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Confutazione trasmissione radio Maria del GRIS di aprile 2022..

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2022 18:25
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06/05/2022 17:54
 
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Riporto una pregevole ricerca sull'argomento che può far chiarezza sulla questione.

Croce o Palo?

La risposta a questa domanda in effetti non è fondamentale per un motivo ben preciso. La Bibbia ci dice che Cristo “morì per noi” per riscattarci. (Romani 5:8) Il suo è stato un gesto di amore per il genere umano incommensurabile. La Bibbia dice:

L’amore di Cristo ci spinge, al pensiero che se uno morì per tutti, tutti, dunque, sono morti; ed egli morì per tutti af inché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che morì e risuscitò per loro. (2 Corinti 5:14,15)

Pertanto che Cristo sia morto su una croce, su un palo o in qualche altro modo non compromette in alcun modo il valore del suo sacrificio. La Bibbia afferma:

“In lui [non nella croce come oggetto] abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia”. ( Efesini 1:7) – La nota fra parentesi quadre è nostra.

Esercitare fede in Cristo — piuttosto che stabilire con matematica certezza lo strumento con cui è stato ucciso — è essenziale per la salvezza. – Giovanni 3:16

Queste argomentazioni da sole basterebbero per rispondere ai critici dei testimoni di Geova che per difendere il culto della croce accusano questi ultimi di ignoranza linguistica, archeologica e di voler combattere ad ogni costo il simbolo del cristianesimo caro a tutti i cristiani. Già nel 1936 il libro “Ricchezza“, edito dai Testimoni di Geova, avanzando la tesi secondo cui Gesù non morì su una croce ma su un palo diritto diceva:

“Che quella dove fu appeso Gesù fosse una vera croce di legno od un semplice tronco di albero, non ha importanza” (pag. 26)

Questo perché per i testimoni di Geova il palo non ha alcun significato religioso né lo impiegherebbero nell’adorazione come, ovviamente, non impiegherebbero una croce. I critici obiettano che prove interne alla Scrittura, prove letterarie (a partire dalla Lettera di Barnaba) e iconografiche indichino categoricamente che la forma dello strumento di morte di Gesù era sicuramente una croce composta da un palo verticale e da uno trasversale.

1. Ci sono prove certe per indicare che Gesù morì su uno strumento di morte a forma di croce?

2. Cosa indicano le Scritture?

3. Ci sono prove letterarie e archeologiche che dimostrano inconfutabilmente che la forma dello strumento di morte del Signore fosse una croce?

4. Perché i testimoni di Geova indicano che Gesù morì su un palo?


L’evidenza linguistica

La Bibbia dice che Cristo morì su uno strumento che nel testo greco viene chiamato “stauròs” e “xylòn”. Nella maggioranza delle traduzioni bibliche questi termini vengono quasi sempre tradotti “croce”. In alcuni versetti, qualche traduzione, rende il termine “xylòn” “legno”. (Atti 5:30; 10:39 , edizioni Paoline, Nuovissima Versione della Bibbia). In Atti 2:23 la traduzione della edizioni Paoline dice che Cristo venne “crocifisso” mentre la traduzione Nuovissima edizione della Bibbia dice semplicemente che fu “inchiodato ‘al patibolo’”.

In effetti se ci basiamo sulle scarne descrizioni bibliche non possiamo concludere che lo strumento di morte del Signore fosse una croce composta da un braccio trasversale e da uno verticale. — Il Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento (a cura di L. Cioenen, E. Beyreuther, H. Bietenhard – Ed. Dehoniane,1976) a pag. 408 dice:

“La prassi del diritto penale ha conferito, tanto al sostantivo che al verbo, significati particolari, e tuttavia anche piuttosto differenti. Si deve perciò andar cauti nell’associare a questi vocaboli quei particolari che la tradizione cristiana collega alla morte di Gesù”. — (Il grassetto è nostro)

Come dice chiaramente quest’opera non si può affermare dogmaticamente che lo strumento di morte di Cristo fosse una croce. Continuando su questo soggetto, l’opera di consultazione, pur sostenendo l’accezione “croce” dice:

“È estremamente probabile che lo strumento di supplizio adottato, lo stauròs, comportasse un pezzo di legno incrociato e quindi avesse la forma delle due travi in croce”. (Ibid. pag. 409)

Vogliamo richiamare l’attenzione sulla prudenza utilizzata da quest’opera nell’indicare lo strumento di morte di Cristo. Alla cieca sicurezza dei nostri oppositori che su internet e in vari testi oppongono “certezze” storiche, linguistiche ed archeologiche sulla forma dello stauròs si oppone la prudenza delle fonti serie e ben accreditate.

“Le fonti profane comunque non permettono di dire quale fosse esattamente la forma“. (Ibid. pag. 409)

È vero che quest’opera sostiene che la forma più probabile del patibolo di Cristo fosse una “crux immissa (+)” o “crux commissa (T)”. Ma fa un’osservazione che è utile anche per la nostra considerazione sul palo. I nostri detrattori sostengono categoricamente che la forma non poteva essere di “palo diritto” perché la Bibbia dice che sopra la testa di Cristo fu messo un “titlos”. (Matteo 27:37) Ma comprendete che lo stesso problema si presenta se la forma fosse di “crux commissa (T)”. Per questo i nostri detrattori sostengono categoricamente che la forma era di “crux immissa (+)”. Notate cosa dice al riguardo:

“Tale fatto [cioè l’immissione dei titlos] non può costituire di per se un argomento a favore della crux immissa”.

Questo risponde ovviamente all’obiezione che la presenza del titlos nel caso di Cristo indichi categoricamente che la forma della croce fosse a (+). Non avendo alcuna certezza sulla forma dello strumento di morte del Signore dobbiamo per forza basarci sulle scarne indicazioni bibliche e analizzare le parole impiegate per designare il patibolo di Cristo. Cosa ci indicano le parole greche usate, stauròs e xylon? Le fonti sono unanimi nel dire che i due termini significano primariamente “palo”. W.E. Vine nel suo Expository Dictionary

“STAUROS ...denota primariamente un palo diritto. Su questo strumento di esecuzione capitale venivano inchiodati i criminali.“

La Companion Bible così si esprime nella sua appendice 162:

Nel NT greco ci sono due parole tradotte [comunemente] “croce”, lo strumento di esecuzione capitale sul quale fu appeso il Signore.

1. La parola stauros, che indica un palo diritto, al quale venivano inchiodati i criminali per essere giustiziati.

2. La parola xulon, che generalmente denota un tronco morto di legno o trave, usato come combustibile o per altro scopo. ....

Dove xulon viene usato al posto di stauros, il significato è identico per tutti e due. — (Il grassetto è nostro)

Nel A Critical Lexicon and Concodance to the English and Greek New Testament, pag. 819, E.W. Bullinger dichiara:

Per quanto riguarda l’uso di croce per tradurre stauros, lo strumento di esecuzione capitale sul quale Gesù fu appeso, devo sottolineare che ambedue le parole stauros e xylon si discostano dal concetto attuale di croce, col quale abbiamo familiarità attraverso l’arte figurativa. Lo stauros era semplicemente un palo diritto sul quale i Romani inchiodavano i condannati. Il verbo stauroo, che significa semplicemente trascinare pali, non ha mai reso l’idea di due pezzi di legno messi di traverso uno sull’altro. Perfino il latino crux significa un semplice palo“.

Il Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento (op. citata, pag. 408) dice:

stauròs è un palo piantato diritto (palo a punta)”.

Dando i significati della parola greca stauròs e dei corrispondenti verbi greci quest’opera dice:

“stauròs , palo, croce; stauròo, appendere, impalare, crocifiggere”.

Poi aggiunge:

I vocaboli stauròs e (ana) stauròo, quindi non sono di per sé sufficienti per stabilire esattamente come avvenisse tecnicamente l’esecuzione della pena e quale significato avesse. Per meglio determinare il significato dei vocaboli occorre perciò chiarire ogni volta in quale ambiente e da quale autorità la pena viene eseguita, e qual è il punto di vista dell’autore che descrive l’esecuzione di una pena con questi vocaboli. E’ assai probabile che l’esecuzione della pena e il suo significato differissero radicalmente in oriente e in occidente. In oriente si usava appendere o infilzare un cadavere, a volte decapitato (per es. Polyb. VII 21,3). Si tratta di una pena aggiuntiva, inflitta al condannato già ucciso prima. Esso veniva così esposto alla vista e al ludibrio di tutti. In occidente questo tipo di punizione non era usato né accettato. L’appendere o l’assicurare uno a un palo di qualunque tipo, trave o croce, era un procedimento che veniva applicato ad una persona ancora viva”. (pag. 408-409) - (Il grassetto è nostro)

Come vedete quest’opera, benché poi sostenga l’accezione croce, dice onestamente che il condannato poteva essere appeso pure ad una trave e questo non esclude che lo strumento impiegato nel caso di Cristo potesse essere che un semplice stauròs. Commentando le cosiddette prove esterne o profane, che secondo i nostri detrattori testimonierebbero inequivocabilmente la forma della croce, quest’opera dice:

“Nel complesso dobbiamo tenere presente che gli scrittori profani non hanno degnato questo tipo di esecuzione, tanto ignominioso e crudele, di una qualche descrizione dettagliata. Alcune questioni restano quindi necessariamente aperte. Il quadro che si è potuto ricavare grazie al materiale offerto dalla letteratura profana non deve essere integrato o modificato con troppa precipitazione con quello offerto dalla narrazione dei vangeli“. (pag. 410) — (Il grassetto è nostro)

Il “Dizionario Biblico Tascabile” di M.C Tenney, Edizioni Casa Biblica alla voce “Croce” pur sostenendo che Cristo fosse morto su una croce tradizionale dice:

“A volte la croce consisteva in un semplice palo verticale“. — (Il grassetto è nostro).

Quindi è evidente che non si può essere dogmatici nell’affermare che Cristo sia morto su una croce formato di due pali incrociati. Le parole greche usate nel Nuovo Testamento e l’uso che ne viene fatto non trasmettono certo l’idea di una croce formata da due pali incrociati. Infatti l’opera “Companion Reference Guide to the Christian Bible” edito dalla “Christian Bible Society” alla voce “STAKE” (Palo) dice:

“The word “cross” isn’t used because the greek word does not literally mean a cross; rather it literally means a “stake”.

Traduzione:

La parola “croce” non è usata perché la parola greca non vuole dire letteralmente una croce; piuttosto vuole letteralmente dire un “palo”.

Segue poi un elenco di tutti i luoghi ove ricorre la parola greca “stauròs” reso da quest’opera uniformemente “stake” (palo).

Un’altra traduzione, oltre la Traduzione del Nuovo Mondo, ha tradotto in maniera simile la parola greca “stauròs”. Il “Jewish New Testament” di David H.Stern, edito dalla Jewish New testament Pubblication traduce in Matteo 27:40 la parola greca “stauròs” “stake” (palo). “L’evangelo secondo Giovanni” di Gianfranco Nolli, (Libreria Editrice Vaticana, ristampa del 1987) un’opera contenente il testo greco, il testo latino, la traduzione italiana e l’analisi filologica del testo pur traducendo il verbo “staròo” “crocifiggere” nel testo nelle note filologiche ammette come significato possibile oltre quello tradizionale anche “alzare un palo”.

La versione “Parola del Signore” (Editrice Ellenici, ristampa del 1986) pur rendendo la parola “xylon” “croce” nella nota in calce dice:

“mettendolo in croce”: traduciamo così l’espressione del testo originale: appendendolo al legno“. — (Il grassetto è nostro)

Viene quindi ammesso che “xulon” il senso trasmesso dal testo originale non è “croce” ma “legno”. Lo stesso fa “La Bibbia di Gerusalemme” che in Atti 5:30 pur usando nel testo l’accezione “croce” nella nota in calce dice:

“Alla croce: alla lettera «al legno», espressione ripetuta in 10,39 (cf.13,29) che richiama Dt [Deuteronomio 21:23], citato in Galati 3:13; cf. 1 Pt 2,24′′.

Ma le due parole greche non significano anche “croce”? Certo. Infatti una fonte dei testimoni di Geova, il libro Ragioniamo, dice: “La parola greca tradotta “croce” in molte versioni bibliche moderne (“palo di tortura” in NM) è stauròs. Nel greco classico questa parola indica semplicemente un palo verticale. In seguito si cominciò a usarla anche per indicare un palo d’esecuzione con un braccio trasversale“.

Il Dizionario illustrato greco-italiano di Liddell e Scott dà questa definizione della parola “xylòn”:

“Legno tagliato e pronto per l’uso, sia legna da ardere, sia legname da costruzione, . . . pezzo di legno, tronco, trave, palo, . . . bastone, clava, randello, . . . asse o trave a cui erano legati i malfattori, la Croce, N.T. . . . di legno vivo, pianta, albero”. (Le Monnier, 1975, p. 875) Come si può osservare l’accezione “croce” non è la principale ed è evidente che è posteriore al significato principale che è “palo, asse o trave a cui erano legati i malfattori“.

La stessa Enciclopedia Cattolica è costretta ad ammettere: “Certain it is, at any rate, that the cross originally consisted of a simple vertical pole, sharpened at its upper end. Mæcenas (Seneca, Epist. xvii, 1, 10) calls it acuta crux; it could also be called crux simplex ” – The Catholic Encyclopedia, Volume IV. P. W. Schmidt, che fu docente presso l’Università di Basilea, nella sua opera Die eschichte Jesu , vol. 2, Tubinga e Lipsia, 1904, pp. 386-394, fece uno studio dettagliato della parola greca stauròs. A p. 386 della sua opera disse:

“[stauròs] significa ogni palo o tronco d’albero in posizione eretta“.

Riguardo all’esecuzione della pena inflitta a Gesù, P. W. Schmidt scrisse alle pp. 387-389:

Oltre alla flagellazione, secondo i racconti evangelici, per quanto riguarda la pena inflitta a Gesù va presa in considerazione solo la più semplice forma di crocifissione romana: l’appendere il corpo svestito ad un palo, il quale, fra l’altro, Gesù dovette trasportare o trascinare fino al luogo dell’esecuzione per intensificare l’infamante pena... Qualsiasi cosa diversa dall’essere semplicemente appesi è esclusa dal fatto che spesso si trattava di esecuzioni capitali in massa: 2.000 in una volta da Varo (G. Flavio, Antichità giudaiche XVII 10. 10), da Quadrato (Guerra giudaica II 12. 6), dal procuratore Felice (Guerra giudaica II 15. 2 [13. 2]), da Tito (Guerra giudaica VII 1 [V 11. 1]).

Abbiamo alcune fonti storiche interessanti. Seneca (ca. 1-65 d.c.) scriveva:

Vedo costì croci e non di un solo genere, ma costruite da chi in un modo da chi in un altro; certuni appesero con la testa volta verso terra, altri spinsero un tronco per le parti oscene del corpo, altri stirarono le braccia sul patibolo. – Dialogo 6 (De consolatione ad Marciam) 20, 3 (trad. di G. Viansino).

Parlando degli eventi relativi alla caduta di Gerusalemme nel 70 d.c., Giuseppe Flavio ha scritto:

Spinti dall’odio e dal furore, i soldati si divertivano a crocifiggere i prigionieri in varie posizioni, e tale era il loro numero che mancavano lo spazio per le croci [pl. di stauros] e le croci per le vittime.” – La guerra giudaica, 5,11,1 (trad. di G. Vitucci).

Con tanti corpi è probabile che per economizzare si usasse un solo legno, e non due, per ogni vittima.

La Bibbia ci permette di fare un’interessante excursus sul significato dei termini originali. Infatti se lo strumento su cui Aman fu appeso è detto ‘ets (“albero”) e c’è il verbo tala nel testo ebraico, la LXX usa il verbo stauroo (“appendere a un palo”) col sostantivo xylon (“albero”) e la Vulgata latina crux (“palo” o “croce”). A quanto sembra il primo a parlare della forma dello strumento usato per appendere Gesù è l’autore della Lettera di Barnaba (inizio del II secolo d.c.), per il quale era a T. Non ci sono quindi dati del primo secolo da cui ricavare quale forma avesse lo strumento su cui Gesù fu messo a morte.
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