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14/09/2009 09:12 | |
Collins e Ogilvie-Herald presentano in Appendice 3 “Nomi egiziani presso i leviti” un’analisi di alcuni nomi biblici della famiglia dei Leviti. Secondo gli autori:
- il nome Mosè non deriverebbe dall’ebraico Mōse(h) (trarre – tratto), ma dall’egiziano mose. Nel primo caso il nome sarebbe collegato alla frase “l’ho tratto dalle acque”, mentre nel secondo caso significherebbe “figlio” di una divinità: Thot, Ra, Ah, ecc.;
- il nome Merari (figlio di Levi) non deriverebbe da una parola ebraica-canaanita che significa “amaro”, ma dell’egiziano mrry/mrrì, che significa “amare” o “amato”;
- il nome Fineas (figlio di Eleazar e nipote di Aronne) non deriverebbe da un nome ebraico che significa “bocca di ottone”, ma dall’egiziano p3-nhsy, che significa “quello della Nubia”, indicante una persona dalla pelle scura o originaria di quella regione.
Ritengo dunque molto probabile che la tribù di Levi, uno dei dodici figli del patriarca Giacobbe / Israele, si sia dedicata alla vita sacerdotale, acquisendo una cultura egizia e adottando nomi, culti e divinità egizie. La loro presenza si sarebbe dunque nascosta fra gli alti personaggi della corte e del clero egiziano.
Io ho ipotizzato che Mosè fosse in realtà Ra-mose, visir di Amenhotep III e IV, la cui bellissima tomba nella Valle dei Nobili rimase incompiuta per la “sparizione / fuga” del proprietario.
Dopo l’Esodo i leviti mantengono la loro caratteristica di personaggi sacerdotali, per cui è comprensibile che le tradizioni ebraiche e la stessa religione abbiano preso a larghe mani dalla cultura e religione egizia.
Ho ipotizzato per esempio che il 3761 a.C., anno di origine del calendario ebraico, fosse in realtà l’anno di coincidenza della levata eliaca di Sopedet / Sirio col Solstizio d’Estate, anno in cui Djer, 3° faraone della I dinastia, avrebbe inaugurato il calendario religioso legato alla brillante stella associata a Iside.
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