Mi riferisco principalmente a quelle zone umide che sono state degradate negli ultimi secoli a causa del pascolo o per lavori (costruzione di strade, derivazioni idroelettriche, piste da sci, ecc.) e che quindi hanno perso un importante fattore di biodiversità. Spesso infatti mi capita di vedere ruscelli o piccoli laghetti che rappresentano proprio l'habitat ideale per lo sfagno, ma di questo non ve n'è traccia oppure è relegato a piccole porzioni.
Ovviamente concordo che bisogna evitare di aggiungere specie alloctone (ad esempio sfagno cileno o neozelandese), ma non riesco a vedere nessun lato negativo nell'introdurre specie che magari crescono tranquillamente sulla montagna accanto 😁
Seguendo l'esempio della drosera rotundifolia, se uno ha una pianta nata da semi presi ad esempio in trentino, potrebbe moltiplicarla fino ad ottenere milioni di nuovi semi da spargere in qualche torbiera alpina in cui la popolazione si è ridotta (meglio se nella stessa zona di provenienza).
Questa cosa so che viene fatta con la dionaea muscipula, quando beccano i raccoglitori illegali le piante sequestrate vengono curate, moltiplicate e poi ripiantate in natura.
[Modificato da Icchy92 02/06/2020 17:08]