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A chi dare ragione? Cosa fareste voi?

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2023 21:51
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Utente Senior
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30/01/2022 15:03
 
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Questo Jean non doveva farlo [collaborare con i tedeschi]. A costo di farsi mandare in un campo di concentramento, a costo di vedersi distrutta l’intera sua famiglia, non doveva farlo, non doveva farlo, non doveva farlo. Non doveva parlare alla radio. Doveva chiudersi in un silenzio ostinato, incrollabile. […] La condanna era da prevedere. Ma se tu cerchi di astrarre dal tuo amore materno, dovrai riconoscere che la condanna era da prevedere, così come è da prevedere la caduta della pietra non appena abbandonata la mano. Data la causa, è inevitabile l’effetto. […] Io ho continuato a pensare e ripensare in questi mesi a quel povero ragazzo. Ma non sono mai riuscito a trovare argomenti per non convincermi che la sua condotta in Germania fu assolutamente assurda e che sarebbe stato suo dovere allora ribellarsi con la massima violenza possibile contro una politica che non aveva più nessuna giustificazione”.


Questa è una lettera con cui Gaetano Salvemini spiega le ragioni che lo hanno portato a non intervenire per salvare il figliastro, Jean, figlio del primo matrimonio della sua compagna, in quanto si era allineato al governo di Vichy.
Come è andata a finire? Jean fu condannato e tra lui e la sua compagna Fernande si aprì una frattura insanabile, perché lei non accettava che il figlio meritasse la morte.
Qui non si sta parlando di divergenze d'opinioni (chessò, padre comunista, figlio monaco), ma dell'assenso ad una dittatura terribile, con le purtroppo ben conosciute conseguenze.
Jean ha fatto da megafono alla distruzione delle libertà e alla caccia spietata a chi era "non allineato".
E Salvemini, che era d'una onestà adamantina, non poteva accettarlo. Tanto che ha rotto diverse amicizie con gente da lui ritenuta "troppo morbida" col fascismo.
Però, è anche comprensibile l'ira di Fernande. Ma non si può negare che lei sia stata troppo indulgente con gli errori del figlio. A momenti, sembra li abbia visti come sbandate rimediabili, mah...
L'amore materno fa questi effetti? O è solo una versione degenerata?

La domanda che pongo è questa: chi ha ragione? Salvemini? Fernande? Nessuno dei due?
Personalmente, da un punto di vista razionale, ritengo che Salvemini non abbia fatto bene, di più. (anche se la pena di morte, da un punto di vista storico, è troppo semplice per i nazisti. Devono vedere un mondo senza di loro) Perché doveva salvare il suo figliastro, che si è compromesso con Vichy solo per avere soldi e lusso?
E il discorso che lui fa ha senso, poche storie, per quanto sia aspro e non per mediocri. Una dittatura ingiustificabile va contrastata a testa bassa, senza tentennamenti e cedimenti.
Però, ammetto una cosa: non so quanto avrei la forza di imitare il suo comportamento, perché, purtroppo, i sentimenti d'amore hanno in sé una componente di idiozia, che ci fa passare sopra su molte opinioni discutibili, se appartengono ad una persona a lui cara.
Spero, però, di non trovarmi mai davanti ad una scelta così estrema.
Se uno si è guadagnato il diritto ad essere quello che è nessuno glielo toglie.

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Post: 1
Utente Junior
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24/01/2023 16:21
 
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Re:
Evil Lady Nanto, 30/01/2022 15:03:

Questo Jean non doveva farlo ... estrema.



E’ un discorso molto particolare che solleva argomenti scomodi per questo rispondere può sollevare insulti o incomprensioni. Il mio pensiero a riguardo è che Salvemini, per la particolare situazione in cui si trovava, in questo caso specifico, abbia fallito.
In generale, quando si tratta di amicizie e conoscenze invece, è un atteggiamento con cui sono sulla stessa linea, anche se è gente influente.
Questo ragazzo lo aveva cresciuto con amore. Lui per primo aveva dichiarato varie volte che Jean era quanto di più lontano dal fascismo come ideologia personale, ma che aderiva a fare queste propagande radiofoniche per una propria scalata sociale, un viscido senza scrupoli in pratica.
Certo in una visione borghese come la sua questo è una vergogna, in più parliamo di nazismo che si è macchiato di orrori atroci e ingiustificabili su tutti i fronti.
Però di genitore ne hai uno solo e in quel momento il ruolo di genitore non puoi delegarlo, perché altrimenti su tutti i livelli, anche quello morale, tu ti stai arrendendo. Stai abbandonando un figlio e stai apertamente gettando la spugna sul tuo ruolo più importante e comunque che non puoi delegare. A giudicare Jean, dovevano esserci i giudici.
Tra l’altro, in questo caso, la sua testimonianza non penso nemmeno che avrebbe fatto la differenza, perché il processo aveva già la sua conclusione.
Lui lo abbandonò per se stesso e per la propria immagine.
Salvemini dichiarò alla stampa “io ho tagliato i ponti con Jean da molto prima, affinchè se un giorno avesse appoggiato Mussolini io avrei potuto dire che cmq non avevamo più rapporti da un pezzo”. E’ diciamo il classico atteggiamento di quelle famiglie che rinnegano i figli se non corrispondono alle aspettative, umano forse, sicuramente non un caso isolato.
Ma è una vittoria come genitore? Penso che nel migliore dei casi sia più un arrendersi di fronte a una propria incapacità, e nel peggiore proprio un abbandonare un figlio, che da quel punto di vista era anche tua responsabilità educare a cittadino.
Non serviva dichiarare il falso, ingaggiare fiaccolate in suo favore, bastava dichiarare alla corte che secondo lui, come lui stesso ha ammesso, questo ragazzo era probabilmente recuperabile socialmente, che non era radicata in lui l’ideologia nazista e che in caso la corte lo avesse graziato, lui si sarebbe impegnato a riabilitarlo.
Non avrebbe fatto differenza per il corso del processo ma un’enorme differenza per il condannato e per lui come uomo (parere personale).
Adesso faccio un esempio recente di un caso in cui un padre, con immenso sforzo e anche andando contro tutta la società, perché questo è il prezzo da pagare, ha scelto l’altra direzione. Ho pensato a un padre, perché altrimenti si scivola facilmente nel dire, è ma le donne in questo hanno una marcia in più.
Il padre di Erika De Nardo, che ha ucciso beceramente madre e fratellino. Questo padre facendo un lavoro immenso, infinito, è riuscito non so come a elaborare l’incredibile dolore, e a dare alla figlia esattamente il supporto di cui lei aveva bisogno per riabilitarsi. Non sapeva nemmeno se questo sforzo avrebbe portato a una riabilitazione, certo la ragazza era giovane e aveva intrapreso un percorso farmacologico contro il suo disturbo, ma mica poteva davvero sapere se avrebbe visto la luce.
Di certo, tutta la sua comunità e anche mezzo paese lo hanno condannato e gli hanno voltato la faccia. Eppure lui era il padre, e è riuscito in questo compito enorme perché solo lui, forse, avrebbe potuto.
E la cosa incredibile è che noi oggi sappiamo che Erika si è effettivamente riabilitata, è un miracoloso caso in cui chi ha compiuto una simile mostruosità, nelle carceri italiane, davvero è stata in grado di reinserirsi.
Ma questo padre ancora davanti all'opinione comune è condannato. Epppure nel suo ruolo ha vinto, e personalmente penso che questo sia stata la cosa giusta da fare.
Scegliere l’opposto è istintivo per la gente normale che deve affrontare situazioni così difficili, perciò sai che oltre alla fatica in sè del percorso, poi ti troverai gli altri contro. Nel senso, non è alla portata di tutti perché siamo umani.
Però parlando per “ideali” non penso fosse da voltargli le spalle, e ovviamente non so se avrei la forza e spero di non doverlo scoprire mai.
Post: 487
Utente Senior
ONLINE
24/01/2023 19:28
 
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Se fossi il padre di un influencer negazionista e pure consapevole di dire assurdità, gli darei un ultimatum: "o cambi comportamento o non farti mai più vedere e sentire da me."
Fare propagande per una dittatura è a tutti gli effetti negazionismo, quindi il mio atteggiamento sarebbe lo stesso.

Esistono anche genitori che fanno arrestare i propri figli se non riescono a farli desistere dal vendere droga. Lesionare l'udito o le corde vocali a Jean, data che mancava una forza di polizia a cui rivolgersi, sarebbe stata una soluzione che non avrei condannato.
Post: 995
Utente Senior
OFFLINE
29/01/2023 21:51
 
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Questo ragazzo lo aveva cresciuto con amore. Lui per primo aveva dichiarato varie volte che Jean era quanto di più lontano dal fascismo come ideologia personale, ma che aderiva a fare queste propagande radiofoniche per una propria scalata sociale, un viscido senza scrupoli in pratica.



Non mi sembra cambi molto. Anzi, seguire un'ideologia così orribile per convenienza mi sembra quasi peggio di un convincimento personale.
E cosa cambia lo status di figlio? Si ritorna sempre lì. Siccome si ama qualcuno come un figlio, allora certe azioni passano in secondo piano.



Però di genitore ne hai uno solo e in quel momento il ruolo di genitore non puoi delegarlo, perché altrimenti su tutti i livelli, anche quello morale, tu ti stai arrendendo. Stai abbandonando un figlio e stai apertamente gettando la spugna sul tuo ruolo più importante e comunque che non puoi delegare. A giudicare Jean, dovevano esserci i giudici.
Tra l’altro, in questo caso, la sua testimonianza non penso nemmeno che avrebbe fatto la differenza, perché il processo aveva già la sua conclusione.
Lui lo abbandonò per se stesso e per la propria immagine.



Arrendendo a cosa? Jean la sua scelta l'aveva fatta. Perché non ne doveva affrontare le conseguenze, come gli altri condannati? (ovviamente ove c'è stata onestà, per quanto dura).
Ma infatti Salvemini sapeva bene che non avrebbe avuto nessuna possibilità di intercedere per lui. Lasciò che la giustizia fece il suo corso.
Tu dici anche che lo abbandonò per la propria immagine. Non mi sembra un atto di demerito rinnegare un figlio colluso con una realtà crudele. Significa che i tuoi ideali sono importanti per te.
Tra l'altro, Salvemini aveva amici morti per colpa del nazifascismo (i fratelli Rosselli) e altri che avevano perduto i figli per stragi di questo tipo (vedi Tommaso Fiore). Agire in modo da rispettare la loro memoria non mi sembra deponga a suo sfavore. Anzi, la sua onestà, secondo me, è encomiabile perché lui, durante il terribile terremoto di Messina del 1908, perse moglie, cinque figli e sorella. Un'altra persona avrebbe fatto di tutto per non soffrire di più. Scegliere di affrontare un simile trauma pur di potersi "guardare allo specchio" secondo me è degno di nota.


Ma è una vittoria come genitore? Penso che nel migliore dei casi sia più un arrendersi di fronte a una propria incapacità, e nel peggiore proprio un abbandonare un figlio, che da quel punto di vista era anche tua responsabilità educare a cittadino.
Non serviva dichiarare il falso, ingaggiare fiaccolate in suo favore, bastava dichiarare alla corte che secondo lui, come lui stesso ha ammesso, questo ragazzo era probabilmente recuperabile socialmente, che non era radicata in lui l’ideologia nazista e che in caso la corte lo avesse graziato, lui si sarebbe impegnato a riabilitarlo.
Non avrebbe fatto differenza per il corso del processo ma un’enorme differenza per il condannato e per lui come uomo (parere personale).



Ma Salvemini cosa doveva fare con un figlio adulto, che si era già staccato da lui? Continuare a trattarlo come un ragazzino?
Poi, lui stesso ha detto che non ha trovato nessuna ragione per cui la figura di Jean potesse essere salvata.
Poi, erano tempi in cui si esigeva da parte del popolo una punizione draconiana per i collaborazionisti. E, sinceramente, non me la sento di dare torto a chi voleva questo tipo di giustizia.


Salvemini dichiarò alla stampa “io ho tagliato i ponti con Jean da molto prima, affinchè se un giorno avesse appoggiato Mussolini io avrei potuto dire che cmq non avevamo più rapporti da un pezzo”. E’ diciamo il classico atteggiamento di quelle famiglie che rinnegano i figli se non corrispondono alle aspettative, umano forse, sicuramente non un caso isolato.



Scusa, mi sembra un po' eccessivo definire l'atteggiamento di Salvemini quello di un padre che disconosceva il figlio che non corrispondeva alle aspettative.
Volere un figlio onesto, rispettoso della comunità e del prossimo, non mi pare sia un'aspettativa inaccettabile, che reprime la libertà di un figlio.
E il fascismo era tutto meno che rispettoso della comunità.


Poi, credo che lui e de Nardo non si possano paragonare, per quanto siano genitori di soggetti discutibili, pur per motivi diversi. Come ha fatto notare Thors, sostenere con la radio il nazismo ti rende complice della stessa.
Mi sembra diversa da due omicidi individuali, per quanto terribili.






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