Nel magazine "Sette", settimanale del Corriere della Sera, si ripercorrono mese per mese i più importanti fatti del 2009 con articoli redatti da una didascalia d'autore: sulla scomparsa di Michael scrive Carlo Verdone.
L'ho comprato ieri, vi trascrivo l'articolo relativo al mese di Giugno, dove ovviamente l'evento più importante è la scomparsa di Michael, che io ho trovato ben fatto.
Addio Mr. Thriller
di Carlo Verdone
Ho incontrato Michael Jackson nell'87, al ricevimento dell'ambasciatore Maxwell Rabb, prima del concerto romano. Uno stuolo di guardie del corpo lo teneva a 50 centimetri da noi. Occhiali scuri, incernierato, con i guanti.
Sfiorava le mani e sussurrava "Thank You", "Thank you" e al settimo "Thank You": "The bathroom?". Il bagno. E tutti a portarlo al bagno.
Tornava con i guanti cambiati e ricominciava a sfiorare le mani: "Thank You, Thank You". E poi di nuovo al bagno.
Così: con una cinquantina di invitati e non so quanti guanti cambiati.
La visione superava la leggenda.
C'eravamo io, Arbore, la Vitti, Zeffirelli. A noi, generazioni dei grandi concerti storici, Michael Jackson sembrò un "Obama del pop", immenso comunicatore del ritmo.
Dopo le icone bianche, Elvis Presley e i Beatles, il mito nero sembrava un miracolo. Poi s'è sbiancato. Per volontà o per malattia? Non lo sapremo mai. Consumato dalla sua eterna giovinezza s'è sgretolato in una decomposizione piena di misteri.
Noi ascoltavamo i Led Zeppelin, The Who, i Rolling Stones.
E quando, negli anni '80, è "atterrato" da un altro pianeta quel ragazzo che teneva il palco quanto o più di Elvis, il concerto è diventato show coreografico. Un luna park pirotecnico e abbagliante.
E il pubblico ha preso a muoversi con lui, contagiato dalla sua Disneyland musicale. Poi i video dai grandi budget, dalle scenografie colossali e dai grandi registi, come John Landis per
Thriller.
Video che diventano frammenti di musical.
Ho incontrato emuli di Jackson in Tunisia, in Marocco e in Libano. Quest'uomo, bambino pure nella voce, era entrato anche nel cuore di culture distanti. Ma la sua vita è segnata da due colori: l'argento vivo e il giallo cupo. Straordinario ballerino, sembra un essere virtuale in una vita virtuale.
La musica lentamente cessa. Non cessano i bollettini. Giudiziari, medici.
Il mito non sbiadisce come la pelle, la sua morte rende più pallida l'epoca dell'edonismo musicale.
Jacko è passato e se n'è andato come un extraterrestre malinconico.
Ma sul palco, magicamente, la sua vitalità trionfava su una fragilità dai mille misteri.
[Modificato da ValentinaMJ 25/12/2009 20:23]