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CRITICHE ALLE TESI DI SCIENZIATI NON CREDENTI

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2021 16:32
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01/11/2011 22:52
 
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Il biologo Colin Tudge critica  l’ultimo libro di Richard Dawkins

Per la sua opera di proselitismo ateo Richard Dawkins punta direttamente ai bambini dedicando loro un libro. Uscito a settembre, “The Magic of Reality” si propone come strumento indispensabile per quei genitori che vogliono educare i loro figli all’ateismo, mitigando, con parole dolci, il peso di una frustrante verità. Sui siti inglesi si rincorrono le recensioni e, ovviamente, non manca chi replica. E’ il caso di Colin Tudge, biologo di Oxford, noto per la sua attività divulgativa presso le più importanti riviste e testate giornalistiche, “The Times”, “The New Scientist”, “Nature”, per citarne alcune. In un suo recente articolo per “The Independet”, Tudge commenta l’ultima fatica di Dawkins smontandone abilmente i contenuti.

Scrive il biologo: «Dawkins accusa i cattolici di educare i bambini ad una particolare visione della vita prima che loro abbiano modo di pensare con la propria testa. Ora, in “The Magic of Reality”, rivolto ai lettori di nove anni, Dawkins fa esattamente la stessa cosa. Afferma che “la realtà è tutto ciò che esiste” e con “esiste” intende tutto ciò che possiamo vedere con i nostri occhi, toccare con le dita, osservare e studiare con microscopi e telescopi. Il resto, comprese le cose di cui potremmo ipotizzare l’esistenza (come la gelosia e l’amore), è in gran parte illusorio». Continua poi Tudge: «Quattro secoli prima di Cristo, Platone sosteneva che la realtà ultima non è rappresentata dalla sostanza, ma dall’idea. San Giovanni Evangelista scrive che “In principio era il Verbo”, dove “verbo” è tradotto dal greco “logos” il quale può essere usato per intendere “idea”, ma anche “mente”. Molti filosofi, come Baruch Spinosa, hanno affermato che la coscienza non è solo un rumore prodotto dal cervello, ma parte del tessuto dell’intero universo. Negli ultimi novant’anni, i fisici quantistici, a partire da Bohr e Erwin Schrödinger, hanno dimostrato che la mente simula il risultato degli esperimenti condotti sulle particelle fondamentali. Alla luce di queste riflessioni, ci si rende conto di quanto “grezzo” sia il materialismo di Dawkins».

Lo scienziato di Oxford prende poi in considerazione l’assurda speranza di onniscenza che l’autore del libro ripone nella ricerca scientifica. Dawkins afferma che conosciamo esattamente come funziona il DNA. Questo tuttavia è «falso, assurdo e pericoloso. Se fosse vero non ci sarebbe più nulla da scoprire. Tuttavia “Nature” pubblica continuamente nuove scoperte sull’epigenetica», la scienza che studia la costante relazione tra l’ambiente ed il DNA. «L’idea di onniscenza si è dimostrata estremamente pericolosa, sin dall’inizio del novecento, con l’avvento dell’eugenetica. Oggi, un ramo della classe industriale promuove ricerche per riprodurre in laboratorio intere coltivazioni ed allevamenti (persino noi stessi), tramite l’ingegneria genetica. Eppure la più grande lezione del ventesimo secolo – scrive Tudge – è che la scienza non si può occupare di certezze: che tutti i suoi risultati non sono che verità parziali e provvisorie, in attesa di essere scagliate dal loro piedistallo».

A conclusione della sua analisi, l’autore analizza l’aspetto della religione. Dawkins afferma che «le persone veramente “religiose” sono obbligate a credere a tutti i miti e ai miracoli propri della loro tradizione, pur essendo ovvio che sono privi di fondamento». Ma, come spiega Tudge, la religione non dipende certo da questi aspetti«Né è vero, come Dawkins sostiene, che i miracoli possano essere paragonati alla zucca di Cenerentola. Tra l’altro, non bisogna essere cattolici per trovare grottesca la sua descrizione della Vergine Maria: “una specie di dea di una religione locale”». Tudge plaude invece alle parole di Dawkins quando parla dell’aspetto apparentemente fondamentale del suo libro: «La scienza è di per sé magica perché contribuisce a dimostrare quanto sia meraviglioso il mondo in cui viviamo. Ma l’idea che le scoperte scientifiche siano in contrasto con la religione non può favorire nessuno. Nel diciassettesimo secolo, – conclude l’autore – i fondatori della scienza moderna (Galileo, Newton, Cartesio, Leibniz, Boyle, John Ray) erano tutti credenti. Secondo loro, esplorare l’universo era un modo per glorificare Dio. Anche Bach ha detto lo stesso della sua musica. A confronto, la visione ultra materialista di Dawkins è obsoleta».
Conclude ironicamente Tudge: «Come non credere ai miracoli quando un libro del genere si autodichiara un valido contributo all’educazione dei nostri figli?».

Filippo Chelli

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