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Citazioni in cerca d’autore (Oscar edition)! – II edizione

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2020 19:09
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22/03/2020 23:57
 
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Problemi con il sito
Ciao, purtroppo sto avendo un sacco di problemi con EFP (a quanto vedo in bacheca non sono l'unica) e non riesco a pubblicare la storia, riproverò domattina!
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Post: 2.618
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23/03/2020 01:24
 
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Re: Problemi con il sito
Filosofa Pagana, 22/03/2020 23:57:

Ciao, purtroppo sto avendo un sacco di problemi con EFP (a quanto vedo in bacheca non sono l'unica) e non riesco a pubblicare la storia, riproverò domattina!

In questo periodo dà parecchi problemi, è vero.
Però dovresti riuscire a pubblicare domattina (mattina e notte sembrano i momenti in cui funziona meglio).

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Giudice**
23/03/2020 14:16
 
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Ho pubblicato: Andando a fondo

Le nomination mi fanno molto piacere e anche scoprire i vari autori, che, confesso, non avevo riconosciuto in quasi nessun caso xD
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Post: 2.618
Giudice*****
23/03/2020 16:51
 
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Re:
A m e t h y s t, 23/03/2020 14:16:

Ho pubblicato: Andando a fondo

Le nomination mi fanno molto piacere e anche scoprire i vari autori, che, confesso, non avevo riconosciuto in quasi nessun caso xD



Inserita, grazie!

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Post: 2.618
Giudice*****
24/03/2020 12:59
 
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Ricordo a chi non ha ancora pubblicato di farlo al più presto. Se avete problemi, informatemi per cortesia!
(Gli orari migliori per pubblicare, secondo la mia esperienza di navigazione sul sito, sono entro mezzogiorno e dopo l'una di notte – ma volendo anche nel pomeriggio si riesce a pubbicare, bisogna solo pazientare di più a causa dei rallentamenti)






24/03/2020 17:33
 
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Ce l'ho fatta
Storia pubblicata!
www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3894332&i=1
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Post: 249
24/03/2020 20:15
 
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Buonasera :D
Ecco il link della mia storia pubblicata ;)

efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3894400
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Post: 731
Giudice*****
25/03/2020 12:30
 
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Anche io ho appena pubblicato! Qua il link: efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3894527&i=1

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Post: 2.618
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25/03/2020 12:35
 
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Perfetto, ci siete tutti!
Vi terrò aggiornati con l'andamento delle valutazioni, spero di non aver bisogno di una proroga, ma nel caso vi informo ovviamente.

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Post: 2.618
Giudice*****
28/03/2020 16:11
 
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Salve, partecipanti!
Avviso che ho chiesto la proroga per la consegna dei risultati, ho optato per quella massima di quindici giorni. Sono in attesa di un feedback dall'amministrazione.
È la prima volta che mi trovo in questa situazione, mi dispiace, ma confido che le valutazioni possano ripagarvi dell'attesa.


28/03/2020 20:28
 
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Re:
RosmaryEFP, 28/03/2020 16:11:


Salve, partecipanti!
Avviso che ho chiesto la proroga per la consegna dei risultati, ho optato per quella massima di quindici giorni. Sono in attesa di un feedback dall'amministrazione.
È la prima volta che mi trovo in questa situazione, mi dispiace, ma confido che le valutazioni possano ripagarvi dell'attesa.




Non c'è problema :) aspettiamo fiduciosi.


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Post: 2.618
Giudice*****
29/03/2020 12:20
 
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Re: Re:
Filosofa Pagana, 28/03/2020 20:28:



Non c'è problema :) aspettiamo fiduciosi.



Grazie!

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Post: 2.618
Giudice*****
29/03/2020 12:20
 
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Ufficializzo la proroga per la consegna dei risultati, la nuova data limite è lunedì 13 aprile.



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Post: 731
Giudice*****
31/03/2020 19:02
 
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Un po' in ritardo... ma non affrettarti Rosemary, prenditi pure tutto il tempo che ti serve!

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Post: 2.618
Giudice*****
13/04/2020 18:11
 
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DISCORSO PRE-RISULTATI


Eccoci qui, finalmente ho ultimato le valutazioni. Mi spiace per la lunga attesa, confesso di aver fatto un po' di fatica a trovare la giusta concentrazione per valutare i racconti.
Prima di lasciarvi alla classifica e ai premi, mi dilungo nel solito discorso pre-risultati che vi chiedo la cortesia di leggere.
Vi ringrazio di aver preso parte al contest, spero vi siate divertiti tra scrittura, lettura e votazioni. Le storie sono tutte meritevoli e difatti i punteggi sono tutti alti.
Come sempre dico, la valutazione non è altro che il parere di una lettrice, né più né meno, e che i punteggi numerici sono fini a stessi, servono solo per stilare una classifica. Di conseguenza, vi invito a soffermarvi sui commenti e a considerarli, appunto, un semplice parere.
Ho cercato di leggere le vostre storie con la massima oggettività, ma è inevitabile che a intervenire in fase di valutazione siano i miei punti di vista, conoscenze e competenze.

Vi illustro brevemente il criterio di valutazione:

Grammatica: come da bando, ho dato peso a ogni dettaglio; il punteggio in questo parametro è frutto di un mero calcolo matematico. Ho cercato di distinguere sviste grammaticali da scelte stilistiche, riportando le seconde nel parametro successivo.
Stile e lessico: ho valutato la struttura stilistica nella sua interezza (coerenza e coesione del testo, gestione del ritmo e della struttura scelta, punteggiatura, rapporto discorso diretto e indiretto, inserimento di eventuali marcatori e via dicendo), il registro lessicale e gli usi linguistici. In questo parametro, come in ogni mio concorso, ho spaziato molto.
Titolo: ho valutato se fosse coerente al testo, al genere e all'atmosfera della storia; se riuscisse a identificarla e ad attrarre lettori interessati.
Utilizzo del prompt: ho valutato quanto fosse importante ai fini della storia (e, laddove necessario, della caratterizzazione del protagonista), se fosse il pilastro fondante della trama, se il suo significato fosse stato rispettato o tradito lungo l'intero testo.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: ho valutato il grado di IC, lo spessore e la coerenza della caratterizzazione dei personaggi nella vostra cornice narrativa.

Come sempre, ogni storia è stata valutata in maniera indipendente dalle altre, ciò significa che non sono state messe a confronto ai fini della classifica e dei punteggi: sono convinta che ogni racconto sia un mondo a sé, quindi trovo corretto valutarlo esclusivamente nella sua singolarità.

Assegnare l'Oscar ad honorem – menzione speciale Rosmary anche questa volta è stato molto complicato. Sappiate che c'erano molte storie in lista!

Ricordo che i premi in palio sono 2 recensioni a mia scelta per il primo classificato e 1 recensione a mia scelta per il secondo e il terzo classificato.
I vincitori di uno o più Oscar vincono invece 1 recensione a mia scelta.
Il vincitore che non risponde alla valutazione entro 15 giorni dalla pubblicazione della classifica perde i premi vinti.

Vi lascio alla classifica e vi chiedo la cortesia di non inserire risposte finché non avrò pubblicato anche il riepilogo dei premi vinti.


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Post: 2.618
Giudice*****
13/04/2020 18:24
 
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Quattordicesima classificata La consapevolezza di Gellert di JennyEFP con 30.1/45

Grammatica: 9.1/10
Ottima, ho rintracciato solo qualche svista:
“davanti alle caramelle e il suo sorriso gioviale”: -0.20; “al suo” anziché “il suo” in coerenza a “davanti a” che regge l’espressione.
“perché dopo poche settimane, Gellert s'era convinto”: -0.50; la virgola che precede “Gellert” tronca la frase principale che è “perché Gellert s’era convinto”, di conseguenza va omessa (oppure ne va aggiunta un’altra dopo “perché” al fine di creare l’inciso.
“Perché alla fine l’aveva capito quel sentimento senza nome, l’unico che avesse mai provato”: -0.20; manca una virgola dopo “capito”. In questo caso, infatti, hai fatto ricorso a una frase marcata, con ripresa dell’oggetto (“quel sentimento senza nome”) attraverso il clitico “lo” (in “L’aveva capito”), di conseguenza è necessario isolare il referente del clitico attraverso le virgole.

Stile e lessico: 6/10
Iniziando in questo caso dal lessico, hai scelto un registro linguistico tendente nel complesso all’italiano d’uso medio, una scelta più che valida, ma che rapportata ai personaggi del tuo racconto ho trovato un po’ inefficace, nella misura in cui né il discorso indiretto né quello diretto riescono a evocare il tempo e il tenore dei protagonisti, che appartengono alla categoria degli “straordinari”. Tuttavia, questo tratto non ha inciso molto sulla valutazione, perché mi rendo conto che costruire un’atmosfera “ordinaria” (intesa come quotidiana) sia stata l’idea alla base del tuo racconto.
Al di là di questo discorso generale, ti riporto solo dei piccoli appunti.
L’uso di “Silente” anziché “Albus” in “Giorno dopo giorno era sempre più certo che con Silente fosse stato un incontro fatale” non è la scelta migliore, perché contrasta con l’atmosfera confidenziale del racconto e col punto di vista interno, che è quello di Gellert – che non si può rivolgere al suo amico-amante col cognome.
L’altro dettaglio è relativo all’uso della d eufonica nei casi in cui non vi sia il susseguirsi della stessa vocale (come ad esempio in “ad interrogarlo”, dove alla “a” segue la “i”, quindi non c’è rischio di cacofonia): il suo uso in questi casi è ormai “bocciato” dalla prassi editoriale e considerato residuo arcaico, o comunque tratto ricercato e/o proprio di un registro specialistico, di conseguenza poco adatto al contesto lessicale del tuo racconto, che è nel complesso semplice e immediato. Sempre per questo motivo, anche elisioni come “La speranza d'un mondo” appaiono poco coerenti, perché proprie di un registro più ricercato.

Arrivando allo stile, hai scelto di narrare in terza persona e al passato, affidandoti al punto di vista interno di Gellert. Nel complesso, la storia risulta scorrevole e godibile, la sua struttura fa da ottima cornice al momento descritto, riuscendo a incupirsi in conclusione, quando l’ambientazione muta e la leggerezza sussurrata dalla gioventù è ormai un ricordo lontano.
Tuttavia, ho ravvisato degli elementi a mio parere meno efficaci, che indeboliscono alcune sfumature del testo e il suo impatto emotivo sul lettore. Ti riporto i singoli casi per facilitarci:
• “Caramelle? Dopo disquisizioni su Doni della Morte e dominio del mondo, Albus gli stava davvero offrendo delle caramelle?”: questo è l’incipit del racconto, che a mio parere è un po’ debole per ricoprire questo importante ruolo, perché non ha forza attrattiva nel contesto di una storia che propone tra i generi “drammatico”. Le domande retoriche, in generale, sono sempre una lama a doppio taglio, e utilizzarne due per aprire un qualsiasi tipo di testo può essere penalizzante, soprattutto se il testo in questione non si ascrive al genere “commedia”, che presuppone un’atmosfera più leggera e scanzonata. C’è poi la questione contenutistica: l’immagine suggerita, quella di caramelle che distolgono i personaggi da discorsi più elevati, è simpatica e può anche rubare un sorriso, ma inadatta ad accogliere il lettore di una storia drammatica (che accompagnandosi a generi quali “sentimentale” e “romantico” promette di trattare un amore complesso, cupo, problematico).

• «“Mi avevi detto di non aver mai assaggiato le Tuttigusti+1.” sorrideva»: questo punto non ha inciso sul punteggio, è solo un consiglio! Non esistono regole per l’uso della punteggiatura nei dialoghi, quindi ognuno può gestirla come crede, ti consiglio però di evitare la lettera maiuscola dopo il punto fermo, perché – almeno a memoria! – è una scelta stilistica che non ho trovato in nessuna pubblicazione. Però, ripeto, è un semplice consiglio che esula dalla valutazione in sé.

• “negli occhi aveva la stilla indomita d’infanzia di chi se l’era goduta ben poco”: la sintassi di questa frase, a una prima lettura, non è chiarissima, con la conseguenza che comprendere il significato dell’espressione risulta ostico. Il problema è che collegare “infanzia” a “di chi se l’era goduta” non è così intuitivo (malgrado la presenza del clitico di ripresa) e ciò perché “d’infanzia” non è percepito come sostantivo, ma come attributo di “stilla indomita”. Se ad esempio la frase fosse stata “negli occhi aveva la stilla indomita di chi, l’infanzia, se l’era goduta ben poco”, non ci sarebbe stata confusione. Ho deciso di riportarti la questione qui e non i “Grammatica” perché non l’ho considerata una svista grammaticale, ma una scelta stilistica.”

• “Per Albus, Gellert era stato un raggio di luce nel gelo cupo calato alla morte della madre. La speranza d'un mondo in cui Ariana sarebbe stata più libera e lui di conseguenza. Quel ragazzo era un suo pari: geniale, acuto, divertente”: qui il punto di vista interno cambia improvvisamente, passando da Gellert ad Albus, per poi tornare a Gellert a distanza di qualche riga. A eccezione dei casi in cui il testo è strutturato su più punti di vista, è sconsigliabile mutare focalizzazione da un capoverso all’altro, si rischia di stranire il lettore e penalizzare la coerenza interna della narrazione.

• “‘Vomito... rifiuto?’ Pensò fatalmente Gellert, ma si rifiutò di accettarlo”: questa riflessione del personaggio dovrebbe essere impattante sul lettore, perché implica un presagio, ma fatica a esserlo perché non è messo in evidenza da nessun escamotage stilistico che avverta il lettore di prestarvi grande attenzione. Ed è un peccato, perché la capacità divinatoria di Gellert è uno dei tratti caratteristici del testo.

Aggiungo un ultimo commento sulla conclusione: è di impatto e dà una svolta inaspettata alla narrazione, catapultando il lettore in un contesto arido, futuro, che appartiene a un Gellert ormai adulto e finalmente consapevole dei propri errori. Quindi, come scena conclusiva è davvero ottima. Ciò che convince un po’ meno è la sua frase di apertura, Gellert si svegliò, che alludendo a un risveglio genera un dubbio: quanto letto in precedenza è da catalogarsi come sogno o come fatto realmente accaduto? Personalmente, ho creduto che la tua intenzione fosse quella di far capire che nei sogni Gellert rivive ogni volta stralci del passato con Albus – quindi quanto avviene nel passato è sia un sogno che un ricordo. Tuttavia, il consiglio che mi sento di darti, sempre che tu voglia accettarlo!, è quello di palesare sempre il passaggio da sogno a realtà (nel caso si trattasse di un sogno) oppure di non introdurre una nuova fase temporale con frasi che alludono al sogno e al risveglio (nel caso il testo fosse semplicemente diviso in una scena passata e in una presente).

Ho finalmente concluso! So che nell’insieme possono sembrare tanti appunti, ma in realtà sono solo piccole annotazioni sui dettagli del testo che a mio parere sono un po’ meno efficaci di altri. Nel complesso – lo ripeto – il racconto risulta godibile. La media dei pro e contro mi ha convinta ad assegnare 6/10 in questo parametro.

Titolo: 4/5
La consapevolezza di Gellert è un titolo che ho trovato in linea con il contenuto della storia, il cui reale significato è tutto concentrato nella conclusione, dove Gellert a distanza di anni – e complice la lunga e tormentata prigionia – prende consapevolezza di sé e dei propri errori, finendo col rifiutare a Voldemort il proprio appoggio. Da questo punto di vista, quindi, è un titolo riuscito, perché coerente al racconto che anticipa.
Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 4/5 è che, di contro, non riesce a essere particolarmente incisivo: se ne comprende il fascino a fine lettura, ma come “biglietto da visita” trovo sia poco accattivante, perché a impatto dà l’idea di un titolo generico, che suggerisce poco sul tipo di storia che si avrà dinanzi. A parte questo, però, non ho nessun appunto da fare sul titolo – che citando il personaggio protagonista può anche attrarre lettori interessati –, quindi il punteggio resta alto!

Utilizzo del prompt: 5/10
Hai scelto il prompt S’erano ritrovati ingabbiati in una passione peccaminosa, un sentimento senza nome, inserendolo anche fisicamente nel testo. Ho riletto la tua storia più volte per valutare questo paragrafo, ma purtroppo non sono riuscita a rintracciare nel prompt il filo conduttore del testo: al di là del momento in cui viene citato, oserei dire che il suo significato è assente. La “passione peccaminosa” che “ingabbia”, cui non si riesce neanche a dare un nome, manca tra le tue righe, nonostante lasci intuire l’amore che lega i tuoi personaggi – e forse il punto è proprio questo: leggendo la prima parte del racconto, emerge più un amore “innocente” (almeno così traspare dai pensieri e dalle parole di Gellert e Albus) che una passione in grado di schiavizzare anima e corpo.
La conclusione, dove la “passione” diventa il “sentimento” che Gellert chiama “amore”, sarebbe stata un’evoluzione perfetta per il prompt, se solo in precedenza fosse stato presente il cuore della citazione, che è la passione che ingabbia e schiavizza. Di per sé, la conclusione fotografa davvero un’immagine bellissima, soprattutto se associata alla redenzione del mago oscuro, peccato che manchi l’altra parte, quella che parlando di una “passione peccaminosa” allude a sensazioni ed emozioni incontrollate, implosive, il cui unico limite è dato dalla gabbia stessa in cui incatenano coloro che le vivono.
Mi dispiace non assegnare un punteggio più alto, ma ho reputato che la metà del punteggio, 5/10, per i motivi citati fosse la valutazione più giusta.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 6/10
Nonostante la scelta della coppia, emerge quale protagonista indiscusso Gellert, che si impone sia attraverso la focalizzazione della narrazione, sia attraverso la scena conclusiva, dove Albus non è altro che un ricordo.
Iniziando proprio da Gellert, devo dire che non mi ha convinta del tutto, perché ci sono alcuni aspetti che per la mia comprensione del personaggio risultano OOC.
Uno è legato alla visione che Gellert ha di Albus, che descritto con parole come “Albus sarebbe divenuto luce, restauratore del mondo dopo la devastazione” veicola l’idea che Gellert e Albus siano ai poli opposti della scala di valori: il primo è il buio, il secondo è la luce. Tuttavia, stando a quanto emerge dal settimo volume (e da quanto racconta Albus stesso a Harry nel limbo), non sono stati questi gli equilibri tra i due: non l’uno che compensa l’altro, ma una comprensione immediata e totale, perché entrambi sono sulla stessa lunghezza d’onda – hanno idee gemelle, ambizioni simili, desiderio di sovrastare tutti gli altri. Gellert in Albus trova un pari, che poi in sé celasse più ombre di Albus non può essere che vero, ma nulla nei libri induce a ipotizzare che potesse vedere nell’alleato “una luce”, anche perché ciò che cerca è potere, non redenzione.
C’è poi la frase “dopo poche settimane, Gellert s'era convinto che levargli Ariana sarebbe stata una premura proprio come lavargli dalla bocca il sapore d'una gelatina sfortunata”, che lascia intuire che Gellert abbia consapevolmente colpito Ariana, ma anche questo è un elemento distante dal canon, dato che sappiamo sia caduta vittima di un litigio tra Aberforth e Gellert, cui si è poi unito Albus, e nessuno sa quale bacchetta l’abbia colpita.
Di contro, ho apprezzato l’elemento legato all’interpretazione dei presagi – non lo immagino fatalista, ma è uno dei maghi più potenti dell’universo potteriano ed è quindi possibile e coerente che avesse tali capacità! – e la conclusione, dove ti premuri di dare un perché al Gellert sdentato che ride di Voldemort e gli rifiuta la propria collaborazione.
Passando ad Albus, la sua caratterizzazione risente di quanto detto in precedenza, dato che lo vediamo attraverso gli occhi di Gellert. Aggiungo solo una piccola nota, legata alla frase Quel ragazzo [Gellert] era un suo pari: geniale, acuto, divertente: ciò che ho trovato un po’ fuori contesto è l’aggettivo “divertente”, dato che sappiamo cosa progettassero insieme i due maghi, mi stranisce l’immagine di un Albus che tra tanti pregi ne attribuisca a Gellert uno così distante dai loro propositi e dalla loro intesa.
In linea generale, trovo sia stata comunque brava nel mettere in luce la complicità tra i due, cercando di strizzare in cinquecento parole tutta l’evoluzione del loro tortuoso rapporto. Ciò che a mio parere manca sono le ombre, i lati più spigolosi di questi controversi personaggi. In coerenza al discorso fatto, ho scelto di assegnare 6/10 in questo parametro.

Totale: 30.1/45


Tredicesima classificata A colpi di spazzola di Angels4ever con 31.8/45

Grammatica: 8.8/10
Buona, ho rintracciato alcune sviste che ti riporto:
“toletta”: ho deciso di non detrarti punti per l’utilizzo di questo termine, anche se a mio avviso è la variante meno corretta, e questo perché esistono attestazioni di toletta, anche se credo più come estensione di “tolettatura” che col significato attribuitogli nel testo. La variante più accreditata, col significato di “Mobile con specchio (talvolta a ribalta), costituito da un tavolinetto fornito di piccoli cassetti, sul cui ripiano si dispone l’occorrente per pettinarsi e per il trucco femminile” (cito dal vocabolario online Treccani), è “toilette” o il suo adattamento “toeletta”.
“Lì dove nessun infuso, nessuna pozione poteva giungere”: -0.50; manca la virgola dopo “nessuna pozione”. Senza la virgola, l’espressione “nessuna pozione” non può essere considerata un inciso, ma parte di un elenco, in ragione del quale il verbo “poteva” dovrebbe essere declinato al plurale.
“Vieni Ariana”: -0.20; essendo un vocativo, manca la virgola dopo “vieni”.
“<< Vieni Ariana, andiamo a fare due passi. >>”: -0.50; le parentesi uncinate non si utilizzano per segnalare il discorso diretto, per il quale la scelta è tra le virgolette alte (“”), le basse («») e il trattino lungo (–).

Stile e lessico: 8/10
Iniziando dalla struttura stilistica del racconto, hai scelto una narrazione in terza persona e al passato per narrare quello che è a tutti gli effetti un tuffo nelle sensazioni della tua protagonista. L’immagine che fa da sfondo a questo flusso di pensieri, vale a dire il personaggio che spazzola meccanicamente i capelli, trovo sia una cornice perfetta, perché dà la sensazione di immobilità e di sospensione temporale: un attimo entro cui si “svolge” l’introspezione della protagonista. A collaborare a questa sensazione di rallentamento del tempo è anche la sintassi frammentata: abbondano, nel testo, capoversi brevi e punteggiatura tesa a creare pause, un insieme che dà al racconto un ritmo molto lento, ciò malgrado la sua effettiva brevità.
Anche la scelta di non inserire dialoghi, fatta eccezione per quello conclusivo, è indovinata per questo tipo di struttura introspettiva, perché il lettore è nella mente del personaggio dall’inizio alla fine, salvo uscirne bruscamente con “l’intromissione” di Aberforth, che con le sue parole infrange la bolla e “scaraventa” il lettore fuori dal racconto – l’ho trovata una conclusione degna di nota, un escamotage riuscito.
Ciò che a mio parere un po’ manca a questo testo è il fattore emotivo: la sintassi segmentata ma in fin dei conti lineare nella sua organizzazione interna, il lessico molto essenziale e la scelta di “dire” più che “mostrare” stati d’animo hanno reso il racconto, dal punto di vista emotivo, meno impattante di quanto avrebbe potuto essere (e ciò rende un po’ difficile l’empatia con la protagonista, nonostante l’introspezione centrata su di lei). A titolo d’esempio, “dire” che Ariana prova “Nostalgia, solitudine, abbandono, senso di colpa” non suscita quella reazione emotiva che avrebbe potuto suscitare “mostrare” il personaggio alle prese con queste sensazioni. Ciò che comunicano i suoi gesti è apatia, come una sorta di rassegnazione alla propria condizione, stato d’animo non citato, però, tra quelli attribuiti.
Ti riporto poi due situazioni isolate:
• “Vi erano giorni in cui a malapena si alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente”: il prompt, sia pure leggermente riadattato, trovo sia un po’ slegato da ciò che lo precede sul piano del significato. La frase è focalizzata sulla “mancanza”, ma prima di arrivare all’espressione questo tipo di sensazione è assente, e anche dopo è solo desumibile dal riferimento a Kendra. Si percepisce il suo essere una frase “esterna” alla tua penna.

• “Poggiò la spazzola, dove le lettere del nome Kendra rilucevano a lume di candela, argentee”: in questo caso, sarebbe preferibile omettere la virgola dopo “spazzola”, perché creare una pausa in quel punto indebolisce l’enfasi posta sul nome “Kendra”, perché il lettore non vi arriva tutto d’un fiato, scorrendo sino ad arrivare al nome scritto in corsivo, ma è costretto a fermarsi e poi proseguire.

Ultimo ma non ultimo, ho apprezzato anche l’uso parsimonioso del corsivo, cui ricorri in pochi ma ben scelti casi.

Arrivando ora al lessico, l’ho trovato coerente a se stesso, ascrivibile a un registro medio che ben si amalgama alle scelte stilistiche. È un lessico che “dice ciò che dice”, nel senso che non fai uso di figure retoriche o astrazioni, anche la scelta del vocabolario è essenziale.
La sola scelta che ho trovato poco efficace è contenuta nell’espressione “un pallido e perlaceo ricordo lontano”, laddove i due aggettivi rischiano di escludersi l’un l’altro e restituire un’idea confusa: “pallido” è un qualcosa di sbiadito – che ben si sposa con il terzo aggettivo, “lontano” –, mentre “perlaceo” è un qualcosa di un bianco più vivo, meno sbiadito. In generale, comunque, sconsiglio sempre l’abbondanza di aggettivi, si rischia di appesantire il concetto – nel caso specifico, ad esempio, “ricordo” è definito da ben tre attributi.

Concludendo, trovo che dal punto di vista stilistico-lessicale il testo abbia una sua coerenza interna. La media dei pro e dei contro spiegati mi ha convinta ad assegnarti 8/10 in questo parametro!

Titolo: 5/5
A colpi di spazzola è un titolo che si presta a più interpretazioni, ma credo veicoli bene la sensazione di “immobilità” che si respira tra le pagine del tuo testo. La prima immagine che, credo, evochi è quella di una figura ferma a pettinare i capelli – e spesso immagini di questo tipo suggeriscono già un’interpretazione non letterale, invitando il lettore ad andare oltre. Trovo dunque che sia un titolo in grado di calamitare l’attenzione e generare curiosità. Per il resto, come già accennato nel parametro precedente, Ariana allo specchio è la cornice entro cui si svolte l’introspezione, dunque anche dal punto di vista della coerenza titolo/testo trovo abbia fatto una buona scelta. Non ho alcun appunto da farti, 5/5!

Utilizzo del prompt: 5/10
Hai scelto il prompt C’erano giorni in cui a malapena s’alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente e ti anticipo che non è stato semplice valutare questo parametro. A una prima lettura, la citazione scelta mi è parsa del tutto assente a livello di significato, nonostante tu l’abbia inserita nel testo (a riguardo, ho apprezzato quei piccoli accorgimenti stilistici per adattarla allo stile del tuo racconto). Ho poi riletto il testo più volte e ho iniziato a intravedervi una piccola traccia, che inerisce soprattutto alla prima parte del prompt, vale a dire quel tipo di stanchezza emotiva che rende difficile “alzarsi” – un concetto che non citi apertamente, ma che si intuisce tra le righe. Tuttavia, al di là di questa traccia, il prompt nella sua interezza risulta essere assente: è la mancanza a pulsare prepotente e a fiaccare il personaggio, ma il tuo testo non è incentrato sulla sensazione di mancanza – l’unico accenno in tal senso è Kendra, di cui però ne viene subito “sminuita” l’importanza, perché catalogata come ricordo lontano.
Per queste ragioni, ho reputato che la metà del punteggio fosse la valutazione più giusta, perché nonostante nel complesso non sia riuscita a percepire il racconto come ispirato al prompt scelto, ho comunque apprezzato la piccola traccia detta e il tentativo di amalgamarlo testualmente al testo.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 5/10
Ariana è un personaggio particolare, di lei sappiamo poco e tramite terzi, e quel poco che sappiamo descrive una vita stroncata dalla violenza – prima quella subita da bambina, che la traumatizza sino a rifiutare la propria natura di strega, e poi quella che la condurrà alla morte a soli quattordici anni.
Faccio questa premessa per dire che, avendo così poche informazioni su di lei, è ovvio che ognuno di noi abbia una propria visione del personaggio, più o meno canonica a seconda delle prospettive. Per valutare la caratterizzazione di questo personaggio, comunque, ho cercato nei limiti del possibile di mettere da parte la mia personale visione e prendere in considerazione solo gli elementi contenuti nei libri.
Hai scelto di descrivere Ariana Silente in un momento di lucidità; una lucidità così “lucida”, i suoi pensieri sono estremamente lineari, che io non credo avesse, tuttavia non posso affermarlo con certezza e di conseguenza questa mia idea non ha inciso sulla valutazione. È una scelta comunque singolare, perché di Ariana tutto ciò che sappiamo induce a credere che non avesse piena consapevolezza di sé, ma qualora l’avesse trovo coerente che tutta la sua “lucidità” non la conducesse oltre i confini della propria stanza, dà perfettamente l’idea di quanto sia “pietrificata” nella propria condizione, di quanto immobile sia la sua vita. Ciò nonostante, nei pensieri mostrati dall’introspezione, il personaggio mi è parso distante dalla sua controparte cartacea: non vi sono sprazzi della violenza subita né della magia costretta dentro di sé, e più importante vengono citati sia i sensi di colpa che la morte di Kendra senza che abbiano un impatto su Ariana – se davvero in quell’istante è lucida, stranisce che non sia affranta e schiacciata dalla consapevolezza che sia stata la propria magia incontrollata a porre fine alla vita di Kendra (un lutto ancora vivo, tra l’altro, perché Kendra e Ariana muoiono a distanza di pochi mesi l’una dall’altra). Vi sono poi degli aspetti non approfonditi, come il richiamo all’abbandono e alla nostalgia, che impediscono di comprendere realmente come percepisca se stessa e ciò che la circonda.
In apertura, poi, Ariana riflette sugli abitanti del paese, ma stando a quanto si intuisce dai libri lei non aveva occasione alcuna di incontrare persone estranee alla sua famiglia, quindi è particolare che sia ben consapevole del contesto che la circonda e di quali idee abbiano su di lei.
Tutto questo mi ha convinta ad assegnarti 5/10 in questo parametro. Mi spiace, ma nel complesso ho trovato la caratterizzazione della protagonista lontana dal personaggio restituito dalla saga.
Piccola menzione per Aberforth, che nella sua piccola apparizione si conferma quel fratello amorevole e attento che avrebbe persino rinunciato agli studi per accudire la sorella.

Totale: 31.8/45


Dodicesima classificata Ora, come allora di Claireroxy con 33/45

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 6/10
Lo stile di questo racconto è fondamentalmente diretto e lineare, impegnato a non perdersi in parole e figure retoriche, ma nell’andare dritto al punto e mostrare al lettore la scena esattamente com’è: nessun abbellimento, ma ciò che accade nudo e crudo. E per un testo che sceglie come cornice narrativa una guerra è sicuramente una scelta efficace, perché consente di visualizzare queste immagini pregne di paura e tensione senza alcun filtro.
Non è la prima volta che ti leggo e non è la prima volta che valuto una tua storia, e credo di poter dire – nel mio piccolo! – che questa caratteristica di presentare le scene per ciò che sono sia un po’ il tratto più peculiare del tuo stile.
Il tratto un po’ problematico di questo testo è a mio parere nella sua struttura: anche senza note, è chiaro che il blocco centrale sia un flashback – anche se a una primissima lettura il salto temporale non si coglie, è necessario inquadrare la situazione e rileggere –, il problema risiede nella sua gestione, che così com’è genera un po’ di confusione. Nel dettaglio, i nodi più problematici sono i seguenti:
• «Neville non percepiva più nulla, se non il suo respiro. Tutto il resto era silenzio, e non era più sicuro che esistesse qualcosa oltre a loro due. // "Sono Neville, mamma."»: Neville qui è chino su Alicia Spinnet, eppure si rivolge a lei con la frase evidenziata in grassetto, a seguito della quale c’è l’interlinea bianca – uno stacco visivo, quindi – e inizia il flashback. Il problema è che “sono Neville, mamma” è pronunciato nel presente del racconto, Neville lo dice ad Alicia, sembrerebbe quasi essere stato stordito da un incantesimo perché la sua battuta sembra suggerire che, più che un ricordo, sia vittima di un’allucinazione. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è quello di “accompagnare” il lettore nel flashback palesando il punto di snodo, ad esempio isolando in qualche modo quel “sono Neville, mamma”, così da renderlo un momento alieno sia al presente del racconto che al flashback, comunicando la svolta narrativa.

• «"Ed è questo che dobbiamo fare in questo momento. Io e te."»: questa è la battuta conclusiva del flashback e anche in questo caso c’è poca chiarezza. Non è chiaro chi sia a pronunciarla: appare troppo lucida per essere stata detta dalla madre o dal padre di Neville, e troppo adulta per appartenere a un bambino di otto anni. Essendo una frase cruciale, perché questo è riferito al sorridere e credere ancora che infonderà speranza in Neville, è un peccato che non si capisca quale personaggio la dica. Nel caso in cui, invece, sia da riferire al presente del racconto, allora non dovrebbe essere parte integrante del flashback.

Più in generale sul flashback, il consiglio è quello di segnalarlo visivamente in maniera più netta: le interlinee bianche lo isolano dalla narrazione principale, ma un lettore che si approccia per la prima volta al tuo testo è difficile che rintracci in quell’elemento visivo il passaggio da un livello temporale all’altro.
Ti riporto una situazione isolata:
• “Era una situazione a cui non poteva rimediare. Poteva solo provarci con quanto gli era davanti”: il significato di questa espressione non è chiarissimo a una prima lettura. Rileggendo è evidente che il “rimedio” identificato da Neville sia quello di soccorrere Alicia e in tal modo mostrare ai nemici di essere ancora compatti e pronti a sacrificarsi l’uno per l’altro. Ma è una deduzione non immediata (ed è un peccato), anche perché la sintassi del periodo fatta di tutte principali non crea relazioni di interdipendenza a livello grammaticale, che è quel tipo di coesione interna in grado di suggerire a primo impatto anche la dipendenza di significato.

Arrivando al lessico, utilizzi un registro quotidiano, bene in linea con la struttura stilistica del racconto, riuscendo a essere coerente lungo tutto il testo e a collaborare all’atmosfera di immediatezza suggerita dalla sintassi lineare, che dà al testo un ritmo misurato dall’inizio alla fine.
Sono solo due le espressioni a mio avviso un po’ dubbie: una è “contorto sul letto”, riferito a Frank, che sembra suggerire che l’uomo sia sdraiato o seduto in una posizione innaturale, ma se così fosse dubito che un bambino di otto anni non ne sarebbe impressionato; l’altra è “ma si fosse dimenticato come parlare”, laddove “si fosse dimenticato” è colloquiale, è più corretto “avesse dimenticato”.
A parte queste due situazioni, non ho alcun appunto da fare!

Concludendo, stile e lessico del tuo racconto sono complessivamente buoni, ma vi sono quelle situazioni spiegate che rendono la struttura del testo un po’ confusa e ne penalizzano la comprensione, il che è un peccato perché l’idea alla base di questa struttura è molto bella e valida. Facendo una media dei pro e contro espressi, ho assegnato 6/10 in questo parametro.

Titolo: 5/5
Ora, come allora è un titolo in linea con la tua storia. Riferito com’è al protagonista, ne mette in evidenza il cuore del racconto, basato su questo tuffo nel passato dove si rievocano sensazioni in grado di dargli forza e di spingerlo a non arrendersi. Ponendo in relazione passato e presente riprende quindi l’aspetto stilistico del testo e in tal senso c’è una linea di continuità e coerenza. L’espressione è poi anche quella che chiude il racconto, a sottolineare come la forza di ora sia radicata in un allora, dove il protagonista ha imparato a rialzarsi e non arrendersi. 5/5.

Utilizzo del prompt: 5/10
Hai scelto il prompt Amava sorridere, lo reputava l’atto più coraggioso al mondo, inserendo l’elemento del sorriso rapportato al coraggio nel ricordo di Neville, dove vincendo la paura riesce a sorridere e a tramutare un episodio potenzialmente traumatizzante in un ricordo lieto – una sensazione radicata nel passato cui il Neville del presente si aggrappa e nel momento in cui vede Alicia rialzarsi capisce che si può ancora sperare. Il problema è che anche questo episodio si associa un po’ a fatica al prompt scelto, perché a essere centrale non è il sorriso come atto di coraggio, ma una forza radicata nel personaggio che lo spinge a reagire e a lottare ancora. Ho riletto la storia diverse volte, ma non sono riuscita a individuare un legame con la citazione tale da portarmi a dire che il testo sia ispirato a essa – se non avessi conosciuto la citazione scelta, avrei avuto anche difficoltà ad associare il racconto a quella giusta. Mi dispiace, ma per i motivi spiegati ho deciso di assegnare la metà del punteggio in questo parametro, quindi 5/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10
Nonostante la storia sia popolata da altri personaggi, l’unico realmente caratterizzato è Neville. Ad ogni modo, sia pure nella loro piccola apparizione, filtrata dal punto di vista del protagonista, sia i genitori che la nonna di Neville sono coerenti alle controparti cartacee: i primi assenti, che interagiscono in maniera goffa e distratta, la seconda estranea ai tentativi del bambino di comunicare con chi non può capirlo.
È una caratterizzazione, quella del protagonista, nel complesso riuscita, perché metti in evidenzia i tratti peculiari del personaggio: il coraggio, lo spirito di sacrificio, la maturazione, così come l’affetto imperituro per la propria famiglia. Molto significativo che il ricordo rievocato abbracci il momento in cui Neville ha convinto tutti di essere un mago, uno dei momenti fondamentali della sua vita nonché spettro di tutte le insicurezze che lo perseguiteranno nel corso della sua adolescenza, dove la vera presa di coscienza di sé si farà attendere un bel po’. Emerge, inoltre, nel presente del racconto la paura per ciò che lo circonda, il terrore di non riuscire a essere abbastanza, e in tal senso il testo rappresenta a meraviglia quelle che ragionevolmente sono le sensazioni di un ragazzo giovanissimo invischiato in una battaglia cruenta, dove il nemico sembra essere più forte di qualsiasi resistenza.
Il motivo per cui, malgrado i pregi detti, il punteggio non è superiore a 7/10 è il ruolo di Alicia Spinnet. Nel testo sottolinei che Neville “nemmeno la conosceva bene”, eppure il suo personaggio è introdotto da una frase che dice l’esatto contrario, ossia “Ma, con lei davanti, era difficile pensarlo” – che presuppone un grande coinvolgimento emotivo del protagonista, che letteralmente non capisce più niente quando vede Alicia ferita, al punto da lasciarsi risucchiare dai ricordi in un momento dove perdersi nella memoria può essere fatale –. In aggiunta, Neville si rivolge a lei dicendole “Sono io”, anche questa un’espressione che presuppone un rapporto di conoscenza e confidenza, mentre dalla saga possiamo dedurre che Alicia Spinnet – che ha la stessa età di Fred e George, e quindi è già diplomata all’epoca del settimo volume – conoscesse Neville solo perché intravisto in Sala Comune o alle lezioni dell’ES.
Se anziché “Alicia Spinnet” ci fosse stato un personaggio senza nome, la resa di Neville vacillante e sperduto dinanzi alle brutture della guerra sarebbe stata perfetta, perché interamente concentrata su di lui. Invece il fatto che questo personaggio abbia nome e cognome e che nel contesto della storia ricopra un ruolo così importante (proprio perché suscita una forte reazione nel protagonista) non può fare altro che indurre a chiedersi quale legame ci sia tra i due, spostando di fatto l’attenzione da “reazione dinanzi al dolore” a “reazione dinanzi ad Alicia sofferente” – non fornendo il testo alcuna risposta in merito a questo legame e a questa reazione, la caratterizzazione del protagonista ne risente inevitabilmente.
Al di là di questo dettaglio, come detto, Neville è ben caratterizzato, motivo per cui il punteggio resta alto!

Totale: 33/45
[Modificato da Rosmary 14/04/2020 17:30]

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Post: 2.618
Giudice*****
13/04/2020 18:27
 
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Undicesima classificata E' tutto grigio di FilosofaPagana con 34.5/45

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 9/10
Iniziando dal lessico, l’ho trovato molto curato e tendente a un registro ricercato, sicuramente intenzionato a fare uso dei vocaboli più espressivi al fine di suscitare nel lettore le immagini che tu autrice hai voluto mettere su carta. Un esempio a riguardo, uno tra i tanti, è la parola “litania” nell’espressione “Se lo ripeteva fra i denti, come una litania”, laddove scegliendo proprio quel termine evochi l’immagine metaforica di un personaggio in trance, che non riesce a fare altro che biascicare una nenia senza inizio né fine, cristallizzando la propria penosa condizione.
Un lessico che, con la sua ricercatezza, arricchisce anche lo stile, impregnato di immagini evocative, in grado di coinvolgere il lettore e mostrargli le tue parole. Un periodo come “Continuava a ripetersi che era sola, ma non lo era. Lui era ovunque, nelle ombre dense della notte, negli angoli sporchi della casa, nel riflesso deformato che le restituivano le padelle ammaccate alle pareti” è colmo di questo tipo di immagini, di vocaboli capaci di ampliare le sfumature del testo: le ombre della notte sono “dense”, il riflesso è “deformato”, le padelle “ammaccate” – il lui in questione è un mostro “sporco”, “deforme”, “ammaccato”, e assieme a lui lo è anche Merope.
Non ho davvero nessun appunto da farti in merito al lessico, se non i miei complimenti!

Arrivando allo stile, il discorso da fare è strettamente legato al lessico, perché la tua struttura stilistica è tutta affidata alle immagini create ad arte dalla trama lessicale del testo. Non fai uso di alcun escamotage: né messe in evidenza né intervalli né un ritmo scandito in maniera particolare, è un testo che scorre compatto. Tuttavia, in questo tessuto compatto ho intravisto nella sintassi un punto di piacevole “irregolarità”: non mancano, infatti, periodi estremamente brevi, uno addirittura nominale, che in qualche modo scandiscono la narrazione, configurandosi sempre come il punto di arrivo o di partenza di una nuova svolta riflessiva della protagonista – mi riferisco a capoversi come “Nemmeno lui”, “Lui era in lei” eccetera.
Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 9/10 è legato proprio a questa complessiva “compattezza” del testo, che nel non ricorrere mai a escamotage stilistici di messa in evidenza manca di enfasi, e la mancanza di enfasi in un racconto caratterizzato da immagini come le tue rischia di indebolire l’impatto emotivo delle immagini stesse sul lettore. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è quello di non strutturare i testi brevi con la stessa tecnica di quelli lunghi, perché i testi brevi (estremamente brevi, nel caso delle flashfic) per essere incisivi hanno bisogno di essere supportati anche da un impatto visivo e da qualche costruzione marcata.
Ad ogni modo, in virtù dei pregi elencati, questo piccolo appunto non ha inciso in maniera significativa sul punteggio, che resta molto alto.

Titolo: 2.5/5
E' tutto grigio è un titolo che ho trovato un po’ “muto”, non in grado di dare input particolari al lettore, e questo anche a causa della sua genericità. Il grigio è un colore cui si ricorre spesso per descrivere stati d’animo vicini alla negatività e all’apatia, motivo per cui l’immagine suggerita da “è tutto grigio” appare come già conosciuta e quindi poco attraente.
Un appunto che non ho riportato in “Grammatica” (perché valuto solo il testo da quel punto di vista e non anche i titoli) è la È scritta E’: pur essendo una soluzione diffusa, è un errore ortografico, perché E’ non è altro che una “e” maiuscola seguita da un apostrofo. Questo tipo di sviste, quando presenti nel titolo o nell’introduzione del racconto, rischiano anche di allontanare lettori, perché possono suggerire l’idea di testi dalla forma poco curata (e nel tuo caso è chiaramente un’idea sbagliata, quindi è doppiamente un peccato!).
Passando ai lati positivi, è indubbio che il titolo – la cui immagine è ripresa anche nel testo – sia coerente al contenuto del racconto e alla sensazione di confusione e frustrazione vissuta dalla protagonista: ho immaginato questo tutto grigio come un vortice di nebbia in cui Merope non distingue più se stessa né ciò che la circonda.
Arrivando al punteggio matematico, facendo una media dei pro e dei contro espressi ho assegnato 2.5/5.

Utilizzo del prompt: 6/10
Hai scelto il prompt C’erano giorni in cui a malapena s’alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente, inserendolo anche tra le tue parole. Senza dubbio, tra le righe – soprattutto quelle della seconda parte della storia – si avverte una sensazione che si avvicina alla mancanza, così come si avverte questa stanchezza opprimente che impedisce alla protagonista di alzarsi dal letto.
Tuttavia, pur leggendo il testo più volte, non sono riuscita a rintracciare nel prompt il filo conduttore del racconto, la citazione ispiratrice. Questo perché la tematica portante del racconto, il suo pilastro, non è la “mancanza”, bensì la condizione sventurata della protagonista – alienata da se stessa al punto tale da rimpiangere chi l’ha percossa e l’ha fatta crescere nel terrore e nello svilimento. Una tematica, questa detta, che è così importante e così ben sviscerata nella trama del racconto da annullare quasi totalmente il prompt, che pur citato non è altro che una frase tra le tante.
In questo caso specifico tengo a precisare che, al di fuori del contest (fine a stesso, in fondo!), questa storia affronta una tematica importante in maniera lucida, che mi rendo conto non potesse cedere il passo al prompt per potersi esprimere al meglio. Questo per dire che, al di là di ciò che sono chiamata a valutare in questa sede, ho trovato il tuo testo molto interessante.
Tornando alla valutazione strettamente intesa, facendo una media dei pro e dei contro messi in evidenza, ho optato per 6/10 in questo parametro.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10
Anche valutare questo paragrafo non è stato semplice. Premetto che alla primissima lettura, arrivata a fine storia, mi sono chiesta se avessi frainteso tutta la prospettiva e dovessi riferire i pensieri di Merope a Tom Riddle e non al padre – questo a causa del finale immerso in quella sorta di rimpianto e (come accennavo nel parametro precedente) mancanza. Alla fine credo di aver bene interpretato (almeno lo spero!) la caratterizzazione della protagonista come incastrata in una condizione così svilita e svilente da non riuscire più a discernere il bene dal male, il desiderabile dall’indesiderabile – pressata com’è dalla totale incapacità di percepirsi autosufficiente e autonoma.
Fatta questa premessa, inizio da Marvolo Gaunt, estremamente presente nella sua assenza. Hai descritto in maniera feroce e per questo perfetta la crudeltà di questo padre senza morale né affetto, che scaraventa sulla figlia giudicata “sbagliata” tutte le frustrazioni della sua esistenza. Una fotografia convincente del personaggio e in linea con quanto raccontatoci dalla saga.
Arrivando a Merope, è nella sua caratterizzazione il motivo per cui il punteggio non è più alto di 7/10. In linea generale, e al di là persino del personaggio in sé, come ho già avuto modo di dirti ho trovato questa caratterizzazione interessante e matura, un’introspezione fatta molto bene. La prima parte della storia trovo che narri una Merope perfettamente in linea alla controparte cartacea, dove la caratterizzazione “cede” è nella seconda parte, quando la protagonista – abbandonata dal padre – lo rimpiange e solo in un secondo momento rivolgerà le sue attenzioni a Tom, come suggerisce la frase conclusiva “Un giorno, sentendo rumore di zoccoli, avrebbe capito: non ne aveva bisogno, sapeva rialzarsi da sola”, laddove il “rumore di zoccoli” allude chiaramente al cavallo di Tom.
Il problema sorge perché il personaggio di Merope, nella saga, è caratterizzato soprattutto in funzione dell’amore per il babbano Tom Riddle. E sappiamo bene che non appena ha avuto modo di essere libera dal padre e dal fratello è fuggita via per non fare mai più ritorno. Mi rendo conto che, essendoci delle lacune nell’opera originale, ognuno possa immaginare questa “presa di consapevolezza” a suo modo, ma dovendo valutare la caratterizzazione in relazione al personaggio presente nei libri non posso evitare di trovare distante da ciò che sappiamo l’immagine di Merope impegnata a rimpiangere il padre anziché progettare l’inganno e la fuga per prendersi ciò che ha sempre voluto: Tom.
Per i motivi detti, ho reputato che 7/10 fosse il punteggio più giusto: da un lato essendo un punteggio alto dà merito alle tue caratterizzazioni, dall’altro risente un po’ della perplessità esposta.

Totale: 34.5/45


Decima classificata Nessun trucco di GiuniaPalma con 36.85/45

Grammatica: 9.35/10
Ottima, solo qualche piccola svista:
“nero - quello”: -0.20; hai utilizzato il trattino breve in luogo della lineetta (–), che è il segno di punteggiatura corretto per segnalare incisi.
“la ama - perché”: -0.20; idem come sopra.
“basta - per”: -0.20; idem come sopra.
“viziare Dudley oltre // ogni limite”: -0.05; il testo va a capo dopo “oltre”, un refuso di formattazione.

Stile e lessico: 9/10
Dal punto di vista stilistico trovo che il tuo testo sia molto interessante. Non so se la tua sia stata una scelta voluta, ma la prima sensazione che mi ha comunicato il testo è stata distacco, una sorta di fredda empatia che sembra evocare il piglio stesso della protagonista, abituata a contenere ogni emozione in osservanza alle apparenze e al decoro. È un tratto che ho trovato, come detto, interessante e che mi è parso contribuire alla caratterizzazione stessa del personaggio.
Difatti, la narrazione in terza persona e al presente, anziché coinvolgere nel turbinio degli avvenimenti, sembra scandire in maniera quasi meccanica ciò che accade: come lancette di un orologio che si trascinano avanti perché devono, approda a quel paragrafo conclusivo fatto di capoversi ancora più asciutti, che sembrano muoversi con rassegnazione – perché è così che deve andare.
Ho trovato ben gestite le poche parole a disposizione: la tua trama si svolge su un arco temporale ampio, che va dall’infanzia all’età adulta della protagonista, e il fatto che lo faccia in sole cinquecento parole è lodevole, anche perché lo fa molto bene. L’idea di suddividere la storia in tre paragrafi, intervallati tra loro da un elemento divisore come l’asterisco, è vincente, perché conduce il lettore in questo viaggio temporale senza fargli avvertire scossoni. Da questo punto di vista, quindi, trovo che sia stata molto brava.
Ho rintracciato solo due espressioni meno efficaci, te le riporto:

• “È che per una volta vorrebbe essere lei la Evans speciale”: la sintassi del tuo testo è molto lineare, a mio parere inserire una frase marcata a inizio capoverso destabilizza un po’ in ritmo nel punto in questione, perché in coerenza alla struttura sintattica del testo l’espressione attesa è una più lineare “per una volta vorrebbe essere lei la Evans speciale”. Credo di intuire il motivo per cui hai scelto la soluzione marcata, ossia dare enfasi al concetto, ma trovo che il ricorso al corsivo, ad esempio, sarebbe stato più efficace, permettendoti da un lato di enfatizzare l’espressione e dall’altro di restare coerente alla trama sintattica.


• “Decide che questo le basta - per farselo piacere e per accettare di sposarlo”: anche in questo caso è sostanzialmente un discorso di coerenza. Le frasi conclusive degli altri due paragrafi sono nette, questa si presenta segmentata da un inciso e risulta nel complesso meno forte delle sue “compagne” come conclusione di paragrafo – e quindi di segmento testuale, potremmo dire, visto che ogni paragrafo corrisponde a un preciso momento nel tempo del racconto.

Arrivando al lessico, esattamente come lo stile si presenta lineare, immediato, potremmo definirlo d’uso. Non ricorri a particolari immagini per evocare significati, il tuo è un lessico che “dice ciò che dice”, riproducendo a mio parere la linearità del modo di pensare di Petunia, il suo essere incastrata in degli schemi che non cedono il passo ad astrazioni – anche quando si parla di magia, lo si fa nei termini più comprensibili e “normali” possibili. L’ho trovata una scelta adatta al personaggio protagonista e alla trama scelta. L’unico termine che ho trovato poco adatto al contesto lessicale è “famigliare” in luogo del più comune “familiare”: la prima scelta dà quasi una sensazione arcaizzante, che mal sposa con la tua cornice. A parte questo piccolissimo appunto, comunque, non ho proprio nulla da farti notare.

Concludendo, ho optato per 9/10 in questi paragrafi per i pregi detti: i dettagli che ho trovato meno convincenti sono appunto “dettagli” e in quanto tali non hanno inciso in maniera importante sul punteggio. Brava!

Titolo: 3.5/5
Nessun trucco è un titolo che a fine lettura risulta in linea con il contenuto della storia, richiamato anche testualmente dalle parole di Petunia. È un po’ il metro con cui Petunia ha vissuto la sua vita: il trucco non c’è e lei deve relazionarsi con questa realtà. Da questo punto di vista, quindi, l’ho trovato un buon titolo, in grado di serbare in sé un aspetto importante del racconto e della caratterizzazione della protagonista.
Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 3.5/5 è il fatto che, a mio parere, risulti un po’ “anonimo” e dunque non sia in grado di attrarre l’attenzione del lettore: senza la chiave di volta rappresentata dalla lettura della flashfic, è un titolo che non dà né sensazioni né input al lettore, e che pertanto rischia di essere “muto” e di non fare il suo dovere, che è quello di calamitare l’attenzione. Ed è un peccato, perché rischia di sottrarre potenziali lettori alla storia.

Utilizzo del prompt: 5/10
Hai scelto il prompt Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino, inserendolo anche fisicamente nel testo. Non ti nascondo che ho letto diverse volte il tuo racconto per valutare questo parametro, perché se da un lato il significato della citazione è l’indubbio punto di partenza della storia, dall’altro tende a confondersi con altre tematiche sino a sparire del tutto – arrivata a fine lettura è difficile ricordare quale fosse il prompt ispiratore.
Più nel dettaglio, in un primo momento vediamo Petunia alle prese col desiderio – e la convinzione – di cambiare effettivamente il proprio destino da persona priva di magia: brama le abilità di Lily, scrive a Silente, a scuola si esercita con un bastoncino di legno. In questa prima frase la citazione scelta è l’effettivo filo conduttore. Tuttavia, oltrepassato questo momento, la citazione sbiadisce sino a svanire, perché a essere protagonista è il senso di inadeguatezza di Petunia – che implica l’accettazione della propria condizione: quindi, non la vediamo più alle prese con il destino, la vediamo anzi dimentica dello stesso e rassegnata.
Questo insieme mi porta a dire che il prompt è presente e anche ben approfondito nella prima parte del racconto, ma totalmente assente in seguito, sino alla conclusione che pur riprendendo il concetto con quel “illusa” non riesce a ricondurre la narrazione sui binari iniziali. Facendo la media dei pro e dei contro, ho deciso di assegnare in questo parametro la metà esatta del punteggio, quindi 5/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
La tua storia ha un unico reale personaggio, ma spendo poche parole anche sui personaggi citati per complimentarmi con te: in poche pennellate riesci a rendere a meraviglia le loro immagini sagomate sulla percezione di Petunia (personalmente, dubito che abbia mai invidiato Lily per avere Severus tra gli ammiratori (!), ma questo è un mio punto di vista che non c’entra assolutamente con la valutazione), e così facendo non solo hai arricchito la cornice del racconto, ma hai anche rafforzato la caratterizzazione della tua protagonista – che si specchia anche nelle altre.
Arrivando ora a Petunia, non ho davvero nessun appunto da farti. È un personaggio ostico, perché lo conosciamo poco, perché ha delle zone d’ombra mai realmente spiegate nei libri, zone che la vedono da un lato ostacolare Harry in ogni modo possibile e dall’altro parlare meglio di quanto non creda Harry stesso “il linguaggio dei maghi”. Trovo che tu abbia sintetizzato molto bene le sue contraddizioni nello spazio della storia, assieme ai tratti che nel corso degli anni la rendono la Petunia che conosciamo: la ricerca di certezze, di “normalità”, il desiderio che suo figlio non patisca il senso di inferiorità che l’ha accompagnata negli anni dell’adolescenza.
È uno sguardo molto attento, quello che segue la protagonista, e l’ho trovato perfettamente in linea con la controparte cartacea. Non ho altro da dirti, se non 10/10!

Totale: 36.85/45


Nona classificata Illusorie speranze di mystery_koopa con 36.95/45

Grammatica: 9.95/10
Ottima, solo una svista:
“le avresti uccisi entrambe”: -0.05; “uccise” anziché “uccisi”, un refuso.

Stile e lessico: 7/10
Anche in questa occasione, dal tuo stile emerge la grande padronanza che hai della lingua italiana – la correttezza grammaticale e sintattica dona al testo scorrevolezza, contribuendo alla piacevolezza della lettura.
Come nel caso di Languida ombra, ti sei affidato al tempo presente e alla seconda persona narrante, un insieme che si rivela essere sempre di grande impatto, riuscendo a trasportare il lettore nelle pieghe emotive del personaggio protagonista – il che è sempre una scelta vincente in presenza di un testo introspettivo. Nell’insieme il tuo è un testo che funziona, vi sono però alcuni tratti che a mio parere avrebbero necessitato di una limatura in più.
Uno di questi tratti è la gestione della punteggiatura e dei capoversi, quindi del ritmo del racconto, ti riporto un esempio a titolo esplicativo:
• “Tremi mentre affondi i piedi nudi nella neve, correndo attraverso i rovi che crescono sulla riva del lago; le spine ti squarciano la lunga veste nera, rendendola un lugubre drappo funebre, mentre il vento gelido ti sibila tra i capelli. Eppure avanzi, senza il minimo ripensamento, intenzionata a non voltarti mai.”: essendo un testo molto breve, il ricorso al punto e virgola – e di conseguenza a un periodo articolato – rischia di essere meno efficace, perché la lunghezza dei periodi cozza con la brevità del racconto.
Nel caso specifico, ad esempio, inserire un punto fermo avrebbe creato una pausa più forte e con essa i primi due segmenti di testo – dando anche più risalto all’immagine molto bella del drappo funebre (piccola nota lessicale: il mio consiglio è sempre quello di non eccedere con gli aggettivi, soprattutto in un testo breve, avendo già definito il drappo funebre, lugubre è quasi una ripetizione, perché non aggiunge, ma rischia di eccedere).
Passando poi a Eppure avanzi, abbiamo qui un cambio di scena: dalla descrizione all’azione; isolare questa azione in un capoverso avrebbe forse reso il passaggio più evidente e rimarcato quel Eppure tanto significativo, che descrive un personaggio che “avanza nonostante tutto”.

Il secondo tratto è legato ai pensieri di Helena, il blocco ““Probabilmente piange [...] la decadenza”, che a mio parere spezza l’atmosfera del racconto. È un periodo troppo lungo e un po’ “invasivo”, che va a creare una sorta di crepa nella narrazione a livello di equilibrio interno, perché si passa da una narrazione distaccata e onnisciente (il narratore conosce già il futuro di Helena) a una focalizzazione interna che abbraccia un terzo del testo. Credo che ridurre lo spazio dei pensieri, inserendoli magari tra un discorso indiretto e l’altro, avrebbe potuto rendere l’incontro tra i due piani più efficace.
In ultimo, mi soffermo sulla conclusione:
• “E allora la vita non sarebbe stata meno illusoria, ma nemmeno la tua condanna eterna”: a mio parere, la conclusione è poco efficace per due ragioni.
La prima è il suo essere “al condizionale”, dà l’idea di sospensione più che di conclusione, nonostante il concetto espresso dia invece la sensazione di una certezza (“allora” a me comunica un’idea di compiutezza, ad esempio). Ciò è naturalmente dovuto al fatto che sintatticamente dipende dalla frase che la precede, è un periodo unico in fondo, però nell’insieme credo sia un po’ debole come conclusione.
La seconda è legata al significato: l’espressione sembra suggerire che se Helena avesse ucciso la madre e il Barone, non avrebbe patito una condanna eterna, che sembra essere una contraddizione in termini. Se avesse ucciso, avrebbe spezzato la sua anima – forse non sarebbe morta giovane, ma ci sarebbe stata comunque la dannazione ad attenderla.

Arrivando al lessico, a parte il consiglio anticipato su lugubre drappo funebre, non ho nessun appunto da farti. Fai uso di un registro medio che bene accompagna la tematica del tuo testo. Per gusto personale, essendo Helena un personaggio “datato”, preferisco quando il suo registro linguistico riesce a essere specchio dell’epoca in cui è vissuta, ma questo è – appunto! – un mio gusto e come tale non incide sul punteggio – anche perché mi rendo conto che arcaizzare il registro può essere una lama a doppio taglio. Bravissimo come sempre, quindi, da questo punto di vista, hai un vocabolario molto ampio, che sono certa arricchirai sempre più. Leggerti è un piacere.

Concludendo, dunque, la media dei pro e dei contro mi ha convinta ad assegnarti 7/10 in questo parametro. Se dovessi riassumere il “difetto” (e lo virgolo perché non è il termine giusto!) a livello stilistico di questo testo, direi che avrebbe avuto bisogno di un po’ di “labor limae” in più, perché sono sicura che qualche limatura in più avrebbe forse ovviato anche ai punti che a me sono parsi nell’insieme meno efficaci. Ad ogni modo, il punteggio resta alto perché è un racconto scritto bene e, dettagli a parte, nell’insieme funziona.

Titolo: 5/5
Illusorie speranze è sicuramente un titolo che ritrae la condizione della Helena del tuo racconto, incastrata in una convinzione fallace che la condurrà alla rovina. Da questo punto di vista, quindi, riprende perfettamente la tematica del racconto, anticipando il velo di malinconia che lo accompagna.
L’inversione sostantivo-aggettivo è una scelta interessante per un titolo, perché generalmente – come è anche il tuo caso – suggerisce uno stile dagli echi ricercati, magari enfatici quanto il titolo stesso che marca il termine illusorie anteponendolo al sostantivo, termine tra l’altro che enfatizza uno dei caratteri peggiori delle speranze. A riguardo, il tuo stile è sicuramente frutto di una penna che tende alla ricercatezza, quindi le aspettative non sono disattese.
È inoltre un titolo che credo possa attrarre lettori, perché in qualche modo riesce a essere enigmatico, alludendo a un’atmosfera cupa e incerta.
Con riguardo all’impaginazione della storia giuntami tramite email, l’unico consiglio che vorrei darti (e che esula dalla valutazione strettamente intesa, difatti non incide sul punteggio) è di evitare l’uso del maiuscolo e del sottolineato per porre in evidenza il titolo: uniti al grassetto comunicano un “eccesso”, come se nell’insieme fosse un po’ troppo.
Dettaglio a parte, che ribadisco è un parere estraneo alla valutazione, hai fatto davvero un ottimo lavoro in questo parametro. Complimenti!

Utilizzo del prompt: 7/10
Hai scelto il prompt Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino e l’hai declinato abbastanza bene nel testo: la protagonista si illude di poter surclassare la madre macchiandosi di un furto, certa che la disparità avvertita tra loro sia da rintracciare all’esterno, in un cimelio che accresce ingegno – e forse, agli occhi di Helena, anche beltà e valore. In questo senso, quindi, il prompt è presente ed è alla base dell’azione compiuta dal personaggio nel tuo spazio narrativo.
Il motivo per cui, malgrado quanto detto, il punteggio non è superiore a 7/10 è legato allo sviluppo del prompt, che si ferma un po’ alla superficie, senza abbracciare le sfumature che questa frase può chiamare in causa – ne sbirciamo il risvolto più esterno, senza approfondirlo troppo: è come avere dinanzi una fotografia che svela un momento, ma non il contesto entro cui calarlo, che ci induce a sfiorare queste “illusioni” di Helena senza tuttavia riuscire a toccarle con mano. Ciò non toglie, come già detto, un buon utilizzo di base – la storia di fatto si ispira alla frase scelta – ed è il motivo per cui il punteggio resta alto.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 8/10
Il solo personaggio della tua storia è Helena. Anche questa volta, trovo che tu l’abbia caratterizzata bene, mettendone in luce il conflitto con se stessa, la smodata ambizione di superare in ogni campo possibile la madre, la colpa di cui si è macchiata commettendo il furto che la condurrà alla morte.
Hai ritratto uno dei momenti più caratterizzanti della sua esistenza, la fuga, e l’hai fatto calando la tua protagonista in questa fuga che semina inconsapevolmente morte – a riguardo, ho trovato perfetta l’immagine di Corinna che piange alla finestra, regala uno scorcio su quella che sarà la sua stessa morte, causata proprio dal dolore scaturito dal tradimento e mai superato. Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 8/10 è legato a due dettagli citati in conclusione: uno è il riferimento al Barone Sanguinario e l’altro è legato alla frase conclusiva.
Per quanto riguarda il Barone, nel testo ci si riferisce a lui come “una delle uniche due persone che ti abbiano mai amata”: questa è una sensazione fallace che potrebbe avere Helena, ma non un narratore esterno – come è il caso della tua storia –, che stranisce equipari l’amore di una madre a quello di un uomo che non accetta un rifiuto e uccide. In questo senso, quindi, ho trovato il riferimento poco convincente dal punto di vista della caratterizzazione del personaggio chiamato in causa (il Barone), descritto da un punto di vista oggettivo come un personaggio che ama quanto e come Corinna – dunque disinteressato e positivo.
Per quanto riguarda la frase conclusiva, abbiamo qui un riferimento alla condanna eterna di Helena. Credo che il tuo intento fosse alludere all’eternità di Helena, condannata a restare tra i vivi come fantasma, ma il significato che la conclusione restituisce è un po’ dubbio: di fatto, dice che se Helena avesse ucciso la madre e il Barone non le sarebbe toccata una condanna eterna – un concetto che sembrerebbe suggerire una totale amoralità di Helena, ma così non è, come emerge dal dialogo con Harry nel settimo volume.
La sensazione che ho avuto è che la conclusione e questi riferimenti avessero bisogno di qualche parola in più per rendere al meglio il loro significato. Concludendo, comunque, la caratterizzazione nel suo insieme è ottima, motivo per cui questi due piccoli dettagli mi hanno convinta a detrarre pochissimo dal punteggio totale. Dunque, bravo come sempre!

Totale: 36.95/45
[Modificato da Rosmary 14/04/2020 18:00]

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Post: 2.618
Giudice*****
13/04/2020 18:29
 
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Ottava classificata Culla, stanotte, la mia malinconia di Ester.EFP con 37/45

Grammatica: 9/10
Ottima, solo un paio di sviste:
“Duddley”: -0.50; la grafia corretta è “Dudley”.
“intorno a se”: -050; quando non è seguito da “stessa/o”, è indispensabile l’accento, dunque “sé” anziché “se”.

Stile e lessico: 9/10
Dal punto di vista stilistico, la tua storia mi parsa una sorta di zibaldone dove ogni stralcio, isolato dagli asterischi, è a sé. A collaborare a questa sensazioni sono stati la prima persona narrante e l’autonomia di ogni stralcio, che ha un significato compiuto anche se isolato dal contesto. In tal senso, nel tuo caso non potrei parlare di coesione interna né di cornice narrativa, ma di una serie di episodi rievocati dalla memoria del personaggio-narratore che se messi insieme ricostruiscono una certa visione del personaggio stesso – a riguardo, emerge chiaramente l’animo con cui hai scritto questa storia e anticipato nelle note d’autrice, perché è evidente che lo scopo ultimo di questo collage di ricordi autobiografici sia restituire una certa immagine di Petunia.
È una struttura stilistica che ho trovato molto interessante, oltre che poco utilizzata e per questo degna di nota: l’ho chiamato zibaldone perché non è neanche un “diario” auto-riferito, bensì una serie di riflessioni, ricordi, idee che Petunia sembra aver voglia di mostrare a qualcuno, ma timorosa di farlo si rivolge a un bambino di poco più di un anno, incapace di capire la complessità di quei pensieri.
Ancora, è interessante il modo in cui alterni questi stralci: un ricordo affossato nel passato e una riflessione radicata nel presente. Petunia un istante è bambina e adulta un istante dopo, relazionandosi con quel bambino che con la sua sola presenza la scaraventa nei ricordi più antichi e la costringe a rivivere tempi di cui ormai non resta alcuna traccia.
Questi frammenti che cuci insieme hanno comunque, come anticipato, una coerenza interna, perché procedono tutti nella stessa direzione. L’unico “non-frammento” a distaccarsi dagli altri è quello conclusivo, dove riflessioni, ricordi, idee cedono il passo all’emozione, a una debolezza che fa da chiave di lettura per tutto ciò che l’ha preceduta: è la mancanza a disturbare il sonno di Petunia, è la mancanza ad aggrovigliarle i pensieri. Efficace, a riguardo, che questo “non-frammento” sia messo in evidenza dall’allineamento al centro e da una sintassi frammentata in capoversi: quasi come una piccola poesia conclusiva, che parla di emozioni e di un io messo a nudo.
I tempi verbali, in coerenza allo “zibaldone”, variano a seconda dei momenti narrati: è come se il personaggio parlasse, ed è dunque coerente e giusto che oscilli anche il tempo della narrazione.
Gli unici momenti che a livello stilistico ho trovato meno efficaci sono i seguenti:
• “Cosa mi costringe qui in piedi alla finestra a stringere un figlio che figlio mio non è?”: in questo caso, la sequenza un figlio che figlio mio non è? a livello di ritmo mi è parsa inefficace. L’accentazione della “è”, il tono dell’interrogativo e l’inversione in “che mio non è” (anziché “che non è mio”) restituiscono un ritmo che, letto a voce alta, sembra quello di una filastrocca. Credo di interpretare bene il tuo intento dicendo che volessi replicare la sintassi del parlato, ma in questo specifico caso messa su carta funziona poco, e anziché cogliersi il senso dell’espressione, si coglie questo ritmo da filastrocca che stranisce.

• “Fu talmente bello che quando la mattina dopo a scuola mi addormentai sul banco, non ebbi alcun rimpianto”: sono stata indecisa se segnalarti la situazione in questo parametro o in “Grammatica”, ho optato per questo perché credo sia stata una scelta dettata dal ritmo che hai inteso dare alla frase. Dopo “che” dovrebbe esserci una virgola, perché “che” regge “non ebbi”, verbo allo stato attuale isolato rispetto alla congiunzione che lo regge dall’unica virgola presente (che spezza il periodo in due). Se ai fini del ritmo trovi controproducente inserire la pausa, è preferibile omettere anche quella che segue “banco”, così da ovviare al problema.

Arrivando al lessico, ogni singolo vocabolo, e la costruzione sintattica stessa, sembra riprodurre il linguaggio dell’oralità: è una voce narrante che parla e come tale si esprime, ricorrendo a vocaboli di uso quotidiano e a modi di esprimersi che nella loro semplicità riescono a essere straordinariamente diretti, malgrado ci troviamo nella “mente” del personaggio.
A riguardo, ho solo due piccoli appunti da fare: in “sottoporla ad un’operazione” ricorri alla d eufonica, sconsigliabile in un testo in cui è riprodotta l’oralità (poco dopo non la utilizzi, e a ragione!); e in “anch'io li ebbi” dove il passato remoto, che apre lo stralcio, risulta poco coerente a un registro orale: è più istintivo dire “li ho avuti” – che tra l’altro sposa bene con la frase che precede: “Nell'età in cui bambini sono soliti avere incubi”.

Concludendo, in questo parametro hai fatto un ottimo lavoro, motivo per cui malgrado i momenti a mio parere meno efficaci messi in evidenza il punteggio resta alto: 9/10.

Titolo: 5/5
Culla, stanotte, la mia malinconia, ispirato a un componimento di Ungaretti, è un titolo molto evocativo, musicale, in grado di calamitare l’attenzione e molto “personale”, nel senso che non è uno di quei titoli associabili a più storie, ha ragione di essere se associato a quella per cui è stato ideato.
Anche il rapporto titolo-contenuto è pienamente rispettato: la metafora trova spazio nel testo, dove il personaggio – malinconico – culla lei stessa la propria malinconia, e lo fa cullando materialmente, sia pure controvoglia, il bambino che ha scatenato i ricordi responsabili dello stato d’animo.
Non ho davvero nessun appunto da fare in questo parametro, 5/5.

Utilizzo del prompt: 6/10
Hai scelto il prompt C’erano giorni in cui a malapena s’alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente, sviluppandone soprattutto una parte e trascurando un po’ l’altra. La mancanza è chiaramente il motore che aziona i pensieri della protagonista, e di conseguenza è il concetto su cui poggia l’intera narrazione: una mancanza palesata solo alla fine, in conclusione, ma che pressa lungo tutto l’arco narrativo, inducendo Petunia a indugiare su ricordi e pensieri che non fanno altro che acuire questo sentimento.
Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 6/10 è legato all’assenza dell’altra sfumatura della citazione, che nel dire “c’erano giorni in cui a malapena s’alzava” presuppone una mancanza che fiacca, che aliena, che induce in uno sconforto tale da indebolire anche fisicamente il personaggio coinvolto – una mancanza che divora. Nel tuo testo, però, queste sensazioni sono del tutto assenti, la tua protagonista è lucida, vigile, presente a se stessa – sia pure impigliata in queste riflessioni che la disturbano – e questo fa sì che lo sviluppo della citazione scelta appaia parziale.
Il prompt, quindi, è sicuramente presente, ma non nella sua totalità, motivo per cui ho reputato corretto assegnare 6/10 in questo parametro.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 8/10
Il solo personaggio del tuo racconto è Petunia, che essendo anche voce narrante ci consente di entrare in stretto contatto con i suoi pensieri e le sue emozioni. Trovo che tu abbia sviluppato un’introspezione inedita e credibile di questo personaggio, motivo per cui preferisco soffermarmi prima sul motivo per cui il punteggio non è superiore a 8/10.
Ciò che leggendo mi è mancato, e che ha generato una sensazione di perplessità, è la voce di Petunia: nonostante abbia compreso e apprezzato l’idea alla base della caratterizzazione della protagonista, nel suo modo di esprimersi non sono riuscita a cogliere – se non tra le righe e in qualche caso – lo sprezzo, l’invidia e in generale le zone d’ombra di Petunia. Anche in un momento di debolezza in cui si parla a se stessi, trovo poco convincente che il tono e la voce del personaggio in questione non tradiscano modi d’essere che fanno parte di lui in maniera quasi viscerale. Anche i momenti in cui parla a Harry tradiscono più una dolcezza repressa che un istinto di rifiuto. È come se nell’intento di mostrare “l’altra faccia” del personaggio, abbia perso un po’ di vista gli elementi che lo caratterizzano in quanto tale.
Ad ogni modo, malgrado la perplessità espressa, il punteggio resta alto perché, come anticipato, ho compreso e apprezzato la tua prospettiva, che tenta di andare oltre e di mostrare i sentimenti di Petunia, il legame con una sorella perduta da anni, le sensazioni suscitate in lei dal dover crescere proprio suo figlio. Ho apprezzato molto il paragone che fa tra Harry e Dudley, è uno dei momenti – riprendendo il discorso precedente – in cui accenni alla sua ostilità, sia pure con parole che non sono di netto di rifiuto, ma di malinconica accettazione.
La conclusione, dove riesce finalmente ad ammettere la mancanza, sia pure trasportandola su Harry, è il vero climax del racconto e di conseguenza dell’introspezione, dove le parole cadono nel vuoto, i pensieri si ammutoliscono e non resta altro che una consapevolezza scomoda.
Nel complesso, dunque, trovo che sia stata brava e anche originale!

Totale: 37/45

Settima classificata Brandelli di futuro di inzaghina.EFP con 37.8/45

Grammatica: 8.8/10
Molto buona, solo qualche svista:
«“E-esatto” balbetta»: -0.20; manca la virgola dopo «“esatto”» (in coerenza all’uso che fai della punteggiatura nei dialoghi).
“il caleidoscopio d’emozioni con cui ha imparato a convivere, le fa sbirciare”: -0.50; la virgola separa il soggetto “il caleidoscopio d’emozioni” dal verbo “fa sbirciare”, quindi va omessa oppure ne va aggiunta una prima di “con cui” per creare l’inciso.
“sugellato”: -0.50; “suggellato” anziché “sugellato.”

Stile e lessico: 8/10
Ho trovato lo stile di questa storia molto strutturato: è evidente che tu abbia ragionato su come srotolare la trama e affrontare il problema oggettivo delle poche parole a disposizione per coprire un arco narrativo ampio. Trovo che abbia gestito tutto molto bene: il testo risulta coerente e coeso, articolato com’è in frazioni temporali via via sempre più brevi, quasi a simboleggiare che la fine è vicina e non c’è più molto da dire – un equilibrio che ho apprezzato molto e che trovo adatto a scandire i momenti del tuo racconto.
Ho trovato molto particolare, ma efficace come escamotage, il passaggio dal tempo presente al tempo passato in conclusione di racconto. La storia è tutta narrata al presente e in terza persona, una scelta che “attualizza” ogni passaggio e ben si sposa con il concetto di adesso che i personaggi vivono minuto dopo minuto – impegnati come sono ad allontanare il domani da loro –, eppure la conclusione accantona il presente e dà voce al passato, riuscendo letteralmente a “distaccarsi” da tutto ciò che l’ha preceduta, a collocarsi in un altro tempo, che pur essendo futuro è già passato, perché per adesso non c’è più spazio con la morte di Fred. Non so se tu avessi in mente proprio questo tipo di distacco quando hai scelto di osare cambiando tempo verbale, ma l’effetto è vincente e scaraventa il lettore lontano dagli echi speranzosi di tutto ciò che ha preceduto la conclusione.
Dal punto di vista sintattico, ho apprezzato le simmetrie tra periodi, organizzati con punteggiatura speculare (ad esempio, il ricorso al punto e virgola quasi in funzione di lineetta).
Un elemento che invece mi è parso un po’ eccedere è l’uso del corsivo associato al concetto di destino: come concetto è già molto presente, la storia insiste tanto su questo punto, al punto che i dialoghi dei personaggi ruotano esclusivamente attorno a esso, rimarcarlo così tanto anche con il corsivo rischia di essere un po’ troppo. Il corsivo serve a dare enfasi, quindi è preferibile non utilizzarlo su un concetto già enfatizzato dalla struttura stessa della storia.
Ti riporto poi una situazione isolata:
• “Beatamente ignara”: questa frase nominale è enfatizzata dal corsivo e dall’allineamento al centro e segna il punto di non ritorno: ritroveremo i personaggi in quel futuro-passato senza più speranza. A mio parere, nel contesto della tuo tessuto stilistico, quest’espressione più che aggiungere enfasi, spezza il ritmo scandito dalla frammentarietà dei momenti. Il momento che introduce ha già la sua frase enfatica (“Affronteremo insieme il nostro destino.”) e il suo punto di rottura sottolineato dal tempo passato, quindi non ha davvero bisogno di essere “annunciato”. Inoltre, l’unica altra frase centrata è quella conclusiva – tra l’altro molto bella! – che rispetto a questa ha una grande forza emotiva, e stranisce che le due siano “collocate” nello stesso spazio.

Arrivando al lessico, come sempre fai uso di un registro medio-alto, che si serve di immagini tese a suscitare atmosfere ed emozioni. È tutto ben gestito, il testo risulta coeso anche dal punto di vista lessicale e ogni termine è utilizzato nel modo giusto. Ho solo due piccoli aspetti da farti notare.
Uno è relativo a “le dita callose sono calde sulla pelle di Hermione, infiammandola”, dove trovo la parola in grassetto una ripetizione a livello contenutistico poco utile, le dita di Fred sono già “calde” sulla pelle di Hermione.
L’altro è legato a un dialogo in particolare, dove Fred dice “il destino a cui devo adempiere”, che calato nella cornice narrativa è sin troppo “aulico” e solenne come espressione – il registro linguistico dei dialoghi deve essere sempre coerente al personaggio che parla.

Concludendo, al di là di quei punti a mio parere meno efficaci messi in evidenza, lessico e stile sono molto buoni, trovo sia stata brava in questo parametro, quindi sintetizzando il discorso fatto in punteggio ho assegnato 8/10.

Titolo: 4/5
Brandelli di futuro è un titolo a mio parere evocativo, dal sapore un po’ disarmonico nel suo associare in maniera inedita “brandelli” e “futuro”. Trovo che possa essere in grado di calamitare l’attenzione dei lettori, spingere a chiedersi come sia possibile possedere brandelli di futuro e non di passato. Anche a livello di legame col contenuto del racconto è un titolo abbastanza riuscito, perché ne riprende uno dei temi portanti, che è quello di questo futuro agognato, di cui alla fine non restano che brandelli sparsi.
Il motivo per cui non ho assegnato il punteggio superiore a 4/5 è che al titolo, pur nei suoi pregi, manca il legame con il tema principale del racconto: il destino. La tua storia è interamente focalizzata sul concetto di destino – i “brandelli di futuro” ne sono una conseguenza –, un tema che riprendi dall’inizio alla fine e che spazia sia nelle parole che nei pensieri che nelle azioni dei personaggi, di conseguenza non posso non notare che un titolo cucito su misura per questa storia avrebbe dovuto sintetizzare anche questo aspetto, il più pressante, del racconto. Trattandosi comunque di un dettaglio, ho reputato giusto che non pesasse granché sul punteggio, che resta alto!

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino e lo hai sviluppato dalla prima all’ultima parola del testo, abbracciando un arco temporale anche abbastanza ampio considerando il limite di cinquecento parole.
La citazione scelta è indubbiamente il filo conduttore del racconto, il suo motore ispiratore, la ragione su cui sembra fondarsi il rapporto stesso tra i due protagonisti. È un continuo sfidare il destino, questa storia, un tentare di ingannarlo vivendo, vivendo a oltranza, anche se il destino in questione ha stabilito la morte. E i tuoi personaggi sono indubbiamente degli illusi, che pur nel tremare dentro si impongono di andare avanti, ignorare qualsiasi presagio, sfruttare tutto il tempo a disposizione e raccontarsi che la fine non è detto debba arrivare.
Ma poi la fine arriva, e con essa il prompt prende letteralmente vita e si sgretola tra le mani di Hermione, la sopravvissuta, costretta a fare i conti con la propria illusoria pretesa di poter ingannare il destino. Bravissima, 10/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10
Premetto che non è semplice valutare con oggettività questa coppia, ragione per cui la tua storia è tra quelle che ho riletto di più al fine di mettere da parte quanta più soggettività possibile, e credo alla fine di esserci riuscita.
Iniziando da Hermione, è caratterizzata molto bene, con il suo animo cerebrale, la sua razionalità e la sua forte personalità. La tua Hermione ha tutti i tratti della sua controparte cartacea: negli scontri verbali con Fred è una degna rivale, non china mai il capo, e sino alla fine – nonostante sia innamorata – sceglie di non lasciarsi vincere da presagi o istinto, ma di affidarsi alla ragione, la sua arma più potente. In ragione di tutto questo, è coerente il crollo che la vede protagonista nella conclusione, dove le sue certezze vanno in brandelli assieme alla vita di Fred e al futuro che non avranno mai. Ciò che le manca per essere caratterizzata a tutto tondo è il motivo che l’ha condotta tra le braccia di Fred: la storia non si preoccupa di rispondere a questa domanda, parte dal presupposto che tra i due ci sia attrazione – e se nel caso di Fred è più plausibile (perché è un istintivo, perché la saga non ci dà notizia di sue relazioni importanti), nel caso di Hermione può essere un nodo problematico, sia perché è una creatura razionale, sia per il fattore Ron.
Arrivando a Fred, devo dire che è il personaggio che mi ha convinta meno. Della sua controparte cartacea ha sicuramente l’innata ironia e la vitalità che lo induce a sfidare tutto e tutti pur di vivere, di esserci, di non lasciarsi condizionare da niente. Ed è spregiudicato in quella maniera tutta sua quando reclama le attenzioni di Hermione e le invade letteralmente la vita.
Il problema è che non sono questi i tratti più caratterizzanti del tuo Fred, a esserlo è la questione del destino: il Fred della tua storia sembra essere “perseguitato” dalla profezia della Cooman, cui ha dato così tanto credito da vivere in sua funzione. Fred è un personaggio fatto di istinto, scanzonato, che non si prende mai sul serio, uno di quelli che agisce mentre gli altri pensano, uno che dà peso a pochissime cose (per vederlo esternare una debolezza abbiamo dovuto aspettare di avere George quasi in fin di vita), e che tra queste pochissime cose possa esserci un presagio della Cooman – che, citando la McGranitt, prevede la morte di uno studente all’anno – non convince molto. Inoltre, le frasi con cui parla a Hermione di questo presagio sono un po’ troppo “solenni” per immaginarle dette da lui: “Il destino a cui devo adempiere mi toglie il sonno…” e “La Cooman mi lesse il palmo, stupendosi di quanto fosse breve la mia linea della vita, potrei non avere molto tempo…”. Nel primo caso, l’uso del verbo “adempiere” è un po’ troppo, ricorda un po’ i toni epici nell’insieme, e stona se detto seriamente da Fred; nel secondo caso abbiamo l’uso del passato remoto che fa risalire la predizione al passato – sembra che Fred conviva con questo fardello da anni. Sono espressioni che Fred avrebbe potuto dire solo con ironia e senza crederci sul serio.
L’idea di Fred “segnato” dalla morte è interessante, ma il Fred della Rowling con molte probabilità avrebbe riso in faccia al presagio e alla morte, mentre quello del tuo racconto ha bisogno che sia Hermione a spronarlo e a supportarlo – e malgrado lui dica di voler sfidare il destino, ogni sua parola grida il contrario, cioè che ci crede fin troppo per godersi la vita (se così non fosse, le sue battute più ricorrenti non ruoterebbero attorno al destino).
Fatto tutto questo discorso, ho comunque apprezzato il fatto che tu abbia sviluppato una coppia fanon complicata – perché coinvolge la protagonista femminile della saga, quella che conosciamo di più – in sole cinquecento parole, abbracciando un arco temporale ampio, veicolando un’idea precisa (la sfida al destino) e sviluppando caratterizzazioni in linea, salvo le sfumature dette, con le controparti cartacee. Motivo per cui ho optato per 7/10 in questo parametro.

Totale: 37.8/45


Sesta classificata La candeggina non basta di Greynax con 40.1/45

Grammatica: 9.1/10
Buona, solo qualche svista:
“usasse - ed ecco”: -0.20; hai utilizzato il trattino breve in luogo della lineetta (–), che è il segno di punteggiatura corretto per segnalare incisi.
“controllo - tranne”: -0.20; idem come sopra.
“mostricciatolo”: -0.50; la grafia corretta è “mostriciattolo”.

Stile e lessico: 6/10
In questo caso preferisco iniziare dal lessico, elemento su cui non ho nessun appunto da farti. Il registro è coerente al contenuto del racconto, nel suo essere quotidiano e fare uso di vocaboli che non aspirino alla ricercatezza; ho poi apprezzato la correttezza dei termini riferiti alle fasi della lavatrice – potrà sembrare un dettaglio irrisorio, ma collabora a calare il lettore nell’atmosfera descritta. Oserei dire che, forse, l’unico termine un po’ fuori luogo è proprio quello suggerito dal prompt, “marcio”: ho avuto la sensazione che se avessi dovuto scegliere tu il termine, in coerenza al tuo tessuto lessicale, avresti optato per “sporco” – ovviamente, in quanto semplice sensazione non ha inciso sul punteggio!

Arrivando allo stile, mi spiace dire che trovo sia l’elemento meno efficace del racconto. Cercherò di spiegarti al meglio il motivo di questa mia considerazione.
Hai scelto una narrazione al presente e in terza persona, che alterna momenti di discorso indiretto a momenti di discorso indiretto libero – sono quelli, questi ultimi, in cui siamo nella mente della protagonista. A mio parere i nodi problematici sono sostanzialmente due: la gestione dei tempi verbali e la gestione dei momenti.
Iniziando dai tempi verbali, premetto che ho riletto più volte la tua storia per decidere se riportare l’appunto in “Grammatica” o in questo parametro, alla fine ho optato per questo perché più che un errore grammaticale, la tua mi è parsa una svista stilistica causata dal continuo viavai tra discorso indiretto e indiretto libero. Ti riporto i singoli punti per semplificarci:
• “Fare le pulizie è nella sua natura, qualcosa d'irrinunciabile. Porta solo a un piccolo problema: usare le mani lascia la mente libera di pensare. Petunia odia pensare, la disgustano i posti in cui una mente libera e distratta può portarla... e, se c'è una salvezza, sta nella lavatrice. Schiuma e panni in un circolo tranquillo, monotono, sano. Entravano sporchi, uscivano puliti e il loro odore era buono. Riusciva a non pensare quasi a niente, quando indugiava con lo sguardo sull'oblò. Ma era ancora troppo presto”: nel periodo in grassetto i tempi verbali d’improvviso passano dal presente al passato, nonostante in questo tratto del testo sia il narratore esterno a parlare, la parola non è ceduta ai pensieri del personaggio – come accade ad esempio in Pulire i fornelli. Detergente in crema, acqua, un'altra passata ancora, dove è chiaro che siamo nei metodici e affannati pensieri di Petunia. In ragione di questo, non c’è alcun motivo stilistico che giustifichi uno slittamento temporale della narrazione: “i panni entrano sporchi […] ma è ancora troppo presto”.
È una situazione davvero al limite con la svista grammaticale.

• “Petunia non era mai stata molto golosa, e da quando era successa quella cosa... non aveva più molta fame. Ma questo era un pensiero cattivo, qualcosa che poteva essere scacciato solo dall'odore delle tende e dall'implacabile pulizia della lavatrice, doveva assolutamente arrivare alla lavatrice, prima di pensare troppo”: la situazione qui si ripresenta, identica alla precedente. Anche in questo caso, sfugge perché la narrazione slitti improvvisamente al passato – quando si narra al presente, il tempo presente vince anche (salvo sporadici casi) nel caso in cui si debba riferire a fatti già accaduti, per i quali si ricorre al passato prossimo.

Nei casi sporadici citati, cito dal tuo stesso testo “Ama la distanza che i guanti mettono tra sé e ciò che stava facendo” e “Almeno qualcuno, qui, aveva ancora un po' di appetito”, dove ho inteso i verbi al passato come la necessità di scandire quei singoli momenti e mettere una linea di demarcazione tra “ora” e “prima”. Tuttavia, trovo che nel caso della seconda frase il presente indicativo avrebbe comunque reso il senso dell’espressione.
Arrivando alla gestione dell’alternanza tra discorso indiretto e indiretto libero, a mio parere per essere ancora più efficace la suddivisione in momenti avrebbe potuto giovare una separazione anche grafica: escamotage come diverso allineamento del testo, corsivo, capoversi intervallati da interlinee (che pure utilizzi, ma per scandire le “fasi della pulizia”) avrebbero potuto marcare ancora di più i due piani su cui hai articolato la narrazione. Ad esempio:
• “Spazzare, pulire i pavimenti. Una passata ulteriore, con un altro straccio pulito e impregnato d'alcool: disinfetta e asciuga, tutto è di nuovo sotto controllo - tranne la lavatrice.
Fare le pulizie è nella sua natura, qualcosa d'irrinunciabile. Porta solo a un piccolo problema: usare le mani lascia la mente libera di pensare
”: in questo caso, passiamo da un capoverso all’altro dal discorso indiretto libero al discorso indiretto, prima “affanniamo” assieme a Petunia, l’attimo dopo “respiriamo” assieme al narratore che ci spiega il personaggio. L’escamotage stilistico di per sé è vincente, ma è penalizzato dalla mancata messa in evidenza dei vari momenti, che appaiono tutti incastrati e rischiano di perdere le loro sfumature confondendosi gli uni con gli altri.

Sintetizzando, quindi, nel complesso la tua struttura stilistica non mi è dispiaciuta, mi è parsa solo meno efficace di quanto avrebbe potuto essere in assenza delle situazioni descritte. A incidere maggiormente sul punteggio è stata la gestione dei tempi verbali, mi dispiace molto perché per il resto – come vedrai leggendo i prossimi parametri – la storia non ha lacune di sorta, ma valutando i pro e i contro ho reputato che 6/10 fosse la valutazione più corretta.

Titolo: 5/5
La candeggina non basta è un titolo particolarissimo nel contesto di Harry Potter: intitolare una storia con un elemento così babbano come la candeggina credo sia un elemento di grande originalità e, di conseguenza, in grado di stabilire una precisa traiettoria per il testo cui si riferisce. Trovo sia un titolo capace di “parlare” al lettore, dirgli che non troverà magia né atmosfere fantastiche tra le tue righe, che non siamo a Hogwarts, che a essere protagonista è l’altra faccia della medaglia, quel mondo babbano così assente nei volumi dedicati alla saga. In più, è possibile intuire sin dal titolo chi sia il protagonista del racconto: Petunia è, in fondo, nota per avere a cuore la pulizia in maniera quasi maniacale. A tutto questo aggiungo che è perfettamente in linea con il contenuto del racconto, ne è quasi la sintesi ultima: la candeggina non basta (a ripulire un animo marcio). Molto brava, 5/5!

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Odiava guardarsi dentro, c’era marcio ovunque, inserendolo quasi testualmente in conclusione di racconto. Quando ho ideato questa frase l’ho immaginata in contesti più introspettivi e cupi, la tua resa mi ha piacevolmente stupita: la tua è sì un’introspezione dai contorni cupi, ma è immersa in un’atmosfera di freddo distacco – la sensazione è che il personaggio faccia di tutto per alienarsi da se stessa. E questa sensazione di alienazione, che si traduce in una maniacale ricerca del pulito “esteriore” (quello che si vede, insomma), trovo sia uno dei risvolti insiti nel prompt, protagonista “sussurrato tra le righe”.
Hai letteralmente messo in scena questo personaggio che odia guardarsi dentro, che non può proprio farlo, perché c’è marcio ovunque, e allora si rifugia in gesti e azioni, annaspando tra profumo di pulito e lezzo di peccati.
Inoltre, la posizione privilegiata attribuita a alla quasi-citazione del prompt, vale a dire in conclusione, attribuisce ancora più significato al filo conduttore, che si rivela essere anche chiave di lettura per comprendere il reale significato della sequenza di pensieri e azioni che è la storia.
Non ho proprio nessun appunto da farti, 10/10!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Il solo personaggio del tuo racconto è Petunia, ritratta in un singolo episodio della sua vita. Ciò che ho trovato davvero lodevole della tua caratterizzazione è il fatto che sia riuscita a dire molto, tanto, di questo personaggio mostrandolo alle prese con le faccende domestiche. Non hai scelto un momento particolare né una trama articolata nel tempo, ti sei concentrata su un giorno qualsiasi descrivendo delle azioni qualsiasi – quotidiane, che in apparenza non hanno nulla da dire. La tua chiave di lettura, però, il tuo aver centrato uno dei tratti peculiari di Petunia, ha fatto sì che questa quotidianità divenisse eccezionalità nel tuo spazio narrativo, perché leggendo si scopre che in realtà le faccende domestiche sono un pretesto per dire altro, di più, andare oltre la superficie linda che la protagonista si ostina a pulire e sfoggiare.
Molto bello il dettaglio della lavatrice, che con la sua chiassosa centrifuga copre i rumori e con essi, si illude Petunia, anche i pensieri – e smacchia, smacchia tutto, smacchia anche se non basta mai.
Un insieme, questo, che riesce a cogliere gli aspetti spigolosi della caratterizzazione della tua protagonista: la scopriamo alle prese con un marcio che nasconde a tutti, con un passato che accantona tra una stoviglia pulita e una ancora sporca, con delle responsabilità che detesta (il mostriciattolo è indicativo in tal senso), con un senso di colpa dagli occhi verdi che non è abbastanza per amare e ripulirsi la coscienza.
La tua Petunia è in apparenza quella dei libri, tutta dedita alla casa, perseguitata dalle apparenze, impegnata a vezzeggiare il figlio (acuto riferirsi a lui con un vezzeggiativo!), a prendersi cura del marito e a fingere che Harry non esista. Allo stesso tempo, però, è anche la Petunia oltre il velo: intravediamo la donna che non riesce a salutare Harry neanche quando deve affrontare una guerra, quella che nasconde al marito la corrispondenza con Silente, la stessa che – ne sono certa – non può essere stata del tutto indifferente alla morte della sorella.
Che dire, se non che c’è marcio ovunque? Complimenti, un’introspezione riuscita e molto originale, 10/10.

Totale: 40.1/45
[Modificato da Rosmary 14/04/2020 18:27]

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Post: 2.618
Giudice*****
13/04/2020 18:31
 
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Quinta classificata Solo un cognome di Liberty_Fede con 41.5/45

Grammatica: 8/10
Molto buona, solo qualche svista:
“Godric’s Hallow”: -0.50; la grafia corretta è “Godric’s Hollow”.
“quel momento”: -0.50; “questo” anziché “quel”, perché si riferisce al momento che vede Ginny attraversare la navata, quindi il presente del racconto, ciò che oltre alle riflessioni sta accadendo.
“ha odiato”: -1; la narrazione principale è al presente e in questo caso il tempo corretto è il presente indicativo, perché indica qualcosa che “è” in quel momento esatto, non che “è stata”. Di conseguenza, “odia” anziché “ha odiato”.

Stile e lessico: 10/10
Lo stile di questa storia è tortuoso, una gabbia di pensieri che replica a meraviglia la gabbia cui la protagonista si consegna di sua spontanea volontà, gettando tra l’altro via le chiavi, decisa com’è a non liberarsi mai più. Le parentesi, escamotage stilistici che ho già incrociato nei tuoi testi, hanno il pregio di comprimere le parole, ingabbiarle a loro volta tra pareti solide, spesse, da cui uscire non è proprio possibile – e il fatto che accompagnino le riflessioni più intime, e in fin dei conti più sincere, rende ancora più impattante il loro ruolo all’interno del testo.
È interessante come tu abbia mescolato sensazioni del presente e del passato, giocando anche con i tempi verbali, forte della struttura fondata su una narrazione indiretta apparente, dato che il tuo è a pieno titolo un flusso di coscienza, ingarbugliato quanto i vicoli bui della mente – tra l’altro, credo sia stato proprio questo viavai a causare le due piccole sviste evidenziate nel parametro precedente.
È una storia che va letta a voce alta, perché è estremamente necessario darle il ritmo che impongono la punteggiatura e i capoversi: senza le pause, senza aggrovigliarsi con le parole a raffica, senza tutto questo non è possibile cogliere tutte le sfumature del testo ed entrare in empatia con la scelta discutibile della protagonista. Mi ha dato l’idea, nel complesso, di un racconto sottoposto a molto labor limae, proprio a causa della sua complessità interna e dei tre piani di significato su cui è articolato: ciò che accade, ciò che il personaggio dice a se stessa, ciò che il personaggio sente – un’introspezione su tre piani di profondità che si rispecchiano nella trama stilistica attraverso la suddivisione in capoversi semplici e in parentesi, e poi in frasi principali e incisi chiusi tra lineetta. Anche l’uso del corsivo è ottimo, oserei dire “parsimonioso” se rapportato alla complessità sintattica.

Arrivando al lessico, anche qui non ho nessun appunto da fare. Le immagini evocate dai tuoi vocaboli sono tutte estremamente adatte a rimarcare l’atmosfera angosciosa vissuta dalla protagonista, a riprodurne i pensieri in confusione, a descriverne il malessere. Anche gli aggettivi sono tutti caratterizzanti, come ad esempio in “ avanza imperterrita verso l’altare”, dove “imperterrita” ha un significato cruciale, dà modo al lettore di toccare con mano il contrasto tra ciò che il personaggio fa (avanza imperterrita, appunto) e ciò che dentro di sé vive (vuole fuggire). Non ho davvero nessun appunto da farti!

Come avrai intuito, il punteggio non può essere diverso da 10/10. È un testo complicato e ingarbugliato, ma coerente a se stesso e in grado di osare nel modo giusto. Bravissima.

Titolo: 3.5/5
Solo un cognome è un titolo che indubbiamente rispecchia l’epilogo e il significato del tuo racconto, tutta la sua amarezza. È solo un cognome, quello di Harry, la conclusione grida questo concetto, un cognome che non può nulla contro l’amore, che non può regalare la felicità.
Il motivo per cui, malgrado quanto detto, il punteggio non è superiore a 3.5/5 è che, di contro, non è un titolo in grado di rispecchiare la tortuosità del tuo testo né di evocare le emozioni e l’atmosfera che lo popolano. Trovo non renda giustizia alla storia e che per un potenziale lettore rischi di essere totalmente muto, generando poca curiosità e aspettativa – ed è un peccato, perché la complessità del tuo racconto meriterebbe di essere “annunciata” con un titolo capace di evocarla.

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino e non posso dire di avere appunti da farti. Hai narrato un solo momento, il momento in cui crollano tutte le illusioni, e l’hai fatto mettendo in mostra tutti gli inganni che la protagonista ha ritorto contro se stessa nel vano tentativo di ingannare il destino – la triste morale, che coglie il sotteso del prompt, è che ha illuso solo se stessa.
Apprezzo come tu abbia mescolato le carte in tavola e fatto un discorso su più livelli: da un lato c’è il “destino” che la vuole moglie di Harry, dall’altro c’è un altro destino che la vuole assieme a Neville. E nella naturale tortuosità di questa storia, il prompt non è legato né all’uno né all’altro, ma a un apparente terzo destino: sposare Harry per convincersi di amarlo e aver fatto la scelta giusta. Un’illusione che crolla e si sgretola tra le dita di Ginny, costretta ad accettare un quarto destino, che è quello che ha tentato a tutti i costi di non vedere: sposare Harry non le darà l’amore, ma solo l’infelicità. La tragedia, insita nel prompt e ben sviluppata da te, è nell’averlo capito troppo tardi.
Brava davvero, 10/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Tortuoso lo stile, tortuosi i personaggi, ma molto ben sviluppati.
Iniziando da Neville, nonostante la sua presenza-ombra (oserei dire), è un personaggio estremamente presente nel racconto e si sente tutto l’amore che nutre per Ginny e quanto abbia significato per lei. Un amore che, in coerenza alla caratterizzazione originale di questo personaggio, non riesce a essere egoista, ma anzi è così smisurato e disinteressato da accettare anche una scelta intossicante. Nella sua scelta di presenziare al matrimonio ho rintracciato un monito per entrambi, nonché una possibilità: mi è parso le gridasse di essere ancora in tempo, di poter ancora cambiare idea. L’hai tratteggiato davvero molto bene, innamorato e capace di accettare le scelte altrui – il suo dolore, poi, emerge davvero vivido.
Arrivando a Ginny, la tua complessa protagonista, immagino non sia stato semplice sviluppare la sua caratterizzazione, così come per me non è stato semplice valutarla. A un primo piano di lettura Ginny può apparire totalmente fuori dal canon: non ama Harry e lo sposa ugualmente, un atteggiamento così poco onesto che si fa fatica ad associare alla sua controparte cartacea. Tuttavia, come ho già avuto modo di evidenziare, questa storia non ha un solo piano di significato, ne ha molteplici, e per capire la protagonista bisogna penetrarli tutti: partire dal suo passato, dalle sue aspettative e della aspettative che gli altri hanno su di lei, dalla guerra vissuta, dall’amore per Harry nutritosi negli anni, dall’esistenza stessa di Harry. È solo partendo da tutto questo e mettendolo in relazione al contesto entro cui si è insinuato in lei l’amore per Neville (la guerra, la solitudine), che si riesce a comprendere la natura della tua Ginny: incastrata in una vita progettata sin dagli undici anni, in aspettative che si abbattono su di lei, nell’affetto smodato che nutre per Harry (che merita, si dice, la felicità dopo tutto quello che ha vissuto), nel terrore di aver confuso bisogno e amore quando accanto a lei c’era solo Neville. La tua Ginny è proprio ingabbiata in se stessa e in una vita che non capisce più. Sceglie l’unica strada che le sembra percorribile, e cinicamente potremmo dire che era forse la più semplice se paragonata a una messa in discussione di tutto, ma nel fare questo è terribilmente umana e mostra su di sé i marchi di una guerra che l’ha lasciata priva di energie per sopportare altri scontri, altre rivoluzioni e farsi carico del dolore altrui.
Una caratterizzazione molto matura, spietata e reale. 10/10.

Totale: 41.5/45


Quarta classificata E se ti cerco e non ti trovo più di FloxWeasley con 41.95/45


Grammatica: 9.95/10
Perfetta, solo una minuzia:
“–  una”: 0.05; è sfuggito uno spazio di troppo dopo la lineetta.

Stile e lessico: 9/10
La struttura stilistica di questa storia non saprei definirla altrimenti se non “circolare”. Leggendo, la sensazione è di trovarsi in un vortice in cui lo sguardo s’alterna continuamente dall’uno all’altro protagonista – senza tregua. È una struttura vincente nel contesto della tua trama, perché la sensazione di circolarità incastra in un infinito che dà perfettamente l’idea del cercarsi continuo e senza fine. E la conclusione, affilata nel suo monosillabo in corsivo, è la chiusura perfetta del cerchio: la storia termina perché i personaggi hanno smesso di cercarsi.
Sei riuscita a cucire lo stile sulla trama e le caratterizzazioni, e non posso che lodarti per questo. L’intuizione di alternare, assieme ai punti di vista, anche gli allineamenti – che balzano continuamente da sinistra a destra – è stata più che efficace per comunicare anche visivamente, e a impatto, la chiave di lettura del racconto.
Ho apprezzato molto le simmetrie su cui costruisci l’alternanza di focalizzazione, che vede replicare non solo il numero di righe, ma anche espressioni, concetti e sintassi. A proposito di quest’ultima un esempio lampante lo troviamo in queste due frasi complementari: “A volte, Sirius le battute le faceva solo per quella fossetta. | A volte, Alice lo contraddiceva solo per quello sguardo”, dove per replicare il ritmo scegli di omettere la punteggiatura nella frase marcata “Sirius le battute le faceva eccetera” (tra l’altro, lo preciso per correttezza, non ho considerato tale mancanza una svista grammaticale proprio perché l’ho letta come una scelta stilistica).
Anche l’utilizzo del corsivo è bene inserito: ne fai un uso parsimonioso, il che è una buona scelta anche in ragione della sintassi (spesso marcata), eccedendo il rischio sarebbe stato quello di scivolare nella troppa enfasi. Molto brava anche in questo, quindi.
L’unico tratto stilistico che ho trovato meno efficace e che, a mio parere, non riesce a dare la giusta enfasi al capoverso interessato è questo:
• “Si erano sempre trovati, in quella terra di mezzo abitata da tocchi fugaci e inseguimenti silenziosi, ginocchia che si sfioravano sotto al tavolo e dialoghi fatti di sguardi, che non era amore ma non era nemmeno niente, finché non si erano trovati più”: questo capoverso è l’unico momento che vede i due punti di vista congiungersi, qui non abbiamo Sirius e Alice, ma loro. È anche un punto di snodo fondamentale per la trama, perché annuncia al lettore che i personaggi non si trovano più e lo prepara al baratro conclusivo. Premesso questo, ho trovato poco efficace, proprio in ragione del discorso fatto sulle simmetrie e la circolarità, che fosse allineato a sinistra come tutte le altre espressioni riferite al solo Sirius. A mio parere, se avessi evidenziato visivamente la sua estraneità ai due punti di vista, la storia ne avrebbe giovato e il lettore avrebbe percepito il distacco, il risveglio, in maniera netta, cogliendone tutte le sfumature di significato. Avresti potuto isolarlo con degli asterischi o scegliere di centrarlo, per fare qualche esempio, o un qualsiasi altro escamotage. Così com’è, invece, sembra essere un capoverso estraneo alla narrazione, che rompe distrattamente l’equilibrio.

A parte questo appunto, comunque, ribadisco l’ottima gestione dello stile! Passo dunque al lessico, dove coerentemente troviamo un vocabolario quotidiano, d’uso, che bene si accompagna alla sintassi marcata che replica l’oralità e catapulta il lettore in questa atmosfera di ogni giorno, dove ci si esprime in maniera semplice, “si dice ciò che si dice” e si lascia ai pensieri modo di attorcigliarsi tra uno sguardo e una parola. Anche qui, quindi, hai fatto un ottimo lavoro. L’unico dettaglio che ho trovato inadatto alla tua trama stilistico-lessicale è l’uso della d eufonica:
• “come ad un carico prezioso”: la d eufonica, inserita laddove non c’è rischio di cacofonia, è oggi “bocciata” dall’editoria perché considerata residuo arcaico, o comunque propria di registri ricercati e/o specialistici. Il tessuto lessicale del tuo testo è però, come detto, ascrivibile a un registro diretto, quotidiano, di conseguenza l’uso di questo tratto stilistico risulta poco coerente al contesto.

Per il resto è tutto perfetto, ed è in ragione di questo che ho optato per 9/10 in questo parametro, dando da un lato merito alla tua bravura e dall’altro voce ai due piccoli appunti fatti.

Titolo: 5/5
E se ti cerco e non ti trovo più trovo sia un titolo a dir poco perfetto per questa storia. Riesce a racchiudere tutto: il non-legame che condividono i protagonisti, le sfumature drammatiche che esplodono nell’epilogo, persino il prompt cui si ispira. E al contempo riesce a essere accattivante, diverso, costruito com’è su un se che ha già il gusto della sentenza, anziché della probabilità – una costruzione ipotetica tradita dall’uso del modo indicativo, che appunto palesa l’ineluttabilità di un destino già segnato: non c’è alcun e se in questa storia, un fatto che il lettore percepisce sin dal titolo.
Non ho davvero nessun appunto da fare a riguardo, 10/10.

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Cercarsi era per loro due un moto naturale, istintivo, vitale quanto il respiro, una delle citazioni forse più complesse da mettere in scena, perché tradisce una sorta di impellenza, di necessità, non facile da ricreare in un testo di sole cinquecento parole. Tuttavia, come puoi intuire dal punteggio massimo, trovo che tu sia stata in grado di dare vita alle mie parole, strutturando una storia dove i due protagonisti non fanno altro che cercarsi, cercarsi per vivere, e lo fanno in un modo del tutto naturale e istintivo, a tratti persino inconsapevole – un meccanismo in cui mi è parso davvero di vederli respirare e cercarsi nello stesso istante, come se entrambe le azioni fossero necessarie alla sopravvivenza. A rafforzare la resa del prompt è stata anche la struttura stilistica scelta, che incastrando i due protagonisti in questo gioco circolare di punti di vista restituisce l’immagine di un continuo cercarsi, appunto!, che passa dall’uno all’altra continuamente. Anche la conclusione, in cui sparisce d’improvviso tutto questo essersi cercati, è in realtà un risvolto interessante per il prompt: perché lo vede crollare, attorcigliato su se stesso, strizzato dal proprio gioco inconcludente.
Sei stata davvero bravissima, 10/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 8/10
In questo caso, preferisco iniziare con il motivo per cui il punteggio non è superiore a 8/10, citando dunque l’unica piccola “sbavatura” di due caratterizzazioni che mi sono parse ben costruite e coerenti alla trama messa in scena.
Ciò che manca a questa coppia, e a questi personaggi nella loro singolarità, è il tassello che renda ancora più definito e completo l’epilogo della loro non-relazione. Il racconto è tutto incentrato sul cercarsi istintivo e bisognoso di Sirius e Alice, attratti come sono l’uno dall’altra, eppure si conclude con lei che sceglie di sposare un altro uomo. Ho apprezzato che tu sia rimasta fedele al canon, “incastrandolo” nella tua storia, ma l’epilogo mi ha lasciato una sensazione di incompiutezza, mi manca un passaggio per capire perché Alice, consapevolmente attratta da Sirius, sposi Frank – il “non trovarlo più” di Alice subentra quando Sirius l’ha già cercata e trovata con Frank, quindi non è possibile addossare a questa assenza il motivo dell’avvicinamento all’altro. Se il testo, pur nella sua brevità, fosse riuscito anche solo a suggerire questo perché, le caratterizzazioni dei personaggi sarebbero state prive di qualsiasi ombra e “finite” nello spazio del tuo racconto.
Arrivando ora ai pregi, non riesco a fare un discorso per Sirius e uno per Alice, perché li hai intrecciati così tanto in questo racconto circolare che sono l’uno parte integrante della caratterizzazione dell’altra. Ho trovato entrambi convincenti, mossi dall’attrazione e dalla giovane età che li spinge a viversi nonostante una guerra, senza fermarsi mai troppo a riflettere su dove li stia conducendo questo rapporto.
Il Sirius che intravediamo tra le tue righe, quello suggerito dallo sguardo di Alice, è decisamente IC, con i suoi sorrisi obliqui, la sua malizia, il suo essere un rovo che attanaglia, il suo “Congratulazioni” che evidenzia quando sappia essere spietato se ferito.
Allo stesso tempo, anche di Alice è restituita un’immagine credibile: è chiaramente la parte meno irruenta della coppia, ma è altrettanto evidente quanto l’affascini l’irruenza e quanto sia disposta a peccare per lui. Ho apprezzato anche i piccoli dettagli relativi al suo aspetto fisico, quei difetti che tra loro si tramutano in giochi di malizia.
Concludendo, al di là dell’appunto fatto in apertura ho trovato i tuoi personaggi ben caratterizzati e in linea con la trama del tuo racconto, motivo per cui il punteggio resta alto.

Totale: 41.95/45
[Modificato da Rosmary 14/04/2020 18:43]

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Post: 2.618
Giudice*****
13/04/2020 18:33
 
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Terza classificata Andando a fondo di A m e t h y s t con 44/45

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 10/10
Lo stile di questa storia è curato, sofisticato e incisivo. Ha una struttura solida e così coerente a se stessa da riuscire a coprire un ampio arco temporale e tutta l’evoluzione dei protagonisti con estrema disinvoltura.
Particolarmente d’impatto, nonché efficaci a creare coesione interna e a veicolare il messaggio del racconto, sono le espressioni centrate: quattro battute di dialogo totali, distribuite tra il primo e l’ultimo blocco del testo, assolutamente speculari tra loro, che palesano il mutamento avvenuto nella trama – il tempo che è trascorso, i passi in avanti fatti. La scelta di allinearle al centro è stata vincente, perché dà loro un ruolo di rilievo e avverte il lettore di dedicare particolare attenzione a quei passaggi.
Anche la scansione temporale è ben segnalata, con gli asterischi che fungono da elementi divisori per avvertire il “cambio di scena” e portare avanti la narrazione. I dialoghi, poi, inseriti benissimo nel tessuto del discorso indiretto, sono pochi ma estremamente incisivi: dicono ciò che è importante dire, ciò che risulta essere caratterizzante per i personaggi e per la trama. Non hai sprecato neanche una parola e questo, soprattutto quando si ha un limite di caratteri, è un grande risultato.
Soffermandomi sulla sintassi, come sempre riesci a sfruttare la punteggiatura a tuo piacere, utilizzandola per spezzare periodi, scandire ritmi, fare specifiche. In particolare, l’uso del corsivo e della lineetta – al pari dei dialoghi – è valore aggiunto, perché pone enfasi nei momenti giusti, decorando il testo di sfumature e significati da rubare tra le righe.
Non ho davvero nessun appunto da fare, trovo che ogni più piccola scelta sia stata ragionata e voluta al fine di ricreare ritmo e atmosfera più congeniali alla tua trama.

Arrivando al lessico, anche qui non ho alcun appunto da fare. Fai uso di un registro ricercato, elegante, che ben s’adatta alla storia che racconti e a un personaggio come Andromeda Black – dopotutto, il narratore esterno è lei che segue, gli occhi sono sulla protagonista femminile. Le elisioni, che abbondano nel testo, sono perfette nel tuo tessuto stilistico-lessicale e sono in grado di arricchirlo. Quanto, più nel dettaglio, alla scelta dei vocaboli, hai fatto uso di accostamenti espressivi e per tale ragione molto evocativi: un esempio su tutti è la frase di apertura, “Andromeda Black è una capinera tra le vipere”, dove la scelta degli animali è tutt’altro che casuale e sembra presagire da un lato la letalità della famiglia per Andromeda, dall’altro la sua natura che la condurrà a spiccare il volo e allontanarsi quanto più possibile dalle origini.

Concludendo, non posso fare altro che assegnarti 10/10. Brava come sempre!

Titolo: 4/5
Andando a fondo è un titolo su cui ho ragionato molto. Ho letto le tue note, ma avrei compreso il suo significato comunque, perché è il testo stesso a fornire la chiave di lettura – e questo è un pregio non indifferente. Soffermandomi su questa chiave di lettura, e quindi sul rapporto titolo-contenuto, il titolo riesce sicuramente a farsi portavoce del mondo spaccato a metà della protagonista: un andare a fondo che sembra cucito su misura per lei e Ted, folli nel dichiarare guerra alla famiglia di Andromeda, ma che con un occhio al futuro si rivela essere il destino dei Black trincerati in quelle origini.
Il motivo per cui non ho assegnato un punteggio superiore a 4/5 è la poca incisività del titolo a primo impatto, nelle vesti di “biglietto da visita” della storia. Nonostante ne riconosca gli indubbi pregi, non credo sia “all’altezza” della veste stilistico-lessicale del tuo racconto e delle immagini che ritroviamo al suo interno – e, di conseguenza, credo non sia in grado di essere molto attrattivo. Ad ogni modo, trattandosi di un dettaglio, ho reputato corretto che non incidesse in maniera importante sul punteggio di questo parametro.

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Le origini, se non sono la casa in cui tornare, sono il mostro da cui fuggire e l’hai associato a una storia d’amore che ha visto sul serio le origini tramutarsi nel mostro da cui fuggire: prima ostacolando i due innamorati, in seguito separandoli per sempre – i “rami da potare” di cui si occuperà Bellatrix sono gli affetti di Andromeda, dopotutto.
Trovo che tu abbia dato voce al prompt in maniera perfetta: lo hai messo in scena, mostrando cosa significa veder tramutare le proprie origini da una casa in cui far ritorno a un mostro – un nemico – da cui fuggire a tutti i costi. La tua protagonista è invasa da sentimenti contrastanti sin dalle prime righe, queste origini sono per lei già fonte di tormento, ma man mano che il tempo passa e la storia si evolve assumono le loro reali fattezze – e la vediamo fuggire, infine, rifilare un secco no e andare via per sempre.
Molto brava anche in questo caso, 10/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Prima di focalizzarmi sui protagonisti del racconto, faccio un piccolo accenno alla famiglia Black, che riesce a essere una presenza terribilmente vivida e invasiva. Trovo che tu sia stata in grado di riprodurre alla perfezione quell’alone cupo che strizza i Black, citandone i valori e i propositi, mostrandoli intenti a programmare vite e a brindare a una guerra che promette epurazione. In pochissime parole, e citandoli solo attraverso gli occhi di Andromeda, hai caratterizzato i coniugi Black, Bellatrix e Narcissa, i Lestrange e, attraverso loro, tutti coloro che in quel periodo hanno visto in Voldemort un leader da seguire.
Arrivo finalmente ai protagonisti e inizio da Ted, così meravigliosamente Tassorosso nell’addossarsi una colpa non sua per proteggere Andromeda o nel vacillare dinanzi al timore che lei potesse non ricordarsi di lui. E così positivo e forte nel darle un motivo per distaccarsi da quelle origini costrittive senza paura alcuna. Non conosciamo molto della sua controparte cartacea, sicuramente non lo conosciamo da ragazzo, ma trovo che la tua versione sia credibile e coerente non solo al se stesso adulto, ma anche a quell’immagine di ragazzo che – forse senza capire tutto e fino in fondo, come riflette Andromeda – riesce ad abbattere muri e difese, più forte di qualsiasi pregiudizio.
Andromeda, in ultimo. La sua introspezione non ha neanche la più piccola sbavatura. La incontriamo titubante e ancora “succube” a inizio storia e la ritroviamo decisa e “libera” alla fine. Viviamo assieme a lei il disagio di appartenere a una famiglia che non riconosce come sua, nei cui valori non riesce a rispecchiarsi. E viviamo la paura di ribellarsi apertamente, perché ribellarsi non è semplice e occorre tempo per racimolare abbastanza coraggio per farlo. La vediamo avvicinarsi a Ted con un pizzico di perplessità, sino poi ad amarlo così tanto da essere finalmente pronta a mettere in discussione tutto, troncare legami intossicanti, dire no non solo a un matrimonio, ma a una vita segnata da ordini e sangue, da ideali che non sono altro che follie razziste.
Ancora una volta, posso farti solo i complimenti. 10/10!

Totale: 44/45


Seconda classificata Orfano di padre vivo di blackjessamine con 44.8/45

Grammatica: 9.8/10
Perfetta, solo una piccola svista:
“ma non si accorge nemmeno il proprio figlio che annega”: -0.20; “del proprio” anziché “il proprio”.

Stile e lessico: 10/10
Non so se le tue remore fossero relative alla forma o al contenuto della storia, fatto è che a mio parere sono del tutto infondate.
Nel caso specifico di questo racconto, preferisco fare un unico discorso per stile e lessico, perché sono entrambi coinvolti in questo tortuoso flusso di coscienza cui hai dato vita. Tortuoso, non credo esista definizione migliore, dato che ben nascosta da un’apparente linearità è in agguato una mente – quella del protagonista – che via via diviene sempre più sconnessa, più tronca, e ho apprezzato molto che questa caduta nel baratro andasse di pari passo con una sintassi sempre più frammentata, con l’eco della madre che si spegne, sino a precipitare in una conclusione che sembra essere fine del racconto in sé e della vita del tuo complesso protagonista.
Narrare in prima persona è sempre una lama a doppio taglio (nel tuo caso, che fai spesso uso della terza, lo è anche di più a causa della poca abitudine a usarla), ma trovo che nel caso specifico non solo sia stata gestita benissimo, ma fosse anche l’unica scelta possibile per regalare al testo questo alone di smarrimento, confusione e frustrazione: queste riflessioni che faticano ad arrivare a un punto, questo dialogo con la madre e con se stesso, queste ripetizioni a oltranza, questa sintassi che man mano si spezza. Anche il tempo presente, con alcuni tocchi di passato, è la scelta più coerente a un flusso di coscienza: siamo nella mente e nelle emozioni di Barty, intervallate solo dalla voce della madre che, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere stata “creata” da Barty stesso nel disperato tentativo di avere un interlocutore – qualcuno da cui tornare.
Andando più nel dettaglio della struttura stilistica, trovo che abbia saputo suddividere abilmente la narrazione in momenti: il ritmo del racconto non tradisce mai la frammentarietà alla base di questi pensieri incasellati l’uno sull’altro.
Ancora sulle parole della madre, l’escamotage di isolarle in un capoverso e marcarle con il corsivo ha fatto sì che si percepisse senza dubbio alcuno l’estraneità di quelle espressioni rispetto al protagonista: non c’è modo di fraintendere, è chiaro che siano da attribuire a un’altra voce (e, ribadisco, se sia una voce reale o frutto della mente di Barty, ai fini dell’impatto e del significato ha davvero poca importanza – anzi trovo che ogni lettore possa interpretare secondo la propria sensibilità quei momenti). Ultimo ma non ultimo su questo punto, collaborano a scandire i tempi del racconto, avvertendo con la loro sparizione di essere giunti al punto di non ritorno: il personaggio è andato in pezzi e le parole si accorciano.
In questa cornice stilistica, il ricorso a un registro linguistico adatto al parlato – sia pure mai banale né colloquiale – e alle ripetizioni è appropriato e collabora alla coerenza formale del testo, rafforzando ancora di più l’impressione di essere nella mente di questo spietato Mangiamorte.
Non ho trovato neanche una virgola che non andasse, bravissima davvero. 10/10!

Titolo: 5/5
Orfano di padre vivo è forse tra i titoli più impattanti che abbia avuto l’occasione di leggere frequentando il sito. È una sentenza nuda e cruda – e detta così sa davvero di amara ironia, considerando la professione di Crouch senior –, che non ammette repliche e indirizza il racconto su tinte cupe e soprattutto conflittuali (ciò grazie al ricorso al forte ossimoro). Al di là di questo, è poi un titolo in grado di sintetizzare la condizione del tuo protagonista, lo stato d’animo che anima il suo flusso di coscienza tutto orientato a scaraventare colpe e rancori su quel padre che lo ha dichiarato “orfano”. In più, è anche un’espressione, inserita com’è nel contesto potteriano, che credo possa rimandare immediatamente a Barty, personaggio caratterizzato soprattutto dal rapporto conflittuale con il padre.
Anche qui, non ho nessun appunto da farti, è un titolo davvero fantastico. 5/5.

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Le origini, se non sono la casa in cui tornare, sono il mostro da cui fuggire. Non potevi saperlo, ma quando ho scritto questo prompt l’ho associato a Sirius e a Barty, immaginerai quindi quanto sia stata contenta di vederlo sviluppato su uno dei due. E direi che lo hai sviluppato benissimo. Il prompt è chiaramente il filo conduttore dell’intero racconto, che narra di ombre, di non detti, di indifferenza: narra di origini che dovrebbero essere la casa in cui tornare (“Torna a casa, Barty”), ma che più passa il tempo e più si tramutano nel mostro da cui fuggire – un mostro che, tra l’altro, tra le tue pagine è reale e tangibile: Barty senior, che con la scelta di ingabbiare il figlio in casa si tramuta di fatto nel mostro da cui il protagonista deve fuggire, in quelle origini da lasciarsi alle spalle.
Ma “mostro” è anche Barty junior, che addossa la colpa delle proprie scelte ai natali avuti e a quel padre che non lo ha mai compreso. In tal modo, hai portato il prompt a un secondo piano di significato: le origini sono il mostro da cui fuggire perché generano il mostro – in sostanza, siamo di fronte a un personaggio che deve fuggire se stesso e che, lo sappiamo, non lo farà e proprio per questo condannerà la sua anima al nulla eterno.
Concludendo, il racconto è ispirato al prompt e quest’ultimo è stato sviluppato su più livelli di significato, portando di fatto il lettore a immergersi in esso. 10/10!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Malgrado la tua storia abbia una focalizzazione interna centrata sul solo personaggio protagonista, sei riuscita abilmente a tratteggiare anche due caratterizzazioni-pilastro, che a loro volta hanno contribuito a rendere completa l’introspezione di Barty.
Iniziando dal padre, da Barty senior, il racconto ne restituisce un’immagine spietata, che non solo è in grado di replicare l’alone di freddo distacco proprio del personaggio, ma è in grado anche di mostrare al lettore “il padre” percepito dal figlio. Ed ecco allora questa maschera di indifferenza che dapprima spadroneggia, poi incombe, infine “genera” un mostro che lo annienterà. I pensieri del tuo protagonista, frammentati ma feroci, mostrano il divario tra genitore e figlio, la loro lontananza e tutta l’incapacità di capire del secondo. Splendida, a riguardo, l’immagine che ritrae Barty junior sofferente per la caduta di Voldemort nella totale ignoranza del padre.
Arrivando alla madre, in quel ritornello ossessivo che martella Barty c’è tutto l’amore che la condurrà al sacrificio finale, quello che restituirà la libertà al figlio e incatenerà i suoi polsi. È una figura che, malgrado abbia voce, resta sullo sfondo, come un’ombra che pur essendoci non riesce a oltrepassare la soglia e divenire corporea – e che in tal modo non riesce, neanche col suo amore ostinato (ma al pari incapace di capire sino in fondo), a salvare il figlio dalla perdizione.
Arrivando finalmente al protagonista, ho trovato Barty perfetto. Non è un personaggio semplice, soprattutto perché noi ne conosciamo la versione già “corrotta” dalla causa di Voldemort, già troppo al di là per immaginare che abbia avuto una coscienza, un tempo. Eppure, nelle tue/sue (!) parole che ripercorrono questa discesa agli Inferi è possibile ritrovare tutti gli elementi che lo caratterizzano in quanto personaggio: un ambiente familiare che lo fa perennemente sentire non all’altezza, un padre pretenzioso e distante, un’alternativa caratterizzata da una malia venefica (Voldemort). È un’introspezione così attenta che rende difficile non entrare in empatia col protagonista, non capire cosa lo muova, e soprattutto non cogliere il buio instillato in lui da una sofferenza latente, che si è nutrita nel corso degli anni sino a diventare rabbia, a sua volta evoluta tragicamente in crudeltà.
Bravissima, 10/10.

Totale: 44.8/45


Prima classificata Il sussurro delle ossa di Mary Black con 45/45

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 10/10
Leggere una tua storia è sempre come perdersi tra rovi affilati, che graffiano e lasciano storditi. Il tuo stile è sopraffatto dalle immagini che evoca, annega in se stesso ed è fantastico, perché in qualche modo riesce a farsi esso stesso elemento caratterizzante, a riflettere e specchiarsi nei protagonisti del tuo racconto.
Il testo si apre con un paragrafo che dice tutto a livello stilistico: «“Un sogno per un sogno”, cantilena lei – tutta spifferi e sorrisi affilati, quella luce selvaggia negli occhi che gli ghiaccia la schiena. // Tom freme appena», dove ricorrono i dialoghi taglienti, le ricercate scelte lessicali (“cantilena”), quegli incisi introdotti da lineetta enfatizzati dal corsivo che aprono scorci sui personaggi e parlano con metafore, quelle frasi brevissime che danno notizia dello stato d’animo del protagonista con parole mirate (“freme appena”). Un insieme così sofisticato e coeso da dare al racconto delle tinte da poesia noir. È una prosa che parla in versi, la tua.
Più nel dettaglio della struttura stilistica propriamente intesa, in questa occasione hai abbondato con gli elementi divisori: ogni passo, ogni verso, è scandito da un asterisco, come se il testo non fosse altro che un insieme di fotogrammi, di strofe, che il lettore è chiamato a osservare per comporre man mano questo puzzle dalle tinte cupe e il sottofondo malinconico, che sa di una passione morbosa destinata a finire male, ma soprattutto a finire e basta.
I dialoghi allineati a destra e in corsivo sono il cuore pulsante del rapporto tra i due personaggi protagonisti, e il fatto che stilisticamente siano messi in evidenza dai due fattori citati non può che dare loro forza e importanza, rendendoli estremamente caratterizzanti.
Un altro tratto stilistico che abbonda nel testo è il corsivo, eppure la sensazione data non è quella di eccesso, ma di equilibrio: ogni parola e frase enfatizzata ha ragione di esserlo, e il lettore non può fare altro che lasciarsi trasportare dal ritmo scandito dalla mano dell’autrice.
In un racconto così intricato e ricercato dal punto di vista stilistico, la scelta di una focalizzazione esterna è stata la migliore: c’è un occhio che guarda “dall’alto” i due peccatori che agiscono nella tua storia, e narra di loro con un distacco in grado di cogliere ogni tremito dei personaggi, scavando dentro di loro. Il presente, poi, rafforza l’immagine del racconto come insieme di fotogrammi: un passo, uno scatto, tutto in diretta. Non ho davvero nessun appunto da fare!

Arrivando al lessico, l’ho già sfiorato in precedenza quando ho preso ad esempio l’estratto del tuo testo. Il tuo vocabolario è ricercato, poetico, capace di creare astrazioni e narrare un contenuto particolare attraverso allusioni e metafore senza comprometterne la comprensione. Come ho già avuto modo di dirti in passato, non credo che la tua scrittura sia per tutti “i palati”, perché il suo essere al confine tra la prosa e la poesia la rende potenzialmente ermetica, di certo non immediata.

Posso solo farti i complimenti: questa storia, a mio parere, non ha alcuna pecca stilistico-lessicale. 10/10.

Titolo: 5/5
Il sussurro delle ossa è il titolo perfetto per una poesia noir, riprendendo il discorso fatto nel parametro precedente. È evocativo, originale, in grado di catalizzare l’attenzione. È un titolo che rispecchia stile, contenuto e atmosfera del tuo racconto, riuscendo a esserne l’anticipazione e la sintesi perfetta. L’immagine spietata e sinistra di ossa che sussurrano è metafora di ciò che accade a Tom, tentato da chi non appartiene più al mondo dei vivi, chiamato a pagare un dazio per stringere tra le mani l’ennesimo prezioso trofeo. 5/5.

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Sorrideva di rado, ma in quei rari momenti potevi scorgere una luce sinistra nel suo sguardo, uno dei più complessi da tradurre in racconto, eppure ci sei riuscita. Il prompt non è presente testualmente nel testo, ma fa da sfondo all’intera vicenda, cucito addosso al personaggio di Helena, che in effetti sorride di rado, ma quando accade c’è una luce sinistra nel suo sguardo, così sinistra da far tremare anche un personaggio come Tom Riddle. E questi sorrisi sinistri, che scintillano di una luce buia, sono presagio e sottofondo dei gesti che Tom compie, del suo desiderio di immortalità e potere che lo rende succube del “prezzo” di Helena prima e del suo fascino dopo, quando rinata si illudono per pochi attimi di appartenere allo stesso tempo. Sei stata bravissima, 10/10.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Gli unici personaggi del tuo racconto sono Helena e Tom, due tra i più complessi da gestire, soprattutto se in coppia: una dannata e un demone – un legame senza futuro.
Iniziando da Helena, ho apprezzato come tu abbia estrapolato la vanità dalla sua caratterizzazione e l’abbia sfruttata per renderla sinistra e pronta a chiedere un dazio in cambio del cimelio che le ha rubato la vita. La Helena Corvonero del tuo racconto è quella ragazza così sporca di vanità e ambizione da tradire la propria madre, derubarla e fuggire via. È come se Tom Riddle, con la sua sola presenza, avesse risvegliato il lato più cupo e pericoloso di lei, inducendola a bramare di nuovo, e questa volta brama ragionevolmente la vita. Ancora una volta, riesci a cogliere tutta la drammatica decadenza di questo personaggio, che per riassaporare la vita accetta la sofferenza che le toccherà subire quando la vita stessa le verrà strappata via – perché non è che un’illusione, un momento rubato all’eternità, eppur capace di farle provare un’ultima volta la sensazione di essere viva.
Passando a Tom, hai decisamente osato affidando a Helena il ruolo della giocatrice e a lui quello della (apparente) pedina, ma Tom Riddle è un personaggio che conosci e riesci sempre a destreggiarti abilmente con la sua caratterizzazione, anche quando ti addentri in trame più complesse. Il tuo Tom è, infatti, coerente alla sua controparte cartacea: è ambizioso, spietato, pronto a tutto – anche a pagare un prezzo amorale – pur di ottenere ciò che vuole. E trema dinanzi a un’anima che avverte affine, trema sino a odiarla con tutto se stesso quando, riportata in vita, si rende conto di esserne attratto, ammaliato, e in quell’odio mi è parso di scorgere il brivido terrorizzato di chi ha pensato – sia pure per un istante – che avrebbe potuto addirittura amarla se fossero appartenuti allo stesso tempo.
Non è una coppia canonicamente intesa, non può esserlo visto i personaggi, ma sei riuscita a costruire un legame legato da un filo rosso fatto di vanità e ambizione, di passione per i tesori introvabili che appartengono ad altri. Helena e Tom si ritrovano al di là del tempo, e sono prevedibilmente destinati al niente. Anche in questo parametro, 10/10.

Totale: 45/45
[Modificato da Rosmary 14/04/2020 19:00]

OFFLINE
Post: 2.618
Giudice*****
13/04/2020 18:37
 
Quota

OSCAR

Vincitrice dell’Oscar alla miglior flashfic
Il sussurro delle ossa di Mary Black con 4 nomination*

Vincitrice dell’Oscar al miglior protagonista singolo
Orfano di padre vivo di blackjessamine con 5 nomination

Vincitrice dell’Oscar alla miglior coppia
Andando a fondo di A m e t h y s t con 5 nomination

Vincitrice dell’Oscar alla migliore veste stilistica
Andando a fondo di A m e t h y s t con 3 nomination**

Vincitrice dell’Oscar alla migliore ispirazione
E se ti cerco e non ti trovo più di FloxWeasley con 4 nomination

Vincitrice dell’Oscar alla miglior presentazione
Orfano di padre vivo di blackjessamine con 7 nomination

Vincitrice dell’Oscar ad honorem – menzione speciale Rosmary
Andando a fondo di A m e t h y s t



*anche Andando a fondo di A m e t h y s t ha ricevuto 4 nomination come miglior flashfic, da parte di Mary Black, blackjessamine, FloxWeasley e mystery_koopa.
Il punteggio totale di Andando a fondo è 44/45, mentre quello totalizzato da Il sussurro delle ossa è 45/45, di conseguenza l’Oscar è stato assegnato a quest’ultima.

**anche E se ti cerco e non ti trovo più di FloxWeasley ha ricevuto 3 nomination come miglior veste stilistica, da parte di GiuniaPalma, FilosofaPagana e Angels4ever.
Nel parametro “Stile e lessico”, E se ti cerco e non ti trovo più e Andando a fondo hanno totalizzato rispettivamente 9/10 e 10/10, di conseguenza l’Oscar è stato assegnato a quest’ultima.


Le storie vincitrici hanno vinto grazie alle nomination dei seguenti partecipanti:


Oscar alla miglior flashfic a Il sussurro delle ossa: FilosofaPagana, Ester.EFP, Claire roxy e inzaghina.EFP
Oscar al miglior protagonista singolo a Orfano di padre vivo: GiuniaPalma, Angels4ever, A m e t h y s t, FloxWeasley e inzaghina.EFP
Oscar alla miglior coppia a Andando a fondo: JennyEFP, blackjessamine, FloxWeasley, Claire roxy e inzaghina.EFP
Oscar alla migliore veste stilistica a Andando a fondo: Mary Black, blackjessamine e mystery_koopa
Oscar alla migliore ispirazione a E se ti cerco e non ti trovo più: GiuniaPalma, Mary Black, Ester.EFP e Claire roxy
Oscar alla miglior presentazione a Orfano di padre vivo: JennyEFP, FilosofaPagana, Angels4ever, Mary Black, FloxWeasley, Ester.EFP e Greynax


Di seguito rendo note le nomination di ogni partecipante (complete di spiegazioni laddove arrivate)


JennyEFP
Oscar alla miglior flashfic: Nessun trucco
Oscar al miglior protagonista singolo: Nessun trucco
Oscar alla miglior coppia: Andando a fondo
Oscar alla migliore veste stilistica: Culla, stanotte, la mia malinconia
Oscar alla migliore ispirazione: La candeggina non basta
Oscar alla migliore presentazione: Orfano di padre vivo

GiuniaPalma
Oscar alla miglior flashfic: Solo un cognome
Oscar al miglior protagonista singolo: Orfano di padre vivo
Oscar alla miglior coppia: Solo un cognome
Oscar alla migliore veste stilistica: E se ti cerco e non ti trovo più
Oscar alla migliore ispirazione: E se ti cerco e non ti trovo più
Oscar alla migliore presentazione: La candeggina non basta

Filosofa Pagana

Oscar alla miglior flashfic: Il sussurro delle ossa
Perché: ho amato l'ambientazione e la natura sbilanciata del rapporto fra Helena e Tom, non mi ero mai immaginata che potesse essere lei la parte forte.
Inoltre è scritta in modo stupendo.

Oscar al miglior protagonista singolo: La candeggina non basta
Perché: l'interpretazione data alle fissazioni di Petunia è così convincente da essere quasi dolorosa.

Oscar alla miglior coppia: Solo un cognome
Perché: il punto di vista è davvero interessante ed è scritta benissimo.

Oscar alla migliore veste stilistica: E se ti cerco e non ti trovo più
Perché: ho adorato questa sorta di dialogo silenzioso fra i due personaggi e il loro cercarsi fra gesti e parole.

Oscar alla migliore ispirazione: Nessun trucco
Oscar alla miglior presentazione: Orfano di padre vivo

Angels4ever
Oscar alla miglior flashfic: Nessun Trucco
Oscar al miglior protagonista singolo: Orfano di padre vivo
Oscar alla miglior coppia: E se ti cerco e non ti trovo più
Oscar alla migliore veste stilistica: E se ti cerco e non ti trovo più
Oscar alla migliore ispirazione: Orfano di padre vivo
Oscar alla miglior presentazione: Orfano di padre vivo

Mary Black
Oscar alla miglior flashfic: Andando a fondo
Questa è stata la storia che ho preferito di più in assoluto. L’ho trovata deliziosa, a partire dallo stile per finire con lo sviluppo della coppia, e l’utilizzo del prompt. Avrei voluto nominarla per quasi tutte le categorie, e sono stata molto tentata soprattutto dalla miglior coppia e dalla miglior ispirazione. Devo dire che non amo particolarmente la Ted/Andromeda, ma l’autrice è riuscita a farmeli apprezzare, ma soprattutto a farmeli comparire davanti agli occhi: ho visto la loro storia d’amore nascere, ma sono riuscita a percepire anche tutta la decadenza dei Black, il clima di terrore e fervore intorno all’ascesa dell’Oscuro Signore, l’incubo di una famiglia che è una prigione. Davvero una storia splendida!

Oscar al miglior protagonista singolo: Culla, stanotte, la mia malinconia
Non amo particolarmente Petunia, ma in questa storia la sua caratterizzazione mi ha davvero affascinata. Ho trovato molto triste e verosimile lei che culla – suo malgrado – Harry che, come tutti i bambini piccoli, non fa che piangere, lei sempre più esasperata da questo pianto che la ferisce e le riporta alla mente ricordi dolorosi e amari, e anche sensi di colpa perché quel bambino, in fondo, un po’ lo detesta.

Oscar alla miglior coppia: E se ti cerco e non ti trovo più
Sicuramente non è la storia in cui la coppia si sviluppa in maniera più soddisfacente o convenzionale (a questo proposito, “Andando a fondo” è più efficace!), ma è quella che ho preferito e che mi ha emozionata di più. La Sirius/Alice è una delle coppie che preferisco e in questo testo mi sono piaciuti davvero molto: questo giocare che è quasi una tortura, questo estenuante cercarsi, e questo perdersi inevitabile come il loro destino. Tutto si intreccia con il canon, ma io ho trovato davvero bellissime certe immagini scelte dall’autrice (come Sirius che stringe i tappi dei barattoli di marmellata così lei ha bisogno di lui, o Alice che porta due orecchini al lobo della sua orecchia preferita solo per farlo impazzire), hanno reso la coppia molto “viva” e sincera ai miei occhi.
Originale anche che non si sia toccato il tema della follia di Alice o del loro triste destino!

Oscar alla migliore veste stilistica: Andando a fondo
La mia storia preferita, ho amato come è stata scritta. Piena di immagini bellissime, semplice eppure incisiva. Uno stile pulito ma estremamente vivido, che mi ha permesso di vedere letteralmente ciò che accadeva in scena.
Ammetto che sono stata indecisa sull’assegnare la nomination , perché anche “Solo un cognome” meritava (tutte quelle parentesi mi hanno intrigata non poco!), ma alla fine ho scelta questa, anche solo per l’inizio: “Andromeda Black è una capinera tra le vipere. È una vita che s’ostina a ignorare le ombre che s’addensano, la maledizione che infetta i Black – li annienterà tutti.”, che ho amato spassionatamente.

Oscar alla migliore ispirazione: E se ti cerco e non ti trovo più
Forse una delle rappresentazioni più fedeli al prompt scelto che io abbia mai visto. L’autrice è stata estremamente fedele alla citazione, ma non l’ho trovato un difetto, perché è riuscita a mettere in scena ciò che la frase ispiratrice chiedeva in modo davvero chiaro: Alice e Sirius non fanno che cercarsi, trovarsi (e perdersi) in maniera spontanea, irresistibile, come se sentissero l’una il richiamo del sangue dell’altro. Un destino che li lega e li tradisce.

Oscar alla miglior presentazione: Orfano di padre vivo
Sono stata indecisa con “Lividi di polvere”, ma poi mi sono decisa a premiare questa storia, perché questo titolo spietato mi è rimasto proprio impresso. Bellissimo, tagliente, una contraddizione in termini che incarna perfettamente l’intero spirito della storia.

blackjessamine
Oscar alla miglior Flash: Andando a fondo
Oscar al miglior protagonista: La candeggina non basta
Oscar alla miglior coppia: Andando a fondo
Oscar alla miglior veste stilistica: Andando a fondo
Oscar alla migliore ispirazione: La candeggina non basta
Oscar alla miglior presentazione: Lividi di polvere [voto invalidato a causa del ritiro di love14000]

A m e t h y s t

Oscar alla miglior flashfic: Orfano di padre vivo
È la storia che mi ha più coinvolta per come è stata ribaltata la prospettiva buono/cattivo (Barty è un incompreso e suo padre un ipocrita), per la facilità con cui si riesce ad immedesimarsi in Barty Crouch Junior e a comprendere le sue ragioni, pur non condividendole.

Oscar al miglior protagonista singolo: Orfano di padre vivo
L’introspezione di Barty Crouch Junior è meravigliosa: va oltre il semplice “cattivo”, scava nel suo passato e porta alla luce una famiglia che non ha mai saputo vederlo davvero. Molto belle anche le frasi in corsivo pronunciate dalla madre.

Oscar alla miglior coppia: Solo un cognome
Non ho mai apprezzato particolarmente questa coppia, né trovata credibile, eppure questa storia mi ha colpita più delle altre e mi ha fatta ricredere. È molto amara e mostra un lato inedito di Ginny che mi ha davvero stupita (per un attimo ho sperato abbandonasse Harry sull’altare per scappare con Neville, lo ammetto!)

Oscar alla migliore veste stilistica: Il sussurro delle ossa
Una delle poche nomination per cui non ho avuto dubbi. Lo stile è pieno, coinvolgente e ricercato. A tratti l’ho trovato persino tendente al racconto horror, ma proprio per questo non può lasciare indifferenti.

Oscar alla migliore ispirazione: Culla, stanotte, la mia malinconia
Da una citazione che io non avrei mai saputo collegare a Petunia è nata una storia in cui si vede, inaspettatamente, il suo lato più fragile ed emotivo, e anche l’ambivalente rapporto che la legava a Lily e che si riflette su Harry.

Oscar alla migliore presentazione: E se ti cerco e non ti trovo più
Questo titolo è molto musicale, alla prima lettura mi ha dato proprio l’idea di una canzone, e ha il pregio di essere anche coerente con il contenuto della storia. Penso che incuriosirà diversi lettori!

FloxWeasley

Oscar alla miglior flashfic: Andando a fondo
Oscar al miglior protagonista singolo: Orfano di padre vivo
Oscar alla miglior coppia: Andando a fondo
Oscar alla migliore veste stilistica: Orfano di padre vivo
Oscar alla migliore ispirazione: Andando a fondo
Oscar alla migliore presentazione: Orfano di padre vivo

Ester.EFP

Oscar alla miglior flashfic: Il sussurro delle ossa
Oscar al miglior protagonista singolo: Ora come allora
Oscar alla miglior coppia: E se ti cerco e non ti trovo più
Oscar alla migliore veste stilistica: Il sussurro delle ossa
Oscar alla migliore ispirazione: E se ti cerco e non ti trovo più
Oscar alla miglior presentazione: Orfano di padre vivo

Claire roxy
Oscar alla miglior flashfic: Il sussurro delle ossa
La categoria su cui sono più indecisa... Ma questa storia ha un po' di tutto quello che era richiesto nelle altre categorie: ispirazione, focus sulla coppia, il prompt. E tutto condito da uno stile agghiacciante.

Oscar al miglior protagonista singolo: Culla, stanotte, la mia malinconia
Ho apprezzato tutto l'amore riversato su Petunia in questo contest. Tutte le interpretazioni del personaggio sono state grandiose ma questa, con l'approfondimento sul passato e il parallelo col presente, è stato il meglio organizzato.

Oscar alla miglior coppia: Andando a fondo
Per come ho inteso io l'Oscar, si premia la storia che analizza più approfonditamente la tematica di coppia. E questa storia, con lo spazio dato a entrambi i personaggi, e la loro storia che cresce nel tempo, è la candidatura perfetta.

Oscar alla migliore veste stilistica: Illusorie speranze
Apprezzo molto le storie che trasmettono tutto solo con le parole: niente sbalzi temporali, la scena è sempre la stessa, e due punti di vista la commentano, senza sovrapporsi ma ognuno con una sua personalità. È un'impresa difficile da realizzare, e per questo si merita l'Oscar, secondo me.

Oscar alla migliore ispirazione: E se ti cerco e non ti trovo più
La ricerca è presente in tutta la storia. Cercarsi è l'unica azione, declinata in molti modi, dei personaggi, la parola con cui incomincia ogni paragrafo- è anche nel titolo!

Oscar alla migliore presentazione: Lividi di polvere [voto invalidato a causa del ritiro di love14000]
Un'immagine poetica. Un paragone non spesso fatto ma significativo, e che lascia vagare la mente. Fatico a pensare a un titolo migliore.

inzaghina.EFP
Oscar alla miglior flashfic: Il sussurro delle ossa
È stata una vera fatica riuscire a scegliere una storia per questa categoria, ma ho optato per questa che riesce, rimanendo nelle 500 parole, a narrarci una storia complessa in maniera magistrale: un’ossessione che porta Tom a diventare il Signore Oscuro che terrorizzerà il mondo magico.

Oscar al miglior protagonista singolo: Orfano di padre vivo
Ho scelto questa storia perché, tra tutte quelle con protagonista un personaggio singolo, è quella che più di tutte mi ha fatto empatizzare con il suo protagonista, pur non essendo un’amante di Barty Jr.

Oscar alla miglior coppia: Andando a fondo
Ho scelto questa storia perché trovo che abbia mostrato bene come l’amore di Ted abbia salvato Andromeda dal destino che le sarebbe stato imposto dalla sua famiglia.

Oscar alla migliore veste stilistica: Il sussurro delle ossa
Lo stile di questa storia è assolutamente inebriante, coinvolgente e immensamente tragico. Trovo che lo stile prescelto abbia aggiunto drammaticità alla storia, permettendo all’autrice di narrarci al meglio l’inizio della perdizione di Tom.

Oscar alla migliore ispirazione: Orfano di padre vivo
In questa edizione mi sembra che abbiamo utilizzato in molti lo stesso prompt, il che ha reso ancor più complicato scegliere una storia per questa categoria. Ho trovato davvero interessante come il prompt sia stato ribaltato in questa storia, trasformando l’essere diventato Mangiamorte in una via di fuga da un padre assente: un padre per cui Barty non era mai abbastanza.

Oscar alla migliore presentazione: Lividi di polvere [voto invalidato a causa del ritiro di love14000]
Sin dalla prima lettura, ho trovato questo titolo estremamente intrigante: un titolo che mi farebbe scegliere di leggere una storia, senza nemmeno fermarmi a leggere la sua sinossi.

mystery_koopa
Oscar alla miglior flashfic: Andando a fondo
Oscar al miglior protagonista singolo: Nessun trucco
Oscar alla miglior coppia: E se ti cerco e non ti trovo più
Oscar alla migliore veste stilistica: Andando a fondo
Oscar alla migliore ispirazione: Andando a fondo
Oscar alla migliore presentazione: Il sussurro delle ossa

Liberty_Fede
Oscar alla miglior flashfic: La candeggina non basta
Questa storia mi ha davvero emozionato e nel complesso di originalità, stile e caratterizzazione è quella che mi è rimasta più impressa. Complimenti!

Oscar al miglior protagonista singolo: La candeggina non basta
In questa storia si è saputo tradurre alcuni degli aspetti più noiosi e regolari di una casalinga babbana come Petunia in spunti interessanti per sbirciare nella sua oscurità interiore.

Oscar alla miglior coppia: Il sussurro delle ossa
Ho deciso di dare il mio voto a questa storia perché c'è, a mio avviso, la dinamica meglio definita tra i due personaggi, per cui diventa immediato seguire lo svolgersi dell'azione e intuire i loro stati d'animo.

Oscar alla miglior veste stilistica: Andando a fondo
Ho apprezzato moltissimo leggere questa storia: lo stile era perfettamente misurato, non ho trovato una sola parola che sembrasse di troppo o fuori luogo; la suddivisione in paragrafi non la rende eccessivamente spezzettata. Mi è piaciuta anche l'ambiguità dello scambio di battute finale, in cui Cygnus può leggere la volontà della figlia di dimenticare Ted, ma il lettore vede chiaramente l'inevitabile esito degli avvenimenti.

Oscar alla miglior ispirazione: La candeggina non basta
Più di ogni altra, questa storia ha esplorato in tema del prompt in modo che questo fosse sempre presente, oltre che a sfruttarlo, come credo di aver già detto, in maniera molto originale.

Oscar alla miglior presentazione: Il sussurro delle ossa
Il titolo, estremamente suggestivo, dopo la lettura palesa in maniera ancora più netta il tipo di rapporto instauratosi tra Tom e Helena: lei non è altro che un mucchietto di ossa, eppure è riuscita a manipolarlo totalmente. Splendido!

Greynax
Oscar alla miglior flashfic: La consapevolezza di Gellert
Oscar al miglior protagonista singolo: Nessun trucco
Oscar alla miglior coppia: La consapevolezza di Gellert
Oscar alla migliore veste stilistica: Nessun trucco
Oscar alla migliore ispirazione: Ora, come allora
Oscar alla migliore presentazione: Orfano di padre vivo

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Giudice*****
13/04/2020 18:39
 
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Classifica

Prima classificata Il sussurro delle ossa di Mary Black con 45/45
Seconda classificata Orfano di padre vivo di blackjessamine con 44.8/45
Terza classificata Andando a fondo di A m e t h y s t con 44/45
Quarta classificata E se ti cerco e non ti trovo più di FloxWeasley con 41.95/45
Quinta classificata Solo un cognome di Liberty_Fede con 41.5/45
Sesta classificata La candeggina non basta di Greynax con 40.1/45
Settima classificata Brandelli di futuro di inzaghina.EFP con 37.8/45
Ottava classificata Culla, stanotte, la mia malinconia di Ester.EFP con 37/45
Nona classificata Illusorie speranze di mystery_koopa con 36.95/45
Decima classificata Nessun trucco di GiuniaPalma con 36.85/45
Undicesima classificata E' tutto grigio di FilosofaPagana con 34.5/45
Dodicesima classificata Ora, come allora di Claireroxy con 33/45
Tredicesima classificata A colpi di spazzola di Angels4ever con 31.8/45
Quattordicesima classificata La consapevolezza di Gellert di JennyEFP con 30.1/45



Spettano, quindi:

3/3 recensioni premio a Mary Black (primo posto + Oscar): Nei ricordi; Fino alla fine; Scegliere di dimenticare
2/2 recensioni premio a blackjessamine (secondo posto + Oscar): La morte è la curva della strada (quarto capitolo); Silenzi asimmetrici
2/2 recensioni premio ad A m e t h y s t (terzo posto + Oscar): Conchiglie; Ricominciare
1/1 recensione premio a FloxWeasley (Oscar): Il primo dei perdenti
La valutazione come recensione a tutte le storie in gara (salvo richiesta contraria dell’autore): ✓

È finalmente tutto (sperando di non aver sbagliato calcoli tra valutazioni e nomination)! Spero che abbiate trovato le valutazioni costruttive e di risentirvi a seguito di questa classifica.
Grazie ancora della partecipazione e della pazienza nell’attendere i risultati. Complimenti a tutti, leggervi è stato un piacere!

[Modificato da Rosmary 29/04/2020 17:21]

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Post: 1.394
Giudice*****
13/04/2020 18:52
 
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Ciao Rosmary, passo a risponderti subito prima che inizi la cena di Pasquetta xD
Ti ringrazio per aver apprezzato la storia in generale e in particolare lo stile e l'IC. Non sono molto d'accordo sull'insufficienza per l'uso del prompt, anche perchè nel finale ho ribadito il tema dell'illusione. Stessa cosa per il titolo: credo che rispecchi la storia dall'inizio alla fine dato che lo ripeto due volte nell'interno di un'unica flash e non è troppo anonimo - ma ovviamente qui è un mio parere personale.
Comunque rispetto ovviamente il tuo parere che hai senz'altro motivato. Vorrei la valutazione come recensione, grazie:)
[Modificato da GiuniaPalma 13/04/2020 19:00]
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Post: 2.915
Giudice*****
13/04/2020 19:16
 
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Ciao Rosmary!
Ti ringrazio per il lavoro incredibile che, come sempre, hai svolto: non preoccuparti assolutamente per aver chiesto la proroga, ti assicuro che ne è valsa la pena.
Per quanto riguarda la valutazione (che desidererei ricevere come recensione) ti rispondo con ordine, anche se la premessa sulla conoscenza del fandom è sempre la stessa.
Per quanto riguarda la similitudine con "Languida ombra": queste due storie sono tratte dalla stessa base, ovvero una oneshot che ripercorresse l'intera storia di Helena che avevo iniziato a scrivere per "Il contest dei momenti perduti" di Mary Black e mai terminato, ovviamente riadattate per funzionare anche da sole. Ad essere sincero, questa flash mi convinceva davvero poco, mi sarei aspettato addirittura peggio di un comunque dignitoso nono posto e delle tue belle parole.
Quelle sullo stile, in particolare mi fanno sempre piacere. Il "lugubre drappo funebre" è ridondante lo so, ma inizialmente l'allitterazione mi convinceva, mentre sulla punteggiatura hai ragione, il punto e virgola è una mia piccola fissazione.
Capisco benissimo la tua opinione sul lessico, ma ad essere sincero mi trovo in disaccordo: a meno che non si tratti di discorsi diretti (che vanno impostati in base all'epoca e alle condizioni dei personaggi, su questo non ci sono dubbi), secondo me lo stile non deve tendere a un arcaismo forzato. Anche se nelle drabble tendo a rischiare un po' di più sotto questo punto di vista, non credo abbandonerò mai il registro medio arricchito dal lessico specifico. Ripeto, è una mia opinione e mi ha fatto molto piacere il confronto con la tua. In ogni caso ho inviato troppo in fretta, una revisione non avrebbe fatto male.
Il finale: non intendevo assolutamente dire che Helena sia un personaggio totalmente amorale, mi sono solo espresso male. Con "eterna condanna" intendevo (come tu stessa hai accennato) il fatto che lei sia rimasta sotto forma di fantasma: se avesse ucciso la madre e il Barone, molto probabilmente non sarebbe morta in modo violento e in giovane età, e quindi non avrebbe avuto motivo di rimanere come fantasma per vendicarsi. Avendo ancora diverse parole a disposizione avrei potuto sicuramente spiegarlo meglio, questo sì.
Il titolo, invece, a me non piaceva per niente, sia per la scelta di parole che per l'inversione: sono rimasto molto sorpreso, devo ammetterlo. Mi sembra strano che ci fosse anche il sottolineato nel file, visto che per i titoli uso il 99% delle volte il Georgia 12 con grassetto e maiuscolo. Ricontrollerò :)
Capisco molto bene anche il tuo ragionamento sul prompt, ma come ho detto in precedenza la struttura base c'era già e sapevo sarei andato incontro a questo rischio. Parlando del tuo secondo dubbio sulla caratterizzazione... confondere i narratori interni ed esterni è un errore che mi porto dietro da sempre, cerco sempre di starci attento ma a volte frasi come quella mi sfuggono...
Ti ringrazio di cuore per il bellissimo giudizio, e ringrazio anche Claire per l'insperata nomination sullo stile!
Complimenti a tutti/e, soprattutto alle podiste e ad Amethyst, che ha scritto la storia che ho preferito in assoluto.
Alla prossima!!
mystery_koopa

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Post: 490
Giudice**
13/04/2020 19:18
 
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AAAAAAAA io non mi aspettavo minimamente un risultato del genere, lo giuro! Ero stata molto più sicura delle mie storie in altri tuoi Contest e questa non mi convinceva altrettanto, oltre al fatto che a questa edizione hanno partecipato ff decisamente meritevoli e quindi boh, le aspettative erano quelle che erano *///*

Mi ha fatto piacerissimo sapere che, al contrario, la storia sia stata apprezzata dagli altri partecipanti e soprattutto da te! Diciamo che tenevo molto a rendere bene Ted e Andromeda perché sono una di quelle coppie che mi affascinano tanto, quindi quando ho letto il tuo prompt ho subito pensato a loro - ti ringrazio per avermi dato la possibilità di scrivere su questa ship!
Tutti i complimenti mi hanno mandata in brodo di giuggiole, soprattutto per lo stile (anche qui lo ritenevo meno efficace del solito) e il prompt: nei tuoi Contest finisco sempre per interpretare a metà gli input, sono felice che questa volta l'abbia preso in pieno ❤
Capisco anche le perplessità sul titolo: ho faticato a trovarne uno che rendesse bene (per me) tutta l'idea della storia, perché c'erano così tanti elementi a cui volevo dare luce che non sapevo cosa scegliere... Alla fine mi sono decisa per un titolo che suonasse "definitivo", non so come dire xD Ma convengo che non sia il top per attirare lettori ^^

Grazie a tutti per le nomination agli Oscar, sono giunte più che inaspettate, e soprattutto nel caso di quello per lo stile io lo avrei dato a Mary anche se avessi potuto votare la mia storia, dico la verità xD In ogni caso grazie mille davvero ❤

Complimenti agli altri partecipanti e in particolare a blackjessamine e a Mary (Mary, mi hai fatta frignare per i complimenti alla storia, soprattutto perché so che la coppia non è fra le tue preferite): le vostre storie erano le mie preferite (insieme a quella di Ester.EFP) ed è un onore condividere il podio con voi!

Per le due recensioni vedi pure tu sul mio profilo, Rosmary, forse troverai una storia che non hai recensito... Se non la trovassi andrebbe bene la recensione come valutazione perché tengo soprattutto a quella ❤ Grazie ancora per il giudizio super professionale e per averne scritti di così dettagliati anche se non "avevi la testa" per farlo!
Attendo con ansia il prossimo Contest ❤
[Modificato da A m e t h y s t 13/04/2020 19:23]
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Post: 6.492
Giudice*****
13/04/2020 22:01
 
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Sono veramente troppo felice di questo risultato e anche molto sorpresa! Ho scritto la storia in mezza giornata e non ero per nulla soddisfatta, ci sono diversi tratti che limerei, ma sono felicissima che tu, Rosmary, l'abbia apprezzata *.* Come sempre capisci ogni sfumatura e sottinteso che avevo intenzione di infondere nel testo!
Non so davvero come ringraziarti per i complimenti sullo stile, credo che sentirmi dire che non sono per tutti i palati e che scrivo a metà tra prosa e poesia siano i complimenti più belli che mi abbiano mai fatto!
Complimenti per il lavoro di questi giudizi stupendi e, come sempre, estremamente dettagliati, e complimenti anche alle altre podiste, le loro erano le mie storie preferite insieme a quella di Flox, a cui rinnovo il mio apprezzamento!
Ringrazio anche tutte le persone che mi hanno nominata per gli Oscar, soprattutto per quello sullo stile anche se poi non l'ho beccato, ci tengo davvero molto!
Cercherò di passare da tutte a darvi un piccolo parere <3
Vorrei ovviamente la valutazione come recensione!

Un bacio,
Mary

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Post: 83
Giudice
14/04/2020 00:33
 
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Passo solo velocemente a salutare e ringraziare per il lavorone immane!
Appena riesco scrivo due righe in più, tra l'altro volevo recuperare anche le motivazioni a base delle nomination. Le avevo scritte quasi tutte e... mi ero scordata di salvare.
Appena mi torna in funzione il cervello recupero tutto.

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Post: 10
14/04/2020 01:22
 
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Wow! Grazie per la valutazione dettagliatissima, non mi aspettavo tutto ciò.
Devo ammettere di aver sofferto un pochetto a scrivere questa fic, ero ben lontana dalla mia zona di comfort fatta di long fic erotiche imbottite di personaggi. È stata la prima flash della mia vita, mi sono voluta mettere alla prova, ma purtroppo non essendo dotata del dono della sintesi ho speso più tempo a "tagliare e cucire" per rientrare nei numeri che a scrivere. Molti concetti sono andati perduti, alcune frasi hanno assunto forme misteriose e si vede. Ad ogni modo grazie mille per le varie osservazioni accuratissime ed il mega lavoro, apprezzo molto.
Complimenti a tutti i partecipanti e grazie anche a voi.
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Post: 1.070
Giudice****
14/04/2020 14:11
 
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Ciao Rosmary, ti ringrazio per la valutazione attenta e puntuale che hai stilato per la storia e che ti chiederei di lasciarmi come recensione alla storia.
La seconda virgola dell'inciso mi è sfuggita e, ovviamente, me ne sono accorta solo dopo averti inviato la storia... dovrò decidermi a concludere prima la stesura delle storie, in modo da aver più tempo per la revisione.
Il mio rapporto con le flash è e rimarrà conflittuale: finisco con l'essere soddisfatta di una minima parte di quelle che scrivo, questa per esempio credo che sarebbe stata molto più d'impatto se fosse stata una OS.
Sono d'accordo con te riguardo all'IC di Hermione: non ho volutamente mostrato ciò che l'ha spinta a cedere all'attrazione per Fred, proprio perchè avrei avuto bisogno di molte più parole per poterlo fare, ho preferito lasciar ipotizzare al lettore che ci fosse una sorta di momento pregresso tra i due. E, per quanto riguarda Fred invece, temo di non essere stata in grado di mostrare l'ironia con cui aveva preso la premonizione della Cooman; la sua battuta riguardo all'importanza delle parole dell'insegnante avrebbe dovuto essere approfondita meglio. Per quanto riguarda le scelte dei termini sono state forse auliche, ma anche qui avrei voluto mostrare un Fred indifferente alla previsione di morte, probabilmente avrei dovuto mettere adempiere in corsivo per mostrare meglio la sua ironia.
Ti ringrazio per gli appunti riguardo al corsivo, forse ho un po' ecceduto con il suo utilizzo in questa storia, ma devo dire che l'ho fatto consapevolmente.
Sono molto contenta del punteggio ottenuto nell'utilizzo del prompt, che è stato la mia guida nella stesura della flash e mi ha proprio ispirata tantissimo.
Per quanto riguarda il titolo invece devo dire che ne ho provati svariati e, alla fine, ho scelto quello che mi convinceva di più... purtroppo o trovo subito un titolo che mi aggrada o faccio sempre più fatica a sceglierlo.
Complimenti a tutti i partecipanti e, in particolare, alle podiste.
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Post: 2.618
Giudice*****
14/04/2020 17:04
 
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Re:
GiuniaPalma, 13/04/2020 18:52:

Ciao Rosmary, passo a risponderti subito prima che inizi la cena di Pasquetta xD
Ti ringrazio per aver apprezzato la storia in generale e in particolare lo stile e l'IC. Non sono molto d'accordo sull'insufficienza per l'uso del prompt, anche perchè nel finale ho ribadito il tema dell'illusione. Stessa cosa per il titolo: credo che rispecchi la storia dall'inizio alla fine dato che lo ripeto due volte nell'interno di un'unica flash e non è troppo anonimo - ma ovviamente qui è un mio parere personale.
Comunque rispetto ovviamente il tuo parere che hai senz'altro motivato. Vorrei la valutazione come recensione, grazie:)



Ciao, Giunia!
Capisco che si possa essere in disaccordo su alcuni punti, grazie di aver espresso il tuo punto di vista. Passo a lasciarti la valutazione come recensione, grazie ancora della partecipazione!

mystery_koopa, 13/04/2020 19:16:

Ciao Rosmary!
Ti ringrazio per il lavoro incredibile che, come sempre, hai svolto: non preoccuparti assolutamente per aver chiesto la proroga, ti assicuro che ne è valsa la pena.
Per quanto riguarda la valutazione (che desidererei ricevere come recensione) ti rispondo con ordine, anche se la premessa sulla conoscenza del fandom è sempre la stessa.
Per quanto riguarda la similitudine con "Languida ombra": queste due storie sono tratte dalla stessa base, ovvero una oneshot che ripercorresse l'intera storia di Helena che avevo iniziato a scrivere per "Il contest dei momenti perduti" di Mary Black e mai terminato, ovviamente riadattate per funzionare anche da sole. Ad essere sincero, questa flash mi convinceva davvero poco, mi sarei aspettato addirittura peggio di un comunque dignitoso nono posto e delle tue belle parole.
Quelle sullo stile, in particolare mi fanno sempre piacere. Il "lugubre drappo funebre" è ridondante lo so, ma inizialmente l'allitterazione mi convinceva, mentre sulla punteggiatura hai ragione, il punto e virgola è una mia piccola fissazione.
Capisco benissimo la tua opinione sul lessico, ma ad essere sincero mi trovo in disaccordo: a meno che non si tratti di discorsi diretti (che vanno impostati in base all'epoca e alle condizioni dei personaggi, su questo non ci sono dubbi), secondo me lo stile non deve tendere a un arcaismo forzato. Anche se nelle drabble tendo a rischiare un po' di più sotto questo punto di vista, non credo abbandonerò mai il registro medio arricchito dal lessico specifico. Ripeto, è una mia opinione e mi ha fatto molto piacere il confronto con la tua. In ogni caso ho inviato troppo in fretta, una revisione non avrebbe fatto male.
Il finale: non intendevo assolutamente dire che Helena sia un personaggio totalmente amorale, mi sono solo espresso male. Con "eterna condanna" intendevo (come tu stessa hai accennato) il fatto che lei sia rimasta sotto forma di fantasma: se avesse ucciso la madre e il Barone, molto probabilmente non sarebbe morta in modo violento e in giovane età, e quindi non avrebbe avuto motivo di rimanere come fantasma per vendicarsi. Avendo ancora diverse parole a disposizione avrei potuto sicuramente spiegarlo meglio, questo sì.
Il titolo, invece, a me non piaceva per niente, sia per la scelta di parole che per l'inversione: sono rimasto molto sorpreso, devo ammetterlo. Mi sembra strano che ci fosse anche il sottolineato nel file, visto che per i titoli uso il 99% delle volte il Georgia 12 con grassetto e maiuscolo. Ricontrollerò :)
Capisco molto bene anche il tuo ragionamento sul prompt, ma come ho detto in precedenza la struttura base c'era già e sapevo sarei andato incontro a questo rischio. Parlando del tuo secondo dubbio sulla caratterizzazione... confondere i narratori interni ed esterni è un errore che mi porto dietro da sempre, cerco sempre di starci attento ma a volte frasi come quella mi sfuggono...
Ti ringrazio di cuore per il bellissimo giudizio, e ringrazio anche Claire per l'insperata nomination sullo stile!
Complimenti a tutti/e, soprattutto alle podiste e ad Amethyst, che ha scritto la storia che ho preferito in assoluto.
Alla prossima!!
mystery_koopa



Ciao, mystery!
Sono contenta che abbia apprezzato la valutazione, grazie di aver commentato ogni punto con tanta precisione.
Riguardo al lessico, in realtà quando parlo di registro linguistico di Helena alludo proprio a quello del personaggio quando si esprime, quindi dialoghi e pensieri. Per il resto concordo con te, l'arcaismo non deve necessariamente incidere sulla narrazione in generale!
A breve ti lascio la valutazione come recensione, grazie di aver partecipato anche questa volta!

A m e t h y s t, 13/04/2020 19:18:

AAAAAAAA io non mi aspettavo minimamente un risultato del genere, lo giuro! Ero stata molto più sicura delle mie storie in altri tuoi Contest e questa non mi convinceva altrettanto, oltre al fatto che a questa edizione hanno partecipato ff decisamente meritevoli e quindi boh, le aspettative erano quelle che erano *///*

Mi ha fatto piacerissimo sapere che, al contrario, la storia sia stata apprezzata dagli altri partecipanti e soprattutto da te! Diciamo che tenevo molto a rendere bene Ted e Andromeda perché sono una di quelle coppie che mi affascinano tanto, quindi quando ho letto il tuo prompt ho subito pensato a loro - ti ringrazio per avermi dato la possibilità di scrivere su questa ship!
Tutti i complimenti mi hanno mandata in brodo di giuggiole, soprattutto per lo stile (anche qui lo ritenevo meno efficace del solito) e il prompt: nei tuoi Contest finisco sempre per interpretare a metà gli input, sono felice che questa volta l'abbia preso in pieno ❤
Capisco anche le perplessità sul titolo: ho faticato a trovarne uno che rendesse bene (per me) tutta l'idea della storia, perché c'erano così tanti elementi a cui volevo dare luce che non sapevo cosa scegliere... Alla fine mi sono decisa per un titolo che suonasse "definitivo", non so come dire xD Ma convengo che non sia il top per attirare lettori ^^

Grazie a tutti per le nomination agli Oscar, sono giunte più che inaspettate, e soprattutto nel caso di quello per lo stile io lo avrei dato a Mary anche se avessi potuto votare la mia storia, dico la verità xD In ogni caso grazie mille davvero ❤

Complimenti agli altri partecipanti e in particolare a blackjessamine e a Mary (Mary, mi hai fatta frignare per i complimenti alla storia, soprattutto perché so che la coppia non è fra le tue preferite): le vostre storie erano le mie preferite (insieme a quella di Ester.EFP) ed è un onore condividere il podio con voi!

Per le due recensioni vedi pure tu sul mio profilo, Rosmary, forse troverai una storia che non hai recensito... Se non la trovassi andrebbe bene la recensione come valutazione perché tengo soprattutto a quella ❤ Grazie ancora per il giudizio super professionale e per averne scritti di così dettagliati anche se non "avevi la testa" per farlo!
Attendo con ansia il prossimo Contest ❤



La tua storia era bellissima! Passo al più presto per le recensioni, è sempre un piacere averti tra i partecipanti!

Mary Black, 13/04/2020 22:01:

Sono veramente troppo felice di questo risultato e anche molto sorpresa! Ho scritto la storia in mezza giornata e non ero per nulla soddisfatta, ci sono diversi tratti che limerei, ma sono felicissima che tu, Rosmary, l'abbia apprezzata *.* Come sempre capisci ogni sfumatura e sottinteso che avevo intenzione di infondere nel testo!
Non so davvero come ringraziarti per i complimenti sullo stile, credo che sentirmi dire che non sono per tutti i palati e che scrivo a metà tra prosa e poesia siano i complimenti più belli che mi abbiano mai fatto!
Complimenti per il lavoro di questi giudizi stupendi e, come sempre, estremamente dettagliati, e complimenti anche alle altre podiste, le loro erano le mie storie preferite insieme a quella di Flox, a cui rinnovo il mio apprezzamento!
Ringrazio anche tutte le persone che mi hanno nominata per gli Oscar, soprattutto per quello sullo stile anche se poi non l'ho beccato, ci tengo davvero molto!
Cercherò di passare da tutte a darvi un piccolo parere <3
Vorrei ovviamente la valutazione come recensione!

Un bacio,
Mary



Lo stile della tua storia è veramente magnifico, i complimenti sono tutti meritati!
Passo al più presto per i premi, grazie della partecipazione!

Greynax, 14/04/2020 00:33:

Passo solo velocemente a salutare e ringraziare per il lavorone immane!
Appena riesco scrivo due righe in più, tra l'altro volevo recuperare anche le motivazioni a base delle nomination. Le avevo scritte quasi tutte e... mi ero scordata di salvare.
Appena mi torna in funzione il cervello recupero tutto.



Ciao!
Grazie a te della partecipazione, la tua storia è forse tra le più originali che abbia incrociato sul sito!

JennyEFP, 14/04/2020 01:22:

Wow! Grazie per la valutazione dettagliatissima, non mi aspettavo tutto ciò.
Devo ammettere di aver sofferto un pochetto a scrivere questa fic, ero ben lontana dalla mia zona di comfort fatta di long fic erotiche imbottite di personaggi. È stata la prima flash della mia vita, mi sono voluta mettere alla prova, ma purtroppo non essendo dotata del dono della sintesi ho speso più tempo a "tagliare e cucire" per rientrare nei numeri che a scrivere. Molti concetti sono andati perduti, alcune frasi hanno assunto forme misteriose e si vede. Ad ogni modo grazie mille per le varie osservazioni accuratissime ed il mega lavoro, apprezzo molto.
Complimenti a tutti i partecipanti e grazie anche a voi.



Ciao, Jenny!
Mi fa piacere che abbia apprezzato la valutazione. Per essere il primo esperimento di brevità è andato più che bene, credimi, e complimenti doppi per esserti messa in gioco.
Grazie ancora di aver partecipato!

inzaghina.EFP, 14/04/2020 14:11:

Ciao Rosmary, ti ringrazio per la valutazione attenta e puntuale che hai stilato per la storia e che ti chiederei di lasciarmi come recensione alla storia.
La seconda virgola dell'inciso mi è sfuggita e, ovviamente, me ne sono accorta solo dopo averti inviato la storia... dovrò decidermi a concludere prima la stesura delle storie, in modo da aver più tempo per la revisione.
Il mio rapporto con le flash è e rimarrà conflittuale: finisco con l'essere soddisfatta di una minima parte di quelle che scrivo, questa per esempio credo che sarebbe stata molto più d'impatto se fosse stata una OS.
Sono d'accordo con te riguardo all'IC di Hermione: non ho volutamente mostrato ciò che l'ha spinta a cedere all'attrazione per Fred, proprio perchè avrei avuto bisogno di molte più parole per poterlo fare, ho preferito lasciar ipotizzare al lettore che ci fosse una sorta di momento pregresso tra i due. E, per quanto riguarda Fred invece, temo di non essere stata in grado di mostrare l'ironia con cui aveva preso la premonizione della Cooman; la sua battuta riguardo all'importanza delle parole dell'insegnante avrebbe dovuto essere approfondita meglio. Per quanto riguarda le scelte dei termini sono state forse auliche, ma anche qui avrei voluto mostrare un Fred indifferente alla previsione di morte, probabilmente avrei dovuto mettere adempiere in corsivo per mostrare meglio la sua ironia.
Ti ringrazio per gli appunti riguardo al corsivo, forse ho un po' ecceduto con il suo utilizzo in questa storia, ma devo dire che l'ho fatto consapevolmente.
Sono molto contenta del punteggio ottenuto nell'utilizzo del prompt, che è stato la mia guida nella stesura della flash e mi ha proprio ispirata tantissimo.
Per quanto riguarda il titolo invece devo dire che ne ho provati svariati e, alla fine, ho scelto quello che mi convinceva di più... purtroppo o trovo subito un titolo che mi aggrada o faccio sempre più fatica a sceglierlo.
Complimenti a tutti i partecipanti e, in particolare, alle podiste.



Ciao!
Grazie di esserti dilungata sul personaggio di Fred, forse una oneshot avrebbe dato piena giustizia alla tua idea – che, come ho anche scritto nel giudizio, è molto intrigante.
Averti tra i partecipanti è sempre un piacere, passo a lasciarti la valutazione come recensione!


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