10 erbe spontanee da raccogliere e mangiare
L' ortica (Urtica dioica). ...
La carota selvatica (Daucus carota). ...
La cicoria vera (Cichorium intybus). ...
La piantaggine (piantaggine-Plantago). ...
La bardana (Arctium lappa). ...
Il dente di leone o tarassaco (Taraxacum officinale). ...
La borragine (Borago officinalis).
In primavera le belle giornate ci spingono a fare passeggiate, che si portano dietro la voglia di raccogliere le profumatissime erbe ed i fiori che ricoprono prati verdi in campagne e vallate. Anche per i meno esperti nel riconoscimento botanico, è comunque una meravigliosa opportunità per trascorrere ore all’aperto e per conoscere nuovi sapori genuini. Chiaramente la prudenza non è mai troppa: è utile munirsi di una delle tante guide tascabili, un paio di forbici ed un sacchettino di stoffa o meglio ancora un cestino. Ma soprattutto, la regola principale è di mangiare solo ciò che, per conoscenza diretta o indiretta, sia effettivamente commestibile. Se avete dubbi sul riconoscimento di una certa pianta, fatele una bella fotografia e magari tagliatene una parte, conservatela e così una volta giunti a casa potrete cercarle con più criterio il nome. Quindi: prima informiamoci e poi sediamoci a tavola. Un valido trucchetto è imparare a riconoscere una certa pianta aspettando che sia fiorita: questo perché il fiore aiuta parecchio nel riconoscimento e perciò è importante andare per erbe nel periodo indicato… ovvero questo! La raccolta di erbe spontanee commestibili poi ci permette di riappropriarci del valore della natura, ricordandoci che le coltivazioni sono arrivate soltanto dopo e che una volta, tanto tempo fa, i nostri avi raccoglievano quello che il territorio offriva.
La raccolta di piante spontanee poi ci ricorderà che tempo fa erano le stagioni a regolarizzare l’alimentazione e che bisognava essere previdenti come delle brave formichine ad organizzarsi per periodi di minore abbondanza. Noi però, pur non avendo la necessità di far scorte per l’inverno, possiamo certamente ricavarne ottime erbe spontanee sia da mangiare crude in insalate che scottate leggermente a vapore o magari aggiunte a farinate, frittate o zuppe. Ecco le erbe più comuni, sicure e facili da riconoscere. Prima di passare all’elenco, bisogna fare una piccola precisazione: per non sbagliare dovete sempre fare riferimento al nome latino e non a quello volgare.
1) L’ ortica (Urtica dioica). Forse la pianta più comune in orti e prati, a ridosso di muri ed in zone molto assolate. Il suo sapore ricorda gli spinaci. Ha un alto contenuto di vitamina C, ferro, mucillagini e va consumata cotte in insalata oppure aggiunta a zuppe, minestre o anche usata per ripieni di ravioli o in farinate e frittate.
2) La carota selvatica (Daucus carota). È molto comune soprattutto in luoghi pietrosi. Fiorisce in tarda primavera/estate. Si mangia sia la radice a fittone che le foglie: crude in insalata oppure aggiunte a zuppe o minestre. È bene quindi se si sceglie di raccoglierne le radici lasciare sempre qualche piantina nella zona conservandone così la sua presenza sul territorio.
3) La cicoria vera (Cichorium intybus). È una pianta comunissima in pianura, fiorisce in tarda primavera/estate e la raccolta avviene prima della fioritura. Di essa si mangiano sia le foglie (crude o cotte) che i giovani germogli in insalata, preparando le cosiddette “puntarelle alla romana”.
4) La piantaggine (piantaggine-Plantago). Diffusissima ai bordi dei sentieri, nei prati di montagna e nelle zone incolte. E’ ottima mangiata cotta in associazione ad altre erbe o usando le sue foglie più giovani crude raccogliendo le rosette più tenere da fare in insalata oppure in farinate o frittate. Essendo una perenne è possibile raccoglierla tutto l’anno e data la sua diffusione non c’è timore di raccoglierne in quantità tale da comprometterne la sopravvivenza.
5) La bardana (Arctium lappa). È molto comune lungo i fossati ma anche in montagna a quote basse. Fiorisce in estate, si raccoglie e si usano la radice, lo stelo fiorale, i piccioli e le foglie. Una volta raccolta la radice è buona norma spargere tutt’intorno alla zona i semi (staccandoli dalla pianta). La radice va cotta a lungo, preferibilmente a vapore, e quindi condita con del semplice olio. Lo stelo fiorale (prima della fioritura) va pulito dalle foglie e dalla parte fibrosa esterna e quindi va cotto anch’esso. Infine i piccioli possono essere cotti e fritti con della semplice pastella di farina di ceci e birra ghiacciata. Il suo sapore ricorda molto il carciofo.
6) Il dente di leone o tarassaco (Taraxacum officinale). Le sue foglie amare e con alto contenuto di ferro sono commestibili e ottime. Le rosette delle foglie basali si mangiano cotte e condite con un goccio di olio.
7) La borragine (Borago officinalis). È una specie annuale che vive lungo i margini delle strade di campagna e dei campi non coltivati. Si usa tutta la pianta: le foglie più tenere si raccolgono prima della fioritura e si mangiano lessate e condite, oppure crude in insalata o ancora usate in risotti, ravioli, farinate o frittate oppure le più grandi intere impanate e fritte. I fiori di borragine si raccolgono insieme ai nuovi germogli e vengono impiegati crudi per insalate miste o per decorare i piatti.
8) La malva (Malva sylvestris). La malva selvatica è molto comune, utilizzata soprattutto per le vie respiratorie e le mucose. Fiorisce in primavera ed autunno. Si mangiano le foglie cotte aggiunte insieme ad altre erbe in zuppe oppure i fiori e le foglie giovani crude in insalata.
9) La margherita pratolina (Bellis perennis). Le margheritine sono comunissime, si utilizzano le foglie più tenere, raccolte prima della fioritura, nelle insalate o nei minestroni, unite alle altre verdure. I fiori di margheritina stimolano la diuresi ed hanno un’azione disintossicante.
10) Il finocchio selvatico (Foeniculum sylvestre). Fiorisce in estate, si consuma sia crudo in insalata che cotto in stufati e come verdura di accompagnamento a secondi piatti. I germogli teneri si usano nelle minestre oppure si mangiano crudi in pinzimonio. Inoltre è possibile raccogliere i semi in tarda estate per farne liquori o tisane.
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