frame rate e alla stabilità di gioco, che dovrebbero essere in parte risolti tramite una corposa patch del day one. Gli sviluppatori sono consapevoli dello stato in cui versa il loro gioco, pertanto mi sembra corretto dare una valutazione finale tra qualche giorno, ossia dopo aver verificato quali effettive migliorie verranno apportate al titolo. Dopo la patch arriveranno un breve trafiletto di aggiornamento e il voto finale, fermo restando che il giudizio globale sull'opera rimane già espresso con decisione nel testo che potrete leggere sotto questa doverosa premessa, utile per essere il più possibile chiaro e onesto verso voi lettori.

Homefront: The Revolution è nato sotto una cattiva stella.
Acquistato per una cifra importante da Crytek dopo la bancarotta di THQ, il franchise è stato infine venduto a Deep Silver per via dei gravi problemi finanziari della software house tedesca; tribolata è stata anche la gestazione, portata avanti da team di sviluppo diversi, dove nel frattempo avvenivano rimescolamenti dell'organico, si avvicendavano nuove figure e cambiava la natura stessa del titolo, trasformato in ultima istanza in un open world. Durante le fiere di settore, Homefront: The Revolution aveva già mostrato tutte le sue debolezze tecniche, frutto di un lavoro protratto a lungo nel tempo e svolto con la mancanza della giusta serenità. La versione completa, nonostante confermi le ottime idee che stanno alla base di The Revolution, risulta essere lo specchio di un travaglio difficile e faticoso, dove ben più di qualcosa è andato storto.





American Pride

Homefront: The Revolution racconta di un futuro distopico che affonda le radici in un passato fittizio in cui la Corea del Nord, già negli anni '70, si prospettava essere la superpotenza di riferimento per gli Stati Uniti, al punto da instaurare nel corso degli anni un rapporto di forte dipendenza legato al portentoso progresso tecnologico. Gli americani acquistavano dalla multinazionale Apex qualunque cosa, e quando l'azienda asiatica cominciò a produrre anche le armi, il popolo a stelle e strisce non seppe resistere nemmeno a quelle. Mentre i conflitti in Medioriente infuriavano e l'America si trovava sull'orlo della sconfitta e di una crisi senza precedenti, pur di non arrendersi aumentò la spesa per l'acquisto degli armamenti.

Nel 2025 il dollaro crolla e il debito con la Corea si impenna ulteriormente; il popolo è ridotto in povertà e l'intero Paese è ormai in ginocchio. Col governo americano in bancarotta e le armi rese inutilizzabili da uno speciale sistema di sicurezza installato negli equipaggiamenti venduti, la Corea del Nord occupa gli Stati Uniti con la promessa di un aiuto umanitario, ma è solo una scusa per dare inizio a un nuovo clima di terrore.

Privata della propria libertà e indipendenza, l'America è sotto il controllo dell'EPC, ma attraverso un ritrovato moto d'orgoglio che sa di ribellione, voi giocatori e i cittadini rimasti sarete chiamati a essere l'ultima vera speranza per la rivoluzione e la rinascita di una nuova America.

La premessa narrativa di Homefront: The Revolution è l'aspetto della produzione che più convince. A essa sono legate una conduzione di gioco a metà tra sparatutto in prima persona e stealth, la buona struttura delle missioni primarie e secondarie, e un'ambientazione - Filadelfia – ben adattata al contesto. La città è suddivisa in quartieri simili a ghetti che rendono perfettamente l'idea di oppressione, con abusi di potere dei militari per le strade, sommovimenti interni e una rivoluzione intestina in procinto di sbocciare.

In questo contesto futuristico dove alta tecnologia, soldati e droni tengono in pugno gli Stati Uniti, dovrete partire dal basso e istigare il popolo alla rivolta, agendo con gruppi organizzati - e non solo - per conquistare aree sempre più grandi e tentare di ribaltare la situazione.

Considerando la superiorità tecnologica dell'equipaggiamento bellico dei coreani, dovrete utilizzare armi meno efficaci ma in grado di essere modificate artigianalmente, dispositivi di fortuna e altri più particolari. In questo senso, è encomiabile l'idea della customizzazione parziale delle armi, attraverso la quale è possibile tramutare un fucile a pompa in una sorta di lanciagranate, o una semplice pistola in una mitraglietta, il tutto in tempo reale e senza passare dai menù. Si tratta di una meccanica di gioco che funziona alla grande e consente di gestire le diverse situazioni con approcci spesso differenti, ma bisogna prima guadagnare denaro extra e soddisfare alcuni requisiti per poter disporre delle parti più utili e potenti.




Ribellione

Oltre alle armi è possibile sbloccare dei dispositivi speciali utilizzabili in modo creativo, come una macchina telecomandata carica di esplosivo, ordigni con attivazione remota e tutto ciò che serve per rimanere a distanza di sicurezza senza entrare nel raggio visivo delle pattuglie. Tramite il reperimento di diversi materiali è inoltre possibile fabbricare delle semplici molotov o costruire nuovi oggetti tecnologici per creare diversivi, a dimostrazione di una varietà d'approccio piuttosto evidente.

Le meccaniche stealth, tuttavia, funzionano a metà, sia a causa della densità mal gestita dei soldati, sia perché armati di tutto punto è possibile avere molte più chance di sfondare le difese nemiche, soprattutto per via d un'intelligenza artificiale facilmente eludibile e non implementata alla perfezione. La difficoltà, oltretutto, è mal calcolata e ci sono alcune missioni di sbarramento un po' frustranti, complici anche le magagne tecniche che accentuano non poco le normali difficoltà. A tal proposito, va segnalata la poca precisione dei conflitti a fuoco, che soffrono in particolare dalla lunga distanza.

La reattività dei movimenti è generalmente bassa, le sparatorie sono approssimative e l'azione su schermo è rallentata da enormi problemi tecnici legati al frame rate: allo stato attuale, Homefront: The Revolution non riesce nemmeno a mantenere 18 fps fissi con la risoluzione in full HD, anche se il vostro PC supera agevolmente i requisiti consigliati.

Per riuscire a giocare in modo ragionevole - e con ragionevole intendiamo lambendo quantomeno il tetto dei 30 frame al secondo – siamo stati costretti a scegliere una risoluzione di 720p. Considerando che nel genere degli sparatutto in prima persona si tratta di valori non di certo trascurabili, si capisce come l'esperienza di gioco sia totalmente rovinata da un comparto tecnico arretrato e da un'ottimizzazione che fa acqua da tutte le parti.

La qualità della modellazione poligonale di personaggi e ambienti è molto altalenante, e capiterà di averne davanti alcuni più curati a discapito di altri. La stessa disuguaglianza di trattamento l'hanno subito anche le texture, alcune delle quali piuttosto sgranate e poco belle da vedere. E anche artisticamente il design del mondo di gioco appare generico, con qualche guizzo creativo che si limita all'attrezzatura dei soldati, ai droni e a pochi altri particolari.
Dall'hub principale, ossia dal rifugio sotteraneo dal quale viene presentato il briefing delle missioni primarie, la fluidità e il dettaglio sono buoni, ma quando raggiungete le vie cittadine si nota una differenza di stabilità davvero sin troppo evidente.

Probabilmente la trasformazione del gioco in un open world complesso e dalla grande densità è avvenuta troppo tardi, ossia quando l'ossatura di Homefront era già stata completata, ed è davvero difficile immaginare che una corposa patch possa rimettere a posto le grandi problematiche che affliggono il titolo. Problematiche che mettono in luce una grande instabilità del gioco, incapace di mantenere gli standard qualitativi minimi per tutto l'arco dell'avventura.

Ci sono momenti in cui Homefront lascia intravedere con chiarezza cristallina ciò che avrebbe potuto essere, ma lo fa solo per poco tempo, con la fuggevolezza di un'illusione che sfuma via prima di tramutarsi in realtà. Ed è a quel punto che il giocatore è costretto a ritrarsi, ad accettare mal volentieri compromessi tecnici che influiscono negativamente sulla fruizione del titolo, che arranca vistosamente in ambienti ampi, quando cala notte o durante le sessioni dove le sparatorie infuriano e la fluidità generale è d'ostacolo.





Avanti popolo
The Revolution ha delle buone idee, talune anche ben realizzate e adattate con intelligenza al contesto. È capace a tratti di illustrare una condizione umana fatta di afflizione, oppressione e resa totale. Lo fa seguendo alcune delle suggestioni già apparse in Metro 2033, con persone ai margini, ghettizzate, costrette a vivere in vecchie costruzioni o in cunicoli sotterranei. Non c'è però quella disperazione assoluta, la pena negli occhi di chi ha capito di essere ormai annientato; mancano i toni più drammatici, la narrazione silente di un mondo perduto e privato della propria identità. Homefront: The Revolution, in questo senso, ha una potenza immaginifica molto più debole e appena accennata; appare scarno, a tratti anche desolato. E in effetti, l'impressione è che il titolo sia ancora in una fase incompleta dello sviluppo, poiché al suo interno esistono tutte quelle problematiche che si trovano solitamente all'interno di un'alpha. Eppure il nuovo Homefront è già qui, in un mercato che concede davvero pochi margini di errore. La produzione non ha saputo affrancarsi dopo la difficile situazione che l'ha coinvolta, pertanto la rivoluzione di Dumbuster Studio non è riuscita nel suo intento. Visti i burrascosi trascorsi, probabilmente si trattava di un compito davvero sin troppo arduo da portare a termine.


Configurazione di prova:

- Intel Core i7
- 16 GB di Ram
- GTX N780 OC

Hardware

MINIMI:
Sistema operativo: Windows 7/8/10 all x64
Processore: Intel Core i5-4570T (2.9 GHz) or equivalent or AMD FX-6100 (3.3 GHz) or equivalent
Memoria: 6144 MB di RAM
Scheda video: GeForce GTX 560 TI (1024 MB) or equivalent or Radeon R7 260X (2048 MB) or equivalent
Memoria: 38 GB di spazio disponibile

CONSIGLIATI:
Sistema operativo: Windows 7/8/10 all x64
Processore: Intel Core i5-2500K (3.3 GHz) or equivalent or AMD FX-8320 (3.5 GHz) or equivalent
Memoria: 8192 MB di RAM
Scheda video: GeForce GTX 760 (2048 MB) or equivalent or Radeon HD 7870 (2048 MB) or equivalent
Memoria: 38 GB di spazio disponibile





Homefront: The Revolution paga lo scotto di una gestazione lunga, complessa e assai travagliata. Sebbene alcune idee siano valide e funzionino bene all'interno del contesto di gioco, gli insormontabili problemi tecnici, i conflitti a fuoco approssimativi e le carenze oggettive dell'opera frenano le ambizioni del team britannico e le condannano all'insufficienza.


[Modificato da li4m 17/05/2016 12:45]







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17/05/2016 13:05
 
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Homefront: The Revolution- recensione
eurogamer

Anche gli americani possono diventare dei terroristi.

Versione provata: PC

Fa sempre piacere giocare un titolo che non avrebbe mai dovuto arrivare sugli scaffali come Homefront: The Revolution. Si tratta infatti di una delle poche proprietà intellettuali a sopravvivere al fallimento di THQ, venduta all'asta per poi essere acquisita da Crytek e Deep Silver con l'intenzione di farne uno sparatutto a struttura aperta. Dopo anni di sviluppo ripartito praticamente da zero, appoggiandosi al team esterno inglese di Dambuster Studios che s'è avvalso del Cryengine, l'azienda tedesca ci propone il seguito di un primo capitolo interessante in quanto a trama, ma limitato nel singleplayer e pessimo in multiplayer.

Homefront: The Revolution fa indubbiamente tesoro degli errori compiuti da Kaos Studios in passato: sfrutta molto abilmente l'ambientazione distopica di una Nord Corea come superpotenza tecnologica e militare che invade gli Stati Uniti per assoggettarli al suo completo controllo dopo un devastante tracollo economico. Tenere a bada duecento e passa milioni di individui in una nazione piuttosto sanguigna e poco incline ad alzare bandiera bianca non dev'essere facile, ed ecco servita un'ambientazione perfetta per un simulatore di ribellione dalle caratteristiche tecniche e di gameplay ben definite.

In questo secondo capitolo vestiamo infatti i panni di un membro della resistenza alle prese con quella che presto si rivela essere la riconquista della città di Philadelphia. Dove prima avevamo uno sparatutto in prima persona lineare e privo del concetto di esplorazione, ora ci troviamo di fronte a un titolo open world in cui la progressione del gioco si basa sulla conquista metodica del territorio.




Alcuni scorci della Philadelphia sotto lo stretto controllo dei nordcoreani sono di livello assoluto. Peccato per il frame rate non particolarmente ottimizzato, almeno su PC.



La mappa di Philadelphia è molto estesa e composta da vari quartieri che vanno sbloccati progressivamente portando a termine missioni primarie che puntano fondamentalmente a conquistare strutture chiave nemiche più o meno difese, sottraendole al controllo delle pattuglie nordcoreane un pezzo di mappa per volta. Trattandosi di scenari urbani, abbondano ripari e posizioni di vantaggio per effettuare imboscate ai Nork (contrazione di Nord Koreans) che minacciano costantemente la vita dei civili, ma soprattutto le frequenti pattuglie che setacciano le strade alla ricerca dei ribelli.

Bastano poche sparatorie per accorgersi di due aspetti collegati tra loro: il primo è che non è fisicamente possibile ripulire una zona finché non si è conquistato il caposaldo nemico corrispondente. Per una precisa scelta di game design, ogni volta che si eliminano pattuglie o nemici isolati, immediatamente l'area viene raggiunta da una nave da ricognizione, altri soldati e droni supplementari che rendono impossibile tenere il terreno. Il mordi e fuggi è quindi essenziale perché già a livello normale Revolution è un gioco impegnativo che punisce le azioni avventate anche contro una singola sentinella, se queste scatenano la reazione dei suoi commilitoni e non abbiamo modo di sparire alla svelta. Il giocatore è costantemente sotto pressione e la scarsa libertà nello spostarsi indisturbato nelle aree occupate è immediatamente tangibile.

Il secondo aspetto interessante riguarda la componente stealth del gameplay: non tutte le aree di Philadelphia sono un campo di battaglia come la zona rossa. Il distretto giallo è ancora vivibile mentre quello verde è composto dai comandi delle forze d'occupazione e in queste aree, a meno che non sia il momento giusto, è sconsigliabile tirare subito fuori l'artiglieria pesante. Per chi vuole cercare l'approccio meno cruento, è possibile evitare i soldati all'esterno con diversivi, manovre di aggiramento o sfruttando ostacoli visivi. Quando si arriva vicini al completamento della missione, qualche sentinella deve giocoforza finire in posizione orizzontale, ma per questo sono presenti armi adatte come il coltello e la pistola silenziata. Per le azioni dalla distanza la balestra è ottima ma va migliorata con mirini e potenziamenti alla gittata adeguati.




I capoccia della resistenza ci arruoleranno in modo non molto delicato. La trama è piacevole, ma nulla di particolarmente elaborato: l'idea distopica degli Stati Uniti oppressi da una dittatura nordcoreana è però sicuramente azzeccata.



Dopo una prima oretta in cui ci si può muovere abbastanza liberamente, s'intuisce il tema conduttore del gioco: ogni quartiere di Philadelphia va conquistato pezzo per pezzo, ma prima di attaccare i centri nevralgici è meglio istigare i civili alla rivolta eliminando soldati nemici che vessano la popolazione, acquisendo zone radio a vantaggio della propaganda ribelle, sabotando equipaggiamenti, tendendo imboscate o hackerando le trasmissioni televisive. Questo facilita l'accessibilità ai punti di controllo principali e alla fortezza finale, aumentando il numero di civili in giro per le strade desiderosi di dare una mano alla causa. All'ordinaria amministrazione si aggiungono le missioni della storia principale, solitamente più varie, meglio strutturate e con cutscene utili a mettere insieme la trama del gioco e pensate per far esplorare a fondo ogni quartiere.

Fortunatamente, il gravoso compito di rischiare la ghirba non è tutto sulle spalle del giocatore, visto che è possibile incontrare altri membri della resistenza sotto forma di bot assoldabili per darci una mano in occasione delle missioni più rischiose. Il che è un aiuto decisamente gradito anche se la stragrande maggioranza del lavoro sporco va portato a termine di persona. Oltre alla ripulitura dei quartieri, sono presenti numerose missioni opzionali non strettamente legate alla progressione della campagna singleplayer ma appetibili per il denaro e i punti tecnologia che assegnano. Come ad esempio soccorrere compagni in difficoltà rispondendo alla chiamata dei capi della ribellione costantemente in contatto con noi tramite smartphone.

Soldi e punti tecnologia sono funzionali al sistema di personalizzazione delle armi chiaramente ispirato a quello di Crysis, ma anche per acquisire equipaggiamenti in grado di migliorare le nostre capacità di combattimento e trasporto. Per le armi servono fondamentalmente soldi con cui acquistare mirini, canne, caricatori maggiorati, calci in grado di migliorarne le prestazioni o trasformarle radicalmente. Insieme al denaro si devono investire i punti tecnologia guadagnati sul campo conquistando postazioni chiave delle mappe: questi sono essenziali per far crescere il nostro personaggio a livello di equipaggiamenti attivi e passivi, protezioni, abbigliamento tattico ma soprattutto i gadget che possono fare la differenza tra un ribelle vivo e uno morto.




Una carneficina come si deve. È bastato attirarne uno con una scarica di tricchettrac e gli intelligentoni sono arrivati a frotte a farsi sparare in testa.



L'elemento in grado di arricchire al meglio il gameplay di Revolution riguarda infatti il crafting: muovendosi per Philadelphia si possono trovare risorse di vario genere che opportunamente combinate possono creare oggetti in grado di darci un vantaggio considerevole durante gli scontri. Come ad esempio sostanze infiammabili, chimiche, circuiteria, chip, adesivi e tutto quello che può essere combinato al volo per creare bottiglie molotov, esplosivi, disturbatori ECM capaci di aprire porte blindate o violare terminali e grappoli petardi da usare come diversivo per le guardie.

Progredendo si possono montare su una macchinina telecomandata, su un telefono per attivarli da remoto o su un sensore di movimento in grado di rilevare guardie, veicoli ma anche civili. Dando sfogo alla fantasia si può creare un po' di tutto: molotov radiocomandate, disturbatori di prossimità o i classici esplosivi improvvisati da far detonare a distanza al passaggio di un mezzo o di una pattuglia.

Oltre a questo, la pressione a cui il giocatore viene sottoposto fin dall'inizio è probabilmente la migliore scelta di game design effettuata dagli sviluppatori, perché fa capire alla svelta che aria tira in questa Philadelphia digitale. La difficoltà è ulteriormente aumentata dal fatto che morendo si perdono gli oggetti di valore raccolti dal checkpoint precedente e che normalmente rivendereste in cambio di sonanti dollari. Una scelta punitiva (ma non troppo) che abbiamo apprezzato molto, in un'epoca in cui il respawn libero è ormai diventato la norma a discapito della tensione del gameplay.





Homefront: The Revolution si può considerare un "simulatore di ribellione" che mescola gli agguati esplosivi di Far Cry con le sparatorie di Crysis, le azioni stealth di Metro Last Light con alcuni blandi enigmi platform che obbligano il giocatore a scervellarsi per raggiungere punti di controllo sopraelevati. Sparse per l'area di gioco si trovano delle moto da cross con cui è possibile spostarsi sfruttando rampe predisposte per scavalcare in modo spettacolare le recinzioni delle roccaforti o per attivare meccanismi che aprono porte o cancelli.

L'idea è buona, ma non funziona benissimo: gli scenari, pensati per l'urban combat più puro, sono infatti troppo stretti e pieni di ostacoli per permettere al giocatore di muoversi agilmente anche se su due ruote. A meno che il livello non sia stato quasi del tutto ripulito, la prudenza consiglia di spostarsi a piedi piuttosto che rischiare una caduta rovinosa in mezzo a un gruppo di Nork pronti ad un'esecuzione tutt'altro che gloriosa.

Ci sono anche altri difetti degni di nota che non penalizzano eccessivamente Revolution ma gli impediscono di arrivare alle vette del genere FPS. Il più importante riguarda l'intelligenza artificiale dei nostri nemici: pattugliano con attenzione e quando attaccati provano a stanarci, ma lo fanno in maniera piuttosto sconsiderata, senza coordinarsi o effettuando movimenti coerenti con l'ambientazione di gioco in base alla nostra posizione. Restano spesso scoperti senza avere una reale percezione della nostra linea di tiro, diventando facile bersaglio delle nostre armi che, una volta potenziate a dovere, possono essere letali e precise anche sulla lunga distanza. Le sparatorie migliori sono quelle delle missioni scriptate della storia, più che i "normali" combattimenti per la conquista dei punti di controllo, ma la buona varietà del gameplay dovuta ai gadget, all'ambientazione e alla possibile interpretazione della modalità stealth, bilancia ampiamente questo difetto.




Sabotare ripetitori e generatori dei nordcoreani è sempre una buona idea per allentare la pressione sulle zone controllate.



Per quanto riguarda la parte tecnica, abbiamo provato Homefront: The Revolution su un PC di fascia alta (Intel I7 4770K con 8 GB di RAM DDR3 e una Nvidia GTX 970 standard) e siamo stati premiati da un gioco graficamente di buon livello, a tratti ottimo, ma afflitto da qualche problemino di troppo per quanto riguarda le performance. Anche se il motore è il Cryengine nella sua ultima incarnazione, non siamo sicuramente al livello degli ultimi Crysis, in particolare per quanto riguarda i riflessi, il sistema d'illuminazione e l'ambientazione di gioco in generale. Gli asset tridimensionali sono ben fatti, così come i personaggi e le texture degli elementi di contorno, ma da un titolo con questo livello qualitativo ci aspettavamo un frame rate molto elevato anche al massimo livello di dettaglio. Invece la nostra configurazione a Ultra si è attestata a 43 frame al secondo medi sia prima sia dopo la pubblicazione dei driver Nvidia ottimizzati, pubblicati lo scorso fine settimana.

I nostri colleghi del Digital Foundry troveranno sicuramente molti spunti di discussione nell'immancabile prova comparativa, per il momento rimane l'impressione di un titolo piacevole da guardare, ma non ottimizzato alla perfezione su home computer in virtù di un rapporto qualità/peso a suo sfavore che consiglia cautela, soprattutto se il vostro PC non è all'ultimo grido.

A parte questo siamo rimasti abbastanza soddisfatti da Homefront: The Revolution. È un valido sparatutto a struttura aperta caratterizzato da una trama diversa dal solito e da un gameplay vario quanto basta per farsi giocare piacevolmente fino alla fine, occupando tra le venti e le trenta ore del vostro tempo, a seconda di quante attività opzionali vorrete portare a termine. Alla storia si aggiunge la modalità Resistenza (vedi box) da giocare in compagnia di altri quattro amici che aumenta ulteriormente il totale e conclude un'offerta a cui mancherebbe solo un multiplayer competitivo di qualità per essere veramente completa.





Qualche difetto c'è, ma nulla di così grave dal farlo lasciare sullo scaffale se non l'IA in alcune situazioni e la riproposizione di vari elementi di gameplay come li abbiamo già sperimentati in un sacco di sparatutto a struttura aperta usciti negli ultimi dieci anni. Solo chi è già arrivato a saturazione del genere ci pensi un attimo prima dell'acquisto, tutti gli altri si mettano in fila insieme a Kim Jong-un per portarsi a casa un FPS di buona qualità che non avremmo mai pensato di veder arrivare sul mercato dopo un primo capitolo tanto mediocre, ma soprattutto dopo la mesta dipartita di THQ.

8 / 10









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