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TEX 701-702 La regina dei vampiri

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2020 00:27
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Fumettomane
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09/04/2019 11:33
 
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Letto con piacere la seconda parte.
Forse non ha mantenuto tutte le mie attese, ma posso dire che è una storia solida e piacevole.
La cosa migliore è la gestione dei personaggi, tranne forse Tiger e nel secondo albo Morisco (un po' in disparte).
Anche l'atmosfera gotica mi sembra riuscita e posso dire che è una delle migliori storie "magiche" da anni.
Manfredi mi è sembrato, per una volta, al servizio di Tex e non viceversa, questo nonostante qua e là loo stile del buon Gianfranco si sia fatto sentire.
Mi è piaciuto soprattutto che abbia lasciato al lettore riempire molti vuoti, mentre ho letto che altrove ci si sia lamentati che non abbia spiegato i poteri della cattiva o amenità simili.
Sembra che Nizzi alla fine abbia davvero "rovinato" alcuni texiani che senza iperspiegazionismi non sono soddisfatti.
Ottimo poi Bocci. Deve ancora crescere, specie per quanto riguarda la fisionomia dei personaggi. Tex e soci sono ancora in fase di lavorazione, ma ci sta trattandosi di un quasi esordiente.
Tutto il resto invece mi sembra di buon livello, specie le atmosfere noir.

Insomma finalmente una storia valida e che probabilmente rileggerò in futuro.
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12/04/2019 09:24
 
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Confermo il giudizio di Bert, anche se dal mio punto di vista la storia non è tanto piacevole, quanto non spiacevole.😉

Una storia a mio avviso fredda, anzi freddissima, riscaldata solo dai disegni di Bocci, che ci regala un ultimo quarto tra indigeni, pipistrelli, giungla, teocalli e sotterranei veramente splendida.
Parecchi musi lunghi, comunque, in primis Tiger, ma anche Tex non scherza, considerato poi che al povero ranger non viene concessa nemmeno una sigaretta per smorzare i toni, così come al vecchio Carson, mentre al “cattivo” capitano Garrido sì (cfr. pag.13, 15, 16). Un Manfredi molto faraciano, sotto questo aspetto.
Ma non è proprio il caso di lamentarsi. Di questi tempi ci si accontenta se la storia non è infarcita di troppi spiegoni o complimenti, se i dialoghi non sono pallosi e ridondanti, se Tex non si comporta da sbruffone, Kit non fa figure da cretino e il cattivo sfugge alla punizione per tornare una o più volte.

A proposito di spiegoni o giù di lì, a pag. 23 c’è un mini flash-back, dopo quello del primo albo riguardante Patricia, per spiegare qualcosa sul carattere di Ikal. A mio parere si poteva fare tranquillamente a meno di entrambi, ma, come notava Bert, ci sono lettori che vogliono sapere vita, morte e miracoli anche dei personaggi più insignificanti.
Da sottolineare inoltre, a pag. 48, il richiamo al MaxiTex attualmente in edicola.

Non so dove voleva andare a parare Manfredi riguardo alla figura dell’archeologa Patricia, mostrataci nel primo albo come “il tipo di ragazza che” non “se ne sta chiusa in casa a ricamare”, mostrataci nel vero senso della parola nel secondo albo con un fisico tornito e tonico che mi ha ricordato la WW di Gal Gadot e con indosso uno strano bikini sacrificale, una coraggiosa Patricia che poi…
Testo nascosto - clicca qui

Molto poetico il riferimento finale alla luna. Ecco, almeno in bocca al Tex filosofo una sigaretta Manfredi gliela poteva mettere!🤠🤗
[Modificato da Myra Solano 12/04/2019 09:26]



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(si fa per dire...)
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12/04/2019 22:25
 
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Letti oggi i due albi, mi trovo un po' in disaccordo con gli illustri colleghi di texianità. Sicuramente sono più vicino a Myra che non a Bert, ma tuttavia vado anche oltre Myra.

Ma andiamo per ordine, e dalla fine; perché senza dubbio è il finale che, comunque, salva tutta la baracca: un finale emozionante, intenso, davvero bello, impreziosito da un'ultima pagina eccezionale, lirica oserei dire. Nell'ultima decina di pagine Manfredi riesce a fare tutto quello che non gli era riuscito nelle precedenti duecentodieci: infonde pathos al racconto; pone in un rilievo da episodio mefistiano classico il comportamento dei pards; dà anima e carisma a Eztli; dona spessore e umanità a personaggi fin lì bidimensionali (i Ballard, principalmente, e qui divergo da Myra: lo svenimento di Patricia, come sottolinea il pensiero di Kit, è davvero integralmente umano, e perfettamente conforme alle circostanze); libera catarticamente il lettore da quegli autentici cactus sotto la sella che erano "Strazio" Rodrigo e l'abietto Garrido. E' un lampo, sono poche pagine; però salvano la storia.

Quel che c'è prima, invece, è una storia decisamente media, a tratti mediocre. Sempre meglio del revisionismo di un Boselli ormai narrativamente imbolsito oltre il lecito, ma comunque un racconto trascurabile. Lento, freddissimo, schematico, confusionario (Maya, Aztechi, perfino Incas: va bene tutto), superficiale, il racconto si dipana senza sussulti, senza personaggi che ne buchino le pagine - né i pards, corretti filologicamente ma più glaciali di un iceberg al polo nord; né i cattivi, con la caporiona Eztli che emerge come una scriteriata bestia senza cervello, senza un'idea portante, senza il minimo sentimento; né i "buoni" di complemento, che non vanno oltre quel cactus di cui scrivevo. L'unica sferzata, il solo elemento di vitalità, tra uno sbadiglio e l'altro, lo fornisce quel mattoide di Ikal, che finirà come era giusto che fosse, ma al termine di un percorso di progressivo e riuscito approfondimento.

E poi Bocci, che è bravo, anzi bravissimo, ma è perfino più freddo della narrazione che è chiamato a illustrare, e alla materia inerte della quale dà probabilmente la mazzata definitiva. Fatta salva quella decina di pagine a conclusione della storia, dove anche il disegno acquista corpo e anima, un calore fin lì mancato.

V.



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nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie ma bordello"

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Re:
Juan Galvez, 12/04/2019 22.25:

Letti oggi i due albi, mi trovo un po' in disaccordo con gli illustri colleghi di texianità.


Capita, illustrissimo collega. 😉😊

Juan Galvez, 12/04/2019 22.25:

...
e qui divergo da Myra: lo svenimento di Patricia, come sottolinea il pensiero di Kit, è davvero integralmente umano, e perfettamente conforme alle circostanze)


Certamente è umano ed anche perfettamente conforme alle circostanze, ma, a mio parere, per niente conforme al personaggio, a meno che l'obiettivo di Manfredi non fosse proprio quello di mostrare, alla fine, che sotto la corazza dell'"orgogliosa archeologa" si nasconde una donna debole, che nasconde l'insicurezza usando l'arroganza.
Patricia ha fatto tante spedizioni con il padre, disegna che manco Michelangelo, Morisco la loda ogni due per tre, ma quando si tratta di mostrare veramente il carattere, la signorina tratta male Kit - uno di quelli che le ha salvato la pelle, non un suo collega che forse la guardava dall'alto in basso - e sviene come una pera cotta.

A me questo personaggio non è piaciuto, anzi mi ha dato fastidio.
Ma forse è solo una questione tra donne. Forse. 😋😉



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L'essere in disaccordo è un fatto che ritengo positivo.
Ci si scambiano le opinioni. Spesso si notano cose che sono sfuggite.
Si può cambiare idea o restare a quella originaria.
Basta ricordare la netta divergenza su Omicidio in Bourbon Street. A distanza di tempo continuo a riternerla una grande storia, ma mi sono convinto che il nostro eternauta avesse visto giusto molto prima di me.
Solo i fondamentali, come il rispetto reciproco, contano.

Comunque stavolta tutta questa freddezza in Manfredi io non l'ho percepita. E come sanno bene i miei amici extracomunitari 😅 sono molto sensibile a riguardo...
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BertAdams, 14/04/2019 15.39:

Comunque stavolta tutta questa freddezza in Manfredi io non l'ho percepita.


Un po' sì, Bert, indubbiamente c'è.
Il motivo per il quale non mi ha dato troppo fastidio è che me l'aspettavo, perché Manfredi sceneggia così. Lo ha sempre fatto.
Mica Magico Vento o Volto nascosto erano chissà che fonti di calore, eh? Restano ottimi fumetti, ma per tutt'altri motivi.
Ma proprio per questo, come ho avuto modo di dire per l'albo precedente, ho apprezzato lo sforzo compiuto da Manfredi nel mettersi al servizio di un personaggio e di una narrazione che gli sono estranei.
Questo Tex rimane un Tex raccontato "alla Manfredi", però nello stesso tempo non è stravolto in qualcosa di diverso. Musi lunghi, certo, ma i pards fanno i pards e lo stesso dicasi per Morisco ed Eusebio. Il rispetto dei personaggi è fondamentale in una serie come questa e Manfredi lo ha mantenuto.

Guarda, probabilmente l'unico autore che finora è stato capace di trasfigurarsi all'interno della saga riuscendo a coglierne perfettamente lo spirito in tutte le sfumature, compresa la scanzonata ironia, senza per questo rinunciare alla propria identità, è stato il Berardi di "Oklahoma". Impresa davvero notevole, se pensiamo a chi è Berardi, a come scrive e ai suoi personaggi. Ma parliamo di quasi trent'anni fa e lo stesso Berardi ebbe a dire che oggi non scriverebbe più in quel modo, quindi consideriamolo un unicum probabilmente irripetibile.

Tornando a noi, concordo con l'Eternauta che il finale è la cosa migliore, per ritmo, pathos e coinvolgimento, ma anche il resto, fatta la tara al peculiare modo di raccontare di Manfredi, non mi è dispiaciuto.
L'unico che avrei fatto fuori con le mie mani è De la Hoya, davvero insopportabile oltre che caratterizzato in modo schizofrenico. Confermo il mio giudizio: una specie di Poe che, per fortuna, fa la fine che merita e di cui invece il Poe di Magico Vento mi ha sempre negato il piacere. [SM=x74946]

Quanto a Patricia, pur condividendo i punti evidenziati dalla gentil consorte, sono concorde con l'Eternauta. Ho trovato la scenetta molto naturale e simpatica. Tra l'altro, credo sia la prima volta da lustri che Kit non fa una figura da imbranato in presenza di una donzella. Potrei essere grato a Patricia solo per questo. [SM=x74931]
Certo, lei maltratta il suo salvatore e sbaglia. Ma è giovane, orgogliosa, è rimasta per ore in una situazione di fortissima tensione fisica e psicologica. Una reazione un po' sopra le righe ci sta tutta e il successivo svenimento non la sminuisce per niente, almeno ai miei occhi. Semmai, permette a Kit di fare la figura del gentiluomo, per una volta. Diciamo che, per chiudere il cerchio, si poteva farla scusare con Kit a mente più fredda, ma ormai eravamo sul finale e probabilmente non c'era più tempo da perdere in smancerie.
Chiaro che non possiamo mettere la bella archeologa a confronto con donne di ben altro livello, quali Myra, Janet o Lena Bond. Donne che sicuramente si sarebbero comportate ben diversamente, ben consce che apprezzare un gesto galante non è segno di debolezza, tutt'altro.
[Modificato da Bill Pelton 14/04/2019 16:24]



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"Nel caso attuale, la giustizia la faremo a modo nostro, usando i mezzi che crederemo più opportuni, e quando saremo riusciti a identificare e smascherare i furbacchioni che hanno messo in piedi questa sporca storia, vi garantisco che ci sarà gran festa all'inferno!"
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Aggiungo. Un tocco "manfrediano" che mi è piaciuto sono stati i rurales e il loro ruolo nello svolgimento della storia.
In una tipica storia di Tex la parte destinata a questi soldati può essere o quella di essere sterminati dai cattivi, permettendo agli eroi di risaltare, o di arrivare a missione conclusa, giusto per seppellire i morti e complimentarsi con gli eroi.
Questi invece mantengono una parte attiva e non banale, pur perdendo il loro comandante. Una tipica manfredata di quelle che mi sono sempre piaciute dai tempi di MV, cioè quando cerca di non essere prevedibile e di stupire il lettore.
Cosa che, in verità, fa spesso anche Boselli, solo che lui invece di stupire il lettore lo prende a calci nelle parti basse.



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"Nel caso attuale, la giustizia la faremo a modo nostro, usando i mezzi che crederemo più opportuni, e quando saremo riusciti a identificare e smascherare i furbacchioni che hanno messo in piedi questa sporca storia, vi garantisco che ci sarà gran festa all'inferno!"
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In ritardo, eccomi.
E francamente non condivido le critiche di Vinnie: a me l'albo è piaciuto molto più del precedente ed ha composto un binomio valido, in cui gli ottimi disegni di Bocci si sono fusi molto bene con la scrittura di un Manfredi in buone condizioni. Pur non considerandola un capolavoro, la storia mi ha convinto e divertito.
Quanto alle ultime dieci pagine, invece, condivido quanto detto dal mio buon amico: sono chiaramente la parte migliore della doppia ed incrementano il pathos.
Io francamente ho letto una storia di TEX in cui il protagonista ragiona correttamente, i pard si muovono senza sembrar coglioni, di cose ne capitano parecchie, si spara parecchio e si ragiona in modo corretto. Già di per sé ciò varrebbe l'acquisto.
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23/04/2020 00:27
 
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Sto recuperando qualche storia di Tex in questo periodo, tra le nuove "La regina dei vampiri" mi ha soddisfatto: storia buona, molto per la media recente di Tex. C'è da dire che Manfredi scrive una sceneggiatura a tratti poco chiara, soprattutto per quello che riguarda la natura del traffico di reperti precolombiani, e le motivazioni che muovono gli antagonisti (al di là di quelle, epidermiche, del fanatismo religioso). Avrei poi gradito maggiore approfondimento, anche se non me lo aspetto su questo tipo di serie (ma almeno spiegare che ci fa un revival di Aztechi a Palenque). Al di là di questi difetti, storia molto convincente, sceneggiatura ben calibrata, personaggi interessanti e scritti in modo coerente con dialoghi brillanti e divertenti (ma davvero, una volta tanto), in particolare discretamente caratterizzati i protagonisti (menzione per un Kit Willer decente dopo tempi immemorabili).
Prova sontuosa di Bocci, al di là dell'iperrealismo di grande fascino una sapiente costruzione della tavola e della profondità della vignetta, mai appiattita su personaggi frontali, spesso arricchita da prospettive dall'alto o da giochi non banali coi punti di fuga. Merita da solo il prezzo del biglietto.
Bel finalone alla Mefisto che non ci dispiace affatto.
Manfredi regala sempre emozioni, a meno che non ci sia il Sessantotto di mezzo.
[Modificato da C.Palomar 23/04/2020 00:30]
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