Signore Gesù,
un giorno fosti interpellato a dare un verdetto come giudice.
Ti misero alla prova per farti cadere nel loro tranello. Ma il tuo giudizio fu straordinario riuscendo non solo ad aggirare un ostacolo umanamente insormontabile ma a dare una lezione di umiltà e di maestà al tempo stesso.
Quella donna che era stata colta in stato di peccato era davanti a te per essere giudicata. Ma davanti a te c'erano anche i suoi accusatori.
Ti chinasti per terra a scrivere: cosa scrivesti o Giudice di tutto e di tutti ? Quale verdetto fu inciso sulla polvere della terra? Considerando la domanda che ponesti agli accusatori è probabile che scrivesti una parola che definisse la situazione di tutti loro, e anche di tutti noi: CONDANNATI.
Ma poi ti chinasti ancora a scrivere: cosa ancora scrivesti o mio Signore?
Un'altra parola, che rassicurava non solo la donna, ma anche i suoi accusatori che la lasciarono rendendosi conto di non essere nessuno senza peccato: RISCATTATI.
Si o Signore grandissimo, umilissimo. Hai voluto offrire il prezzo del riscatto, liberamente; e da Giudice hai voluto pagare tu stesso la pena per i colpevoli. Non solo per coloro che ti furono di fronte allora, ma anche per tutti noi.