Martin Hel, again.
Di questo fumetto, in tempi recenti, si è detto tutto il [male] possibile.
Parliamo però anche del pessimo lavoro che lo staff di Fernandez (perchè mi viene proprio difficile credere che
Lito curi di persona TUTTA la collana: e gli effetti si vedono chiaramente) sta portando avanti.
Volti diversi e irriconoscibili da una vignetta all'altra, proporzioni sballate e prospettive incongrue, grande trascuratezza verso particolari neppure troppo insignificanti.
Guardate ad esempio la vignetta in alto a destra di pagina 6 di SK n°49: il "cofanetto Sperlari" che fluttua nell'aria, l'ampolla che si regge -ad essere generosi- grazie ad una corrente ascensionale domestica.
Stessa pagina, vignetta in basso a sinistra: alla destra di MH, in piedi davanti ad una tavola, cosa c'è mai? Un pensile privo di spessore? Un armadio che poggia sul pavimento da un lato e galleggia nel vuoto dall'altra? Una finestra profonda un metro? E, visto che il tavolo è ben più alto del lavandino, e Martin ha il piano di quel tavolo a poco più di un terzo della sua altezza: o a Bath i lavelli sono posti a 30 cm dal suolo o Martin Hel è alto più di tre metri.
Pignolerie? Può darsi.
Oppure l'ulteriore segnale che questa serie, resuscitata come sappiamo per contentare le masse
martinheliane, oltre a mettere in evidente difficoltà l'autore, che da tempo mostra la corda, ha anche sfiancato l'equipe di disegnatori, cui non basta il nome del prestigioso caposcuola per garantire risultati all'altezza.