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Wr-Ink-Tober

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2021 22:23
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Giudice*****
01/01/2021 11:34
 
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ethors, 1/1/2021 11:14 AM:

Buon anno anche a te! E buon lavoro, ma che sia sereno!

Poi non ho idea di come farai con i disegni... ci tengo tantissimo, ma penso che per consegnare quelli potresti prenderti anche qualche altro mese...

Per i disegni non c’è una scadenza ufficiale come con le valutazioni, quindi una volta consegnate vi contatterò uno a uno per accordarci su tutti i dettagli.
Sono assolutamente ancora dell’idea di farli perché tutte le storie che ho letto e valutato finora mi hanno dato degli spunti e delle idee interessanti, perciò non preoccuparti! Quest’anno mi sento abbastanza attiva e carica, e mi impegnerò in tutti i modi per portare a compimento le promesse fatte!
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Post: 487
01/01/2021 13:06
 
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Re:
fantaysytrash, 01/01/2021 11:34:

Quest’anno mi sento abbastanza attiva e carica, e mi impegnerò in tutti i modi per portare a compimento le promesse fatte!



😊

Non c'è nulla di meglio che tu possa dire il primo dell'anno! Grande fantaysytrash!

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Post: 1.114
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01/01/2021 15:46
 
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Buon anno anche a te ❤
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Post: 1.389
Giudice*****
08/01/2021 22:35
 
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Carissimi, vi comunico che l'amministrazione ha concesso una proroga di 20 giorni, per cui la nuova data di scadenza per la consegna delle valutazioni è il 30 gennaio 2021.
Vi ringrazio ancora tutti per la pazienza!
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Post: 978
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08/01/2021 23:38
 
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Re:
fantaysytrash, 08/01/2021 22:35:

Carissimi, vi comunico che l'amministrazione ha concesso una proroga di 20 giorni, per cui la nuova data di scadenza per la consegna delle valutazioni è il 30 gennaio 2021.
Vi ringrazio ancora tutti per la pazienza!




Non preoccuparti! Posso chiederti (a grosse linee) se hai in mente una data per la pubblicazione? Ovviamente il mio intento non è assolutamente quello di mettere fretta (spero non sia passato questo messaggio); lo chiedo solo perchè ho visto mancano poche storie.
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Post: 1.389
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09/01/2021 15:26
 
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Re: Re:
Inchiostro_nel_Sangue, 08/01/2021 23:38:




Non preoccuparti! Posso chiederti (a grosse linee) se hai in mente una data per la pubblicazione? Ovviamente il mio intento non è assolutamente quello di mettere fretta (spero non sia passato questo messaggio); lo chiedo solo perchè ho visto mancano poche storie.




In questo momento non mi sento di dare una data precisa perché sono sì a buon punto (e con una scaletta per la gestione delle storie rimanenti) ma ho ancora del lavoro da svolgere, considerando anche la lunghezza abbastanza corposa di alcune dei testi rimasti, a cui si unisce lo studio universitario non esattamente trascurabile.
Direi quindi che ci aggiorniamo tra una decina di giorni, quando spero di essere in grado di fornire informazioni più dettagliate!
(E tranquilla, non c'è nulla di male nella tua domanda; non preoccuparti!) 💟
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Post: 487
09/01/2021 16:54
 
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Re: Consegna
ethors, 10/11/2020 09:15:


Fantaysytrash, avevo scelto di fare una Flashfic anche per smagrire la tua mole di lavoro...



Insomma, l'avevo pensata giusta 😀

Pazienterò senza problemi, anche perché il mio obbiettivo in questo contest è il disegno. Quindi, buon lavoro!

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Post: 978
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10/01/2021 00:11
 
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Re: Re: Re:
fantaysytrash, 09/01/2021 15:26:




In questo momento non mi sento di dare una data precisa perché sono sì a buon punto (e con una scaletta per la gestione delle storie rimanenti) ma ho ancora del lavoro da svolgere, considerando anche la lunghezza abbastanza corposa di alcune dei testi rimasti, a cui si unisce lo studio universitario non esattamente trascurabile.
Direi quindi che ci aggiorniamo tra una decina di giorni, quando spero di essere in grado di fornire informazioni più dettagliate!
(E tranquilla, non c'è nulla di male nella tua domanda; non preoccuparti!) 💟




Grazie mille per l'informazione! Se ti può consolare, personalmente l'attesa non mi pesa per nulla... anche io, come te, in questo periodo sono presa dall'università 😭 Non preoccuparti assolutamente e dai la priorità ai tuoi studi com'è giusto che sia 😘
[Modificato da inky_clouds 10/01/2021 00:11]
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Post: 1.389
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29/01/2021 17:47
 
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Ragazzuoli, vi faccio aspettare proprio fino all'ultimo... ma come potete vedere dal bando mi manca una sola valutazione, perciò domani riceverete i vostri giudizi!
Spero possano essere all'altezza delle vostre aspettative e che ripaghino la vostra attesa 💚
Buona serata a tutti, e a domani!
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Post: 978
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29/01/2021 19:20
 
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Re:
fantaysytrash, 29/01/2021 17:47:

Ragazzuoli, vi faccio aspettare proprio fino all'ultimo... ma come potete vedere dal bando mi manca una sola valutazione, perciò domani riceverete i vostri giudizi!
Spero possano essere all'altezza delle vostre aspettative e che ripaghino la vostra attesa 💚
Buona serata a tutti, e a domani!




Anticipo qui una cosa che avrei detto dopo la consegna dei risultati. Prima di tutto.... chiedo scusa in anticipo se domani non mi farò sentire, ma sono nel pieno di un lutto familiare. Quindi, a prescindere da quale sarà la mia posizione, se non mi farò viva non sarà per maleducazione o mancanza di rispetto (come spesso, purtroppo, succede) ma per altri motivi. Ci terrei anche a specificare che, se dico questa cosa, non è per intenerirti e ottenere così qualche punto extra nella valutazione... sì, ci tengo a specificarlo perchè sono certa che qualcuno, leggendo questo mio messaggio, lo penserà.
Chiusa questa parentesi.... mi sembrava corretto anticiparti che (sempre a prescindere dalla posizione nella classifica finale) ho intenzione di rimuovere il mio testo da efp appena il regolamento me lo consentirà. Sono passati molti mesi e in questi mesi sono successe molte cose.... o meglio, tutto è successo nell'ultima settimana... ho perso un nonno, ma ho anche pubblicato il mio secondo libro.... e ho capito che non è più conveniente, per me che pubblico raccolte di racconti, mettere a disposizione di tutti alcuni dei miei testi. Ti dico questa cosa per correttezza e per evitare che si creino fraintendimenti; se non troverai più online il mio testo sarà per queso motivo. In ogni caso, oltre a spiegarmi, ci tenevo a ringraziarti di cuore perchè questo tuo contest mi ha aiutata a ritrovare la mia creatività in un periodo grigio.
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Post: 155
29/01/2021 21:39
 
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Re: Re:
Inchiostro_nel_Sangue, 29/01/2021 19:20:




Anticipo qui una cosa che avrei detto dopo la consegna dei risultati. Prima di tutto.... chiedo scusa in anticipo se domani non mi farò sentire, ma sono nel pieno di un lutto familiare. Quindi, a prescindere da quale sarà la mia posizione, se non mi farò viva non sarà per maleducazione o mancanza di rispetto (come spesso, purtroppo, succede) ma per altri motivi. Ci terrei anche a specificare che, se dico questa cosa, non è per intenerirti e ottenere così qualche punto extra nella valutazione... sì, ci tengo a specificarlo perchè sono certa che qualcuno, leggendo questo mio messaggio, lo penserà.
Chiusa questa parentesi.... mi sembrava corretto anticiparti che (sempre a prescindere dalla posizione nella classifica finale) ho intenzione di rimuovere il mio testo da efp appena il regolamento me lo consentirà. Sono passati molti mesi e in questi mesi sono successe molte cose.... o meglio, tutto è successo nell'ultima settimana... ho perso un nonno, ma ho anche pubblicato il mio secondo libro.... e ho capito che non è più conveniente, per me che pubblico raccolte di racconti, mettere a disposizione di tutti alcuni dei miei testi. Ti dico questa cosa per correttezza e per evitare che si creino fraintendimenti; se non troverai più online il mio testo sarà per queso motivo. In ogni caso, oltre a spiegarmi, ci tenevo a ringraziarti di cuore perchè questo tuo contest mi ha aiutata a ritrovare la mia creatività in un periodo grigio.




Ciao! Non ti conosco, ma tenevo a esprimerti la mia solidarietà per il brutto periodo che stai passando.
Mi auguro che tu ti riprenda presto e che torni a scrivere, intanto congratulazioni per le tue pubblicazioni... ma stare vicini ai propri cari e la salute mentale e fisica sono molto più importanti.
A presto e un abbraccio, anche se virtuale 🤗
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Post: 1.389
Giudice*****
29/01/2021 23:06
 
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Re: Re:
Inchiostro_nel_Sangue, 29/01/2021 19:20:




Anticipo qui una cosa che avrei detto dopo la consegna dei risultati. Prima di tutto.... chiedo scusa in anticipo se domani non mi farò sentire, ma sono nel pieno di un lutto familiare. Quindi, a prescindere da quale sarà la mia posizione, se non mi farò viva non sarà per maleducazione o mancanza di rispetto (come spesso, purtroppo, succede) ma per altri motivi. Ci terrei anche a specificare che, se dico questa cosa, non è per intenerirti e ottenere così qualche punto extra nella valutazione... sì, ci tengo a specificarlo perchè sono certa che qualcuno, leggendo questo mio messaggio, lo penserà.
Chiusa questa parentesi.... mi sembrava corretto anticiparti che (sempre a prescindere dalla posizione nella classifica finale) ho intenzione di rimuovere il mio testo da efp appena il regolamento me lo consentirà. Sono passati molti mesi e in questi mesi sono successe molte cose.... o meglio, tutto è successo nell'ultima settimana... ho perso un nonno, ma ho anche pubblicato il mio secondo libro.... e ho capito che non è più conveniente, per me che pubblico raccolte di racconti, mettere a disposizione di tutti alcuni dei miei testi. Ti dico questa cosa per correttezza e per evitare che si creino fraintendimenti; se non troverai più online il mio testo sarà per queso motivo. In ogni caso, oltre a spiegarmi, ci tenevo a ringraziarti di cuore perchè questo tuo contest mi ha aiutata a ritrovare la mia creatività in un periodo grigio.




Ciao Valeria, grazie di essere passata ad avvisare ma soprattutto non preoccuparti minimamente per la tua assenza. Mi dispiace molto che tu stia attraversando questo periodo buio e posso solo augurarti di riprenderti al più presto.
Per quanto riguarda la storia, ovviamente è tua e puoi farne ciò che vuoi, e quando sarai più libera e con meno pensieri opprimenti puoi tornare qui in qualsiasi momento (o scrivermi in privato) in caso volessi commentare la valutazione.
Io spero di risentirti al più presto con notizie più positive, ma intanto ti mando un grande abbraccio a distanza 💗
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Post: 1.389
Giudice*****
30/01/2021 14:23
 
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Discorso pre-risultati:

Eccomi qui finalmente con le valutazioni!

Innanzitutto ci tengo a ringraziarvi ancora una volta per aver partecipato così numerosi a questa iniziativa e per l’enorme pazienza dimostrata nell’attesa di questo momento conclusivo.

Spero che i giudizi che leggerete siano reputati adeguati ed esaustivi, e come sempre vi esorto a farvi avanti qualora aveste perplessità o ci fossero parti non chiare dei miei commenti. Questi sono stati espressi ovviamente con il massimo grado di oggettività che sono riuscita a tirar fuori, ma nel complesso ricordo che si tratta comunque di pareri personali e di non prendervela troppo se la storia non ha ottenuto i risultati sperati.

Con un simile numero di concorrenti, mi rendo conto che possa essere scoraggiante vedere il proprio lavoro sul fondo della classifica, ma spero riusciate andare oltre i punteggi numerici e trovare qualche informazione utile nelle mie parole.

Paradossalmente – o forse ha perfettamente senso – mi sono dilungata di più sugli elementi che non mi hanno convinta appieno, mentre in certi casi vedrete meno parole spese in un determinato parametro proprio perché avevo meno considerazioni, e ripetere quanto la storia fosse solida e bella mi sembrava inutile.

La decisione per l’assegnazione del premio bonus “Halloween” è stata durissima, non perché non ci fossero contendenti, ma perché quasi tutte le storie sarebbero in grado di accalappiarselo tranquillamente. Alla fine quindi ho deciso, a valutazioni terminate, di far scorrere lo sguardo sui titoli delle vostre storie e individuare quella di cui mi ricordavo meglio le ambientazioni. Spero non me ne vogliate, ma non potevo promettere una recensione all’80% di voi dato che mi sarebbe risultato poi impossibile rilasciarle tutte entro i tempi stabiliti.

Per concludere questo papiro, spero davvero moltissimo che apprezziate il mio lavoro; a me ha fatto super piacere conoscere moltissimi nuovi autori e rivederne alcuni già conosciuti. Posso solo augurarmi che anche voi abbiate avuto un’esperienza positiva.

Vi chiedo per favore di non commentare finché non avrò postato tutti i risultati e il commento finale con il riepilogo della classifica e dei premi. Fatemi inoltre sapere se gradireste la valutazione come recensione alla storia. In caso io non riceva risposta entro una settimana, queste verranno rilasciate automaticamente.

Grazie!


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Post: 1.389
Giudice*****
30/01/2021 14:27
 
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XX POSTO

“La Strega e la prima notte”, CedroContento2 – 37,9/60

Grammatica e stile: 11,9/20 (8,9 + 3)

L’unico appunto dego di nota per quanto riguarda l’aspetto grammaticale riguarda la punteggiatura, e in particolare:

- Prima e/o dopo appellativi ci vuole la virgola (-0,15 per dodici volte -> -1,80 -> punteggio cumulativo sottratto: -1,00)

- Dopo le proposizioni che interrompono due parti di dialogo ci vuole un punto fermo – esempio: “Un gatto nero ci ha tagliato la strada” le sussurrò la cameriera “è un brutto presagio…” (-0,15 per otto volte -> -1,20 -> punteggio cumulativo sottratto: -0,75)

- A inizio dialogo ci vuole sempre la lettera maiuscola (-0,15 per quattro volte -> -0,60 -> punteggio cumulativo sottratto: -0,50)

- Prima dei dialoghi, a meno che non ci sia un verbo dichiarativo, la proposizione deve avere comunque un punto fermo – esempio: “Astoria arrossì e si ritrasse “Perché dovresti avvisare prima di entrare”” (-0,15 per sette volte -> -1,05 -> punteggio cumulativo sottratto: -0,75)

Altre imprecisioni riscontrate sono state:

“Vento, che oltre a far vorticare in delicati turbinii le foglie degli alberi variopinte, faceva cadere le castagne dagli alberi […]” -> la virgola va inserita dopo “che” e non prima (-0,15)

“L’intenzione era quella di passare il raro pomeriggio libero da impegni dei regnanti di Avior, a passeggiare lungo il viale costeggiato dai castagni […]” -> la virgola è superflua (-0,15)

“[…] davanti al caminetto accesso […]” -> “acceso”

“È vero giornate del genere dovrebbero diventare un’abitudine” -> manca una virgola dopo “vero” (-0,15)

“Scusami non volevo spaventarti” -> manca una virgola dopo “Scusami” (-0,15)

“sé stessa” -> “se stessa”

“[…] ma neanche la cameriera non era mai stata con un uomo […]” -> qui c’è una doppia negazione, la forma corretta è “neanche la cameriera era mai stata con un uomo” (-0,50)

“Beh non ti aspetterai che io la veda da sola!” -> manca una virgola dopo “Beh” (-0,15)

“Non se ne parla tu starai con me!” -> manca una virgola dopo “parla” (-0,15)

“Astoria guardò rapidamente in direzione dei lontani picchi incappucciati dalle prime nevicate, su cui notò con delusione, si stavano radunando scure nuvole cariche di pioggia.” -> l’ultima virgola è superflua, oppure ne manca una prima di “notò” per rendere “notò con delusione” un inciso (-0,15)

“I capelli biondi legati in un basso e morbido chignon, fermato sulla nuca da un fermaglio dorato.” -> “erano legati” (-0,50)

“Non temete siete state abbastanza attente” -> manca una virgola dopo “temete” (-0,15)

“Astoria incapace di abbassare lo sguardo, nonostante avesse tanto voluto, cercò di capire […]” -> manca una virgola dopo “Astoria” per creare l’inciso (-0,15)

“Astoria, nonostante la temperatura gradevole, sentì un brivido gelido correrlo lungo la schiena.” -> “correrle”

“Ghermita da quagli occhi inquisitori, non la trovò.” -> “quegli”

“Ah mia piccola Nur.” -> manca una virgola prima di “Nur” (-0,15)

“Continuò a rimanere in guardia, non di fidava affatto di quella donna.” -> “si fidava”

“Dobbiamo concludere qui temo.” -> manca una virgola dopo “concludere (-0,15)

“É questo?” -> “È questo?”

“È che io non ne so niente, tu invece, è evidente che sei già stato con una donna.” -> la virgola dopo “invece” è di troppo (-0,15)

“quelle parole, dopo quell’insolito, inquietante pomeriggio suonarono più dolci che mai alle orecchie della principessa.” -> ci vuole la lettera maiuscola a inizio frase (-0,15) e una virgola dopo “pomeriggio” (-0,15)


Lo stile è principalmente scorrevole, anche se ci sono state un paio di occasioni in cui le frasi non funzionavano correttamente o al meglio delle possibilità, proprio per le scelte lessicali. Ecco alcuni esempi:

- “Astoria gettò uno sguardo distratto al passaggio segreto celato da un arazzo, ad uno degli angoli della stanza.” -> “in uno degli angoli”

- “Avevano appena varcato il cancelletto d’ingresso che improvvisamente Anna esclamò “Attenta!”” -> è più corretto dire “[…] quando improvvisamente Anna esclamò”

- “Su un tavolino tondo in centro alla stanza […]” -> “nel centro della stanza”

- “Improvvisamente madama Elena si fece seria e scura in volto, così come la luce nell’intera stanza.” -> la luce nella stanza si fece… seria e scura? Ho compreso il senso di quello che volevi scrivere, ma mi sembra che sia un’analogia che non regge in questo modo

Spesso inoltre mancano delle congiunzioni tra le varie proposizioni, come ad esempio nella frase: “La porta si aprì cigolando dopo pochi secondi, non c’era nessuno ad accogliere le due dame, solo il vuoto scuro dell’atrio.” Non c’è niente di sbagliato, ma il testo diventa più piatto e tutto sullo stesso piano, mentre con elementi aggiuntivi si sarebbe data un’intonazione più pronunciata al testo, formando dei periodi anche più complessi e articolati.

Nel complesso, quindi, ne risulta uno stile abbastanza semplice e chiaro, ma senza particolari momenti di tensione pronunciata o un risvolto finale decisivo. Ogni elemento ha lo stesso peso degli altri, e manca un vero e proprio punto di climax che caratterizzi il culmine delle vicende narrate.


Trama e originalità: 8/10

La trama della storia è stata piuttosto lineare e godibile, nonché a mio parere abbastanza originale. Il tutto si basa sull’inesperienza della futura regina che non vuole rischiare di recare dispiacere al suo amato e quindi si reca in una casa di piacere per imparare da chi ne sa più di lei. Mi è piaciuto vedere la risolutezza di Astoria in questa sua avventura, in quanto mette in mostra sia il suo animo generoso e insicuro, sia la sua condizione privilegiata di nobile che le permette di frequentare certi luoghi con estrema facilità e senza, apparentemente, ripercussioni.

Ammetto di essere rimasta un po’ delusa dal modo in cui Astoria effettivamente impara l’arte del piacere, perché da come era stata presentata l’idea e visto il luogo stesso in cui lei e Anna si recano – nonché la personalità eccentrica di madama Elena –, ero abbastanza convinta che la questione non sarebbe sfociata in una conversazione, ma in una lezione di tipo pratico (tipo Daenerys e Doreah in GoT). Ma questa è stata forse una mia aspettativa assolutamente indipendente dal testo, perciò la nomino più per completezza che vero e proprio appunto a livello di trama.

Ci sono stati invece un paio di elementi fondamentali che non mi hanno convinta appieno, a partire dall’ambientazione. Diversi luoghi vengono nominati – Avior, Tabita, Ain – ma non sono mai contestualizzati fino in fondo, quindi alla fine confondono il lettore più che andare ad ampliare l’universo creato, forse anche perché non sono realmente pertinenti alla storia che stai raccontando. Servono perlopiù per introdurre i personaggi, ma alla fin fine non ricoprono un ruolo significativo, per cui la storia potrebbe essere ambientata in qualunque altro posto al mondo e nulla cambierebbe.

Inoltre alcune frasi presenti all’interno del testo non hanno avuto molto senso per me, e questo credo sia dovuto al fatto che si riferissero ad altri racconti aventi questi protagonisti. In particolare:

- “Non sopportava l’idea di pensare a quanto doveva essersi sentito solo Karl in tutti quegli anni, mentre lei si era sempre crogiolata nell’amore, che ingenuamente considerava scontato, della sua famiglia.” -> Karl non ha una famiglia amorevole? Non ha proprio una famiglia? È un aspetto necessario da sottolineare quando poi non se ne fa più menzione?

- “Astoria pensò che nonostante fosse lì solo da pochi mesi […]” -> non viene mai realmente spiegato se si tratta semplicemente del fatto che si sia “trasferita” in questo regno o se la sua assenza sia dovuta a qualcos’altro e, di nuovo, ritengo che non sia un’informazione da inserire nella narrazione se non ha poi effettivamente uno scopo preciso messo in evidenza.

- “Anna la guardò con rimprovero rifiutandosi di cadere nel tranello del cambio argomento” -> la cameriera guarda con rimprovero la principessa? In generale, qui non ho ben compreso il legame che c’è tra le due donne, dato che si dice che Astoria confida in lei solo perché non ha nessun altro e inizialmente non sa nemmeno se ci si possa fidare appieno.

Un aspetto che invece ho molto apprezzato è stato il colpo di scena finale, ovvero Elena che si scopre essere la zia di Karl, anche se uno degli aspetti più interessanti – il fantomatico accordo tra i due, di cui Astoria non viene resa partecipe – viene lasciato in sospeso. Non so se fosse uno degli elementi presenti in un’altra storia e inserito appositamente per far piacere ai lettori già conoscitori della serie, ma a me è dispiaciuto abbastanza non arrivare fino in fondo alla questione, date le grandi potenzialità che aveva.

In conclusione, ti dico che sicuramente la seconda metà della storia è stata molto più interessante e meglio costruita della prima, che invece è più un’introduzione frettolosa alle varie dinamiche tra i personaggi. L’aria di mistero che si respira nella casa di piacere – che a tratti sembra più una casa stregata – ha costituito senz’altro la mia parte preferita, e anche le interazioni con Elena sono state uno dei punti di massimo godimento per quanto mi riguarda.


Caratterizzazione dei personaggi: 7/10

I personaggi menzionati nella storia sono stati diversi, ma i veri protagonisti sono essenzialmente quattro, ovvero Astoria, Anna, Karl ed Elena. Purtroppo però mi è parso che solamente la prima fosse sviscerata a dovere, mentre tutti gli altri sono stati rilevanti solo in relazione a ciò che rappresentavano per la principessa, senza avere attributi propri o momenti in cui gli è stato permesso brillare indipendentemente.

Secondo me, ad esempio, il personaggio più interessante è stato Elena, ma oltre al suo aspetto fisico e all’aria particolare che le aleggia intorno, non viene detto molto su di lei. Ancora più evidente, tuttavia, è stata la poca caratterizzazione di Karl e Anna. Se infatti per Elena posso capire che il momento narrato non fosse il più adatto per addentrarsi nel suo personaggio, considerando che il punto di vista è quello di Astoria, ho trovato molto strano che le due persone con cui trascorre più tempo siano state secondarie persino quando erano in scena a tutti gli effetti.

Di Karl si sa molto poco, e quello che si sa mi ha fatto lampeggiare delle sirene rosse a non finire; mi è sembrato infatti decisamente troppo apprensivo e non in modo positivo, e il fatto che Astoria non si allarmi di più dopo che scopre di essere stata pedinata con quell’inquietantissima uscita “Sei sempre seguita!” ha denotato una certa passività per la situazione – quindi da un certo punto di vista mi ha anche fatto piacere non vederlo più del dovuto, però essendo il re forse qualche attributo in più avresti potuto darglielo, anche per quanto riguarda la relazione tra i due protagonisti, che non mi è sembrata particolarmente sviluppata o profonda.

Abbiamo infine Anna, che svolge il suo ruolo di cameriera personale della principessa ed è pseudo-costretta a seguirla in quest’impresa. Il fatto che sia stata proprio lei a proporre una soluzione del genere non mi ha convinta, proprio per la funzione che svolge all’interno della storia; fa parte della servitù e dovrebbe avere come primaria intenzione quella di volere la sicurezza di Astoria, non metterle in testa di fare una cosa che ha una così alta probabilità di andare a rotoli. Nessuno pensa a cosa succederebbe se qualcuno lo venisse a scoprire? Addirittura prendono una carrozza per raggiungere il bordello, e la cosa è a dir poco assurda. Chi la guida, Anna? O una terza persona di cui si fidano?

In generale, la storia è fortemente incentrata su Astoria – che invece ho trovato ben caratterizzata nei suoi aspetti principali – ma anche le interazioni con gli altri personaggi sono fondamentali per una visione completa dei vari caratteri, e qui questo è stato affrontato solo in parte, mentre invece sarebbe stato più che interessante venire a conoscenza anche di dinamiche trattate con più importanza e profondità.


Utilizzo del pacchetto: 4,5/8 (1 + 3,5)

Il prompt del pacchetto scelto era “luce” e confesso di non averne colto il significato che probabilmente avevi intenzione di imprimere a questo aspetto. Ci sono stati accenni in merito, come nei nomi di Elena e Nur, nonché nelle descrizioni di tale elemento in diversi punti della storia. Tuttavia, non mi sento di identificarlo come un aspetto di evidente rilevanza per il tipo di storia che questa si è rivelata essere; è più un qualcosa di accennato invece che di veramente fondamentale, e la cui presenza non si nota immediatamente e con una chiarezza inequivocabile.

Il sentimento, invece, era “fiducia” e, pur essendo molto velato, mi è piaciuto vederlo sviluppato nel modo che hai scelto. Si sta parlando del legame di fiducia che c’è – o, cosa più importante, dovrebbe esserci – tra Astoria e Karl. La parte più interessante, ovviamente, non è stata la fiducia che la ragazza ripone nel suo amato per quanto riguarda la loro sfera privata, quanto piuttosto la mancanza di un tale sentimento da parte di lui. Nonostante richieda – pretenda, quasi – che Astoria si fidi di lui, Karl mantiene ancora molti segreti, tra cui la sua stessa famiglia. Zia Elena e la madre – che, ipotizzo io, è la signora raffigurata nel ritratto in camera sua – sono ancora elementi taciuti, e sarebbe interessante analizzarne il motivo, dato che sostiene di amare Astoria così tanto.

Il punteggio relativo a questo parametro non è pieno perché il tema della fiducia compare solo a fine storia, ma ho apprezzato molto il suo inserimento con le accezioni che hai voluto dargli. Brava!


Utilizzo dell’elemento bonus: 0/2

Nessun elemento utilizzato. Tra le varie note della fic compare il genere sovrannaturale (oltre al fantasy) ma onestamente non c’è niente in questa storia – a parte un’ombra anomala che la protagonista stessa dice di essersi immaginata – che faccia rientrare la fic in questa categoria. Forse l’universo a cui si riferisce è di questo tipo, ma io devo prendere in considerazione solo la storia proposta, e non vi ho visto alcun elemento fuori dal comune che possa giustificare questa categorizzazione. Ho avuto l’impressione – più o meno indotta dalla storia stessa – che Elena fosse una strega vera, ma oltre a non essere esplicitato non fa effettivamente alcuna differenza nel racconto, il cui genere mi sembra principalmente historical fiction.


Gradimento personale: 6,5/10

Confesso che la storia purtroppo non mi ha tramesso particolari emozioni, purché oggettivamente sia ben composta e sviluppata. Credo sia uno di quei casi in cui, molto semplicemente, non ho empatizzato con la trama o con i personaggi, senza che ci fosse una ragione specifica a cui dare la colpa.

Mi farò però sicuramente viva nella sezione recensioni dell’opera principale a cui questa si riferisce, proprio per poter comprendere più a fondo le dinamiche trattate e avere un assaggio più sostanzioso del mondo fantasy – dato che il genere è senza dubbio uno dei miei preferiti da leggere.

Spero che nel complesso tu ti sia divertita a comporre questa storia e che vorrai dare ai miei futuri contest un’altra possibilità!


Totale: 37,9/60


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Giudice*****
30/01/2021 14:28
 
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XIX POSTO

“Birra e foglie, un nuovo inizio”, Vale_P – 39,85/60

Grammatica e stile: 14,85/20 (12,85 + 2)

La storia non presenta nessuna mancanza grave, solamente qualche errorino di distrazione o di battitura, che trovi riportati di seguito.

“Non appena spalancò, la porta l'aria secca e un forte vento freddo la scossero come una secchiata d'acqua in pieno viso riportandola un po' più vicino alla realtà.” -> la virgola va messa dopo “porta” (-0,15)

“[…] la stava cullando come una Ninna Nanna in un posto sereno e tranquillo.” -> “ninnananna”

“In fine fece un bel respiro profondo e si incamminò.” -> “Infine”

“Dal tronde” -> “D’altronde” (-0,50)

“alchool” -> “alcol” o “alcool”

“Si, aveva deciso.” -> “Sì”

“Il crepitio delle foglie secce sotto ai piedi accompagnò ogni suo passo […]” -> “secche”

“[…] questo creava un infinità di dubbi […]” -> “un’infinità” (-0,50)

“[…] in quel momento a Cadringa non era ancora nè odiata e nè temuta […]” -> “né”

Ho notato inoltre è che hai sempre inserito la lettera maiuscola dopo i discorsi diretti, quando la frase andava invece a completare (-0,15 per dieci volte -> -1,50 -> punteggio cumulativo sottratto: -1,00)


Lo stile purtroppo non mi ha convinta molto; l’ho trovato veramente semplice e non idoneo con il tipo di storia che sei andata a trattare. Ci troviamo in un mondo fantasy, ma le vicende narrate non si addicono a un universo fantastico, o almeno non sono immediatamente riconoscibili come tali da un componimento del genere, basato su una longfic più ampia a cui ovviamente io non mi sono attenuta.

Ci sono stati diversi elementi che non mi hanno soddisfatta appieno, primo tra tutti il cambio di narratore e focalizzazione del testo; inizialmente la vicenda è narrata dal punto di vista di Vail, ma poi compaiono alcune osservazioni fuori luogo, come “Un uomo, con un buffo cappello giallo a nascondere la sua grande testa pelata, stava cuocendo delle castagne dentro un bidone di latta” che non sono idonei con quello che hai mostrato fino a quel momento: come fa Vail a sapere che l’uomo è pelato se indossa un cappello? Questa è una frase che spezza il ritmo della storia, e mi spiace dire che lo fa inutilmente; l’uomo in questione è assolutamente irrilevante al momento e avresti potuto trovare un altro metodo per introdurre la sua descrizione senza intralciare una narrazione che, fino a quel punto, era abbastanza scorrevole.

Oppure a metà storia compare improvvisamente un pensiero di Yuuji – in particolare alla frase “Il ragazzo provò un lieve sconforto e iniziò a pensare che le voci che giravano sul suo conto fossero vere” – e di nuovo questo salta all’occhio come elemento di disturbo perché Vail non ha motivo di sapere cosa il ragazzo stia pensando.

Non ho problemi con una focalizzazione esterna o un narratore onnisciente, ma questi due punti sono gli unici che non corrispondono a quella che altrimenti sarebbe una normalissima focalizzazione interna, e provocano una rottura nel flusso del racconto che, almeno a me, è risultata piuttosto lampante e immotivata.

Un altro elemento che stona con il tono della vicenda è l’uso di espressioni come “Che buon profumo!” intervallate nel mezzo della narrazione che trovo superflue e che in qualche modo sminuiscono il clima di tensione e solitudine presente. Un discorso simile va fatto per i punti esclamativi alla fine delle frasi, i quali sarebbero da evitare – in qualsiasi tipo di contesto – a meno che non ci sia una motivazione valida. Nella frase “L'uomo delle caldarroste se ne era andato!” quel punto esclamativo non ha motivo di esistere, in quanto l’intonazione richiesta dalla punteggiatura non è consona alla situazione. Suppongo dovesse mostrare stupore, ma nel punto in cui è posizionata e in relazione alle altre proposizioni presenti non mi sembra svolga una funzione di collante, ma crea una sorta di distanziamento con quello che stai descrivendo.


Trama e originalità: 6,5/10

Ammetto di avere avuto qualche difficoltà ad ambientarmi in questa storia, in quanto ho riscontrato la mancanza di un contesto preciso e delle indicazioni generali su cosa stesse succedendo. Trattandosi di un racconto fantasy, un minimo di world-building che aiuti a calarsi nella situazione è assolutamente vitale e necessario, altrimenti si è in balìa degli eventi e occorrono diverse riletture per afferrare tutti i concetti.

Tra l’altro, gli elementi fantastici qui sono pochissimi, tanto che per tre quarti della storia non sembra affatto un universo diverso dal nostro, ed è solo grazie al nome inventato del regno – città? regione? – e le condizioni inusuali in cui si trova Vail che notiamo le differenze.

Un consiglio che mi sento di darti è quello di inserire descrizioni più lunghe ed esaustive, nonché collocate in maniera strategica. Ad esempio, la frase “All'interno del locale faceva caldo e c'era profumo di cibo e un chiacchiericcio indistinto di sottofondo che, insieme alle diverse birre bevute, la stava cullando come una Ninna Nanna in un posto sereno e tranquillo” è una descrizione dell’interno del locale, e pertanto l’avrei inserita prima che la protagonista aprisse la porta per uscire, in modo da iniziare la storia con un po’ di contesto e ambientazione, definendo l’ambiente in cui ci troviamo in maniera progressiva, e solamente in seguito proseguire con l’azione.

In generale, ho trovato che molti dettagli sono stati lasciati tra le righe, nomi di personaggi secondari citati un paio di volte come se dovessero significare qualcosa – presumibilmente perché presenti nell’altra storia a cui questa è ispirata – o eventi come “un addestramento al castello”, “piani di arricchimento”, “vita criminale” che temo non abbiano avuto l’effetto desiderato semplicemente perché non sono stati approfonditi a dovere.

Una volta superato questo ostacolo, comunque, la trama procede senza ulteriori intoppi, in quello che è un lungo momento introspettivo in cui Vail si interroga sulla sua vecchia vita e cerca di decidere se vuole tornare ai vecchi metodi oppure intraprendere una nuova strada. È stato interessante seguire il flusso dei suoi pensieri, anche se non ho afferrato la storia del coma da cui si è risvegliata, sempre legato alla problematica esposta in precedenza.

Un aspetto che invece ho apprezzato è stata la descrizione del periodo autunnale, e le correlazioni che hai inserito tra il paesaggio e la protagonista stessa. A tal proposito, mi ha colpita molto la frase “Si frantumavano tra le sue mani, così come tutte le convinzioni con le quali aveva sempre convissuto si stavano sbriciolando all'interno della sua testa”, l’ho trovata davvero d’effetto e quasi poetica.

Anche in quanto a originalità non ho niente di rilevante da dire, non ho riscontrato elementi o dialoghi particolarmente popolari, e nel complesso la storia è molto fine a se stessa, come una sorta di spaccato di vita a seguito di una situazione abbastanza particolare e propria di questo universo, ovvero il coma dal quale Vail si è appena risvegliata.


Caratterizzazione dei personaggi: 6/10

Vail è senza dubbio il personaggio meglio delineato e più completo della storia, com’è naturale che sia dato che è la protagonista. È un tipo combattivo e combattuto, e il conflitto interno che la accompagna per tutto il testo è percepibile in maniera piuttosto nitida e dirompente. Si trova in un momento di stasi, dopo quella che si può presumere essere stata una vita travagliata, e sta valutando cosa fare del suo futuro e come comportarsi per riuscire a sopravvivere. Allo stesso tempo, però, è una persona molto sola e questo incide sempre di più sul suo animo e sul suo umore.

Ritengo che nel corso della storia siano stati introdotti molti elementi riguardo Vail che hanno contribuito a creare un suo profilo abbastanza preciso; la rabbia che si porta dietro, il suo passato oscuro e a tratti illegale, i dubbi circa la sua condizione… questi sono stati tutti elementi interessanti e sviluppati sufficientemente per dare un’idea completa di chi abbiamo di fronte.

Purtroppo lo stesso non si può dire di tutti gli altri personaggi menzionati, i quali sono semplici comparse che appaiono per qualche istante prima di scomparire nel nulla, e di cui non si sa assolutamente niente di rilevante. Come dicevo anche prima, si tratta di persone accennate in un modo che fa presumere siano protagonisti in un’altra storia, ma purtroppo ho trovato diversi dettagli confusi e disordinati.

Per quanto riguarda Shin, ad esempio, ho passato l’intera storia a chiedermi se fosse un bambino, un animale, una creatura sovrannaturale, o qualcosa di totalmente diverso. Solamente verso la fine lo vediamo comparire in carne e ossa, ma non si sa chi sia in relazione a Vail, né che aspetto abbia, quale sia la sua età, se abbia capacità magiche o sia umano…

Lo stesso ragionamento vale per Richard, che viene menzionato diverse volte ma di cui non si conosce nessun particolare, e Yuuji, il quale dovrebbe svolgere la funzione di turning point per la protagonista, ma che risulta troppo piatto e indefinito per essere davvero considerato. Il repentino cambio di carattere di Vail, infatti, mi ha un po’ spiazzata, dato che sono bastate poche riflessioni – tra l’altro neanche innovative o intelligenti – per farle cambiare completamente atteggiamento.

I personaggi secondari, quindi, sono stati trattati in maniera molto superficiale, compaiono nella narrazione all’improvviso, senza spiegazione, e sono a tutti gli effetti figure di contorno. Hanno senza dubbio del potenziale, ma non ci sono abbastanza elementi per figurarseli davanti, per cui un secondo dopo aver terminato la storia ce li si è già dimenticati.


Utilizzo del pacchetto: 4,5/8 (1 + 3,5)

Il sentimento del pacchetto da te scelto era “solitudine”, e se da un lato è stato certamente inserito all’interno della storia – e viene anche citato esplicitamente dalla protagonista – è solo nella seconda metà della storia che viene realmente preso in considerazione e analizzato.

All’inizio, infatti, non si capisce fino in fondo cosa affligga la protagonista in quanto appare lei stessa parecchio confusa e ubriaca. Solamente quando incontra Yuuji ci viene esplicitato un po’ di più quali siano le sue preoccupazioni, ma non viene comunque spiegato il perché si senta sola; o almeno, io non sono riuscita a capirlo, oltre al fatto che in passato ha compiuto atti illegali per poter sopravvivere e, di conseguenza, è stata costretta più volte a cambiare città. Questa però non è una vera esplorazione del sentimento, quanto più un accenno, un inizio di un discorso più ampio, il quale però non arriva mai, lasciando in sospeso diverse questioni che invece avrebbero arricchito l’introspezione di Vail.

Per quanto riguarda il prompt, quello corrispondente al pacchetto era “maledizione” e purtroppo non l’ho percepito quasi per nulla; viene menzionato giusto alla fine, ma non ho capito se era in riferimento alla solitudine di Vail o se ci fosse un significato più ampio e articolato. Per come viene descritto, pare si tratti della maledizione di rimanere sempre da sola, ma sinceramente questo è dovuto alle scelte del personaggio, non a qualche influenza esterna, e pertanto mi sembra sia stata un po’ una forzatura, considerando anche il fatto che non se ne fa parola in nessun altro punto del racconto.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo.


Gradimento personale: 6/10

La storia purtroppo non mi ha convinta fino in fondo, in quanto mi è parso uno spezzone di un’opera più lunga in cui mancavano determinati elementi affinché io comprendessi appieno tutte le dinamiche.

Ha avuto i suoi punti di forza, e mi ha anzi incuriosita abbastanza da farmi vagare sul tuo profilo alla ricerca della fic che ha ispirato questa – e che spero di poter leggere quanto prima – ma non l’ho ritenuta qualcosa che potesse stare in piedi da sola, senza input ricercati altrove.

Sono comunque contenta che sia nata anche grazie ai miei prompt, e mi auguro davvero di ritrovarti in altri miei contest con un’altra idea, magari sempre legata a questo mondo da te creato, e che possa catturarmi in maniera maggiore!


Totale: 39,85/60


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30/01/2021 14:30
 
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XVIII POSTO

“La ricerca del Solitario”, ethors – 40,5/60

Grammatica e stile: 18/20 (15 + 3)

La storia è priva di qualsiasi tipo di errore grammaticale o sintattico, perciò non posso che farti i miei complimenti per un testo pulito e scorrevole.

Per quanto riguarda lo stile, l’ho trovato molto immediato e diretto, in quanto dipinge degli attimi di scene che si susseguono molto rapidamente e senza particolari intoppi, con un ritmo sostenuto e vivace.

Allo stesso tempo però è molto frammentato e didascalico, ricco di frasi cortissime che non aiutano il fluire della narrazione, come se stessi elencando gli avvenimenti invece che soffermarti a descriverli nel dettaglio. L’introduzione mitologica iniziale, in particolare, mi è parsa un’accozzaglia di informazioni che non si amalgamano a sufficienza con il resto della storia, proprio come se si trattasse di una sorta di mini riassunto delle origini del mondo trattato che da una parte aiutano alla comprensione degli eventi successivi, ma che dall’altra appaiono spesso sconnessi o distanti.

Anche il fatto che le informazioni vengono spesso trattenute non ha aiutato allo stile complessivo della storia, perché in certi punti – che andrò a elencare nei parametri successivi – mi è sembrato come se non ci fossero elementi sufficienti per inquadrare al meglio la scena descritta, come se dessi per scontato che il lettore già conosca determinati elementi. Il risultato complessivo, quindi, è talvolta arido e non sviscerato adeguatamente fino in fondo.


Trama e originalità: 6,5/10

Questa storia si può considerare un piccolo pezzo in un universo molto più ampio e articolato, e mi dispiace dire che è un aspetto che si percepisce in maniera abbastanza evidente dall’inizio alla fine.

Il racconto è infatti molto corto e non mi è sembrato che riuscisse a stare in piedi da solo senza previe conoscenze derivanti da altre parti. Non c’è alcun world-building, se non un brevissimo resoconto nella nota mitologica iniziale, che però ho trovato utile fino a un certo punto, sia perché è veramente molto didascalica e le informazioni non attecchiscono con la stessa efficacia rispetto a se fossero inserite in un contesto più ampio, sia perché c’è un certo distacco con il testo vero e proprio.

Si parla infatti di come gli uomini abbiano ottenuto la magia, o di come la terra dei mostri sia stata formata, ma questi sono più elementi di contorno che le vere informazioni di base di cui il lettore ha bisogno per orientarsi. Ovvero: ha importanza conoscere le condizioni che hanno portato alla creazione della terra dei mostri quando poi nella storia effettiva viene menzionata una volta di sfuggita e non ci viene data neanche una descrizione di tale luogo? Trattandosi poi di un universo fantasy personalmente avrei preso l’esistenza di questo posto per buona e senza troppe domande, se solo ci fossero stati ulteriori elementi che lo contraddistinguessero maggiormente.

Da questo punto di vista, anche le descrizioni sono presenti in modo abbastanza peculiare, in quanto ti soffermi in maniera soddisfacente sull’ambiente autunnale – come richiedeva il contest – però non approfondisci altri elementi che invece sono molto più significativi per la comprensione complessiva della storia. Il palazzo del Solitario, il giardino entro cui si trova, gli attributi stessi dei personaggi sono tutti aspetti che vengono lasciati in sospeso, senza un’accurata connotazione.

In generale, infatti, ho trovato questa fic decisamente troppo corta per riuscire a empatizzare con quello che stava accadendo, e anzi ho dovuto rileggere il tutto più volte per afferrare le dinamiche di base su cui il tutto avrebbe dovuto basarsi. Il risultato è che ho più domande che certezze per quanto riguarda ogni aspetto della trama. Chi è Caledya in relazione al Solitario? Perché lo sta cercando? Quali sono le caratteristiche di questa città peculiare che ci viene mostrata? Come fa a sapere cosa il Solitario stia cercando? Chi sono la maga e la sorella che vengono nominate?

Se da un lato può essere anche piacevole lasciare certi elementi in sospeso, qui ho trovato questo aspetto decisamente troppo marcato. Anche, ad esempio, il momento semi-erotico tra l’Antica e la Fata l’ho trovato abbastanza fuori luogo nel contesto trattato, e di cui non ho afferrato il senso generale. Le Fate si mettono a palpare chiunque incontrino, così, senza un motivo? Perché dura veramente tre righe e ne sono rimasta abbastanza basita, appunto perché non ho capito la connessione con il resto.

In più, non ho afferrato l’intento dietro questa storia; cosa volevi trasmettere parlando di Caledya e del suo breve viaggio alla ricerca del Solitario? Perché, detto molto onestamente, l’ho trovato uno spezzone che può suscitare emozioni se già si conosce qualcosa della trama più ampia, ma altrimenti perde un po’ della voluta efficacia.

Sicuramente questo piccolo assaggio promette una serie molto più ricca di dettagli e di dinamiche – di cui ho già avuto modo, in parte, di leggere – e ci sono stati senz’altro elementi che mi sono piaciuti, come le interazioni tra Caledya e il Solitario, l’aria di mistero che quest’ultimo trasuda da ogni poro, e in generale l’atmosfera pregna di tensione e aspettativa di cui il testo è ricco. Però, ecco, non sono riuscita ad apprezzare a dovere questo brevissimo testo,


Caratterizzazione dei personaggi: 5,5/10

Per quanto riguarda i personaggi ho avuto un grandissimo problema che non riesco a mettere da parte, ovvero il fatto che la maggior parte delle informazioni sulle diverse specie sia contenuta nelle note e non nel testo vero e proprio, perché questo mi mette in estrema difficoltà.

Come ho detto anche prima, ho letto la tua storia più di una volta, e con le informazioni contenute a fine testo sono riuscita ad apprezzare e soprattutto comprendere meglio certi comportamenti dei personaggi, come la magia di Caledya o l’atteggiamento particolare di Ceya. Però questo mi è sembrato “barare” perché chiaramente è molto più semplice fare una lista dei tratti distintivi dei vari protagonisti invece che trovare un modo per incorporarli nella narrazione effettiva. E non conteggiando le note come “testo” da valutare, in teoria non dovrei prenderle in considerazione nemmeno per questo parametro. Le note, infatti, servono per specificare un concetto accennato, per esempio, ma non puoi renderle una guida al testo quando sono in effetti più complete e comprensibili di quanto il racconto in sé non sia stato.

Dei personaggi viene detto solamente la specie a cui appartengono – Caledya è un’Antica, Ceya è una Fata, il Solitario è un demone – ma oltre a questo c’è ben poco. Il Solitario l’unico che venga effettivamente descritto fisicamente o di cui vengano mostrate le qualità, come l’ostinazione nel voler recuperare ciò che gli è stato sottratto e i modi autoritari che lo delineano come una figura imponente e potente.

Caledya non viene descritta minimamente e i connotati di Ceya – “alata, nuda e leggiadra” – non sono neanche lontanamente sufficienti a creare un’immagine vivida nella mia mente. Anche per quanto concerne la sfera psicologica, non è chiaro cosa queste due figure vogliano o come siano entrate in contatto con il Solitario, perché una lo stia cercando e l’altra si trovi già in sua compagnia… i rapporti interpersonali non sono definiti ed esplorati, rendendo questo incontro non tanto speciale o significativo come sarebbe dovuto apparire.

Trovo dunque che tutti i personaggi presentati abbiano del grandissimo potenziale, sia per il fatto di non essere umani, sia per l’alone di mistero che li circonda, ma se mi chiedessi di descrivere una qualsiasi delle figure in scena non saprei dirti niente oltre al nome alla specie a cui appartengono. Sono effimeri, inconsistenti e – dal mio punto di vista – abbastanza dimenticabili.


Utilizzo del pacchetto: 2,5/8 (1,5 + 1)

Devo confessare di essere rimasta un attimo basita per quanto riguarda l’uso del pacchetto, perché a prima vista non ho riscontrato quasi per niente i due elementi che conteneva, e anche dopo un’attenta considerazione trovo che questi siano stati perlopiù accennati invece che resi il punto di partenza su cui creare l’intero racconto.

Il prompt era “luce”, ed è solo dalle note che ho appreso la tua interpretazione a riguardo; la luce infatti è l’elemento di cui Caledya si serve per compiere stregonerie, che qui utilizza per teletrasportarsi, creare un fuoco e interpretare le ombre. Devo dire però che questa connessione non è immediata, perché nel vedere una fiamma magica io personalmente penso al fuoco, penso agli elementi, non penso alla luce – per quanto sia assolutamente un’interpretazione valida. Ma, cosa ben più significativa, questo non può certo dirsi essere il fulcro – il prompt, appunto – che ha fatto nascere la storia, quanto più uno dei suoi tanti elementi qui trattati.

Un discorso simile è da fare per quanto riguarda il sentimento – “fiducia” – che è stato da me riscontrato in parte nel finale, quando Caledya e il Solitario ripongono la loro fiducia l’una nell’altro, ma mi è sembrato un collegamento abbastanza debole e non approfondito a sufficienza. Esplicitamente non viene mai menzionato, e anche sforzandomi non sono riuscita a percepirlo come sensazione predominante all’interno della storia. Può essere una limitazione mia – non lo nego – e mi farebbe senz’altro piacere sentire il tuo parere a riguardo, circa le tue intenzioni sullo sviluppo di questi elementi.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere sovrannaturale.


Gradimento personale: 6/10

Ammetto che purtroppo, tra tutte le tue storie che ho avuto il piacere di leggere, questa è quella che mi ha convinta di meno, proprio perché ritengo che non ci sia stato lo spazio a sufficienza per espandere le dinamiche dei personaggi e mostrarli in maniera definita.

Spero comunque che questa valutazione non ti scoraggi troppo, come ben sai ho apprezzato diverse tue opere e sono certa ne apprezzerò in futuro; d’altra parte però devo restare obiettiva, e in questo caso non ho riscontrato tutte quelle caratteristiche solide e precise che reputo proprie dei tuoi testi.

Ti ringrazio in ogni caso per aver contribuito a questo contest, e mi auguro con tutto il cuore di poterti ritrovare in futuro!


Totale: 40,5/60


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30/01/2021 14:32
 
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XVII POSTO

“Ieri”, Anatra.Valeria – 41,65/60

Grammatica e stile: 13,15/20 (10,15 + 3)

Ho riscontrato un paio di errori di punteggiature di base, ma in generale il testo è abbastanza pulito e corretto. In particolare:

- Dopo alcuni discorsi diretti hai inserito la lettera minuscola, quando invece iniziava un nuovo periodo – esempio: “─ Perchè? Perchè te ne sei voluta andare? Perchè non mi vuoi bene? ─ le mani tra i capelli oramai scompigliati, la bocca spalancata ma senza alcun urlo, i denti bianchi che sembravano quasi brillare al buio, gli occhi incavati ed arrossati per i troppi pianti.” (-0,15 per sette volte -> -1,05 -> punteggio cumulativo sottratto: -0,75)

- Spesso hai dimenticato il punto alla fine di un periodo (-0,15 per nove volte -> -1,35 -> punteggio cumulativo sottratto: -1,00)

Per quanto riguarda il resto, invece:

“La ragazza che teneva con dolcezza la foto, vi era ritratta ed osservava sia lei che l'altra ragazza.” -> c’è una virgola di troppo (-0,15)

“Rose era una ragazza di appena 20 anni, sopra le righe, cinica, fredda.” -> “vent’anni”

“sé stessa” -> “se stessa”

“perchè” -> “perché”

“[…] vi passò con violenza un pennarello nero sopra il volto dell'altra ragazza […]” -> dato che hai esplicitato il complemento oggetto (“il volto”) la particella “vi” è superflua (-0,50)

“Gli occhi vitrei ripensavano al ieri […]” -> qui sarebbe più scorrevole ed efficace dire “al passato”

“Hanno sbagliato cazzo!” -> manca una virgola dopo “sbagliato” (-0,15)

“Che mi venga un infarto fulmineo cazzo!” -> manca una virgola dopo “fulmineo” (-0,15)

“Il volto era dipinto di bianco, le orbite degli occhi erano tinti di nero […]” -> “le orbite […] erano tinte”

“Erano le 2 a.m.” -> “le due di notte”

“─ Fuori da casa mia ! ─ tuonò il capofamiglia alzandosi in piedi, ma non si lasciò intimorire la ragazza e ghignò, malignamente, poi estrasse dalla tasca una pistola, un revolver con silenziatore .” -> c’è uno spazio di troppo dopo “mia” e dopo “silenziatore”

“[…] è una cosa così viscida da non volermi uscire dalla testa cazzo!” -> manca una virgola dopo “testa” (-0,15)

“Gocciola il sangue dalla testa della madre, rosso vivido si piazza sopra il tappeto arancione, come la foglia che era appena caduta dall'albero e s'adagiava sulle altre foglie arancioni.” -> qui c’è stato un repentino cambio di tempo verbale, che da passato diventa presente, e che mi sento di contarti come errore dato che non vi ho visto una motivazione particolare (dato che successivamente ritorna passato) (-2,00)


Lo stile è stato abbastanza scorrevole, anche se a tratti un po’ ripetitivo; nel primo paragrafo, ad esempio, c’è una ripetizione della parola “ragazza/e” che salta all’occhio in maniera evidente, e nei successivi ci sono diverse coppie di vocaboli posti proprio uno dopo l’altro. Qualche esempio:

- “Non era mai riuscita a trovar sé stessa e finalmente, dopo tanti anni, sentiva d'essere sé stessa, non una maschera.”

- “[…] vi passò con violenza un pennarello nero sopra il volto dell'altra ragazza, come se volesse cancellarla via, ma quella bile nera non sarebbe uscita via cancellandola e basta.”

- “Rose non riusciva proprio a capirlo, non riusciva proprio a venirne a capo.”

- “Le foglie arancioni ricoprivano i marciapiedi, alcune foglie rossastre spiccavano nel tappeto di fogliame.”

In alcuni punti l’ho trovato inoltre assai spezzettato, con frasi brevissime che spesso sarebbero potute essere unite in maniera immediata e senza alterare altre parti, con l’effetto successivo di rendere la narrazione più fluida e ricca. Viceversa, ci sono state anche diverse frasi che invece mi hanno convinta particolarmente, come “le mani tra i capelli oramai scompigliati, la bocca spalancata ma senza alcun urlo, i denti bianchi che sembravano quasi brillare al buio, gli occhi incavati ed arrossati per i troppi pianti” che hanno ben delineato la condizione d’animo della protagonista e hanno contribuito a creare un’atmosfera suggestiva e intrigante.

In generale, quindi, ti suggerirei di cercare di essere un po’ più consistente con le tue scelte lessicali, perché le parti più complesse sono state veramente d’effetto, e una rilettura in più ti avrebbe consentito di sistemare qualche dettaglio stonante in modo da creare così un testo compatto.


Trama e originalità: 6,5/10

Sarò sincera: per la maggior parte della storia sono stata colta da una profonda confusione. In primo luogo, non sono riuscita a comprendere il contesto entro cui i personaggi si muovevano, e questo non mi ha permesso di godermi appieno la fic perché ogni scena e ogni nuovo dettaglio, per quanto interessanti, non sono andati ad arricchire un universo, quanto piuttosto a incasinarlo ancora di più.

Anche solo il motivo per cui Rose decide di vendicarsi non mi è risultato chiarissimo: prima si parla di una fantomatica eredità, poi viene menzionato un tradimento di sangue, e in tutto ciò non ho capito che tipo di relazione ci fosse tra la protagonista e la famiglia che uccide. E chi è la seconda ragazza nella fotografia a inizio storia? Inizialmente avevo pensato che le due potessero essere amanti, poi mi è venuto il dubbio che fossero invece parenti, ma più avanti ancora vengono citate due diverse famiglie e una faida tra i genitori di Rose e dell’altra ragazza. Da questo punto di vista, credo che questa oscura figura sia la chiave per capire fino in fondo la situazione, ma viene sempre tenuta in secondo piano e tale mancanza non consente di fare i necessari collegamenti con i pensieri interni di Rose e le sue azioni esterne.

Questa è stata l’unica reale pecca, dato che la seconda metà della storia è stata invece molto più coinvolgente, ricca di azione e di una degenerazione progressiva della salute mentale della protagonista, ma si tratta di un aspetto abbastanza fondamentale, dato che mina le basi dell’intero scritto. Non saprei dire se le omissioni di determinati dettagli sia stata volontaria o meno, ma il quadro d’insieme risulta alquanto caotico e confusionario, tant’è che anche rileggendo lo scritto non sono riuscita a risalire a tutti i particolari che ritengo necessari al funzionamento del testo.

Per quanto riguarda l’atmosfera autunnale, si è percepita tramite le descrizioni delle foglie o dal bellissimo paragone finale – il sangue rosso che cade sul tappetto arancione in modo simile alle foglie – ma avrei voluto vederla un po’ più pronunciata. Ad esempio, citi il fatto che sia Halloween, ma non viene descritto alcun elemento del paesaggio circostante che, in questo periodo dell’anno, dovrebbe essere alquanto diverso dal solito. Avresti potuto mostrare le decorazioni fuori dalle case, oppure delle luci particolari o comunque qualche ulteriore considerazione mentre Rose vaga per le vie verso l’abitazione che le interessa.

In quanto a originalità, invece, sono abbastanza combattuta; da un lato, ho trovato la storia molto interessante e con diversi spunti validi, dall’altro però si tratta di una storia di vendetta per qualcosa che neanche ci viene rivelato in maniera esplicita. L’idea generale, quindi, non è particolarmente inedita – ed è proprio la spiegazione riguardo il motivo di un’azione tanto drastica che avrebbe forse potuto compensare, stupendo e donando più profondità alla sfera psicologica.

Nel complesso, dunque, è una trama sviluppata per certi versi – primo tra tutti, come leggerai tra poco, il delineamento della protagonista –, ma mancante in altri, che dà un accenno di quello che sta succedendo senza però fornire alcune preziose informazioni di cui il lettore ha inevitabilmente bisogno per apprezzare e, soprattutto, comprendere veramente la faccenda.


Caratterizzazione dei personaggi: 7/10

Rose è stata senza dubbio il personaggio meglio caratterizzato della storia. Nonostante la confusione generale di cui parlavo prima, sono riuscita a inquadrare il suo carattere e a individuare determinate peculiarità che vanno a formare una figura complessa e dalle mille sfaccettature.

Non so cosa le sia successo, non so perché si voglia vendicare, non so nemmeno chi siano gli altri personaggi in scena, eppure ho colto non solo una vena sadica – menzionata proprio nel testo – ma anche un animo infuocato, pronto a compiere dei gesti estremi pur di difendere un torto subito. Non si tratta di una pazzia – almeno non inizialmente –, di qualcuno che ha perso il controllo, quanto più di una persona meticolosa che si ritrova incapace di proseguire a vivere finché i conti non saranno pareggiati.

Sarà forse dovuto al fatto che io adoro i personaggi così combattivi, che non si fermano davanti a niente pur di raggiungere i propri obiettivi, ma Rose è stata veramente interessante da leggere. La sua mente è incasinata dalla miriade di sensazioni che prova pensando al passato, ma tra il fervore brilla anche una luce costante, uno scopo ben preciso: la vendetta. Riguardo a questo aspetto, devo dire che mi ha molto colpita il fatto che cerchi di parlare della sua condizione ai famigliari, come se volesse davvero trovare un’altra soluzione oltre all’omicidio, come se non volesse essere cattiva o spaventosa, ma giungendo alla conclusione che solamente vendicandosi riuscirà a essere libera. (Da questo punto di vista sarebbe interessante vedere un seguito di questa storia, lontano dalla cittadina in cui è ambientata, e scoprire se effettivamente Rose si sia tolta un peso o se il suo spasmodico desiderio di infliggere dolore la accompagnerà per il resto dei suoi giorni.)

L’aspetto negativo, come forse avrai già intuito, sono stati tutti altri personaggi menzionati, i quali non hanno un nome, una descrizione fisica o psicologica aldilà della loro “invidia”, non si capisce nemmeno di quale crimine si siano macchiati per attirare su di sé l’ira di Rose. Trovo che siano stati abbandonati a se stessi, come se fossero semplici comparse e, se a prima vista potrebbero effettivamente sembrarlo, sono in realtà ben più importanti, dato che senza di loro la storia non avrebbe modo di esistere. Per loro quindi non c’è caratterizzazione alcuna, motivo principale per la detrazione punti in questo parametro. E, sebbene ormai ovviamente non possa essere presa in considerazione per la valutazione, mi farebbe molto piacere sentire una spiegazione più approfondita di quello che avevi in mente tu, anche per avere una visione più completa della storia.


Utilizzo del pacchetto: 6/8 (3 + 3)

Il tuo pacchetto conteneva il prompt “sorriso” e il sentimento “invidia”; per il primo ti do punteggio pieno perché è un aspetto ricorrente all’interno della storia e che segna anche il progressivo deterioramento della mente di Rose, un simbolo della sua follia sempre più evidente e destabilizzante.

L’invidia, invece, si è percepita di meno, principalmente perché non è provata da Rose, ma dalle persone di cui si vuole vendicare e – come già espresso in precedenza – non è chiaro di cosa effettivamente siano invidiosi. Del denaro? Dell’eredità menzionata? Mi sarebbe piaciuto vedere i motivi e le conseguenze dei loro sentimenti evidenziati in maniera più esplicita, in modo da far intendere al lettore quali siano le dinamiche descritte, senza mezzi termini e senza dubbi. Qui invece vediamo la loro invidia attraverso gli occhi di Rose, la quale a un certo punto diventa anche una sorta di narratore inaffidabile, dato che è consumata dal proprio dolore e incapace di vedere qualsiasi altra cosa, perciò non si ha una completa ed esaustiva esplorazione di questo sentimento, quanto più nozioni frammentate nel corso del testo.

In ogni caso, comunque, l’invidia è l’elemento che ha messo in moto gli eventi, e ha senz’altro un suo ruolo all’interno della narrazione, motivo per cui mi sento di darti un punteggio positivo per aver inserito questo prompt nella storia.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo, genere dark, avvertimento contenuti forti.


Gradimento personale: 7/10

La storia nel complesso mi è piaciuta e paradossalmente è proprio per i vari aspetti che non mi hanno convinta appieno che mi piacerebbe vedere un seguito o un’esplorazione più approfondita della psiche della protagonista.

I temi trattati sono stati senza dubbio di mio gradimento, e ho trovato l’idea di fondo veramente interessante e azzeccata per le richieste del contest e il periodo dell’anno in cui la fic doveva essere ambientata. Ha avuto toni dark e spesso disturbanti, che hanno creato un’atmosfera cupa e ricca di potenziale, mantenendo però sempre in primo piano l’umanità che la nostra Rose mantiene nonostante le sue azioni disumane.

Sono stata quindi senz’altro felice di avere avuto la possibilità di leggere e valutare questa tua opera, e spero di poter vedere presto nuovi contenuti sul tuo profilo!


Totale: 41,65/60


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30/01/2021 14:34
 
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XVI POSTO

“Universo a matita”, cabin13 – 45,5/60

Grammatica e stile: 18/20 (15 + 3)

Per quanto riguarda l’aspetto grammaticale della storia, non ho notato neanche un errore; brava!

Lo stile, invece, non mi ha convinta fino in fondo; l’ho trovato infatti molto semplice e diretto, forse anche troppo per i miei gusti. È paragonabile a un lungo monologo interiore del protagonista, in cui mette in evidenza tutte le sue insicurezze e fragilità, in modo molto informale e con alcuni termini fuori posto che non sono esattamente corretti – anche se non costituiscono degli errori grammaticali veri e propri. Ad esempio:

- “Ci sarebbe potuto rimanere per delle intere ore lì” -> qui c’è una ripetizione superflua, dato che la particella “ci” sostituisce già il complemento oggetto

- “In realtà, di primo impatto quasi non si notava che il giovane era un meticcio” -> “fosse” è più corretto; non l’ho segnato come errore grammaticale perché di fatto anche il passato è divenuto accettabile, ma il congiuntivo ci sta decisamente meglio

- Espressioni come “un freddo cane” sono solitamente usate nel parlato, mentre in un testo scritto sono un pugno in un occhio, molto stonanti con il resto della narrazione

Il tutto dunque è assai colloquiale – e non senza motivo, sia chiaro: alla fine ci troviamo nella testa di un diciassettenne, non mi aspettavo chissà quali toni aulici, però la mancanza di frasi più complesse e articolate ha reso la storia complessiva un po’ piatta, in cui oltretutto non si raggiunge una vera e propria crescita del personaggio con una presa di posizione decisa.

Ci sono ovviamente anche aspetti positivi che derivano da tali scelte lessicali e sintattiche; il testo è immediato, scorrevole, privo di intoppi o periodi confusionari e sicuramente trasmette il messaggio di base. Tuttavia, gli manca quello sprint in più per essere davvero memorabile e unico nel suo genere.


Trama e originalità: 7/10

Trovo che la scelta di descrivere un’unica grande scena, in cui la maggior parte della narrazione è un susseguirsi di flashback che fisicamente avvengono in pochissimo tempo per il personaggio, sia coraggiosa.

È un grande rischio perché riduce notevolmente l’azione e la struttura della trama, in quanto i vari momenti significativi vengono qui mostrati in rapida successione sotto forma di ricordi, o comunque di considerazioni personali, mentre il protagonista sta disegnando. Se da una parte questo ti permette di avere più spazio per descrivere nel dettaglio gli eventi salienti della sua vita, dall’altra ne risente dal punto di vista dell’intrigo e della consistenza generale. Infatti il focus di tutta la storia è il momento introspettivo circa il passato di Zack – dalle sue origini, alla vita con la nonna, al modo in cui viene trattato a scuola – ma non lo vediamo effettivamente interagire con qualcuno, solo rivangare attimi precedenti, in una gigante riflessione che, per quanto degna di essere analizzata, mi ha lasciata insoddisfatta.

Tutto ciò riguarda il cosiddetto principio dello “show, don’t tell” – in questa fic vengono dette un sacco di cose, ma mai realmente mostrate. Ad esempio: sappiamo che i compagni di Zack sono cordiali ma distanti, ma non ci viene mostrato un reale momento in cui questo avviene. Oppure, la nonna materna è contraria all’unione delle due specie, ma non ci viene mostrata mentre intraprende una discussione con il nipote a riguardo. Di fatto non succede nulla di concreto nel testo, c’è solamente una serie di reminiscenze di qualcosa che è avvenuto in precedenza e che viene ricordato privatamente dal protagonista.

Anche l’elemento sovrannaturale viene lasciato un po’ in disparte, sebbene sia effettivamente il centro di tutta la vicenda. Demoni e umani si tollerano, ma non si sa di come siano arrivati a una tale decisione – c’è stato un periodo di lotta, prima di questa mescolanza? – né se ci siano particolari misure di sicurezza in città. Dobbiamo credere che nessuna di queste creature utilizzi i propri poteri per scopi malvagi? O che nessun umano dalle vedute antiche voglia sbarazzarsi del “diverso”? Come world-building, è stato abbastanza vago e privo di reali spiegazioni approfondite che invece sarebbero risultate molto interessanti, almeno a mio avviso.

Avrei quindi inserito tutte queste considerazioni – assolutamente valide e degne di essere messe in evidenza – in un contesto più ricco e “movimentato”, in cui magari Zack interagisce in prima persona con la famiglia o i compagni, e usare le varie memorie del passato come intermezzo tra sviluppi presenti.

Proprio per questo motivo, inoltre, mi è sembrato come se mancasse una vera conclusione; il lunghissimo momento introspettivo è senz’altro indispensabile per comprendere i sentimenti di Zack, ma mi ha lasciato con molti quesiti e con la voglia di scoprire di più. Arrivata alla fine ho letteralmente pensato “E ora?” perché effettivamente non si giunge da nessuna parte, Zack era scontento e insofferente a inizio racconto e così è rimasto, senza trovare una soluzione o una strategia per migliorare le sue condizioni.

Spero di non essere risultata troppo severa, e soprattutto di essere riuscita a esternare al meglio il concetto che volevo esprimere. Il tema generale comunque mi è piaciuto, la ricerca di una propria identità in un mondo che costantemente divide e separa, e la solitudine e irrequietezza che quest’esclusione provoca. Non è esattamente qualcosa di inedito, ma è stato trattato bene – e si riesce a percepire come questa distanza stia pesando su Zack, che tenta di sorridere ma in realtà sta morendo dentro.

Mi sarebbe solo piaciuto vedere più azione e interazioni con altri personaggi perché, come avrai modo di leggere nel parametro successivo, hanno costituito una mancanza abbastanza sentita.


Caratterizzazione dei personaggi: 7,5/10

Il protagonista della storia, Zack, è senza dubbio ben caratterizzato. Non solo i suoi sentimenti sono stati esposti in maniera adeguata, ma è anche una figura con cui è facile empatizzare. Ciò che prova nell’essere tagliato fuori dalla vita scolastica e l’abbandono che deve fronteggiare persino nella sua famiglia, con i genitori via per lavoro e solo la nonna come compagnia, sono sicuramenti temi che tutti possono sentire vicini, soprattutto in un periodo simile.

La sensazione di struggimento e impotenza che trasuda da ogni riga lo rendono accessibile, e il fatto che venga tagliato fuori da qualsiasi gruppo è uno scenario più comune al protagonista super popolare e sempre apprezzato.

Come narratore, quindi, è una voce piacevole e amichevole, e ogni sua considerazione sulla sua situazione è sempre esposta con educazione e gentilezza, senza aggressività anche quando magari sarebbe comprensibile e perdonabile date le circostanze. Impeccabile protagonista per affrontare delle tematiche di questo tipo, e senza dubbio è stato uno dei punti forti dell’intero racconto.

Ritengo però che la totale assenza di altri personaggi significativi si senta parecchio. La nonna è l’unica che abbia un nome – a parte uno dei teppisti, Jamie, che però non ha una grande rilevanza – , mentre gli altri vengono menzionati in blocco – i compagni, i genitori, i cittadini in generale – senza che nessuno abbia degli attribuiti specifici e personali. È come se tutti i cinquemila abitanti di Darkwood Hills abbiano le stesse identiche credenze, gli stessi identici pensieri, gli stessi identici comportamenti. E per quanto in un paesino ci sia più unità che in una grande città o capoluogo, mi è sembrato ugualmente una riduzione eccessiva.

Neanche uno studente cerca di essere amico di Zack? Non si è mai presentata una occasione nei quattro anni precedenti in cui – presumo – ha frequentato quella scuola che l’ha mostrato “degno” di essere conosciuto? Oppure, viceversa, non c’è nessuno che se lo inimica seriamente? Se proprio non vuoi inserire questi dettagli per i fini della credibilità – perché, alla fine, può anche essere che nessuno si sia mai fatto avanti in modo pronunciato –, almeno per quelli della trama è indispensabile una qualche interazione. Questa non deve essere per forza positiva, anzi: mostrare uno studente in particolare che disprezza o ignora Zack avrebbe caricato l’atmosfera di ancora più tensione e insicurezza, accentuando e amplificando la solitudine e l’invidia provate.

Così, invece, tutte le sensazioni sono di riflesso, provate dal lettore perché Zack dice di provarle, ma con pochissimi riferimenti effettivi a sostegno di quanto descritto. Peccato, perché le discussioni da poter intavolare a riguardo sono davvero moltissime, sia in un universo fittizio come questo, sia nella realtà.


Utilizzo del pacchetto: 4/8 (2 + 2)

Il prompt del tuo pacchetto era “sorriso” e mi è piaciuto come tu gli abbia dato una connotazione particolare, inteso come una sorta di ulteriore prigione alla distanza tenuta dagli altri personaggi; non solo Zack viene allontanato dai coetanei, ma deve anche nascondere la sua sofferenza dietro una maschera simile – deve apparire indifferente all’indifferenza altrui.

È un concetto che appare solo nella seconda metà della storia, ma pur non essendo esattamente uno degli elementi preponderanti nel testo, è comunque presente in maniera relativamente accentuata; anche se non è il punto di partenza della vicenda, è un inserito con cognizione di causa e coerenza con gli altri elementi trattati.

Il sentimento era invece “invidia” e ho avuto più difficoltà a individuarla chiaramente – specialmente perché viene menzionata di sfuggita per poi riportare il discorso sul disegno e sui suoi effetti calmanti, per cui il sentimento non è sviluppato fino in fondo ma solamente accennato di passaggio. Inoltre sembra che quello che affligga veramente Zack è una profonda solitudine, più che l’invidia verso gli altri ragazzi della sua scuola, e se dovessi individuare il concetto o tematiche che più mi è rimasta impressa dopo aver letto la fic è proprio questa: il senso di abbandono e di isolamento che prova sia a casa che a scuola e, più in generale, all’interno dell’intera comunità.

L’invidia traspare in parte minore – motivo per cui ho assegnato poco meno di metà punteggio massimo – ma è una conseguenza di altro, invece del focus vero e proprio che avrebbe dovuto costituire.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo e, in modo molto lieve, genere sovrannaturale.


Gradimento personale: 7/10

La storia mi è piaciuta, ma mi ha dato la sensazione di essere un accenno di qualcosa di più grande, un inizio o un missing moment di un discorso più ampio.

Ciò non toglie che ci siano stati diversi spunti interessanti e su cui senz’altro mi piacerebbe leggere altre opere, anche per avere una comprensione maggiore di tutte le dinamiche e delle sfaccettature di questa cittadina così particolare e intrigante.

Quello che personalmente mi ha convinta di meno è stata la mancanza di un background sulla convivenza tra umani e demoni; il world-building è infatti uno degli aspetti che in generale mi interessano moltissimo in qualunque storia, e avrebbe rappresentato quell’elemento in più che mi avrebbe fatto appassionare meglio agli eventi narrati.

In ogni caso, sono felice di avere avuto l’occasione di poter leggere il tuo racconto; e spero ci siano nuove occasioni in futuro per ispirarti nella composizione di altri testi!


Totale: 45,5/60


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30/01/2021 14:36
 
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XV POSTO

“L’attimo di un respiro”, eliciaelis – 46,5/60

Grammatica e stile: 17,5/20 (13 + 4,5)

Di seguito trovi riportati gli errori riscontrati nel testo; sono giusto un paio, ma attenzione agli apostrofi con i sostantivi di genere maschile!

“Come un grido appassito nella gola, come un'addio soffiato via nel fumo della sigaretta.” -> “un addio” (-0,50)

“Un'altro tiro: lungo, meditato, assaporato.” -> “un altro” (-0,50)

Inoltre hai sempre usato il trattino corto invece di quello lungo (punteggio cumulativo sottratto: -1,00)


Lo stile è molto poetico, con frasi d’effetto che dipingono una situazione suggestiva e particolare. Sicuramente è una scelta azzeccata anche considerando la lunghezza dello scritto – con una storia più lunga sarebbe diventato presto “troppo” mentre qui costituisce un quadro ben preciso e dai toni lugubri – ma soprattutto per l’atmosfera generale che aleggia. Ci troviamo infatti in un giorno particolare dell’anno, dove la protagonista vede – o crede di vedere – gli spiriti, quindi uno stile mistico e portato avanti spesso con figure retoriche risulta una trovata consona.

Ci sono state anche diverse frasi che mi hanno colpita particolarmente, di cui la mia preferita è stata “I problemi pesano troppo per lasciarsi trascinare via. Restano aggrappati alle labbra, senza muoversi; assieme a tutte le parole mai dette - e a quelle gridate troppo forte - formano un bavaglio di sangue e dolore.” L’intera storia infatti si compone di una serie di proposizioni molto d’impatto, che delineano un’immagine mentale della situazione nitida e precisa, che ho davvero adorato.

L’unica imprecisione – secondo il mio parere – è il fatto che si passa dal tempo verbale passato per la maggior parte della fic al tempo presente per alcune frasi significative (ad esempio, quella citata proprio qui sopra). Non credo sia una dimenticanza o un errore involontario, quanto piuttosto una scelta consapevole – che, devo ammettere, stona veramente pochissimo nel complesso – per evidenziare il passaggio, ma mi sembrava opportuno segnalarlo per completezza di questo parametro, dato che anche il tempo passato avrebbe ottenuto lo stesso effetto e avrebbe reso il testo più coeso dal punto di vista stilistico.


Trama e originalità: 7,5/10

Il focus della storia è l’introspezione di Mora e l’alternanza tra i suoi pensieri e le sue azioni letargiche è senza dubbio un metodo efficace per delineare due degli aspetti più importanti: cosa sta succedendo e come la protagonista reagisce. Intervallandoli, sei riuscita a creare una narrazione fluida e non troppo caotica o pregna di informazioni, ma che rivela sempre più dettagli man mano che si procede nella lettura.

Mi è piaciuto il fatto che la tensione sia rimasta alta per tutto il racconto, in una scena che pare rallentata dove non ci è permesso fare altro se non osservare gli eventi in modo quasi catatonico, percependo il dolore di una madre che ha perso il figlio e che non riesce a superare la perdita se non con la morte.

Sebbene molti dettagli vengano lasciati sottointesi, come ad esempio il modo in cui tale figlio sia morto, oppure quanto tempo sia passato, o anche che ruolo svolga il gatto presente – se ne ha uno –, i retroscena sono comunque intuibili e certamente non meno disturbanti solo perché non menzionati dalla protagonista stessa. Anzi, il fatto che siano nell’ombra ti porta a pensare al peggio, aumentando il senso di irrequietezza già instillato dall’inizio della storia.

Un aspetto che ha giocato a tuo sfavore, invece, è il fatto che – almeno per quanto mi riguarda – mi ci sono volute diverse letture per comprendere appieno tutti i dettagli inseriti in uno scritto così denso. Ad esempio quando viene citato il “metallo” per la prima volta, non si capisce che sia un’arma, e solamente più avanti viene esplicitato questo concetto, gettando una nuova luce su quanto letto in precedenza. Oppure “lo strappo sulla tela” è, credo, il punto in cui il mondo dei vivi e quello dei morti si incontrano, ma questo non è immediato. Può essere una limitazione mia, non lo nego, ma se non ci fosse stata la nota a inizio storia a indicare la collocazione – il giorno dei morti con l’accezione tipica del Messico – non avrei compreso esattamente il contesto in cui ci troviamo. Ritengo che avresti potuto inserire qualche elemento in più per far capire la collocazione spaziale – dato che è relativamente importante all’interno del testo – o giusto un paio di frasi ben piazzate senza la presenza così preponderante di concetti espressi per vie contorte.

Anche per quanto riguarda l’atmosfera autunnale, devo dire di averla percepita poco. C’è sicuramente una forte suggestione – con menzioni di spettri, ombre irriconoscibili, e in generale un senso di inquietudine che si mantiene vivo per tutta la storia – ma non sono presenti degli effettivi riferimenti atmosferici tipici dell’autunno, che era una delle richieste del contest.

In generale, dunque, la storia si caratterizza per il suo stile ricercato e i toni particolari ed espressi in una maniera quasi onirica, ma questo spesso va a discapito delle informazioni basilari di cui si ha bisogno per poter capire al meglio tutte le vicende. Nel complesso, credo che si tratti di una fic ben organizzata e che svolge il suo primario scopo – quello di suscitare emozioni e impressionare il lettore – anche se non sempre è limpida al massimo del suo potenziale.


Caratterizzazione dei personaggi: 7/10

Questo è un parametro di valutazione su cui ho dovuto pensare a lungo, e ancora adesso sono indecisa sulla mia opinione.

Ciò è dovuto al fatto che l’unica vera protagonista della storia è Mora e, oltre a sapere che è una madre addolorata dalla perdita del figlio, non abbiamo nessun altro dettaglio su di lei. Se dovessi figurarmela davanti sarebbe un’immagine perlopiù creata dalla mia mente, invece che dal testo, in quanto non sappiamo nulla sul suo aspetto fisico, sulla sua età, sul suo stato sociale, e l’unica cosa che ci viene mostrata veramente è il suo dolore.

Su queste basi, obiettivamente, il punteggio dovrebbe essere molto più basso di quello che io non abbia assegnato, ma paradossalmente – e anche abbastanza sorprendentemente, dati i mei gusti personali e la mia tendenza a voler sapere sempre ogni minimo aspetto di una storia – questa “mancanza” è una trovata geniale e innovativa.

Non so se sia stata una scelta volontaria o se io stia travisando completamente, ma credo che la decisione di non fornire tutte quelle informazioni che in un qualsiasi altro contesto sarebbero disseminate nella storia quasi senza pensarci crei una sorta di legame tra il lettore e il personaggio. Lasciando vuoti quegli spazi che la personalità e gli attributi fisici dovrebbero colmare, si lascia intendere che il personaggio potrebbe essere chiunque e che, indipendentemente dalle eventuali differenze, c’è una buona probabilità che la reazione sarebbe la stessa.

Viceversa, parlando di Mora, è come se, dopo quello che è successo, niente di ciò che la caratterizzava in passato sia più rilevante in alcun modo, perché ora c’è solamente un grande vuoto oltre cui non esiste nulla. E in questa non-caratterizzazione è dunque presente la più potente caratterizzazione di tutte: siamo chi amiamo e, una volta persa quella parte così importante, è come se anche noi fossimo già morti, indipendentemente se si prende una decisione drastica come quella di Mora oppure no. È una riflessione molto potente e degna di essere esplorata a fondo.

Il punteggio, comunque, non è più alto in quanto tutte queste osservazioni sono una mia considerazione personale di cui nel testo – o nelle note – non si fa accenno e, di fatto, la caratterizzazione effettiva del personaggio è scarsa e a prima vista insoddisfacente.


Utilizzo del pacchetto: 5,5/8 (1 + 4,5)

Il contenuto del pacchetto da scelto era il prompt “artiglio” e il sentimento “disperazione”. Per quanto riguarda il primo, confesso di non averne colto dei grandi riferimenti; potrebbe riferirsi alla lama che Mora impugna, oppure al fatto che il mondo dei vivi e quello dei morti abbiano uno strappo che permetta loro di interagire, ma non viene mai esplicitato nel testo, e seppur celato nell’ombra non mi è sembrato fosse il punto di partenza della fic, o il fulcro attorno a cui tutto ruota.

La disperazione, invece, è ben più percepibile – anche se a tratti è assimilabile all’inquietudine, forse – ed è assolutamente una delle caratteristiche preponderanti dello scritto. Trasuda da ogni gesto di Mora, da ogni secondo che passa a guardare la luna e a maledirla per averle portato via il figlio, è un crescendo di emozioni che alla fine non può che implodere spingendo la donna a compiere un atto estremo.

Anche la presenza del gatto che rimane a fissare la sua padrona, e che alla fine è essenzialmente l’ultima cosa che vede prima del buio, è stata molto suggestiva. Quella frase finale ha creato un’immagine allo stesso tempo tragica e poetica, quasi come un ultimo elemento di pace prima della morte: il gatto che “distrugge” la causa delle afflizioni di Mora, ovvero la luna impassibile e incurante del suo dolore. Una chiusura davvero affascinante e stimolante.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo.


Gradimento personale: 7/10

Questa storia ha avuto per me alti e bassi, ma tirando le somme devo dire che l’ho apprezzata per i suoi toni forti e lo stile di scrittura assolutamente sublime.

Com’è stato il caso per moltissimi altri partecipanti, anche qui la storia ha rappresentato il mio primo approccio al tuo modo di narrare, e non vedo l’ora di avere l’occasione di indagare più a fondo nel tuo profilo perché trovo che tu abbia un tratto molto distintivo e delle idee che sono sicuramente intriganti e complesse.

Alla prossima, dunque, e grazie per aver contribuito a rendere questo contest così interessante e variegato!


Totale: 46,5/60


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30/01/2021 14:37
 
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XIV POSTO

“The Last Goodbye”, Asmodeus EFP – 47,5/60

Grammatica e stile: 18,5/20 (15 + 3,5)

Ti riporto di seguito l’unica piccolissima sbavatura – un errorino di distrazione più che altro – ma ti faccio i miei complimenti perché il testo è complessivamente pulito e curato, senza errori di tipo grammaticale o lessicale.

“Si rotolava nei mucchi di foglie raccolte al bordo della strada, o lanciarsi in corse infinite nel mezzo della nebbia o della fredda pioggia autunnale.” -> “o si lanciava”


Lo stile è abbastanza semplice, ma arriva dritto al punto dove vuole arrivare. I sentimenti di Liam in un momento simile sono parecchio scombussolati e trovo che anche lo stile rispecchi un po’ questo stato d’animo, dato che vai a narrare gli eventi che si susseguono intervallandoli con i ricordi passati, proprio come potrebbe accadere nella mente del personaggio stesso.

Ho riscontrato però una profonda differenza tra la descrizione delle scene passate – in cui Liam e Billy giocavano insieme – e quelle introspettive del presente. Questo sarebbe un risvolto assolutamente normale visti i toni opposti dei due momenti, eppure c’è stata una sorta di contraddizione molto curiosa. Nei momenti spensierati ho percepito diverse emozioni, portate avanti anche dalle descrizioni complete sia del paesaggio che dei sentimenti dei personaggi, mentre invece durante la parte oggettivamente più malinconica e drammatica questo aspetto è venuto a mancare. Paradossalmente, infatti, nonostante la gravità e la serietà dell’argomento scelto, non ho avvertito in maniera particolarmente prorompente il dolore che Liam prova dopo la morte di Billy, che dovrebbe essere invece uno dei punti più forti dell’intero racconto.

Perciò c’è una discrepanza tra le tematiche trattate e lo stile con cui vengono presentate; forse era assolutamente la tua intenzione mantenerti più “arido” nella seconda parte, ma personalmente credo che delle descrizioni più viscerali della sfera emotiva avrebbero reso la storia davvero drammatica e strappalacrime.


Trama e originalità: 7,5/10

La trama che hai scelto di andare esplorare è stata senz’altro molto sentita, e si è percepito come fosse un argomento a te caro che hai voluto omaggiare con questa storia.

La struttura in sé mi è piaciuta, in quanto si inizia con la telefonata che conferma la morte di Billy, e si prosegue con tutti i preparativi per adattarsi al cambiamento che questo comporta. Come accennavo anche prima, ho trovato adeguato il fatto che i ricordi passati con Liam e Billy siano stati inseriti in contemporanea agli avvenimenti effettivi, come se, anche quando Liam sta spalando la terra o sta camminando per il bosco, stia in realtà pensando al suo vecchio amico e ai bei momenti trascorsi insieme.

Uno dei punti di forza sono state senz’altro le descrizioni dell’ambiente autunnale, in particolare nelle scene in cui si rivangano i tempi passati; le ho trovate veramente molto vivide e suggestive, e mi sembrava di essere lì anch’io insieme a Liam e Billy a correre tra le foglie.

Quello che dal mio punto di vista manca in un racconto del genere, dove la parte introspettiva è resa il centro attorno cui tutto il resto si muove, sono approfondimenti ulteriori circa quello che i personaggi provano, oltre al mero dolore che certamente è presente ma che non viene descritto fino in fondo. Credo infatti che la sofferenza e le sensazioni provate da Liam non siano state esplorate fino in fondo – e non so se questa sia stata una cosa voluta, per qualche scopo narrativo oppure per scelta personale – ma mi è sembrato che si restasse molto in superficie, senza analizzare i sentimenti contrastanti che il protagonista prova. Si possono immaginare – tristezza, dolore, nostalgia, dubbio – e da un lato capisco anche che trovare parole in un momento del genere sia difficile, e magari è proprio quello che volevi trasmettere tu, ma l’ho percepita proprio come una parte carente, che avrebbe potuto trasformare la storia in qualcosa di ancora più emotivo.

Questo in realtà accade nell’ultimissima parte della fic, quando Liam sta guidando da solo con una canzone triste in sottofondo e gli pare di vedere il suo amico correre verso di lui. Lì mi sono emozionata, lo ammetto, perché ho ritrovato appunto quello che in precedenza non avevo riscontrato, ovvero un flusso di pensieri lasciato correre e che analizzi la situazione trovando sia l’ovvio aspetto negativo, ma sforzandosi anche di avere pensieri positivi nonostante quanto successo.

Confesso che inizialmente avevo pensato che “il fantasma” potesse essere un altro cane, una sorta di nuovo inizio per Liam, ma forse è stato meglio che non sia stato effettivamente così. Dopotutto, la ferita è ancora molto aperta e gettarsi immediatamente in un nuovo rapporto con un altro animale potrebbe essere controproducente.

Nel complesso, dunque, la trama è solida e funziona per il tipo di storia che hai voluto narrare, e certamente è stato un omaggio molto carino e personale per il tuo amico e il suo amico a quattro zampe.


Caratterizzazione dei personaggi: 7/10

Dei personaggi quello che rimane più impresso è senza dubbio Liam, e il fatto che ci venga presentato in un momento così buio della sua vita aiuta anche a mettere in evidenza alcune sue caratteristiche di base. Pur non essendo esplicitato a parole, è chiaro vedere come abbia un grande cuore tenero e vive la situazione in maniera molto sentita, scoppiando a piangere all’improvviso al solo ricordo di Billy. Potrebbe sembrare una cosa scontata, ma vederlo effettivamente soffrire in questo modo ci permette di empatizzare con lui e provare una connessione con il testo presentato.

Certamente si è più propensi a rispecchiarsi in Liam se si ha sperimentato una perdita simile, ma credo che anche chi non abbia mai avuto un animale domestico possa, almeno in parte, immaginare il tipo di dolore che si prova.

Mi è piaciuto molto anche il rapporto tra i due fratelli, che si uniscono in questo momento di lutto mettendo da parte le eventuali divergenze, e da questo punto di vista mi sarebbe piaciuto vedere Liam e Franci interagire un po’ di più, non solamente per le cose pratiche da fare ma anche per un supporto di tipo morale. Un momento in cui i due parlano e si consolano a vicenda avrebbe permesso anche una caratterizzazione maggiore per quanto riguarda i singoli personaggi, dato che sono figure trattate solamente in parte.

In generale, infatti, non ci sono state particolari descrizioni fisiche o caratteriali che non fossero prese in riferimento a Billy, e questo ha un po’ abbassato il mio giudizio complessivo. Da una parte mi rendo conto che in un contesto del genere certe informazioni non fossero davvero necessarie per percepire quello che la storia voleva trasmettere, ma dall’altra non mi è stato possibile figurarmi effettivamente i personaggi per la mancanza di descrizioni di base.

Nel complesso non è stato un elemento vistosamente mancante, proprio perché il focus del discorso era puntato su altro, però mi sento di riportarlo per completezza, dato che c’è stato lo spazio per inserire qualche attributo ulteriore senza risultare fuori luogo, e che avrebbe aiutato a creare un quadro d’insieme più completo e preciso.


Utilizzo del pacchetto: 5,5/8 (3 + 2,5)

Il prompt del tuo pacchetto era “morte” e senz’altro è stata una delle vere protagoniste del racconto, incombente anche nei momenti felici perché si è a conoscenza del risvolto finale. Su questo punto non ho granché da commentare, perché hai inserito questo elemento in modo più che esplicito ed evidente, rendendolo il punto di partenza per l’intero racconto.

Il sentimento era invece “sollievo” che, per quanto venga accennato, credo sia un qualcosa di molto secondario per il nostro protagonista Liam. È trattato più come quello che dovrebbe provare – cercando di convincersi di aver fatto la cosa giusta, dato che ora Billy non prova più dolore e sarebbe stato peggio continuare a vivere soffrendo – ma non è ciò che effettivamente prova. Il suo strazio e la sua sofferenza, infatti, coprono quasi totalmente ogni senso di liberazione, tant’è che nella storia non ho riscontrato un vero momento di calma o in cui si respirasse altro rispetto a una forte angoscia; questo accade proprio all’ultimissimo momento – ad esempio quando dici “Non può essere sempre estate nella nostra vita, con solo giorni lunghi e felici e luminosi. È giusto che esistano anche i momenti in cui le cose cominciano a spegnersi man mano, e a lasciarci per far spazio ad un inverno di riposo e a una primavera di rifioritura” – ma non è la sensazione preponderante della storia, ragion per cui ti ho assegnato metà punteggio complessivo.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo.


Gradimento personale: 7/10

Questa storia è stata senz’altro molto personale per te, e in un certo senso mi sento quasi onorata che tu abbia voluto condividerla con altri e farla partecipare a questo contest. Mi dispiace di non aver percepito appieno tutti i sentimenti che hai scelto di trattare; spero di non essere risultata insensibile nei miei giudizi, ma ovviamente dovevo esprimere il mio parere oggettivo sulla fic indipendentemente dal resto.

Come puoi vedere, comunque, il racconto mi è piaciuto e sono stata più che felice di avere avuto l’occasione di leggerlo e commentarlo in maniera approfondita. Ha anche costituito una sorta di novità rispetto ad altre tue opere che ho avuto il piacere di leggere in passato, e non posso che essere contenta di aver scoperto questo altro lato della tua modo di scrivere, più introspettivo e privato.


Totale: 47,5/60


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Post: 1.389
Giudice*****
30/01/2021 14:40
 
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XIII POSTO

“Clarissa”, SafeAndSound – 50,05/60

Grammatica e stile: 17,05/20 (13,55 + 3,5)

La storia è perlopiù priva di errori grammaticali, ho riscontrato solamente un paio di imprecisioni secondarie che ti riporto di seguito, ma nel complesso si tratta di un testo pulito e curato a dovere.

“[…] e io non ebbi mai l’occasione di vedere cosa combinasse colui che era diventata la mia condanna.” -> “diventato”

“[…] non potevo fare a meno di ripetermi il nome dell’altra strega in testa, un nome cosìadatto a una strega.” -> manca uno spazio tra “così” e “adatto”

“«Mi hai ferito, Jareth. Sin dal primo giorno sapevo che avrei fatto di tutto per te, non importava quanto tu mi ignorassi o mi trattassi con sufficienza,»  lui cercò di interrompermi, volendomi spiegare come le cose erano andate veramente […]” -> c’è uno spazio di troppo prima di “lui” e il verbo corretto dovrebbe essere “fossero andate” (-1,00)

“[…] ripresi il mio discorso: «mi sono sempre impuntata […]»” -> a inizio dialogo ci vuole la lettera maiuscola (-0,15)

“Sollevai leggermente il viso, tenendolo puntato su di lui: «me ne pento […]»” -> a inizio dialogo ci vuole la lettera maiuscola (-0,15)

“«ferirti non è mai stata mia intenzione, Clarissa. Volevo davvero riuscire a stregare questo cappello, e avevo insistito così tanto che non riuscivo a dirti che non ci ero riuscito, per questo…»” -> a inizio dialogo ci vuole la lettera maiuscola (-0,15)


Lo stile è stato abbastanza scorrevole e senza particolari intoppi, anche se spesso ci sono state delle frasi lunghissime che hanno un po’ rallentato la narrazione.

In generale, i toni sono stati molto diretti e privi di giri di parole, a tratti anche in modo eccessivo, in quanto anche le più profonde considerazioni di Clarissa vengono narrate con lo stesso ritmo e le stesse tonalità delle descrizioni dell’ambiente, per esempio. Un po’ più di diversificazione, magari con l’utilizzo di termini più elevati o una diversa struttura delle frasi, avrebbe sottolineato in maniera immediata il cambio di registro per queste parti più emotive e d’impatto – che sono molto interessanti, ma mancano di una sfumatura marcata rispetto al resto.

Un paio di altre piccole imprecisioni che ho notato sono state:

- “Il buio calò improvvisamente, e altrettanto improvvisamente mi sentii stringere da delle braccia” -> “da un paio di braccia” è più scorrevole

- “Il mio compito consistette quindi essenzialmente nel dover controllare che nessuno entrasse nell’aula che alla fine delle nostre lezioni decidevamo di occupare” -> l’imperfetto “consisteva” sta meglio, dato che si tratta di un’azione ripetuta costantemente nel passato e non avvenuta un’unica volta (ed è più in sintonia con l’altro verbo, “decidevamo”)

- “Quando glielo chiedevo mi rispondeva che mi avrebbe mostrato tutto una volta che ci fosse riuscito, e quando finalmente ci riuscì era ormai Natale […]” -> ripetizione superflua del verbo “riuscire”

- “[…] non riuscivo a intravedere niente di quella sottospecie di streghetta che ero fino a un’ora prima” -> “ero stata fino a un’ora prima”

Non si tratta di veri e propri errori, non c’è nulla di fondamentalmente sbagliato, ma alcune scelte lessicali hanno appunto stonato con una narrazione altresì molto fluida, risaltando eccessivamente quando non ce n’era bisogno.


Trama e originalità: 9/10

La trama della storia è stata molto improntata sulle interazioni dei personaggi, e questo non è necessariamente un aspetto negativo. In realtà mi è piaciuto come i vari eventi passati siano stati integrati con le considerazioni private di Clarissa che riflette sul suo rapporto con Jareth, dal momento del loro primo incontro a tutti i sentimenti che ha suscitato in lei nel corso degli anni.

Questo ha permesso di portare avanti sia la trama che la caratterizzazione dei personaggi nello stesso momento, in un modo che mi ha particolarmente convinto dato che le reazioni di entrambi i protagonisti sono ben più significative degli avvenimenti effettivi, i quali fungono solo da sfondo per le loro dinamiche.

Il succedersi delle varie scene è stato trattato altrettanto bene; infatti, nonostante ci vengano mostrati svariati momenti nel corso di ben cinque anni – tre con Jareth, in particolare – il testo è stato privo di confusione, contraddizioni, o passaggi non chiari. Attraverso il tipo di rapporto che si instaura tra i due, si riesce a percepire la diversa atmosfera che aleggia nell’Accademia, e da un certo punto di vista sono proprio le sensazioni che Clarissa prova a scandire il tempo e a inquadrare la situazione, cosa a parer mio per niente scontata o banale.

Un aspetto – forse l’unico – di cui ho sentito la mancanza riguarda invece la mancanza di approfondimento circa il sistema magico presente in questo universo. Viene solamente detto che ciascun mago ha un legame particolare con un elemento naturale da cui deriva la tipologia delle magie che è in grado di fare, ma non viene esplicitato nient’altro, quando invece credo sarebbe risultato veramente interessante vedere più da vicino lo sviluppo dei poteri di Clarissa, soprattutto in relazione ai diversi anni scolastici che segue. Non viene mai detto come le sue capacità aumentino o si perfezionino, né vediamo nello specifico in quale modo viene “selezionato” l’elemento corrispondente a ciascuno studente. È un aspetto ereditario? Si può in qualche modo controllare e scegliere l’elemento che più piace? Come si scopre quale effettivamente questo sia? Tutto questo viene lasciato abbastanza sullo sfondo, mentre in una storia del genere sarebbe risultato assolutamente in linea con le tematiche raccontate.

E a tal proposito, sorge un’altra domanda rilevante, ovvero: com’è stato possibile che Clarissa sia riuscita nello stregare il cappello quando Jareth ci ha provato per mesi senza successo, se le loro capacità magiche sono pressoché uguali? È semplicemente dovuto al fatto che lei sia più potente, o si basa tutto sul pensiero – scritto esplicitamente nel testo – che tutto ciò che è servito è stato credere in se stessa? In quest’ultimo caso, mi sembra un po’ irreale, considerando tra l’altro le condizioni mentali non esattamente nel picco della salute che ha in quel determinato momento.


Caratterizzazione dei personaggi: 9/10

Clarissa è una protagonista testarda e determinata, pronta a tutto per recuperare l’orgoglio ferito e vendicarsi dell’affronto subito, e per quanto mi riguarda è stata un’assoluta gioia da leggere.

La vera parte forte, ovviamente, è stata l’evoluzione del suo personaggio, che da ragazzina innamorata disposta a fare di tutto per ottenere l’attenzione di Jareth si trasforma in un semi-letterale angelo della morte, ottenendo la sua rivalsa per tutti i torti che nel corso degli anni ha dovuto sopportare.

Tale crescita è stata non solo intrigante ai massimi livelli, ma a mio avviso anche necessaria per donare alla storia un tocco di personalità e originalità in più. La seconda metà della storia, infatti, quando Clarissa prende in mano la sua vita e si decide ad agire, è stata molto più interessante e accattivante della prima, proprio perché è stato liberatorio anche per noi lettori vederla così agguerrita e in preda a una profonda determinazione.

Nel complesso, quindi, è stata un personaggio principale veramente molto valido, con cui non è particolarmente difficile empatizzare, soprattutto visti i suoi più profondi pensieri di cui siamo resi partecipi.

L’unico sassolino nella scarpa per quanto riguarda questo parametro concerne la figura di Jareth, su cui personalmente avrei gradito qualche informazione ulteriore. Sappiamo che è ambizioso e che non vuole limitarsi al controllo del fuoco ma espandere il suo dominio anche agli altri elementi, ma l’approfondimento finisce lì. Un momento in cui viene mostrato un tentativo di “espansione” della sua magia avrebbe ampliato il suo personaggio, che qui invece viene ridotto a una sorta di “villain” senza che però faccia effettivamente qualcosa di palesemente sbagliato. Siamo portati a disprezzarlo perché la voce narrante è quella di Clarissa, ma non mi sento di dire di conoscere alcun aspetto della sua personalità che non sia stato filtrato dall’odio e dall’umiliazione provati dalla protagonista.

Il focus principale, tuttavia, è senz’altro lei e le sue emozioni, quindi capisco anche la scelta di lasciare Jareth più nell’ombra, sebbene a mio avviso abbia molte più potenzialità di quante effettivamente siano state mostrate nel testo.

Detto questo, l’emotività che trasuda dalla storia non può che colpire parecchio, e personalmente mi sono ritrovata molto in lotta con me stessa per quanto riguarda Clarissa stessa; da un lato si può comprendere la sua furia e il suo desiderio di vendetta, dall’altro però credo che la sua reazione – dati gli elementi a nostra conoscenza – possa essere considerata anche un tantino esagerata. A mio avviso, questa è stata una cosa assolutamente positiva, perché ha reso il personaggio complesso e interessante; non si tratta solo di una rivendicazione amorosa, ma il suo cambiamento concerne anche la sua magia. Libera dalla voglia spasmodica di essere al centro dell’attenzione di Jareth, è in grado di compiere stregonerie più complesse e di prevalere sull’altro ragazzo in maniera definitiva. Un risvolto davvero splendido!

E, ovviamente, ho adorato il finale con Clarissa e Demetria che sono diventate amiche nonostante tutto; conclusione top!


Utilizzo del pacchetto: 5,5/8 (3 + 2,5)

Il prompt del pacchetto era “cappello” e direi che è stato senza ombra di dubbio l’elemento intorno cui si è svolta l’intera vicenda. Non solo è presente in maniera costante dall’inizio alla fine, ma costituisce a tutti gli effetti il punto di svolta nel carattere di Clarissa. Così come l’oggetto era stato in passato motivo di curiosità e mistero, vedere Jareth posarlo sul capo di un’altra ragazza è la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso. Punteggio pieno, dunque, per questo uso così accurato e centrale.

Per quanto riguarda il sentimento, invece, era “follia”, e in questo caso mi sento di commentare che non sia stato utilizzato nella maniera migliore. Sicuramente Clarissa prova una sorta di ossessione verso il cappello, e man mano diventa sempre più vendicativa e crudele, ma non la chiamerei addirittura follia. Infatti, resta sempre nel pieno delle sue capacità mentali, commette quel sortilegio e uccide Jareth assolutamente consapevole delle sue azioni.

Tra l’altro, la sensazione così forte che prova svanisce totalmente una volta che Jareth è effettivamente morto, e per quanto triste e scossa non si ritrova pentita o inorridita da ciò che ha fatto.

Una parvenza di questo sentimento tuttavia si è sentita, e Clarissa stessa chiama in questo modo il suo raptus improvviso, però credo che in generale tu abbia privato il termine delle sue caratteristiche più fondamentali, tra cui la totale perdita di controllo e l’incapacità di controllare i propri comportamenti.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere sovrannaturale, genere introspettivo.


Gradimento personale: 7,5/10

Sebbene il tema della stregoneria sia molto caro alla maggior parte di noi lettori, non ho avuto moltissime occasioni di leggere fic a riguardo. Questa è stata sicuramente una storia che ben si inserisce in questo sottogenere del fantasy/sovrannaturale e grazie alla presenza di una protagonista degna di questo nome e lo sfondo così carico di potenziale non ho potuto fare a meno di restare intrigata dall’inizio alla fine.

Come già detto, con qualche nozione in più circa i poteri effettivi che gli studenti hanno e l’Accademia in cui l’intera fic ha luogo, il tutto sarebbe stato veramente perfetto. Anche così, comunque, sono stata intrattenuta a dovere e ho avuto un’esperienza di lettura più che piacevole.

E sono ovviamente molto contenta che questo contest ti abbia aiutato a sbloccarti nella scrittura; spero troverai altrettanto interessanti le eventuali iniziative future!


Totale: 50,05/60


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30/01/2021 14:42
 
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XII POSTO

“Bloody Rain”, Herm_periwinkle – 51,35/60

Grammatica e stile: 19,35/20 (14,85 + 4,5)

Non trovato errori gravi, solamente una virgola dimenticata e un errorino di battitura, ma nel complesso il testo è privo di imperfezioni degne di nota, per cui non posso che farti i miei complimenti!

“Apri gli occhi Paul, guarda come hai distrutto il nostro mondo!” -> manca una virgola prima di “Paul” (-0,15)

“Era sangue quella che aveva scambiato per confettura di ciliegie.” -> “quello”


Il tuo stile di scrittura è stato davvero molto nitido e descrittivo, in grado di creare un’ambientazione vivida e suggestiva, che costituisce l’inizio ideale per una storia del genere. Mi sono piaciute molto le immagini che hai creato per analogia, come il vento che sposta i rami come se li stesse abbracciando o il sangue che ricopre le foglie paragonato a un incendio. L’atmosfera che si respira in generale è molto intensa, e anche nei momenti apparentemente tranquilli si percepisce qualcosa che non va, come se ci sia un pericolo che sta aspettando proprio dietro l’angolo.

A essere onesta non saprei nemmeno indicarti gli elementi specifici presenti che hanno permesso di creare una tale sensazione, in quanto si tratta più dell’accostamento e della successione dei vari attimi, contrapposti in un crescendo sempre più forte di tensione e mistero.

L’unica frase che mi ha fatto leggermente storcere il naso è stata “Le gocce cadevano con grazia ai suoi piedi, rotolando tra i rami e rimbalzando per terra” solo per il banale fatto che le gocce non rimbalzano quando cadono sulle foglie – a meno che proprio non sia un temporale torrenziale, ma non è questo il caso –, e quindi non sono riuscita a cogliere l’immagine che stavi descrivendo. È una piccolezza, me ne rendo conto, ma è una scelta lessicale che non funziona al cento per cento.

Per il resto, tuttavia, sono stata rapita dal tuo modo di narrare, davvero coinvolgente e ben articolato, e che è riuscito a delineare ogni momento della storia con chiarezza e creare delle dinamiche interne intriganti e originali.


Trama e originalità: 9/10

Uno dei punti di forza di questa storia è senza dubbio il ritmo della narrazione, in quanto le diverse scene presenti vanno a creare sempre più tensione e suspense, tanto che io stessa ho provato una grande angoscia nella seconda metà della storia. Il pacing è dunque molto incalzante, e infatti l’intera fic si legge tutto d’un fiato, sia per la curiosità di conoscere tutti i dettagli – creata dai numerosi mezzi-indizi sparsi per il testo che costituiscono il perfetto percorso per la rivelazione finale – sia perché si entra sempre di più nella mente di Paul e, in un certo senso, è come se sia il lettore che il personaggio stiano aspettando di venire a capo di una misteriosa faccenda.

Ammetto che non mi aspettavo minimamente un risvolto così drastico, e in generale l’originalità della storia mi ha convinta particolarmente, dato che sei riuscita a prendere un elemento non esattamente inedito – un uomo che impazzisce fino a uccidere la famiglia, per poi “dimenticarsene” – e dargli delle accezioni nuove, ad esempio tramite la persecuzione da parte del fantasma o lo spazio riservato alla descrizione dell’ambiente.

Fin dalle primissime parole, infatti, ti premuri di fornire indicazioni circa il paesaggio in cui la storia si sta svolgendo, non soltanto creando un’atmosfera autunnale perfetta per il contest, ma donando una sorta di bellezza illusoria alla vicenda. Con descrizioni talmente poetiche e un panorama così vivido e mozzafiato, siamo portati a pensare che la storia che abbiamo di fronte abbia dei toni completamente diversi da quelli che poi effettivamente ha. Persino io che immaginavo le dinamiche contorte e conoscevo i prompt non esattamente felici a cui ti sei ispirata sono rimasta sorpresa – in senso positivo ovviamente! Può sembrare un aspetto secondario, ma ha donato impredicibilità al racconto e allo stesso tempo lo ha addolcito, una magra consolazione dopo gli eventi terribili di cui veniamo a conoscenza.

Solamente una cosa non mi è risultata chiara: Paul è stato posseduto da qualcosa? Gli omicidi sono avvenuti subito prima della scena iniziale oppure è passato del tempo tra l’atto e la rivelazione di Talia? E, soprattutto, non si ricorda di ciò che ha fatto semplicemente perché è sotto shock o c’è qualche ragione più profonda?

Inoltre trovo che l’elemento sovrannaturale si sia perso un po’ in un racconto così emotivo e caotico. Il fantasma in questione è Talia, ma la natura di quello che è viene solo accennata di sfuggita, e mi sarebbe invece piaciuto vederla già nell’atto di perseguitare Paul, anche con atti concreti o attraverso i pensieri di quest’ultimo.

Nel complesso, comunque, hai sviluppato una trama intrigante e completa, e mi hai sicuramente incuriosita abbastanza da sperare in un seguito, magari ancora più dark e sanguinolento, che raffiguri la nuova vita di Paul. Perciò ti butto lì quest’idea e incrocio le dita!


Caratterizzazione dei personaggi: 8/10

Come ho accennato brevemente anche nel parametro precedente, mi ha molto stupita l’inaspettata connessione che ho provato con il personaggio di Paul. Credo sia dovuto principalmente al modo in cui è stato presentato, ovvero come un padre di famiglia amorevole e pieno di cure, emanante un’iniziale aura di calore che anche le rivelazioni successive non sono riuscite ad affievolire del tutto.

O forse ancora è per il fatto che il lettore è portato a fidarsi della sua confusione – perché è la stessa che proviamo noi durante le prime scene della storia – e a un desiderio di voler credere di stare intendendo male gli indizi presentati.

È una situazione particolare, almeno per me, perché non ho un singolo attributo in comune con questo personaggio, eppure sono riuscita a entrare nella sua mente e percepire le sue sensazioni quasi come fossero le mie. E questo è un grande indicatore del lavoro che hai svolto su di lui, e il modo in cui hai scelto di fornire informazioni e rivelazioni. Per tutto il testo, spesso anche tra le righe, mostri diversi aspetti del suo carattere che pur non essendo esplicitati fino in fondo risultano comunque ben chiari, anche se lasciano un certo spazio di interpretazione.

Ci sono infatti un paio di elementi fondamentali che non vengono rivelati, primo tra tutti il motivo delle azioni di Paul; è in qualche modo impazzito? Posseduto? E quella era realmente la sua famiglia o anche questo è un dettaglio che ha inventato la sua mente? Talia è davvero sua moglie, dato che alla fine urla “Hai ucciso i miei figli”? Credo che un’introspezione ancora più profonda avrebbe reso la storia pressoché perfetta, ma allo stesso tempo capisco che trattenere certi dettagli sulle vicende aiuti a renderle ancora più curiose e degne di nota, per cui alla fine è una “dimenticanza” relativamente piccola.

Ciò che mi ha convinta di meno, invece, è l’altro personaggio in scena. Mi rendo perfettamente conto che Talia abbia un ruolo minore rispetto a Paul, ma trovo che sia stata un po’ trascurata nella sua caratterizzazione, quando invece svolge la funzione di vendicatrice, di portatrice di giustizia, ed è una sorta di metodo di espiazione, dato che perseguiterà Paul fino alla fine dei suoi giorni come punizioni per ciò che ha fatto.

Qualche nozione in più su di lei, quindi, avrebbe certamente donato al racconto un’ulteriore completezza che in alcuni tratti si percepisce mancare, anche se contemplando l’opera nel suo insieme, i suoi personaggi sono abbastanza identificabili nei loro tratti principali. Più che per una vera necessità ai fini della trama, quindi, una maggiore caratterizzazione avrebbe giovato all’impatto emotivo e spesso sorprendente presente nella fic, delineando fino in fondo dei protagonisti così complessi e pieni di sfaccettature.


Utilizzo del pacchetto: 5/8 (0,5 + 4,5)

Il pacchetto scelto conteneva il sentimento preponderante “disperazione”, e qui è una sensazione che si percepisce sempre più con ogni scena che passa, un crescendo inquietante che accade principalmente nella mente di Paul, per poi palesarsi anche all’esterno.

Ho tolto mezzo punto poiché questo è ben riconoscibile essenzialmente verso la fine, e solamente considerando la storia nel suo insieme, mentre nella prima metà della fic questo sentimento è molto sottile o poco presente. In ogni caso, credo che tu abbia utilizzato il prompt in maniera assolutamente percepibile e approfondita, per cui mi riservo di assegnarti un punteggio assolutamente più che positivo.

Il prompt invece era “artiglio” e mi dispiace dire che non l’ho ritrovato minimamente all’interno della storia. L’unica spiegazione che sono riuscita a darmi dopo averci pensato un po’ è stata l’associazione con il senso di disperazione che si artiglia sempre più in Paul, ma è più una considerazione personale dato che nel racconto effettivo non ho riscontrato questo elemento, né tantomeno può essere considerato il punto di partenza nell’articolazione della fic.

Mi dispiace se non ho notato l’accezione che ne hai voluto dare, e anzi sarei più che contenta di sentire la tua opinione in merito, perché è stato l’unico dettaglio che proprio non sono riuscita a cogliere.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere sovrannaturale, genere dark, avvertimento contenuti forti. Il genere dark, in realtà, non è stato segnato tra quelli principali, ma personalmente lo ritengo presente in maniera abbastanza sostanziale, per cui lo conteggio tra gli elementi bonus sviluppati.


Gradimento personale: 8/10

La tua storia mi ha senza dubbio colta di sorpresa, in quanto non mi sarei aspettata un simile finale guardando l’incipit del racconto. È stato un viaggio abbastanza movimentato e mi è piaciuto in particolare come non ci sia stato un singolo momento lento o fuori posto, ma l’intero scritto è letteralmente un concentrato di adrenalina.

È stato sicuramente un buonissimo primo approccio da parte mia alle tue storie, che ha suscitato in me abbastanza interesse da voler andare a girovagare per il tuo profilo alla ricerca di altri testi quanto prima!

Grazie dunque per aver partecipato al contest; spero di trovarti presto in iniziative future!


Totale: 51,35/60


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30/01/2021 14:44
 
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XI POSTO

“La pioggia di fuoco”, Inchiostro_nel_Sangue – 51,4/60

Grammatica e stile: 18,4/20 (13,65 + 4,75)

Dal punto di vista grammaticale la storia è pressoché perfetta, con solo qualche imperfezione per quanto riguarda la punteggiatura. In particolare, oltre a un paio di virgole, l’unico vero errore è la mancanza del punto fermo tra due parti di dialogo interrotte da una proposizione – esempio: “Sarai una buona madre…” mi diceva “… un’ottima madre” (-0,15 per sette volte -> -1,05 -> punteggio cumulativo sottratto: -0,75)

Per quanto riguarda il resto, invece:

“«Scusami» allungo una mano e riesco ad accarezzargli il viso. È freddo «Mi fa ancora impressione quando ci ripenso.»” -> sarebbe più corretto inserire un due punti o un punto e virgola dopo “viso” (-0,15)

“lo guardo… Sì, il naso è rimasto lo stesso di vent’anni fa.” -> ci vuole la lettera maiuscola a inizio frase (-0,15)

“Per tutto il viaggio, la piccolina, non aveva pianto.” -> la seconda virgola è superflua, in quanto separa il soggetto dal verbo (-0,15)

“è tempo che ti dia un nome, piccina.” -> ci vuole la lettera maiuscola a inizio frase (-0,15)


Lo stile mi è piaciuto veramente tanto; fin dalle primissime righe è descrittivo e poetico, e per tutta la durata della storia si mantiene molto accattivante e idoneo per le vicende narrate. Ho apprezzato l’alternanza tra periodi ipotattici per le sensazioni che la protagonista prova e frasi invece più corte e immediate quando viene descritto l’ambiente a lei circostante, ad esempio quando – verso il finale della storia – torna nel salotto allagato e con poche nozioni precise viene al tempo stesso messo a fuoco per inquadrare la scena in modo immediato ma allontanato dalla vera azione che si sta svolgendo, ovvero le considerazioni – i deliri, per meglio dire – della protagonista.

Anche la scelta di ripetere determinate frasi per creare enfasi mi ha soddisfatta particolarmente, non solo perché dà un tono ancora più personale alla fic ma anche perché hai scelto di inserire tutto nei punti più significativi, quando l’azione è tesa e l’equilibrio generale è assai precario. Questo ha aumentato il senso di inquietudine generale che si percepisce durante la maggior parte del testo e dal mio punto di vista ha svolto perfettamente lo scopo prefissato, ovvero donare un tono di disperazione e di frenesia alle vicende.

L’unica parte che invece non mi ha convinta è stato l’inserimento delle parentesi nel corso del testo. Le ho trovate molto stonanti con il resto, e credo che dei trattini o anche delle semplici virgole sarebbero risultati molto più efficaci e ben piazzati, sia a livello estetico che per l’intonazione che presuppongono. Non avrebbero tolto niente al significato complessivo delle frasi e avrebbero evitato quella pausa nella lettura che – a mio avviso – è abbastanza evidente, seppur involontaria.


Trama e originalità: 9/10

Nonostante il voluto senso di confusione che la struttura della storia presuppone, sono riuscita a destreggiarmi con relativa facilità all’interno del testo.

Mi è piaciuto come si parti nel vivo dell’azione e si continui a oscillare tra la narrazione presente e i vari retroscena del passato che mostrano come si è giunti a quei risvolti. Sarebbe potuto facilmente essere destabilizzante o confusionario, ma non è stato assolutamente questo il caso, in quanto posizioni le diverse informazioni nei punti più appropriati e il cambiamento dei tempi verbali ha facilitato notevolmente l’orientamento, così come la differenza di virgolette utilizzate nei dialoghi, proprio per separare le due linee temporali.

Il risultato che ne è uscito, dunque, è una storia accattivante e originale, in quanto accenna in continuazione in una direzione per poi virare bruscamente in un’altra, mantenendo vivo l’interesse e la curiosità nello scoprire tutti i dettagli di questa macabra vicenda.

Anche per quanto riguarda l’atmosfera autunnale non posso che farti i miei complimenti perché si è percepita dall’inizio alla fine, e le foglie che cadono dagli alberi paragonate a una pioggia di sangue rappresenta una correlazione appropriata, sia per l’immagine suggestiva che crea, sia per i toni stessi del racconto, che si fanno sempre più oscuri man mano che si prosegue nella lettura.

C’è solo un piccolo particolare che non sono riuscita a comprendere di questi avvicendamenti. Fermo restando che la protagonista è una narratrice non affidabile e altamente instabile, una domanda mi è comunque sorta spontanea: perché Allan la lascia, dopo averle detto che le fa paura, senza tornare? Alla fine si scopre che, nonostante tutto, ha cercato di rintracciare la compagna e soprattutto la figlia, e che quindi non è sparito nel nulla come invece sostiene la donna. Questo significa che è lei stessa a essere scappata prima che lui potesse tornare? O c’è un’altra dinamica di fondo che viene lasciata in sospeso? Lei lascia la città perché crede che lui l’abbia abbandonata per sempre, ma cosa fa esattamente Allan nel tempo successivo alla sua uscita di scena? Perché non torna?

Inizialmente avevo creduto che la donna fosse diventata instabile dopo l’abbandono, ma leggendo più attentamente credo che potrebbe non essere così; afflitta da una qualche malattia o addirittura follia – questo particolare mancante, lo ammetto, non è esattamente rilevante ai fini della storia – non regge tutto quello che la gravidanza comporta e si lascia andare a considerazioni quasi prive di senso. Allan, quindi, non è a conoscenza di questo problema?

A parte questa breve domanda da parte mia, comunque, ho trovato la storia molto ben strutturata, con un ritmo incalzante che ha portato avanti la narrazione con sempre più carisma e tensione, e la risoluzione finale di come si sono svolti gli eventi mi ha particolarmente soddisfatta. Una conclusione tragica di cui probabilmente la protagonista neanche si rende conto fino in fondo; insomma, davvero perfetta per questo tipo di contest!


Caratterizzazione dei personaggi: 9/10

Con la protagonista hai fatto un lavoro magistrale. La sfera preponderante è chiaramente quella psicologica e da questo punto di vista è stato interessante leggere un racconto in prima persona narrato da una figura così instabile. Non solo hai reso la storia imprevedibile, ma hai mostrato i meccanismi contorti dei suoi ragionamenti, le sue visioni distorte della realtà e i suoi comportamenti ancora più sconvolgenti.

In più, non mancano neanche le descrizioni del suo aspetto fisico – che a mio avviso sono molto più difficili da inserire in modo pulito in una narrazione di questo tipo. Invece tu le hai posizionate nella maniera più opportuna, ovvero quando la donna fa il confronto tra il suo corpo di un tempo e quello del presente, e questo ha fatto sì che anche questa informazione si amalgamasse con il resto del testo senza essere messa in evidenza senza motivo.

I pensieri che ci vengono mostrati sono spesso sconcertanti – come le sue considerazioni verso la figlia o il suo bruciarsi le mani per sentire calore – ma in qualche modo essere resi partecipi di una tale mente ha giovato a rendere il tutto molto più avvincente, perché in qualche modo si è portati ad almeno voler comprendere il suo punto di vista – e questo, devo dire, mi ha stupita. Se infatti in un racconto, ad esempio, in terza persona o narrato dal punto di vista di Allan avrebbe reso la protagonista un antagonista, qualcuno da temere o da compatire, in questo modo viene resa la voce della verità, l’unica a cui possiamo attenerci per comprendere le dinamiche in scena. Tutto potrebbe anche essere una menzogna o una versione molto distorta di quello che effettivamente è successo, ma è una figura talmente ben sviscerata che siamo portati a crederle, almeno in parte, nonostante la consapevolezza che non sia attendibile.

Per quanto riguarda il punto sottratto da questo parametro, invece, questo è legato anche a quanto detto in quello precedente e riguarda dunque la mancanza di caratterizzazione del personaggio di Allan, relativamente sostanziale e sentita. Capisco perfettamente che non sia lui il focus dell’azione – e si potrebbe quasi dire che sia una figura secondaria, dato che ciò che conta realmente non è quello che fa lui, ma la reazione della compagna – ma credo che qualche nozione in più avrebbe agevolato la dimestichezza con le vicende narrate.

Di lui non si sa praticamente nulla, nemmeno attraverso lo sguardo storpiato della protagonista, mentre invece avrebbe costituito motivo di interesse vederlo in maniera un po’ più pronunciata, soprattutto circa i suoi comportamenti dinnanzi alla serie di eventi che durano vent’anni. Da questo punto di vista, magari, sarebbe interessante un’altra storia trattante i suoi spostamenti e le sue emozioni… secondo me potrebbe risultare molto avvincente!


Utilizzo del pacchetto: 5/8 (1,5 + 3,5)

Il prompt del tuo pacchetto era “maledizione” e purtroppo l’ho sentito solo molto lontanamente. Il termine è in realtà citato più volte all’interno del testo, eppure non sono riuscita a cogliere la connessione con quello che stava effettivamente succedendo.

Non si dice che cosa affligga la protagonista, ma nella mia interpretazione degli eventi non mi sembra sia una maledizione, quando più una sempre più accentuata follia dovuta a una malattia o un evento fuori scena che non ci è dato sapere. Forse intendevi dire che lei pensa si tratti di una sorta di maledizione, ma il concetto non è approfondito particolarmente, e non mi sento di dire che sia stato lo spunto che ha dato vita alla storia, quanto più un elemento incluso alla larga.

Il sentimento invece era “solitudine”, e per quanto sia senz’altro presente è spesso oscurato dalla pazzia della donna. Sì, si percepisce che sia sola, ma questo è una conseguenza delle sue azioni squilibrate, e durante la lettura non è una caratteristica preponderante e percepibile nelle sue sfumature. È più un qualcosa che si sa – dato che viene mostrato come allontana le uniche due persone con cui abbia una relazione – ma lei stessa si sofferma più su considerazioni circa i rimpianti, la rabbia che prova nell’essere stata abbandonata, i ricordi stessi e, solo in secondo piano, vediamo la solitudine. Proprio perché i suoi pensieri sono così sconclusionati non c’è un ragionamento completo sull’argomento, e questo ha disperso un po’ l’intera questione.

Tuttavia, come puoi notare anche dal punteggio, credo che il concetto della solitudine sia stato affrontato, perciò non mi sento di penalizzarti troppo, anche se credo che avresti potuto affrontare tema un po’ più in profondità.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo, avvertimento contenuti forti.


Gradimento personale: 8/10

Questa storia è stata molto particolare – in senso più che positivo. In generale l’ho trovata molto originale e intrigante, con diversi colpi di scena assolutamente non banali che hanno reso la mia esperienza di lettura piacevole e tesa al tempo stesso, perché veramente non vedevo l’ora di procedere nella scoperta di tutti i meandri della mente della protagonista.

Sono contenta anche di essere riuscita a ispirarti con questo contest e spero che una prossima occasione possa ripresentarsi presto perché mi farebbe davvero piacere leggere altro scritto da te – e mi auguro che anche per te questa esperienza sia stata soddisfacente.

Grazie per la tua partecipazione, e alla prossima!


Totale: 51,4/60


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30/01/2021 14:45
 
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X POSTO

“The day my dreams fade away (it’ll never come)”, Soul_Shine – 52,2/60

Grammatica e stile: 18,7/20 (14,7 + 4)

In tutta la storia ho trovato solamente un paio di virgole mancanti – più precisamente nelle frasi “Sai Jia, non posso proprio pensare a te e al pattinaggio come due cose separate” e “Ah già, il 7 novembre stava nuovamente per arrivare” (-0,30) – ma il testo è praticamente intonso; brava!

Per quanto riguarda lo stile, è stato davvero scorrevole e senza vocaboli fuori posto che hanno rallentato la narrazione, ma anzi il tono diretto ha fatto fluire la storia quasi troppo velocemente, proprio come se l’intero scritto fosse un breve spezzone di vita quotidiana.

L’unica considerazione degna di nota che mi sento di fare è il fatto che manchi un vero e proprio momento di “tensione”, un’azione particolare scandita da un’accelerazione di ritmo e che segnali un cambio di tono. Forse è un’opinione altamente personale, ma mi è sembrato come se tutti gli eventi fossero sul medesimo piano, in una narrazione fin troppo lineare e priva di svolte, quando invece il momento in cui Jia prende una posizione più ferma sulla questione sarebbe dovuto essere il culmine della storia, l’attimo in cui tutto quello che è venuto prima converge.

La storia comunque è molto curata, con frasi composte adeguatamente e un lessico buono e soprattutto ideale per ciò che sei andata a descrivere, in quanto si tratta di due ragazzini che, nonostante appaiano molto maturi, sarebbero risultati fuori luogo con argomentazioni e discorsi più complessi di quelli che invece hanno.


Trama e originalità: 9/10

Parto col dire che il setting in cui hai scelto di ambientare la storia mi ha emozionato parecchio perché amo il pattinaggio sul ghiaccio, e ritrovarlo qui – anche senza che vi sia un’effettiva esibizione – ha ravvivato il mio interesse fin da subito.

Per il tipo di storia che hai scelto di raccontare, inoltre, ho trovato che ci fosse un buon equilibrio tra discorsi e pensieri circa il mondo sportivo e considerazioni esterne più legate al carattere dei personaggi. Entrambe le tematiche sono presenti in modo appropriato, senza che una prevalga sull’altra, mantenendoti quindi lontana dal genere sportivo ma inserendo determinati elementi che ti hanno permesso di avere anche un po’ più di originalità per quanto riguarda il contesto in cui le interazioni principali si sono andate a collocare.

Anche per quanto riguarda i toni della fic, ce ne sono stati diversi; si passa da un’aria quasi drammatica circa le condizioni famigliari di Jia a qualche momento di respiro con Randy, dalla disperazione e impotenza che la protagonista prova a una determinazione prorompente che le permette di prevalere contro la pressione psicologica che prova.

Nel complesso, mi è piaciuta quest’alternanza di sensazioni forti, anche se come dicevo prima sono tutte trattate sullo stesso piano senza un momento in cui diviene particolarmente evidente il cambiamento nell’animo di Jia. In particolare, la svolta in cui la ragazza prende coscienza del fatto che è lei ad avere l’ultima parola avviene, secondo me, in modo troppo repentino. Dopo intere pagine circa la sua rabbia e irritabilità bastano un paio di frasi da parte di Randy per farle cambiare totalmente prospettiva. Qualche riflessione in più avrebbe reso la scena maggiormente carica di pathos e sottolineato l’importanza dell’amico in maniera ancora più accentuata.

Per quanto riguarda l’atmosfera autunnale, è stata molto soft e mi sarebbe invece piaciuto percepirla con un po’ più di convinzione, con descrizioni dell’ambiente invece che delle persone che i personaggi incontrano brevemente mentre si trovano in giro per la città. È senza dubbio inserita, ma la maggior parte delle vicende si svolgono all’interno del palaghiaccio, per cui ci saremmo potuti trovare in qualsiasi periodo dell’anno e sarebbe cambiato veramente poco nella narrazione.

Nonostante questi miei due piccoli cavilli, comunque, ho trovato una trama solida e organizzata, in grado di descrivere in maniera accattivante e accurata una situazione non poi così lontana da quella che molti hanno probabilmente sperimentato sulla propria pelle e in cui risulta relativamente facile immedesimarsi e ritrovarsi a tifare per una conclusione il più rassicurante possibile.

Inoltre, vi è anche un messaggio generale positivo e incoraggiante, cosa che non fa mai male vedere in una storia – e in particolar modo in questo periodo.


Caratterizzazione dei personaggi: 10/10

Non so cosa Jia abbia fatto nelle altre storie che la ritraggono per risultare antipatica al tuo pubblico abituale, ma io l’ho adorata! (Poi, quel “non per niente è nata sotto il segno dello Scorpione” mi ha stesa perché -- me too, sis)

Scherzi a parte, ho amato la sua personalità forte e combattiva, che la spinge a resistere alle avversità – presentate sotto forma del padre – e a proseguire per la sua strada, aiutata sì dalle parole di Randy ma anche grazie alla sua intrinseca forza di volontà. A questo proposito, ho trovato che il dualismo tra il non voler esplicitare i suoi sentimenti ma allo stesso tempo desiderare di ricevere un po’ di conforto sia stato espresso molto bene, e sebbene non sia un elemento originalissimo è stato senza dubbio inserito con parsimonia e senza renderlo il suo unico tratto distintivo.

La tenacia a inseguire i propri sogni è sempre qualcosa di ammirabile e per me molto piacevole da leggere, ma qui hai reso Jia in un modo ancora più netto e deciso: è disposta a fare quello che è necessario per il suo desiderio di diventare una pattinatrice professionista, come studiare di notte per mantenere dei bei voti o andare anche contro la famiglia che invece non la comprende e vorrebbe che si dedicasse ad altro. Personalmente adoro questo tipo di narrativa, non solo perché è proprio durante le difficoltà che si vede il vero carattere di qualcuno, ma perché è una tematica che permette di spaziare a dismisura con l’introspezione senza mai risultare noiosa o ripetitiva. E anche qui è stato così, perché tutti i pensieri di Jia sono stati accattivanti e con una forte componente emotiva, e sono riuscita a empatizzare molto con lei proprio per questo.

Dall’altra parte abbiamo poi Randy, che è il migliore amico di Jia e che è l’unico in grado di percepire che qualcosa non va; l’ho trovato dolcissimo nel suo tentativo di risollevarle il morale e cercare una soluzione al suo problema, in modo anche complementare a quello dell’amica, più tranquillo e ponderato. Le loro interazioni in generale sono state fantastiche, sia quando parlano più seriamente che quando si divertono in giro per le strade della città.

E parlando sempre dei personaggi, ci tenevo a dire quanto abbia apprezzato il fatto che le loro caratteristiche principali – come l’età, attributi fisici, etc… – siano state inserite nei punti in cui più erano richieste, in modo da evitare uno spiegone inutile ma fornendo tutti i dettagli rilevanti a una comprensione massima nel momento più consono. Questo ha alleggerito la narrazione, fornendo comunque una visione completa dei due protagonisti.

E sebbene la storia sia quasi un missing moment di una storia più ampia, hai saputo trattare bene sia il tema principale per cui la oneshot è nata – ovvero le avversità che si presentano a Jia – sia alcune dinamiche di base imprescindibili dal resto e la cui mancanza si sarebbe sentita parecchio. Il risultato è stato dunque qualcosa di assolutamente godibilissimo, dato che sia Randy che Jia si presentano come personaggi completi anche in un componimento relativamente breve come questo.


Utilizzo del pacchetto: 5/8 (1,5 + 3,5)

Questo è l’unico punto leggermente carente della storia poiché, sebbene io abbia riscontrato l’inserimento di entrambi gli elementi del tuo pacchetto, non si può dire che siano propriamente centrali ai fini della trama.

Il sentimento – “rabbia” – è quello più sviluppato e, anche se presente solo per metà storia, ha comunque una rilevanza non indifferente, in quanto è l’emozione preponderante che Jia prova nei confronti del padre e ciò che mette in moto tutti gli eventi narrati. Tuttavia, viene trattata abbastanza superficialmente in quanto i pensieri incandescenti di Jia vengono intervallati quasi immediatamente dai dialoghi con Randy, i quali hanno il potere di calmare Jia considerevolmente, e quindi la rabbia ribolle sempre nel suo animo ma è attutita e sempre più fievole. È dunque una sorta di punto di partenza della storia, ma viene sostituita con altri temi – come la determinazione, l’amicizia, l’ambizione personale – abbastanza velocemente.

Il prompt, invece, era “scherzo” e purtroppo qui devo assegnarti un punteggio un po’ ridotto, perché sebbene sia presente uno scherzo a inizio fic è abbastanza marginale e non il focus di nessuna porzione della trama, quanto più un espediente come un altro di iniziare la conversazione.

Mi rendo conto che il pacchetto non fosse semplicissimo, quindi sono ugualmente felice che tu sia riuscita a mettere insieme i miei deliri e creare comunque qualcosa di attinente!


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo.


Gradimento personale: 7,5/10

Credo che questa storia sia stata la perfetta introduzione alla serie su Jia, perché dopo questo breve assaggio del suo carattere e del suo modo di fare voglio inevitabilmente scoprire tutto ciò che c’è da sapere sul suo conto.

Aspettati quindi un assalto sul tuo profilo perché non appena ho un attimo di tempo arriverò a divorare tutti i lavori riguardanti questo personaggio, a parer mio super intrigante e dalle grandi potenzialità.

Inoltre ti ringrazio per avermi inconsapevolmente consegnato una storia abbastanza diversa dalla maggior parte delle altre; è stata un buono stacco dai temi persistenti di disastro-morte-distruzione di cui questo contest è stato intriso (e che adoro alla follia, sia chiaro, ma ogni tanto qualcosa di più soft ci vuole!)

Spero dunque di rivederti presto in futuro a un’altra iniziativa, e intanto grazie per aver partecipato a questa!


Totale: 52,2/60


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30/01/2021 14:47
 
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IX POSTO

“Destino infausto”, inzaghina.EFP – 52,35/60

Grammatica e stile: 17,35/20 (12,85 + 4,5)

Nella storia ho riscontrato solamente qualche imprecisione che riporto qui di seguito, ma nell’insieme non ci sono stati errori gravi o di particolare disturbo durante la lettura.

“ribattè” -> “ribatté”

“[…] avemmo solamente sofferto se ci fossimo sposati.” -> “avremmo”

“lui si è innamorato di una ragazza e giustamente vuole sposare lei.” -> ci vuole la lettera maiuscola a inizio dialogo (-0,15)

“Quando la luce aranciata del crepuscolo, che rispecchiava al meglio sia le sfumature delle foglie attaccate agli alberi che di quelle già cadute al suolo, fu raggiunto da suo padre Jasper Hughes Jr., che lo convinse a sedersi e prese posto al suo fianco.” -> qui manca un verbo che regga “Quando la luce aranciata del crepuscolo” che invece qui viene lasciato in sospeso (-0,50)

“Ancora una volta però, aveva preso un abbaglio.” -> qui ci vuole un’altra virgola prima di “però” oppure bisogna togliere quella che viene dopo (-0,15)

“ho scelto di non venire quando avrei dovuto guidare io, nessuno sa cosa avrebbe potuto succedere […]” -> ci vuole la lettera maiuscola a inizio dialogo (-0,15) e la forma corretta del verbo è “sarebbe potuto succedere” (-0,75)

“sè” -> “sé”

“[…] non ti sto facendo questo discorso per chiederti una seconda possibilità, Sophie…” -> ci vuole la lettera maiuscola a inizio dialogo (-0,15)

“meglio che raggiunga mia madre, ora.” -> ci vuole la lettera maiuscola a inizio dialogo (-0,15)

“Quando venne a sapere che lei e Lucas si sarebbero sposati però, non c’era spazio alcuno per i rimpianti […]” -> qui ci vuole un’altra virgola prima di “però” oppure bisogna togliere quella che viene dopo (-0,15)

“[…] era sicuro di averla compiuto la scelta migliore.” -> “aver compiuto”


Per quanto riguarda lo stile, l’ho trovato molto descrittivo e preciso, in grado di imprimere diverse immagini prorompenti e nitide che hanno aiutato ad ambientarsi immediatamente nei vari luoghi e nei vari anni.

La narrazione scorre molto velocemente, in quanto il ritmo è ben cadenzato e ci si sofferma sulle cose preponderanti mentre si citano di sfuggita quelle secondarie. In particolare, pur scegliendo di descrivere una storia che spazia nell’arco di molto tempo, lo stile non è eccessivamente arzigogolato o confusionario, ma resta sempre diretto e pulito, nonché incisivo nelle descrizioni.

Le proposizioni sono principalmente ipotattiche – il tipo che personalmente prediligo perché permettono di comporre dei testi complessi e intricati, e così è stato anche qui. L’intera storia è inoltre molto bilanciata per quanto riguarda parti introspettive e dialoghi, e ho notato un’assenza assai gradita dei cosiddetti filler, dato che ogni elemento presente svolge il suo ruolo, sia esso fornire informazioni sul background dei protagonisti o mettere in mostra le dinamiche tra gli stessi.

Anche le decisioni estetiche – come inserire i flashback in corsivo e sul lato destro del foglio – sono state consone e più che ben viste, e in generale ho trovato l’intero testo molto curato, in qualunque sua forma si voglia prendere in considerazione.

C’è stata raramente qualche ripetizione qua e là, ma veramente nulla che abbia ostacolato il naturale proseguimento degli eventi, per cui il risultato finale è stato qualcosa di molto godibile e accattivante.


Trama e originalità: 9,5/10

La struttura di questa storia mi ha convinta parecchio, sia in relazione ai prompt che hai scelto di trattare, sia per il risultato di assoluta originalità che ne deriva.

Mostrando i diversi membri della famiglia Hughes nel corso degli anni, non solo mantieni la narrazione fresca e inedita, ma aiuti a sviluppare un background di informazioni che sarebbe risultato noioso vedere raccontato a parole da padre a figlio. In questo modo, invece, ci vengono mostrati tutti i retroscena che ci portano a comprendere le dinamiche presenti in modo immediato e diretto.

Il focus maggiore della storia è su Steve, e la trovo una scelta azzeccata. È infatti con lui che la famiglia e noi lettori restiamo col fiato sospeso per vedere se la maledizione si ripeterà oppure no, e come previsto il cambio del suo nome non è stato sufficiente a risparmiarlo dallo stesso crudele destino del resto dei suoi parenti. È stato interessante vedere inoltre come tale maledizione agisca sui diversi uomini della famiglia, in quanto infatti non si presenta sotto la medesima forma, impedendo anche di prevederla o in qualche modo fermarla.

Le vicende che si snodano intorno al suo personaggio sono le più disparate, e la loro successione mette in mostra come non sia presente un unico momento in cui tutto va a rotoli, ma il sortilegio gettato sulla famiglia Hughes ha i risvolti più svariati, e non lascia scampo a nessuno, indipendentemente dalle loro azioni personali.

L’unica parte che avrei reso un po’ più lunga è senz’altro la prima, proprio perché è il punto di partenza dell’intera vicenda, quella che mette in moto tutti gli eventi, e un personaggio fondamentale di tutto il discorso è proprio la governante. Dato che le hai concesso una piccola porzione di spazio in cui seguiamo il suo punto di vista, mi è risultato abbastanza spontaneo desiderare di vederla all’opera mentre strega Jasper Hughes, in particolar modo percepirne l’odio e l’affronto che crede di aver subìto.

Si tratta veramente del cosiddetto pelo nell’uovo – perché davvero la storia è assolutamente solida anche senza questo dettaglio – però avrebbe aggiunto quell’aria di mistero e drammaticità in più, magari sfociando anche nel genere sovrannaturale, che qui ben si incastra con gli altri utilizzati.

Un aspetto su cui invece mi sento di elogiarti fino al prossimo ottobre riguarda appunto l’inserimento della stagione autunnale. La cura che le hai riservato è davvero ammirabile nonché innovativa, dato che non ti sei limitata a menzionare le foglie secche ma hai ampliato il tutto con descrizioni di fiori e piante particolari – di cui, detto onestamente, non saprei commentare l’effettiva presenza nei luoghi specifici, ma solo il fatto che hai ricercato questi aspetti per rendere la storia più completa è senz’altro da commentare positivamente. È stato un tocco ulteriore veramente apprezzato!


Caratterizzazione dei personaggi: 8,5/10

Di personaggi in questa storia ce ne sono davvero molti, e credo che ognuno abbia avuto lo spazio più appropriato che il tipo di narrazione prevedeva. Ad esempio, Jasper III ha senza dubbio un ruolo di collante tra il passato e il presente, e il fatto che venga lasciato più sullo sfondo rispetto a Steven ha permesso di delineare meglio quest’ultimo, com’era giusto che fosse. E anche per quanto riguarda il primo Jasper, la sua storia è completa così com’è; il suo unico compito è mostrarci come il tutto abbia avuto origine, e per i fini del racconto non è affatto necessario conoscere ulteriori dettagli circa la sua vita o quella di Cecile.

Nella timeline presente, invece, ci sono stati un paio di elementi che a parer mio sono risultati assenti, primo tra tutti qualche interazione in più tra Steven e le persone con cui si frequenta, con particolare riguardo verso le sue opinioni circa la maledizione che affligge la sua famiglia. Infatti per gran parte della storia non mi era nemmeno risultato chiaro se lui ne fosse a conoscenza o meno, e solo verso la fine viene confermato questo dubbio. Credo che questo avrebbe aiutato notevolmente la sua caratterizzazione, per mostrare appunto come si rapporta con Sophie – ma anche il resto del suo gruppo di coetanei – nonostante sappia di essere destinato al fallimento e alla solitudine. A tratti mi è parso fin troppo spensierato, sebbene venga detto che è stato durante l’estate precedente a quando la storia ha luogo che ha scoperto di tale segreto, mentre in diversi punti sembra proprio che non abbia alcuna preoccupazione oltre allo sport, almeno fino al momento in cui scopre della malattia del padre.

Per il resto, comunque, è stato un personaggio ben costruito, che mostra la sua vera natura – sensibile, fragile, e anche eroica per un certo verso – nel momento del bisogno, e con cui è difficile non empatizzare man mano che si procede nella lettura. In certi momenti è stato addirittura drammatico sentire i suoi pensieri, come quando si incolpa della morte di Ollie e Maddy o sceglie di rendere libera Sophie, nonostante la ami ancora. E fa ovviamente ancora più rabbia sapere che è solo per colpa di un evento passato che si ritrova in questa situazione altrimenti evitabile.

E a proposito dei suoi amici, questi sono state figure abbastanza marginali e dimenticabili, che si sono mostrate solo in relazione a Steven e mai come entità a sé stanti. Se infatti Steven sia stato un personaggio ben inquadrabile e che mi è rimasto impresso nel cuore, lo stesso non si può dire per Sophie o Lucas, i quali invece sono risultati più piatti e privi di sfumature interessanti. Capisco perfettamente che non fossero loro il vero fulcro del discorso, ma giusto un paio di attributi avrebbero arricchito la scena senza risultare fuori luogo, ma ampliando il già intrigante universo che sei riuscita a creare.


Utilizzo del pacchetto: 7/8 (3 + 4)

Il tuo pacchetto conteneva il prompt “maledizione” e il sentimento “solitudine” e mi sembra abbastanza evidente che tu abbia fatto un ottimo lavoro con entrambi. Per il primo temo di non avere particolari considerazioni, dato che è inserito in maniera assolutamente esplicita e il cui significato è chiaro. Come ho già accennato, mi è piaciuto come tu abbia scelto di mostrare anche i retroscena che hanno portato all’origine della maledizione, invece che limitarti alla storia di Steven; non solo la storia risulta più completa, ma è stata molto intrigante da leggere.

La solitudine forse non è stata esplorata fino in fondo – considerando che è il punto di arrivo finale, ma che prima di arrivarci Steven ha diversi momenti sereni – ma anche questo aspetto in realtà ha giocato più a tuo favore che contro. Il fatto che la solitudine non sia immediata e che i vari Hughes riescano effettivamente a trovare la felicità e l’amore prima che gli vengano strappati via con ancora più forza ha rappresentato un ulteriore elemento di angst e disperazione. Sia noi lettori che i personaggi siamo a conoscenza di come la vicenda si concluderà, eppure non si può fare a meno di sperare in un improvviso risvolto diverso, che vada contro la razionalità e i fatti passati. E puntualmente rimaniamo feriti anche aspettandoci questo colpo finale.

Un’interpretazione complessiva davvero accattivante, complimenti per l’idea!


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo.


Gradimento personale: 8/10

Questa storia è stata davvero interessante e particolare, e un punto di forza che mi è piaciuto davvero molto sono state le diverse scene presenti, nonché la trama generale che fin da subito è risultata parecchio accattivante e che non ha deluso nella sua esecuzione.

Tra l’altro mi sembra di capire dalle note che questi personaggi non siano stati creati appositamente per questo contest, perciò ti devo fare dei complimenti aggiuntivi perché è un aspetto che non si è notato minimamente, tutti quanti sono assolutamente comprensibili in quest’unica oneshot – cosa di cui non posso che essere lieta.

Spero quindi che quest’esperienza sia risultata positiva anche per te e di poterti rivedere in futuro con una nuova storia!


Totale: 52,35/60


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Post: 1.389
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30/01/2021 14:48
 
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VIII POSTO

“Sussurri sull’Acqua”, Genziana_91 – 52,7/60

Grammatica e stile: 19,2/20 (14,7 + 4,5)

Le uniche imprecisioni che ho notato nel testo sono state un paio di virgole mancanti nell’espressione “Oh mamma” (-0,30) ma a parte questa piccolezza il testo è pulito, chiaro e curato veramente bene. Complimenti!

Anche lo stile mi è piaciuto moltissimo; poetico e incisivo, descrive perfettamente i pensieri turbolenti che il protagonista ha e le motivazioni dietro le sue azioni a dir poco disturbanti. Non siamo a conoscenza di ogni dettaglio che lo spinge verso una tale conclusione, ma il tuo modo di narrare così diretto, con frasi ben piazzate e senza una sola parola fuori posto, mi ha calata immediatamente in questo universo, risultando quindi in una lettura molto piacevole – specialmente per il periodo autunnale.

In particolare trovo che tu sia riuscita a delineare il contesto e il paesaggio in maniera magistrale, tanto che mi sembrava proprio di avere davanti la scena, in particolar modo il lago che emanava sussurri al protagonista e l’espressione di shock del padre che non comprendeva ciò che stava accadendo di fronte ai suoi occhi. L’atmosfera generale è sicuramente angosciante e veramente spooky, e diventa sempre più inquietante col progredire della storia, come se noi stessi stessimo scendendo sempre più in profondità dentro l’acqua per scoprire i suoi segreti, restando poi intrappolati nell’abisso.

È stata un’esperienza di lettura davvero particolare, perché il tuo stile mi ha quasi letteralmente incantata fin dalle prime righe e mi ha trascinata nel vivo della faccenda con parole precise e – si vede chiaramente – ben pensate per uno scopo preciso.


Trama e originalità: 8,5/10

La trama della storia mi ha intrigata e gasata moltissimo. Sebbene sia una oneshot relativamente corta, è strutturata come se fosse un componimento molto più lungo, e presenta diversi elementi che contribuiscono a creare un mondo completo e intrigante, per quanto ci sono diverse informazioni che non vengono chiarite.

Seguiamo il punto di vista del protagonista, siamo inevitabilmente portati a tifare per lui… e poi scopriamo gli eventi disastrosi che lo hanno visto partecipe. Alla frase “Le volevo molto bene e, per questo, le tagliai la gola per prima” mi è letteralmente caduta la mandibola, effetto che credo fosse assolutamente voluto, e non posso fare altro se non congratularmi con te per essere stata in grado di avere dei colpi di scena e un momento di massima tensione anche in un componimento così corto.

Molto interessante è stata la struttura della storia, quell’inizio in medias res, prima di passare a un flashback e tornare poi al presente, con due scene speculari e complementari: prima l’uccisione dei genitori e poi quello che si può presumere essere un suicidio. Un aspetto che sicuramente è prorompente in tutto il testo – e in particolar modo al momento delle due morti – è la forte emotività che accompagna il personaggio principale, i suoi pensieri struggenti e quella parvenza di razionalità che ti porta a voler comprendere il motivo di un tale gesto.

Ci sono stati un paio di quesiti lasciati in sospeso, come ad esempio il modo in cui i due genitori vengono uccisi tanto facilmente (da questo punto di vista, non ho capito se il figlio fosse ancora un bambino oppure fosse già più cresciuto) o perché il protagonista riesca a sentire dei sussurri provenire dall’acqua e cosa questo significhi esattamente, ma nel complesso ho trovato la scena descritta in maniera più che soddisfacente anche senza essere in possesso di tutte le nozioni. È quasi uno spaccato di vita – dark e molto lontano da quelli a cui siamo abituati – e per il modo in cui è descritto è come se si trattasse davvero di un giorno come un altro, invece di un brutale massacro – quantomeno per l’assassino.

Anche la descrizione della stagione autunnale è stata fatta in maniera molto suggestiva; si tratta di poche righe, ma in relazione alla lunghezza complessiva occupa il giusto spazio, non toglie nulla alle considerazioni introspettive che sono il punto forte della storia, ma allo stesso tempo crea una visione d’insieme chiara e precisa, un contorno alle azioni descritte davvero perfetto.

L’unico motivo per cui non ho assegnato un punteggio pieno è perché credo ci siano molti altri dettagli fondamentali circa i personaggi che avrebbero arricchito ancora di più il testo, e specialmente dopo un impatto come quello che la storia ha provocato avrei senz’altro gradito qualcosa di più esaustivo, in modo da arrivare a capire ancora meglio cosa stia passando per la testa del nostro antieroe e cosa rappresenti questa sua capacità pseudo-sovrannaturale. È una cosa reale? Ha delle allucinazioni che lo portano a compiere quei crimini? Non si tratta di nulla evidentemente mancante, dato che lo scritto è assolutamente godibilissimo e accattivante, ma la trama non è completa ed approfondita come avrebbe potuto essere con qualche ritocco in più.


Caratterizzazione dei personaggi: 7,5/10

Il protagonista della storia – che purtroppo non ha un nome, quindi perdona l’inevitabile ripetizione della parola “protagonista” – è sicuramente una personalità molto interessante e particolare, e mi è piaciuto che il testo sia stato narrato dal suo punto di vista, invece che da quello del padre o di una terza figura estranea alla scena. La sua psiche è stata uno dei punti forte del racconto, perché – come accennavo anche prima – ha permesso di seguire il suo percorso e comprendere le sue ragioni, e quello che sarebbe potuto passare come un pazzo omicida se visto attraverso gli occhi di qualcun altro, è stato invece rappresentato come una sorta di paladino oscuro, certo che solo con la morte ci si possa sottrarre alla minaccia che l’acqua rappresenta.

È un concetto che mi ha particolarmente intrigata: l’omicidio come metodo di sollievo dalle paure terrestri, e proprio perché ama i genitori – e non il contrario come chiunque potrebbe pensare – è necessaria un’azione tanto estrema.

Ci sono però anche qui un paio di elementi che non sono stati chiarissimi dal testo, primo tra tutti il motivo per cui il protagonista pensa che l’unico modo per ottenere sollievo sia la morte. Capisco che possa essere una scelta quella di lasciare in sospeso determinati aspetti, ma questo rende un po’ incompleto il personaggio, le cui credenze o motivazioni possono solo essere intuite o estrapolate in maniera secondaria, invece che essere esposte in maniera inequivocabile. Uccide come atto di misericordia, ma qual è il ragionamento che sta dietro una tale convinzione? Inoltre di lui non viene detto praticamente niente circa qualsiasi altra caratteristica oltre all’aspetto psicologico; quanti anni ha? Oltre al fatto che è in grado di sentire dei sussurri provenire dall’acqua ha altre abilità peculiari? A inizio storia viene detto che i genitori lo portano al lago per “mostrargli che è solo acqua”; questo vuol dire che sapevano qualcosa circa ciò che affliggeva il figlio? Queste sono alcune delle domande che mi sono sorte leggendo la fic, e le cui risposte ritengo avrebbero reso il risultato finale ancora più introspettivo e disturbante di quanto già non sia.

Per quanto riguarda gli altri personaggi in scena, ci sono solamente i genitori, i quali compaiono veramente un attimo e servono più come contorno all’introspezione del protagonista che come vere figure degne di nota. Questo non ha recato particolare fastidio dato che il focus del discorso era sicuramente ben altro, ma qualche caratteristica in più sarebbe potuta essere aggiunta, magari frammentata nel testo in modo da non portare l’attenzione su di loro, ma dando ugualmente un paio di informazioni in più.

Nel complesso, tuttavia, credo tu abbia svolto un gran bel lavoro nel delineare una personalità come quella del protagonista in maniera sufficientemente netta in uno spazio abbastanza limitato, in modo conciso e preciso.


Utilizzo del pacchetto: 7/8 (3 + 4)

I prompt del tuo pacchetto erano “morte” e “sollievo”, e devo dire che hai saputo creare una storia veramente accattivante e che centra entrambe le richieste. Per il primo prompt, ti assegno un punteggio pieno senza pensarci due volte, dato che la morte è il fulcro di tutto il discorso e viene ripresa diverse volte come fine ultimo delle azioni compiute. In un certo senso, è come se il protagonista stesso fosse una personificazione della morte, sceso sulla Terra per mietere le anime degli uomini – anche se questa è una mia personale analogia che può rivelarsi del tutto errata o creata involontariamente.

Per il sentimento, invece, ho qualche considerazione in più. Fermo restando il fatto che è assolutamente percepibile nel personaggio principale, trovo che leggendo la storia il lettore sia invece colto da una profonda inquietudine. Mi spiego meglio: il sollievo lo percepiamo perché viene quasi citato esplicitamente, o comunque viene fatto intendere essere il motivo per cui il protagonista agisce, ma non è effettivamente tangibile nella realtà. È come se sapessimo che c’è – perché ci viene detto – ma non lo sentissimo effettivamente in prima persona. O almeno, per me è stato così.

Anche quando vengono descritti gli ultimi momenti del nostro beniamino, non sono riuscita a cogliere un barlume di speranza per lui, ma solamente altra insofferenza e drammaticità, come se l’aldilà che lo aspetta non contenga effettivamente quello che lui crede di trovare.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo, genere dark, avvertimento contenuti forti (quest’ultimo non è stato inserito esplicitamente nelle note della storia, ma secondo me ci sta tutto).


Gradimento personale: 8,5/10

Questa storia mi ha convinta e conquistata fin dal principio e infatti è stata subito inserita tra le ricordate perché è riuscita a trattare dei temi davvero interessanti con uno stile magistrale e accattivante.

È la prima opera che io abbia mai letto scritta da te, e spero vivamente di avere presto l’opportunità di colmare questa laguna, perché dopo questo piccolo assaggio ho sicuramente sviluppato un appetito per le tue idee e il tuo metodo di esecuzione.

Tanti complimenti dunque per questa bella fic; ha sicuramente svolto lo scopo per cui è stata creata e ha centrato in pieno le richieste del contest!


Totale: 52,7/60


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Post: 1.389
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30/01/2021 14:50
 
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VII POSTO

“Cinque passi”, =Morgana di Avalon= – 52,9/60

Grammatica e stile: 16,9/20 (11,9 + 5)

Il testo è prevalentemente privo di errori, cosa ammirabile data la lunghezza complessiva dello scritto. Le uniche regole generali che menziono all’inizio dato che valgono per l’intero testo riguardano i dialoghi, e in particolare:

- I dialoghi devono iniziare con la lettera maiuscola, anche quando sono preceduti da una proposizione – esempio: “Sfregò le mani, liberandosi della polvere di gesso, «avete tempo fino alla fine di Ottobre. Buon lavoro».” (punteggio cumulativo sottratto: -0,75)

- Quando le preposizioni che seguono i dialoghi non vanno direttamente a completarli con un verbo dichiarativo devono avere la lettera maiuscola e cominciare un nuovo periodo – esempio: “«[…] Bloccata da lui non poteva e non voleva fuggire», il professor Byrne si fermò davanti alla cattedra, sfilando gli occhiali e alzando lo sguardo verso i suoi studenti.” (punteggio cumulativo sottratto: -1,00)

Inoltre prima e/o dopo appellativi manca spesso la virgola (-0,15 per otto volte -> -1,20 -> punteggio cumulativo sottratto: -0,75)

Altri errorini riscontrati sono stati:

“Si, signorina O’Brian?” -> “Sì”

“Dai vieni” -> manca una virgola dopo “Dai” (-0,15) e la forma corretta è “Dài”

“[…] beh insomma, sai che io non…” -> manca una virgola dopo “beh” (-0,15)

“sé stessa” -> “se stessa”

“Pensava di conoscerlo, eppure quella che aveva di fronte – più simile ad un uomo, che al ragazzo esuberante che aveva incontrato anni prima - era una persona completamente diversa.” -> anche il secondo trattino deve essere lungo come il primo e non corto (-0,15)

“[…] quasi avesse paura che quello che aveva fatto - arrossiva ancora all’idea – potesse lasciare un segno tangibile sul suo volto.” -> il primo trattino deve essere lungo come il secondo e non corto (-0,15)


Per quanto riguarda lo stile, mi è piaciuto veramente moltissimo, soprattutto per la forte vena descrittiva che ha caricato il testo di una grande intensità e suggestione. In particolare, ho trovato le descrizioni degli ambienti veramente fenomenale, e che ha costituito l’inizio perfetto di ogni singola scena in quanto hai saputo immortalare lo spazio entro cui gli eventi avevano luogo in modo perfetto e sempre diverso. Questo ha permesso di orientarsi con estrema facilità, e il costante cambio di scenario è stato un elemento a tutti gli effetti che ha donato freschezza e originalità al testo.

La narrazione è stata inoltre molto rapida e scorrevole, per cui la storia si è letta veramente tutta d’un fiato nonostante la lunghezza significativa. Non c’è niente fuori posto, il lessico è curato e preciso, e il tono scelto è perfetto per il tipo di storia che stai raccontando, né troppo aulico né eccessivamente semplice. Ci sono passaggi anche molto profondi che hai saputo inserire nella posizione più adeguata, e il risultato non è semplicemente il solito racconto a sfondo romantico, ma ci sono stati un sacco di dettagli che hanno reso il risultato poetico e affascinante.

Ti faccio dunque i miei complimenti perché credo fortemente che il tuo stile di scrittura sia stato uno dei punti di forza che ha saputo dare alla storia un tocco personale e rendere il tutto veramente molto stimolante da leggere.


Trama e originalità: 10/10

La trama di questa storia è stata onestamente una bocca d’aria fresca; divertente e piccante, è stata la perfetta combinazione di romanticismo e intrigo, con un paio di personaggi realistici e non eccessivamente eccentrici o forzatamente “unici”.

Di racconti a tema amoroso, infatti, ce ne sono a bizzeffe e soprattutto quando non ci sono altri elementi innovativi di contorno – come un universo fantastico o delle dinamiche particolari ben definite – è facile ricadere nel banale o finire con lo scrivere qualcosa di uguale a moltissime altre opere. Fortunatamente, non è stato questo il caso.

Una delle cose che ho apprezzato di più è stato il fatto che la storia non cerca di essere qualcosa che non è. Si parla infatti del percorso che i nostri due protagonisti fanno alla scoperta di se stessi, iniziato grazie a un compito scolastico piuttosto peculiare, che li porta a confessare i sentimenti reciproci dopo giorni di tira-e-molla. Questa è la trama di fondo, e questo è quello che viene mostrato. I due personaggi sono assolutamente normali e hanno caratteristiche in cui tutti si potrebbero rispecchiare e, nel grande schema delle cose, potrebbero passare inosservati tra la miriade di coppie che si incontra e sviluppa un rapporto. Non viene ostentato quanto siano speciali, e il focus è sempre puntato sulla questione romantica, senza spaziare in messaggi più profondi o drammatici, come spesso vedo accadere in molti casi in cui si forzano argomenti delicati per imprimere “spessore” ai personaggi risultando però nell’esatto opposto.

Benché qui ci siano scene – come Gabriel che insegna a Deirdre a tirare con l’arco, oppure le confessioni che i due si scambiano verso la fine – che non sono particolarmente originali, nel complesso ogni elemento funziona nel migliore dei modi e non risulta mai fuori luogo o forzato, proprio perché la storia è chiara e trasparente in quello che vuole trasmettere.

Ho trovato davvero ogni elemento della storia incastrato perfettamente con gli altri senza discrepanze, come ad esempio i retroscena della storia tra Gabriel e Deirdre – il loro primo incontro, le dinamiche che ne sono seguite – che sono incorporati direttamente tra le considerazioni introspettive, e non separati con un intero flashback che avrebbe invece tagliato in modo abbastanza vistoso il flusso della narrazione.

Il momento erotico, poi, è stato trattato con molta eleganza e delicatezza, così come tutto quello che è accaduto prima che ha fornito un crescendo sempre più definito che ci porta ad amare questa coppia e a sperare per loro che le cose si risolvano nel migliore dei modi.

È stata davvero una fic ben organizzata ed eseguita, tra le più belle di quelle che ho avuto modo di leggere nella sezione del genere romantico!


Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10

Qui voglio partire con un commento – senza un incipit e senza una premessa – sulla chimica che Gabriel e Deirdre hanno. Considerata la lunghezza della storia, mi sento quasi in dovere di ringraziarti per una cosa del genere altrimenti credo proprio la vicenda sarebbe risultata molto difficile da leggere e apprezzare.

Il percorso che Gabriel e Deirdre affrontano dura solo pochi giorni, eppure sono talmente intensi da cambiare parecchie dinamiche completamente, stravolgendo il rapporto che li lega. E, cosa ancora più stupefacente, tale cambiamento è graduale e progressivo, nonostante appunto il tempo fisico sia relativamente corto. Questo ha permesso di avere un’evoluzione di entrambi i personaggi che grazie a questo “stratagemma” di Gabriel imparano a conoscersi in una maniera completamente nuova, decisamente più approfondita nonostante si conoscano comunque da diversi anni.

Pur essendo i due non eccezionalmente originali o con dinamiche mai viste prima – lei è timida e ingenua, lui è più sicuro di sé e a tratti anche sbruffone (quando compra tutti i biglietti dello spettacolo in modo da poterlo vedere solo con Deirdre ho alzato io gli occhi al cielo per lei) –, ammetto che funzionano molto bene insieme e, anche se immaginavo come la storia potesse concludersi per quanto concerneva la loro relazione, è stato più che piacevole assistere a tutti gli sviluppi che li hanno portati a quel punto.

Per quanto riguarda Gabriel, in particolare, mi è piaciuto il fatto che non fosse il tipico menefreghista che una prima occhiata potrebbe far intendere, ma che alla fine abbia mostrato il suo gran cuore e un sentimento d’amore genuino nei confronti di Deirdre, il quale ovviamente viene ricambiato più che abbondantemente.

L’unica minuscola critica – più un appunticino, in realtà – che mi sento di fare è il fatto che Deirdre sia sicuramente più accentuata rispetto a Gabriel, di cui non si sa molto per quanto riguarda tutto ciò che non riguarda direttamente l’amata. Hanno la stessa età? Va anche lui allo stesso college? Qualche attributo in più che fosse solo suo lo avrebbe reso un personaggio ancora più completo, anche giusto qualche accenno di sfuggita, oppure un approfondimento per quanto riguarda il tiro con l’arco, dato che è un elemento che mi è sembrato leggermente fuori luogo dato l’intento generale della storia.

Nel complesso, comunque, sono stati due protagonisti molto validi di cui leggere e che mi sono piaciuti in egual misura; infondo sono entrambi molto romantici e idealisti, e sono stata felicissima che tutto si sia concluso in maniera più che positiva. (Ora però voglio sapere cosa ha scritto Deirdre per il suo compito di scrittura creativa e quale sia stata la reazione della classe a quello che sono certa sia un resoconto piuttosto dettagliato…)


Utilizzo del pacchetto: 6/8 (1,5 + 4,5)

Il pacchetto che hai scelto conteneva il sentimento “fiducia” che, dopo un primo momento di spaesamento, ho trovato molto ben inserito. È un tema infatti che viene sia menzionato più volte – con quel “Ti fidi di me?” – ma che permea la storia anche in modo implicito per la maggior parte del racconto. La fiducia che Deirdre ripone in Gabriel per la sua prima volta è certamente enorme, ma anche da parte di lui c’è lo stesso sentimento che si manifesta nella sua confessione d’amore, in quell’attimo finale di incertezza in cui però confida in Deirdre di dargli una possibilità.

È stato un tema molto interessante da leggere, perché si nota come i due siano in primo luogo amici e con quest’evoluzione del loro rapporto non possono che diventare più forti proprio grazie al grado di fiducia e fedeltà che rimpongono l’uno nell’altra.

Per quanto riguarda il prompt, invece, questo era “luce” e confesso di averlo percepito in maniera molto leggera; compare nell’incipit della storia e viene trattato in vari punti all’interno della stessa, specialmente nelle descrizioni dei vari momenti in cui la luce ha sempre una certa importanza, ma non mi è sembrato un qualcosa di così fondamentale ai fini della trama o dell’evoluzione dei personaggi.

Fammi pure sapere se l’hai utilizzato con uno scopo preciso in mente, ma a me è parso più un elemento di contorno che un vero e proprio fulcro attorno a cui girasse la storia.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere erotico.


Gradimento personale: 8,5/10

La storia mi è piaciuta molto, nonostante le premesse non esattamente inedite ha saputo donare un nuovo punto di vista a una storia romantica, e mi ha fatto piacere essere stata intrattenuta da Gabriel e Deirdre in queste giornate invernali così fredde.

Tra l’altro ho ritrovato diversi aspetti di me stessa in più di un’occasione leggendo questa fic e ammetto che mi ha resa un po’ nostalgica, per cui un punto di merito va sicuramente alle sensazioni prorompenti che mi hai fatto percepire con questo tuo racconto.

Spero con tutto il cuore di poter leggere presto qualcos’altro scritto da te, perché questa è stata una splendida introduzione al tuo profilo e già non vedo l’ora di scoprire quali altre idee saprai sviluppare in futuro!


Totale: 52,9/60


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30/01/2021 14:51
 
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VI POSTO (PARIMERITO)

“Sindrome di Ottobre”, Spettro94 – 53,35/60

Grammatica e stile: 19,85/20 (14,85 + 5)

In tutto il testo ho notato solo una piccola imprecisione che ti riporto di seguito, ma non ci sono stati errori gravi o frasi sgrammaticate, per cui ti faccio i miei complimenti per l’accuratezza in questo parametro!

“Ne studiò i contorni bucherellati, chiazzati di un giallo che andava marcendo; prima che il vento gliela strappasse bruscamente dalle dita.” -> qui andrebbe meglio la virgola, invece del punto e virgola (-0,15)

“sé stesso” -> “se stesso”


Anche il tuo stile è stato veramente fantastico; sia le descrizioni dell’ambiente sia le sensazioni provate dal Negromante appaiono forti e prorompenti, creando delle scene molto nitide e precise, in cui – nonostante i toni sovrannaturali – non si è mai lasciati spaesati o confusi.

I termini e i toni sono altolocati, e li ho trovati adatti alla voce narrante del protagonista, provato dalla sua condizione che dopo svariati anni ha senza dubbio pesato sul suo carattere, alterandolo e rendendolo più austero nel confronto del mondo.

Un tocco di classe è stato inoltre il costante senso di angoscia che hai mantenuto nella storia; andrò più in profondità a riguardo nel parametro dell’uso del pacchetto, ma la tua grande abilità a sfruttare questo prompt al massimo delle sue possibilità ha reso la lettura inquietante e suggestiva, e questo è stato anche grazie al tuo modo di narrare gli eventi e presentare i personaggi, per cui mi sento di assegnarti un punteggio pieno senza troppe remore. Una fic veramente ben scritta in cui ogni singolo particolare svolge il suo ruolo di arricchire l’universo inedito e ambientare il lettore con grazia e, al tempo stesso, con un senso di cautela implicito che è impossibile non percepire distintamente.


Trama e originalità: 9/10

Benché il testo sia legato a una storia molto più ampia e di per sé non sia lunghissimo, ho trovato tutte le dinamiche mostrate assolutamente chiare e comprensibili. La struttura della trama ha aiutato notevolmente in questo, in quanto presenta il protagonista in un momento di riflessione per poi narrare i retroscena che lo hanno portato a quel punto. L’immersione è dunque graduale e man mano che scopriamo le circostanze siamo propensi, allo stesso tempo, sia a soffrire con il protagonista ma anche a distanziarci quando vengono presentate determinate sue azioni.

Da quanto si evince dalle tue note, il Negromante è il villain della saga, eppure qui ha un suo fascino tragico, perché siamo ancora in quel punto della storia in cui, almeno in parte, siamo ancora portati a fare il tifo per lui. E la conclusione finale è tanto sofferta quanto inevitabile, e i toni della situazione si sono mantenuti adeguati, intensi e solenni.

Come ti dicevo anche prima – ma lo ribadisco perché le ho apprezzate davvero moltissimo – le descrizioni del paesaggio autunnali sono state supreme; non ti sei limitato a mostrare i costituenti effettivi – le foglie rosse e gialle, la consistenza del terreno, il vento – ma hai presentato ciascun elemento con diverse analogie e similitudini, per cui il risultato non solo è suggestivo ma anche originale nella forma.

Altro aspetto innovativo è stato vedere il ciclo delle stagioni inteso non come rinascita ma come morte, soprattutto nel periodo trattato, e l’analogia con la Sindrome di Stoccolma applicata però alla costante vittoria della morte sulla vita – resa evidente nel mese di ottobre – è stata inaspettata, ma assolutamente sviscerata a dovere. Così come un prigioniero giustifica le azioni del suo carceriere, anche la vita lotta per trovare un senso in un mondo in cui la morte è destinata a prevalere, mentre il Negromante si ostina a diffondere l’immortalità pur disprezzando in parte la sua condizione.

In tutto ciò c’è stato solo un dettaglio che non ho sono riuscita a comprendere, ovvero le circostanze riguardo la morte della madre del protagonista. Viene detto più volte che è stato lui stesso a sacrificare la donna, eppure viene mostrata mentre viene uccisa da un orso, e da quello che dici tu stesso nelle note – ma anche da quello che si evince dal testo – il Negromante è divenuto tale in seguito a questo evento, proprio nel vano tentativo di sconfiggere la morte e avere l’occasione di poter rivedere Cerva Argentea. Allora perché si parla sempre di rimorso e di sacrificio della madre?

Le dinamiche di questa parte di racconto non mi sono risultate limpide – soprattutto in relazione al resto del testo che invece ho trovato meno ambiguo. Si tratta di una credenza del Negromante – l’essere stato in qualche modo responsabile – oppure il rimpianto che prova è in relazione a qualcos’altro?

A parte questo dettaglio, tuttavia, il percorso che l’uomo fa e le differenze mostrate tra la sua figura presente e quella passata sono consistenti e verosimili, e mi è piaciuto vedere la sfera psicologica analizzata tanto quanto le sue azioni effettive, ha donato più spessore e una sorta di pathos alla vicenda.


Caratterizzazione dei personaggi: 8,5/10

Inizio qui col dirti che la presentazione del protagonista è stata strabiliante; invece che semplicemente dire che si tratta di un Negromante, la bellissima introduzione alla sua figura è fatta dalla Morte stessa, mostrandolo fin da subito come una contraddizione vivente, per sempre condannato a servire entrambe le entità opposte che costituiscono il mondo.

A dir la verità, per quanto riguarda i tre personaggi principali che ci vengono mostrati, mi è sembrato che ci fosse anche spazio a sufficienza per qualche interpretazione personale. Fammi sapere se ho preso una cantonata enorme o se quello che sto dicendo ha una parvenza di senso, ma ho percepito come se il padre rappresentasse la Morte e la madre la Vita, creando effettivamente i “genitori” di un Negromante, bloccato tra i due senza possibilità di svincolarsi dalla sua situazione eterna.

Non so se questo fosse effettivamente voluto, ma l’ho trovata una sorta di allegoria molto ben fatta e adeguata, che ha aggiunto un’ulteriore aria di mistero a una situazione già di per sé complicata e peculiare.

Inoltre, benché si percepisce che ci sia molto di più da dire sul mondo in cui vive e sulle persone che è propenso a incontrare, per non parlare del suo “lavoro” di Negromante, anche con questa breve introduzione al suo personaggio è chiaro che si tratta di una figura imponente e potente. Il suo animo è dilaniato dal rimpianto e da un desiderio che, nel profondo, sa di non poter raggiungere, ma che ugualmente si batte per realizzare. Nel complesso, quindi, è una figura intrigante e unica nel suo genere, nonché dalle più svariate sfaccettature che sono certa hai avuto modo di ampliare nelle altre storie a riguardo.

Quello che invece mi sarebbe piaciuto vedere in maniera un po’ più sostanziale sono i genitori, e in particolar modo il rapporto che il Negromante ha con i due prima che muoiano, magari anche per evidenziare la differenza tra passato e presente. Capisco che non siano il reale fulcro del discorso, ma la loro presenza appena accennata ha inevitabilmente scaturito molte domande, a partire anche dal banale quesito del perché abbiano dei nomi di animale. Si tratta perlopiù di elementi di contorno, me ne rendo conto, ma qualche dettaglio in più avrebbe senz’altro arricchito la narrazione rendendola inespugnabile e completa.

Anche così, comunque, hai svolto un ottimo lavoro nel delineare in relativamente poche parole una personalità protagonista tanto prorompente, e che personalmente ricorderò per molto tempo, proprio per i tratti decisivi e i pensieri originalissimi che hai presentato. E sarò sicuramente felice di recuperare l’intera serie di racconti per scoprire più nel dettaglio come questo personaggio si relaziona agli altri e il ruolo certamente fondamentale che ricopre nell’opera principale.


Utilizzo del pacchetto: 6,5/8 (1,5 + 5)

Il tuo pacchetto conteneva il sentimento “angoscia” e posso dirti con estrema facilità che hai centrato in pieno questo tema. Non soltanto il protagonista ma persino il lettore – o, perlomeno, io – provano questa sensazione di irrequietezza dall’inizio alla fine, sia per via dell’atmosfera che per lo stesso protagonista, che di certo non è un simbolo di gioia e prosperità, ma è in grado di portare disperazione e paura ovunque vada.

Sia gli avvicendamenti attuali sia i brevi flashback narrati hanno un elemento di suspense e disagio, come se qualcosa di brutto stesse per accadere da un momento all’altro. Mi è capito raramente di rimanere così colpita dal clima di una fanfiction, ma qui è parte integrante della storia in maniera sostanziale, e a buon ragione: è il tocco finale di un racconto assai coinvolgente.

Il prompt era invece “rimpianto”, e purtroppo l’ho percepito un po’ meno, proprio perché come ti dicevo non sono riuscita ad afferrare appieno le dinamiche di base riguardanti il protagonista e la madre. Il senso del rimpianto è presente, viene nominato dal Negromante stesso, ma non sono riuscita ad afferrare quale effettivamente sia questo rimpianto.

Mi dispiace non poter essere più esaustiva di così, e anzi aspetto la tua risposta per chiarirmi questo unico dubbio che la storia mi ha lasciata, chiedendoti scusa in anticipo per non aver afferrato quello che intendevi comunicare.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elemento utilizzati: genere sovrannaturale, genere introspettivo.


Gradimento personale: 7,5/10

Questa storia è stata una bella introduzione al mondo fittizio che hai creato, in quanto presenta uno dei suoi protagonisti in maniera eccellente. In generale il tipo di personaggio come il Negromante è uno dei miei preferiti, quei cattivi che hanno alle spalle un vissuto tragico che, seppur non giustifica le loro azioni, aiuta senz’altro a comprenderle e a mostrare la situazione dal loro punto di vista.

Quasi non vorrei sapere la fine cupa che sono quasi certa che avrà, ma sono intenzionata assolutamente a rincontrare questa interessantissima personalità in futuro e a leggere i suoi commentari oscuri e a tratti vendicativi che vediamo qui accennati.

Un protagonista degno del suo nome, insomma; complimenti per averlo creato in modo così distintivo per questo contest!


Totale: 53,35/60


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30/01/2021 14:54
 
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VI POSTO (PARIMERITO) + Vincitrice del Premio Bonus “Halloween” per aver descritto al meglio l’atmosfera autunnale

“Quando cadono le foglie”, _IceAngel – 53,35/60

Grammatica e stile: 16,35/20 (12,35 + 4)

Il testo è curato e preciso, con solamente qualche errore di distrazione che trovi riportati di seguito e un paio di segni di punteggiatura mancanti qua e là. In particolare, manca spesso il punto fermo alle fine delle frasi (-0,15 per quindici volte -> -2,25 -> punteggio cumulativo sottratto: -1,75)

“Così Eiri, da quel momento, aveva preferito stare in silenzio dinanzi ai suoi famigliari, non voleva riceva altri schiaffi.” -> “non voleva ricevere”

“Nonostante l’aspetto rachitico, Nyual Dumein era ancora la matriarca della famiglia e la sua solo presenza emanava un’aura di nobiltà e rispetto […]” -> “sola presenza”

“È stato nostro padre a farteli vero?” -> manca una virgola prima di “vero” (-0,15)

“L’unica cosa che lo faceva alzare dal letto ogni mattina […] erano le parole pronunciate da Valyk tempo fa.” -> è più corretto dire “tempo prima”

“Alcuni delle tribù nomadi degli Orchi si era unite sotto un unico vessillo ed erano diventati una reale minaccia per Emeras […]” -> “Alcune delle tribù” e “erano diventate”

“L’istruttore lo aveva mandato a prendere alcune spada da allenamento.” -> “spade”

“Poggiò accanto a sé l’arco e un cesto di vimini stracolmo di castagne -stando alle parole di Valyk, ottobre era il mese ideale per la loro raccolta.” -> qui ci vuole il trattino lungo ( – ) seguito da uno spazio (-0,15)

“Eiri, adorava passare i pomeriggi in quel modo […]” -> la virgola è di troppo (-0,15)

“D’impulso, prese un arco e incoccò una freccia.” -> “l’arco”

“Quel ragazzo sembrava troppo giovane per essere spia e non era nemmeno vestito da soldato.” -> “una spia”

Era strano che un orco grande e grosso come lui fosse a disagiato davanti ad un elfo mingherlino e pure storpio.” -> “a disagio”

“Kizngart –o Kiz, come aveva preso a chiamarlo Eiri- si era riscoperto ad essere un allievo veloce e curioso […]” -> il secondo trattino deve essere lungo ( – ) come il primo, e mancano gli spazi prima e dopo l’inciso (-0,15)

“Evaldas non era morto a causa della guerra, finita ormai mesi fa, ma un pugnale aveva trafitto il suo cuore.” -> “finita mesi prima” oppure “finita da mesi”

“Tutta la forza e determinazione che aveva messo nella sua obiezione, scemò quando l’espressione di suo padre si contorse in una smorfia rabbiosa […]” -> la virgola è di troppo (-0,15)

“Tuttavia, l’incontro che Eiri stava avendo con lei nel grande giardino di Villa era incredibilmente noioso.” -> “di Villa Smeraldo” o “della Villa”

“[…] le sue mani grossi ma gentili […]” -> “grosse”

“Io non ti piaccio. Sei distante, posso vedere chiaramente c’è qualcun altro ad occupare i tuoi pensieri.” -> “che c’è”

“[…] ma va bene così, perché anche nel mio c’è un’altra persona.” -> “nei miei”, visto che si riferisce a “pensieri”

“Si sentiva dispiaciuto per lei nel comprendere provava le sue stesse emozioni, che anche a lei pareva di essere un uccello in una gabbia dorata.” -> “che provava”

“Eiri sorrise, ricordando le parole pronunciate tanto tempo fa da suo fratello […]” -> “tempo prima”

“E Eiri, finalmente, era pronta a coglierla.” -> “pronto”

“Grazie Aela, ti auguro ogni bene.” -> manca una virgola dopo “Grazie” (-0,15)

Inoltre, non so se si tratti di una dimenticanza o siano due personaggi diversi, ma a inizio storia citi “Korr” che però subito dopo diventa “Koll” per poi tornare allo spelling originale verso la metà della storia. Suppongo sia un errore di battitura per indicare l’eroe del libro di Eiri, quindi ho pensato di segnalartelo in questo parametro.


Lo stile è stato molto fluido e privo di intoppi, e ha aiutato a dare un orientamento in questo mondo fantasy, in quanto non è stato eccessivamente complicato o arzigogolato, ma si adatta ai molti momenti di introspezione che permettono di ambientarsi in modo graduale.

Un aspetto che però ho notato è il suo essere spesso abbastanza ripetitivo, non tanto per i termini utilizzati quanto per i concetti: vengono infatti riprese delle tematiche – ad esempio l’insofferenza di Eiri – davvero moltissime volte, senza aggiungere elementi nuovi ma enfatizzando quelli già trattati. Ora, io capisco che questo sia uno dei temi portanti dell’intera storia, incitato anche dai prompt forniti dai miei pacchetti, ma credo che qualche parte avrebbe potuto essere tagliata in favore di altro – come spiego nel parametro successivo – perché dopo un po’ appesantisce la storia e la rallenta, fermando l’azione per un’introspezione non strettamente necessaria in quel particolare punto.

Tuttavia, come puoi vedere, il punteggio è comunque abbastanza alto per un motivo a parer mio abbastanza significativo, ovvero il fatto che i concetti, per quanto ripetuti fino all’esasperazione, sono molto interessanti e descritti in maniera vivida e precisa, e hanno uno scopo ben chiaro che viene portato avanti nella narrazione.

In generale, quindi, ti consiglierei di dare un’ulteriore rilettura al testo per individuare quei passaggi ridondanti e superflui, ma considerando la storia nel complesso trovo che tu abbia comunque svolto un gran lavoro nell’incastrare le diverse scene creando un ritmo sostenuto per la maggior parte del tempo.


Trama e originalità: 9/10

L’universo fittizio che sei andata a creare mi ha convinta in maniera abbastanza definitiva. Ho trovato che tutti gli elementi abbiano avuto il giusto spazio e siano stati introdotti nel modo più appropriato, formando un quadro d’insieme originale e interessante.

Ho apprezzato come tu abbia sfruttato la richiesta di inserire una descrizione del periodo autunnale ambientando l’intera storia in questa stagione, in un concentrato di immagini suggestive e con atmosfere sempre affini eppure mai uguali, in quanto ogni anno viene presentato in maniera diversa, scadendo il passare del tempo con precisione e innovazione.

Anche la moltitudine di toni ha riscontrato in me un effetto positivo, in quanto manda avanti l’azione e amplia i contenuti trattati. In generale, si può dire che la storia sia abbastanza dolceamara perché, per quanto il finale sia positivo per Eiri, il ragazzo ne ha dovute passare davvero tante prima di arrivare a quel punto, mostrando tenacia e coraggio anche nei momenti più disperati. Un discorso simile va riservato a tutta la vita di Valyk, che si può definire una lunga serie di sventure, intervallata da momenti sereni ma costantemente costellata da morte e distruzione, principalmente a causa delle azioni tremende del padre.

E il solo fatto che io sia riuscita a emozionarmi per un personaggio comparso veramente poco – Evaldas – mostra come anche quelli che apparentemente sembrano dettagli o elementi di contorno siano invece fondamentali per una visione d’insieme completa, e questo è senza dubbio un punto centrato in pieno nel corso dell’intero scritto, che appare sempre ben curato dal punto di vista contenutistico.

L’unica parte della trama che non mi ha convinta è stato il momento in cui Eiri e Kiz diventano amanti, perché accade tutto molto rapidamente, tanto che pare quasi come se mancasse una parte di storia che metta in evidenza il loro progressivo avvicinamento. Essendo un passaggio abbastanza rilevante ai fini della trama, credo sarebbe stato opportuno dedicargli un po’ più di spazio – magari anche a discapito di altro – per mostrare con più calma e con più introspezione come i due siano passati da conoscenti ad amici ad amanti. Inoltre non mi è risultato molto chiaro il motivo per cui Eiri non scappi direttamente con Kiz prima di compiere la maggiore età, dato che a quel punto della narrazione ha già abbandonato tutti gli ideali della famiglia ed è considerato praticamente malvoluto nella sua stessa casa. Restare in città e avere solo pochi mesi all’anno da dedicare a quello che è effettivamente il suo unico amico non mi è parso molto in linea con quello che abbiamo imparato su di lui.

E, a tal proposito, non viene veramente narrato cosa accade con il padre dopo che Eiri non può più diventare un soldato. Credo venga perso un po’ di vista perché la sezione dedicata a riguardo è piuttosto corta, ma passano ben sei anni in cui apparentemente Eiri viene ignorato finché all’improvviso gli viene data una sposa e ci si aspetta che si comporti secondo i canoni quando è passato ormai diverso tempo da quando ha seguito gli ordini della famiglia.

Ecco, quest’ultima parte mi è sembrata un po’ frettolosa rispetto al resto, ma ciò non toglie che la storia complessiva sia senz’altro ben studiata e organizzata, cosa che ha tenuto vivo il mio interesse e mi ha incuriosita abbastanza da leggere l’intera opera tutta d’un fiato, proprio grazie alle dinamiche mai banali presenti tra i vari personaggi e le loro reazioni di fronte alle difficoltà.


Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10

I personaggi della storia sono stati tutti caratterizzati molto bene, anche quelli secondari hanno avuto i loro momenti di introspezione per cui non c’è stato alcun elemento vistosamente mancante che non ha fatto quadrare i conti.

Eiri è ovviamente quello meglio trattato, e ha una personalità in cui io personalmente mi rispecchio molto. Per questo è stato molto facile da amare e da incoraggiare, e anzi è stato bello potersi rivedere così chiaramente in un personaggio inventato da un altro autore. Il suo percorso è stato veramente tormentato, e proprio per questo è stato un piacere vederlo finalmente prendere le redini della sua vita e iniziare a fare quello che lui desiderava, invece di continuare a seguire le tradizioni della famiglia.

Il modo in cui trova la sua via d’uscita è stato inaspettato ma molto efficace per sottolineare come per Eiri qualunque cosa sia preferibile alla noia e alla vita stretta che conduce, anche vivere con un handicap – che sarebbe potuto essere molto peggiore di quello che poi è stato. Questa sua tenacia e forza di volontà lo hanno delineato – paradossalmente, forse – come un vero guerriero, solo un tipo diverso da quello che il padre aveva previsto per lui.

Un po’ più in disparte invece è stato Kizngart; se da un lato ho apprezzato il fatto che fosse un orco e che non rispecchiasse i canoni di bellezza degli elfi – appunto per mostrare la diversità di carattere di Eiri dalla maggior parte della sua specie –, dall’altro mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di più approfondito sul suo conto, specialmente per quanto riguarda la sua personalità. Ho trovato molto più sviluppato Valyk, ad esempio, anche se credo che i due abbiano dei ruoli quantomeno paritari ai fini della narrazione e in relazione al protagonista.

In generale, comunque, le loro dinamiche mi sono piaciute, proprio per il loro essere complementari e aiutarsi a vicenda con le rispettive lacune, e penso che qualche scena in più in cui Eiri insegna a leggere a Kiz sarebbe stata dolcissima!

Insomma, la combinazione trama + personaggi è veramente magnifica, ma con qualche considerazione in meno circa la noia di Eiri e qualche scena in più in cui lui e Kiz effettivamente interagiscono e si conoscono meglio il tutto sarebbe risultato in un qualcosa di pressoché perfetto.

(E quasi spero prenderai in considerazione l’idea di scrivere qualcosa in più proprio su Kizngard, perché ci sono molti punti ancora oscuri sul suo passato e sul suo carattere che mi farebbe senz’altro piacere scoprire!)


Utilizzo del pacchetto: 8/8 (3 + 5)

Qui temo di avere davvero pochissimo da dire, in quanto hai centrato in pieno il pacchetto senza alcuna sbavatura che richieda un mio commento approfondito.

Sia il prompt – “libro” – sia il sentimento – “noia” – sono il focus della vicenda, e si vede come sono stati presi in considerazione durante la stesura della storia e non siano stati degli elementi aggiunti a posteriori giusto perché dovevano essere inseriti.

Come accennavo prima, la noia è stata sviscerata persino troppo, ma in questo caso gioca a tuo favore, in quanto fornisce una visione più che approfondita dell’animo di Eiri, e viene mostrata quasi come un ciclo infinito, destinato a ripetersi, dopo brevi momenti di sollievo, all’infinito. O almeno, finché non incontra Kiz e ritrova la giovialità un tempo riusciva a trovare solo con il fratello.

Inoltre mi è piaciuto come i due prompt siano stati connessi in maniera molto stretta, in quanto i libri sono l’unico metodo che Eiri ha per sconfiggere la noia e sentirsi vivo, e ciò viene mostrato fino all’ultimissima scena, dove lo vediamo per l’ultima volta nello stesso modo in cui ci è stato presentato all’inizio: intellettualmente nel mezzo di un’avventura e in procinto di compierne una in prima persona.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo, avvertimento contenuti forti, coppia protagonista slash.


Gradimento personale: 8,5/10

Quando ho letto nelle note che si trattava della tua prima storia dopo cinque anni di assenza dal sito sono rimasta a dir poco sbalordita, perché la cura che hai messo in ogni scena e l’insieme che sei andata a creare sono sicuramente qualcosa di ammirabile e parer mio molto ben riuscito.

Il genere fantasy è uno dei miei preferiti in assoluto, e il racconto solidifica assolutamente questa mia credenza, perché ogni elemento – che fosse d’azione oppure d’introspezione – è stato divorato con ingordigia, e se un giorno dovessi tornare a espandere questo universo sarò più che felice di leggere e recensire.

Nel mentre, ti ringrazio per avermi proposto questa fic; sono stata più che onorata di averla tra i partecipanti del contest!


Totale: 53,35/60


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Post: 1.389
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30/01/2021 14:55
 
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V POSTO (PARIMERITO)

“La strada verso le luci rosse”, Sabriel_Little Storm – 53,5/60

Grammatica e stile: 19/20 (15 + 4)

Dal punto di vista grammaticale, non ho riscontrato nessun errore; complimenti!

Anche lo stile è stato perlopiù adatto al tipo di storia che sei andata a narrare. I toni sono molto emotivi, in quanto i pensieri di Sindy sono il punto focale che porta avanti il discorso, e questo ha senz’altro aiutato a entrare nel vivo del discorso in maniera immediata, coinvolgendo il lettore dall’inizio alla fine.

A tratti l’ho trovato un po’ troppo colloquiale, con frasi costruite come se fossero parlate, invece che scritte. Questo non costituisce un vero e proprio errore, e soprattutto può essere considerato in linea con la voce narrante di Sindy, ma non sempre hanno fatto fluire la storia come avrebbe dovuto. Ad esempio, per “Fortuna che era solo il barista che, svogliato, doveva prendere le ordinazioni” sarebbe risultato più scorrevole dire “Per fortuna era solo il barista […]” per amalgamare questo tipo di inflessione con il resto del testo che invece è trattato un po’ più formalmente, in quanto si tratta comunque della narrazione e non dei pensieri in prima persona della protagonista.

Alcune altre puntualizzazioni per quanto riguarda il testo sono le seguenti:

- “affinchè” -> “affinché”

- “Si osservò intorno, puntando gli occhi sul viso della gente che la superava […]” -> “Si guardò intorno” oppure “Osservò intorno”

- “Oh, è arrivato il proprietario della pista su cui pattini, devi fare un sorriso, non vorrai che pensasse che sei antipatica. Oh, quella testa di cazzo del tuo compagno di classe ti ha appena rivolto la parola, è meglio che sorridi, per una volta che ti calcola almeno dimostrati grata. Oh, Jan è felice ed è meglio che lo sia anche tu, anche se hai perso i campionati nazionali di pattinaggio artistico, anche se ti senti perduta; è meglio che sorridi sempre, altrimenti perdi anche l'ultima briciola di fascino che ti è rimasta.” -> tutta questa parte andrebbe messa in corsivo, per distanziarla dagli eventi presenti che stai raccontando.

Sembrano molte critiche, ma in realtà – come puoi vedere anche dal punteggio – lo stile semplice e diretto mi è piaciuto, proprio perché si intona con quello che viene descritto, rendendo le considerazioni di Sindy il vero focus della storia, come credo sia stato il tuo intento iniziale. E la totale assenza di imperfezioni grammaticali ha aumentato ancora di più il mio gradimento complessivo, in quanto la storia scorre senza problemi e compone un quadro d’insieme intenso e originale.


Trama e originalità: 9,5/10

Pur trattandosi di una storia che avviene in un unico luogo nel giro di pochissimo tempo, gli elementi proposti e le informazioni che vengono fornite sulla protagonista sono diversi e ben analizzati. Sicuramente un bar è il posto ideale per avere le riflessioni esistenziali e mi è piaciuto come questi pensieri siano stati man mano “provocati” dai dettagli che Sindy vede intorno a lei; le donne che ridono, la visione del bicchiere che ha in mano, l’ambiente soffocante ma allo stesso tempo solitario. Questo ha permesso alla narrazione di non essere un miscuglio indistinto di considerazioni, ma tutti gli aspetti della vita della protagonista sono esposti con coerenza e seguendo un filo logico.

Innanzitutto, mi è piaciuto vedere un personaggio non all’apice del successo, ma a un passo dalla disperazione più totale. Non viene detto esplicitamente il motivo per cui si trova nella zona a luci rosse, né cosa spera di ottenere recandovisi, ma possiamo presupporre sia il risultato di una serie di elementi che ci vengono piano piano forniti con il procedere della trama. Il pattinaggio non ha portato i risultati sperati, la relazione con il suo fidanzato è fallita miseramente, e Sindy essenzialmente non sa cosa fare della sua vita in questo momento tanto triste.

Da questo punto di vista, ho apprezzato il fatto che recarsi in quel bar non abbia un effettivo senso logico perché di fatto è la protagonista stessa a trovarsi in una situazione precaria, dove cerca di alleviare la sua solitudine in un modo poco convenzionale. È stato onestamente abbastanza straziante leggere del suo senso di impotenza, del suo ripudio verso il locale in cui si trova ma la realizzazione che, almeno per il momento, non ha altro posto dove andare. Non sa cosa stia cercando e non sa dove cercare, e si ritrova nella cosiddetta ultima spiaggia – vagando per le strade e attendendo l’indomani che la porterà via dalla sua città per qualche tempo.

Una cosa che personalmente non ho molto gradito sono stati i commenti verso le altre ragazze che sono presenti nel bar, ma capisco che questo potrebbe anche essere un ulteriore meccanismo di difesa di Sindy, ovvero il concentrarsi sulla vita altrui per non dover pensare alla propria. E, in ogni caso, non è in una posizione di particolare lucidità o empatia, per cui alla fine anche il suo atteggiamento è più che giustificato e comprensibile.

L’unica cosa che a mio avviso manca per rendere la storia praticamente perfetta – in relazione a questo contest – è l’atmosfera autunnale; sebbene il mese di ottobre venga citato, la maggior parte della vicenda ha luogo all’interno del bar e vediamo pochissimo dell’ambiente circostante. Considerando che alla fine comincia addirittura a nevicare, ho percepito uno stacco con gli elementi tipici del periodo, e pensandoci il tutto sarebbe potuto avvenire in un qualsiasi altro momento e questo particolare non avrebbe inciso minimamente sugli sviluppi.


Caratterizzazione dei personaggi: 9/10

Sindy è stata un personaggio davvero particolare, a mio avviso molto interessante da esplorare e vedere in azione. In realtà avevo già avuto modo di leggere una storia con questa protagonista, ma si trattava di una kid!fic, per cui è stato come incontrarla per la prima volta, date le numerose e sostanziali differenze che giustamente hai presentato nel suo carattere.

In particolare qui la vediamo completamente distrutta, sia per delusioni personali – la rottura con Martin – sia per i suoi sogni di pattinatrice infranti – i campionati che non è riuscita a vincere. A tutto questo si aggiunge la prospettiva di un viaggio lontano dalla sua città che, sebbene non venga detto a cosa sia dovuto, incide ulteriormente sulla sua salute mentale. Personalmente trovo sempre interessante vedere le reazioni di un personaggio quando le cose non vanno per il meglio, e anche qui possiamo notare come Sindy abbia bisogno di un momento lontana dal resto del mondo, nonostante questo aumenti ancora di più il suo malessere.

In generale l’ho trovata un personaggio molto forte e testardo, che odia più di chiunque altro la situazione in cui si ritrova, ma allo stesso tempo viene mostrato un lato più fragile e bisognoso di cure, che forse lei stessa è restia a considerare. Mi sarebbe piaciuto vedere qualche considerazione in più sulle altre persone della sua vita – in particolare Jan e Martin – e sul tipo di rapporto che hanno. Entrambi vengono menzionati a più riprese, ma i legami che li legano a Sindy vengono lasciati perlopiù nell’ombra, quando magari sarebbe stato efficace mostrare perché la nostra eroina senta il bisogno di allontanarsi.

Ci sono stati anche altri elementi che sono stati accennati – come il fatto che sia orfana, che venga adottata da Jan, alcuni nomi che vengono menzionati senza particolari spiegazioni – che forse avrebbero meritato qualche riga in più proprio per creare un’immagine complessiva più completa, ma devo dire di aver trovato le dinamiche principali comprensibili e accurate.

So che questa non è che una piccola parte in una storia più ampia, e per questo vorrei complimentarmi per essere comunque riuscita a creare un racconto in cui non ci siano evidenti buchi vuoti in cui qualcosa è lasciato in sospeso. E sicuramente tornerò a rileggere di Sindy – magari proprio la storia che hai linkato nelle note – perché la trovo una figura complessa ma in cui non è poi così difficile immedesimarsi, proprio per il dualismo del suo carattere qui presentato, la sua voglia di essere perfetta in qualsiasi occasione e il senso di perdita quando questo non avviene.


Utilizzo del pacchetto: 6/8 (1 + 5)

Il sentimento del pacchetto era “solitudine” e temo di non avere granché da dire a riguardo, se non che hai centrato in pieno quest’emozione rendendola la vera protagonista del racconto, forse ancora più di Sindy stessa.

Non soltanto non vediamo nessun altro personaggio in scena – rendendo Sindy fisicamente sola – ma più e più volte ci viene ricordato come non ci sia nessuno a cui possa rivolgersi in caso di bisogno; il fatto stesso che sia in un bar a scacciare il dolore con un drink invece che a confidarsi con un amico sottolinea più di qualunque altra cosa quanto provata sia dalla situazione. E poi ovviamente c’è il riferimento alle strade piene di gente della zona rossa, in cui però Sindy si sente più abbandonata che mai, rimarcando questo concetto anche nella sua mente, rendendola consapevole della sua condizione dalla quale non riesce a sottrarsi.

Per quanto riguarda invece il prompt, questo era “maledizione”, e mi è sembrato solo vagamente accennato nel finale nella storia. Quella “maledizione nella benedizione” non è una riflessione che viene spiegata e portata avanti, e non mi sento di dire che sia un elemento fondamentale nella storia. Non so se ci fosse un significato profondo che volevi sottolineare – e nel caso ci fosse, non esitare a farmelo sapere – ma qui mi è parso più un accenno dovuto al pacchetto che una vera necessità per la storia.


Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere introspettivo.


Gradimento personale: 8/10

Questa storia è stata abbastanza intensa, sia per i temi che per i toni utilizzati, ma è proprio qui che risiede il suo punto di forza. Mostrando Sindy nel suo momento di massima insicurezza e frustrazione, mi hai senz’altro portata a tifare per lei in futuro, a chiedermi se si risolleverà mai da questa delusione, e spero proprio che scriverai presto una fic a riguardo, perché credo che il momento in cui ribalta la situazione e riprende in mano la sua vita sarebbe qualcosa di veramente memorabile da vedere.

E ovviamente sono felicissima che questo contest ti abbia dato la possibilità di mettere per esteso questa idea, in quanto ha aggiunto parecchio al mio repertorio di letture!


Totale: 53,5/60


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