Ciò che distingue l'uomo dall'animale, e l'uomo civile dal selvaggio senz'anima

Per il mio compleanno due amici m'hanno regalato la smartbox "Cantine d'Italia".
In pratica il regalo, per due persone, consisteva in un'ampia scelta di cantine tra cui sceglierne una e bere tutto quello che ti offrono. Alcune abbinano formaggi e grissini, altre pure salumi; alcune cantine ti regalano anche una o addirittura due bottiglie, alla fine. Alcuni ti fanno fare il giro della cantina o del vigneto, ma è tempo di vendemmia e imbottigliamento, quindi non si poteva, nel nostro caso.
Ho scelto di andare a Barolo, paesotto che, ad eccezione del grazioso castello, è finto e turistico quanto una banconota da tre euro, ma dalle vere, verissime doti agricolo-vinicole.
Sono stato alla cantina dell'Azienda Agricola Bric Cenciurio e la signora ci ha accolto e intrattenuto per un'ora e mezza, facendoci assaggiare ben otto vini tra quelli che produce (rispetto ai quattro che l'offerta proponeva).
Siamo partiti dai bianchi, due Arneis: un Roero Arneis D.O.C.G. 2019 raccolto in botte di metallo e un Roero Arneis "Sito dei Fossili", anch'esso del 2019, che ha riposato in botti di rovere.
La differenza al mio palato è stata notevole: freschissimi tutti e due, sì, ma mentre il primo rimandava percezioni floreali, il secondo era più intenso e, per i miei gusti, molto migliore. Non amo i bianchi, di solito, ma il secondo mi ha proprio colpito.
Il terzo, anch'esso un bianco, è stato un Langhe D.O.C. Riesling, pure del 2019, la cui qualità ho comunque ritenuto valida, ma non mi ha impressionato quanto il cugino appena precedente.
Siamo poi passati ai rossi: una Barbera, un Nebbiolo e due Barolo.
la Barbera Naunda (vuol dire "Un'onda") 2018 DOC è un vino che consiglio sentitamente. Non ho le capacità per delinearne il gusto appieno, ma ha tutta la forza e la personalità della Barbera e un tocco di riconoscibilità che non la rende comune.
Per intenderci: per me, la miglior Barbera che io abbia mai assaggiato è quella dell'azienda vitivinicola Pescaja, ma qui siamo proprio molto in alto.
Il Nebbiolo viene dalle stesse colline del Barolo, alla fine sono la stessa uva, ma è incredibile quanto le uve acquisiscano sentori e corposità diverse a seconda del punto della collina in cui nascono. Verso valle non può essere Barolo, e nemmeno se è una vigna poco esposta alla luce solare, quindi la denominazione è quella dell'uva: Langhe Nebbiolo DOC, annata 2019. Per dire, rispetto al vigneto Cenciurio dedicato al Barolo, è di 50 metri più in basso (come altitudine) ed è esposto a sud-ovest anziché a sud/sud-est.
Questo Nebbiolo è un vino giovane, che non dà l'idea di quei 14 gradi che ha, ma nel mentre ti ha tagliato le gambe. Ottima bevuta anche questa.
I due Barolo hanno caratteristiche molto diverse: quello tradizionale ha un sapore delicato, che non riconosco come tipico del Barolo, ma che ci ha ricordato più il Ruché. Io l'ho apprezzato un casino.
Il secondo è stato però il "piatto forte", un Barolo 2014 Costa delle Rose DOCG, coltivato quindi proprio su quella specifica collina. Qui ho ritrovato tutta l'energia che mi aspetto da questo vino che è un orgoglio italico. Il gusto è quindi più robusto di quello dell'eccellente omonimo e per quanto siano dello stesso anno, sembra quasi più invecchiato.
Abbiamo chiuso con una specie di passito Sito dei Fossili anch'esso, dal gusto davvero particolare.
La Cenciurio ci ha regalato una bottiglia di Barolo Pittatore, altro prodotto della casa, davvero gradito!