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A 101 anni dal fatto

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2019 13:06
05/11/2019 08:42
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Stavo leggendo un libro sulla ritirata della IV armata dell’infausto autunno 1917 e mi ha colpito e amareggiato l’enfasi con cui venivano trattate le gesta dell’allora tenente Erwin Rommel
Senza togliere nulla al personaggio, stratega di sicuro valore, ciò comunque ha mio modo di vedere è spiacevole poiché le glorie il futuro feldmaresciallo le ottenne a scapito dei nostri nonni e/o parenti vari in divisa e quindi di noi Italiani sul web ci sono poi decine di pagine in argomento.
Tanto clamore mediatico e non per i fatti di Rommel e pochissimo per la controparte mi riferisco al libro “Non mi arrendo, no, per Dio” di Vincenzo Palmieri che racconta anche i fatti della ritirata dall’alto veneto versione italica, assolutamente niente invece (almeno io non ne ho trovato) per un fatto simile a quello di Longarone accaduto un anno dopo, pochi Km più su, ovviamente a parti invertite.
Ero a conoscenza dell’accaduto ma non ricordavo in quale contesto l’avessi appreso, probabilmente da una rubrica radiofonica tenuta dall’autore che più avanti citerò ma benché abbia cercato in rete nulla in merito ho trovato.
Riscontro positivo l’ho avuto da un ex bersagliere ancora attivo nelle associazioni d’arma il quale mi confermava la conoscenza del fatto dicendomi inoltre che sul luogo dell’accaduto a sua conoscenza vi era una lapide a ricordo, rifatto il muro sparita la lapide, ma benché cercata non conosceva la fonte, l’intento di questi era il ripristino della stessa magari in bronzo e mi auguro sinceramente che ci riesca .
La mia passione per i diari con tema grande guerra mi ha portato all’acquisto del libro di Mario Ferruccio Belli dal titolo “La guerra nella valle del Boite” con annesso “Il diario della invasione di Matteo Del Favero Goluto” maestro e abitante a San Vito Di Cadore, e lì ho trovato la fonte.
Per i motivi iniziali e nella speranza di fare cosa gradita trascrivo per gli amici del forum, inoltre perché come dice qualcuno ciò che non si condivide rischia di andare perduto.
(acquisizione tramite OCR)
“ Lunedi 4 novembre 1918

L'esodo dei teutoni continua.
Due soldati vogliono entrare in casa mia. E un caporale sui venti anni di maniere assai gentili ed un altro soldato delta stessa età piccolo e patito. Battono alla porta che `e chiusa con il catenaccio ma la moglie che era sola in casa, impaurita non apre. Allora col calcio del fucile rompono il vetro delta porta ed introdottavi la mano tirano il catenaccio ed il paletto aprendo la porta. Vista la moglie che era discesa dal piano superiore il caporale le si accostò per strapparle gli orecchini ma in quel momento giunsi e gridai con voce tonante. ” Lasciala stare, brigante!”. A questo urlo improvviso egli si scosse e giratosi mi rivolse la canna del fucile in direzione del petto. Poi sali le scale e voile rovistare dappertutto. Mise sottosopra la mia piccola biblioteca che tenevo in un cassone. Presa una bottiglia di inchiostro la versò addosso ai libri imbrattandomene alcuni; fatto questo scese guardingo mentre il suo compagno dava segno che non approvava I 'operato. Non mi hanno rubato nulla.
Verso il tramonto si vide una autoblindo passare velocemente. Davanti alla stessa sventolava una bandiera tricolore. Di lì a pochi minuti era di ritorno sempre a gran velocità. La montavano soldati italiani. Nei pressi dell'hotel Dolomiti Si nota un formicolio di soldati che vanno e vengono. Assieme ad altri mi avviai per quella parete e giunto nei pressi vidi due autoblindo italiane ferme al di qua dei cancelli del cortile con Le mitragliatrici puntate, verso un nugolo di tedeschi con can carri, cavalli, cannoni e mitragliatrici, fermi in attesa di proseguire. Più tardi si seppe che erano oltre seimila. Le autoblindate, partite da Belluno, erano comandate una da un tenente degli alpini da Udine di nome Bornancini, la seconda da un tenente dei granatieri da Bari di nome Rupo e la terza da un sottotenente di cui non seppi il nome. Con soli quindici uomini avevano rincorso i tedeschi Che non avevano ottemperato agli ordini di uscire dall'Italia nei tempi prestabiliti raggiungendoli nei pressi di Cancia. Sorpassata La colonna erano giunti alla sua testa nei pressi del Dolomiti intimando l'alt agli ufficiali. Questi non volevano arrendersi ad un pugno di uomini ma il tenente da Udine tenne duro minacciando di far sparare con Le mitragliatrici già in posizione. Fu deciso di interpellare un generale austriaco che Si trovava a Cortina, e tosto parti una auto austriaca con due ufficiali che furono di ritorno entro un’ora. II generale ordinò di non muoversi fino a domani alle otto quando verrà deciso ogni cosa. Quei soldati imprecando e bestemmiando dovettero passare la notte nel cortile dell'hotel. La lunga fila raggiungeva Borca e tutti dovettero bivaccare a cielo sereno.
Quaranta ufficiali austriaci ed il tenente da Udine vengono per alloggiare nell'hotel Marcora. Si vedono centinaia di fuochi lungo la strada nazionale. I soldati alimentano i fuochi con i pali del telegrafo, con
Le staccionate degli orti e persino con i calci dei loro fucili.
Alle ore 2,20 del5 novembre giungono cento bersaglieri ciclisti. Essi prendono in mano la situazione non preoccupati di avere di fronte un cosi gran numero di nemici che li guardano in cagnesco. II loro arrivo ci rincuora e finalmente possiamo metterci a riposare qualche ora, deponendo i sacchi con le provviste che avevamo allestito per la fuga.


Martedì 5 novembre 1918

Giunge I 'ordine che gli austriaci prigionieri rimangano qui in attesa di tornare indietro. Molti di loro fuggono per la via di Serdes o per il boschetto sopra I 'hotel Dolomiti abbandonando armi e masserizie.
Alcuni paesani di San Vito e Borca staccarono i cavalli dai carri e dai cannoni e se li portarono a casa.
Altri si appropriarono di alcune vacche, maiali e roba che era stata rubata durante la ritirata dagli
austriaci e che si trovava sui carri. GU ufficiali abbandonavano i propri cofanetti con denaro e rivoltelle finissime, binocoli ed altre cose ancora.
Alcuni prigionieri furono rincorsi dai bersaglieri. Uno intimò per ben tre volte l’alt ad un sergente ungherese che fuggiva per i campi al di là del Vià del Prèe ma questi non obbedì II bersagliere, napoletano puro sangue, si mise in ginocchio, spianò il fucile e sparò colpendo alla testa il fuggiasco che cadde bocconi.
Dopo un lungo anno di angosce patite, di fame, di paure, di maltrattamenti siamo finalmente liberati da questi barbari. In questi giorni di ritirata abbiamo sofferto assai più che in tutti i giorni della invasione ma ora siamo lieti ogni cosa sta per finire.”

Commento dell’autore
"Cento bersaglieri ciclisti ": nel ricordo orale delle persone anziane il ritorno degli Italiani coincise appunto con l'arrivo dei bersaglieri. Quasi nessuno invece ricorda le autoblinde citate dal maestro, forse perché durante tutto il giorno 4 novembre la popolazione si tenne lontana dalla strada principale dove era in corso la ritirata austriaca. Solo il giorno seguente i sanvitesi corsero in piazza a «vedere » gli italiani, che vestivano appunto la divisa dei bersaglieri.

Sullo stesso fatto

Don Pietro Da Ronco
Memorie della guerra Italo Austriaca 1915/18 biblioteca storica cadorina di Vigo di Cadore manoscritto n. 245
“ La sera del 5 quasi seimila di loro sono fatti prigionieri dagli arditi sulla strada Borca – San Vito. La stessa sera quelli che poterono sfuggire alla cattura passarono il vecchio confine, abbandonano anche l’Ampezzo e s’inoltrano sulla via per Toblach.”

Saluti Vincenzo
05/11/2019 09:48
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Post: 2.847
Registrato il: 14/07/2006
Vedo se trovo i libri indicati ...
Un capitolo spesso trascurato.

Ciao Vincenzo

^-^-^-*-^-^-^-*-^-^-^-*-^-^-^-*-^-^-^
... dev'essere stato come prendere d'assalto il cielo (H. G. Wells, descrivendo la Guerra sulle Dolomiti)
::: (Socio ASCeT Tessera N. 20/2007) :::
05/11/2019 13:01
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Post: 137
Registrato il: 30/01/2008
Diario
05/11/2019 13:06
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Post: 138
Registrato il: 30/01/2008
Diario
Ciao Enrico, per il libro di Vincenzo Palmieri mi risulta introvabile l’altro invece l’ho trovato presso una libreria di Feltre idem per il bersagliere citato, tieni presente che il diario è stato pubblicato su più titoli sempre dello stesso autore del libro quindi cerca il nome dell’autore del diario
Buona fortuna Vincenzo
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