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Sono più che un grande fan di Michael Jackson, e avere la possibilità di conoscere le storie di chi ha lavorato con lui è una fortuna e un'eredità enorme.
Avendo avuto io stesso la possibilità di conoscerlo e di collaborare con lui, sono molto interessato alla sua eredità artistica.
Con il progetto Bad 25 ho potuto scoprire ciò che ha reso quell'album uno dei più grandi di sempre: sono riuscito a comprendere come grazie a Bad quel periodo sia diventato così importante per la sua carriera.
Michael aveva anche un grande senso dell'umorismo, era molto divertente. Uno scrigno pieno di tesori».
- Dall'intervista al
Corriere della Sera dell'11 luglio 2012.
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Michael voleva che Bad vendesse più copie di Thriller, perché era un perfezionista, uno che non si accontentava mai.
Questo fanno i grandi artisti: non diventano mai noiosi, e non fanno mai due volte la stessa cosa.
Lui non era uno che se ne stava seduto con le mani in mano. Aveva idoli come
Fred Astaire e
Gene Kelly: prendeva da loro tutti quegli elementi che li avevano fatti diventare delle star, e li assorbiva dentro di sé. [...]
Io e Michael apparteniamo alla stessa generazione, siamo cresciuti insieme: io sono nato nel 1957 e lui nel 1958, come Prince.
L'ho sempre amato, fin da quando si esibiva con i
Jackson 5.
Quando nel 1969 andava in TV da Ed Sullivan con i Jackson 5, desideravo essere lui. Avevo la capigliatura afro come la sua e lo stesso aspetto, ma mi fermavo lì, non sapendo né cantare né ballare. Sono cresciuto con le sue straordinarie esibizioni, e avrei voluto anch'io cantare e ballare divinamente come lui.
Michael, invece, a sette anni era già parte integrante della
Motown, lavorava a stretto contatto con
Berry Gordy, studiava
James Brown e
Jackie Wilson.
Come fai a non usare tutta quella roba per migliorare le tue capacità come musicista? Michael era incredibile.
Uno dei motivi per cui ho accettato di fare Bad 25 è perché mi si chiedeva di concentrarmi solo sulla musica.
In mezzo a tante chiacchiere su Michael, spesso il suo genio musicale non ha ricevuto la meritata attenzione.
Qui, invece, si vedono il sangue, il sudore e le lacrime che ci sono dietro quel capolavoro.
Michael non era mai soddisfatto: voleva continuare a crescere e migliorare, come tutti i veri artisti, e si ispirava ai grandi di tutte le arti, da
Bob Fosse a James Brown».
- Dalla Conferenza Stampa di presentazione del documentario
Bad 25 alla 69ª
Mostra del Cinema di Venezia, 2 Settembre 2012.
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Ricordiamo che
Spike Lee è il regista dei due videoclip di
They Don't Care About Us (1996) e di quello della versione orchestrale di
This Is It (2009), nonché dei documentari
Bad 25 (2012) e
Michael Jackson's Journey from Motown to Off the Wall (2016).
Post di Francesca De Donatis e foto di Eric Di Scenza per il Michael Jackson FanSquare.[Modificato da Compix 20/03/2022 22:58]