In questa trasmissione don Fiorino affronta un tema complesso e profondo, e pensa di poterlo liquidare nel corso di una semplice trasmissione radiofonica. Purtroppo però la sua disamina è solo molto superficiale.
La morte è per noi cattolici è un ingresso nella vita eterna dove vivremo per sempre con Cristo risorto.
E' bene ricordare che quanto dirà o citerà vale "per noi cattolici", non per i cristiani in generale.
Leggiamo in proposito Giovanni 1:25: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se è morto vivrà" E leggiamo ora il commento di queste parole di Gesù di San Agostino:
Subito una falsa partenza: accostare un vangelo ad un "dottore della Chiesa" come Sant'Agostino è un'atto irrispettoso per il testo sacro. Il Prof. Galimberti, filosofo, psicanalista e docente universitario, ha spiegato ampiamente come il pensiero di Sant'Agostino fosse influenzato dal platonismo greco, da cui ne consegue la sua concezione di "anima immortale":
RAI
“Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Che vuol dire questo? Chi crede in me, anche se è morto come è morto Lazzaro, vivrà, perché egli non è Dio dei morti ma dei viventi.
Senza voler contestare la teologia di Sant'Agostino, ma solo per rispondere alla citazione specifica di don Fiorino, vorrei far notare che in questo passaggio manca un elemento essenziale al confronto: se è vero che si può esser
morti come morì
Lazzaro,
perché il dottore dimentica di ricordare che si può tornare alla vita come tornò Lazzaro, cioè in carne ed ossa? Perché in nessun passo del NT si parla dell'anima immortale di Lazzaro, ma solo della sua risurrezione corporale?
Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai; se non credi, sei morto anche se vivi. Proviamolo. Ad un tale che indugiava a seguirlo Permettimi prima di andare a seppellire mio padre, il Signore rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu vieni e seguimi. Vi era là un morto da seppellire, e vi erano dei morti intenti a seppellirlo: questi era morto nel corpo, quelli nell'anima.
Questa è una lettura piuttosto superficiale del passo lucano, e non potrebbe essere altrimenti.
Luca 9:59-60 narra l'episodio di un uomo invitato dal Cristo a seguirlo che risponde
"permettimi prima di andare a seppellire mio padre". E' evidente che il padre dell'uomo non poteva essere morto, altrimenti egli non sarebbe stato con Gesù ma al suo funerale, come era consuetudine mediorientale a quel tempo; è altrettanto evidente che il significato di tale affermazione era cercare di prendere tempo; in altre parole l'uomo stava rispondendo a Gesù: "aspetto che muoia mio padre (forse era anziano? malato?) e che lo abbia seppellito, poi ti seguirò”.
Un'opera di consultazione (
The Tyndale New Testament Commentaries, vol. The Gospel According to Luke di Leon Morris) spiega che l'ipotesi che il padre potesse essere morto da poco è poco probabile; per gli ebrei la sepoltura fatta secondo i canoni della legge era estremamente importante. Abbandonare il proprio padre senza concedere una degna sepoltura era qualcosa di "scandaloso" per ogni ebreo (
I.H. Marshall, The Gospel of Luke - A Commentary on the Greek Text), in quanto il dovere di sepoltura aveva la precedenza sullo studio della Legge, sul servizio al Tempio, sulla preparazione del sacrificio pasquale e sulla lettura della Torah (
Megillah 3b ). La risposta di Gesù al
v. 60 "lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia in lungo e in largo il Regno di Dio" indicava che l'opera di testimonianza era prioritaria su tutto; chi non aveva una visione "spirituale" poteva continuare ad assolvere ai compiti della vita terrena, ma chi accoglieva l'invito di Gesù a seguirlo avrebbe operato per la sua salvezza eterna.
Ma non c'è alcun accenno alla platonica vita dopo la morte.
Questo è il senso delle sue parole: E chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Lo credi tu? - domanda Gesù a Marta -; ed essa risponde: Si, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo. E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la risurrezione, che tu sei la vita; ho creduto che chi crede in te, anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in eterno."
Il passo è quello di Gv 11:19-27. La cattolicissima versione CEI riporta:
"Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». 27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».
Quale era il tema in discussione sollevato da Marta? La risurrezione nell'ultimo giorno. Per un ebreo la risurrezione era del tutto corporale, ed infatti Gesù risuscitò Lazzaro in carne ed ossa e non in spirito. Marta e tutti i presenti restarono delusi? Quando Marta dice «Sì, o Signore, io credo...», credeva nell'anima immortale di Lazzaro beatificata da qualche parte in cielo o nel potere di Gesù di richiamare alla vita l'amato fratello tra i viventi?
Il tipo di risurrezione che tutti gli ebrei presenti si aspettavano che Gesù compisse, come del resto era già accaduto in passato, era una
risurrezione corporale. Quanto alla lettura CEI «chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno», altre traduzioni rendono il passo in modo più comprensibile: «chiunque vive ed esercita fede in me non morirà mai» (TNM), «chiunque vive e crede in me, non morirà mai » (NR) e «chiunque vive e crede in me, non morrà mai» (R), ad indicare la prospettiva di vita eterna senza la condanna della morte.
Non si accenna minimamente ad un'anima immortale di memoria platonica.
su questo c’è una netta differenza con i tdG i quali credono che l’anima muore insieme col corpo e che non c’è differenza alcuna fra la morte di un uomo e quello di un asino (Vedi Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca).
Scivolone di don Fiorino: i Testimoni di Geova credono a ciò che dice la Bibbia; la cattolicissima CEI, nel libro di
Ecclesiaste 3:19-20 dice:
"Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. 20 Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere."
Si potrebbe discutere sulle "prospettive di vita" che sono diverse tra uomo (fatto a immagine e somiglianza di Dio) e l'animale. Ma questo aspetto pare continuamente sfuggire all'attenzione del conduttore ...
La morte è un sonno e con la risurrezione Dio ricrea dal nulla insegnano. Ma la Bibbia insegna il contrario, ossia insegna la vita oltre la morte. Già lo scopriamo leggendo l’AT:
Isaia 26:19: "Ma di nuovo vivranno i tuoi morti, risorgeranno i loro cadaveri. Si sveglieranno ed esulteranno quelli che giacciono nella polvere, perché la tua rugiada è rugiada luminosa, la terra darà alla luce le ombre"
Il profeta Isaia descrisse la risurrezione in modo toccante: i morti risorgono; i cadaveri si svegliano (come da un sonno); chi giace nella polvere esulta.
Parla di anime immateriali o di corpi ?
Daniele 12:2,3: "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna"
Il passo va contestualizzato. Il profeta Daniele colloca questo evento al "tempo in cui sorgerà Michele" cioè nella parte finale degli "ultimi giorni" di giudizio predetti da Gesù. Uno studio
non superficiale permette di comprendere che la risurrezione accennata dal profeta ha più adempimenti, es. una per i santi e una per tutti gli altri. La risurrezione più generale è quella annunciata dalle parole di Gesù riportate nel vangelo secondo
Giovanni 5:28,29:
"tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne usciranno: quelli che hanno fatto cose buone per una risurrezione di vita, mentre quelli che hanno praticato cose ignobili per una risurrezione di giudizio". La risurrezione dei santi, “quelli che appartengono al Cristo” sarebbe avvenuta “durante la sua presenza” (1 Corinti 15:23, 52),
ed è un'eccezione rispetto alla risurrezione generale che spetta agli uomini: infatti riguarda solo un numero limitato di persone.
Passando al NT leggiamo ancora con più chiarezza la sopravvivenza dell’anima alla morte del corpo. Oltre a Giovanni 1:25 anche:
Luca 9:28-36 Questo passo tratta la trasfigurazione del Cristo, un evento miracoloso a cui assisterono Pietro, Giacomo e Giovanni. In questa visione, perché di questo si tratta (Mt 17:9), apparvero “con gloria” anche Mosè ed Elia. Essendo una visione, le figure viste insieme a Gesù avevano significato simbolico: l'apparizione di Mosè ricordava le analogie tra lui e Gesù (uccisione di bambini alla loro nascita, digiuno nel deserto, entrambi unti da Dio per portare la liberazione, entrambi mediatori di patti...) a dimostrazione che Geova aveva un disegno comune per entrambi; l’apparizione di Elia indicava che l’istituzione del Regno di Dio nelle mani di Cristo sarebbe stata accompagnata da un’opera di restaurazione della vera adorazione e di rivendicazione del nome di YHWH, proprio come il profeta fece nel corso della sua opera. Ma il punto è:
che effetto ebbe sui presenti questo miracolo? Li indusse a credere nell'immortalità dell'anima come sostiene don Fiorino? Risponde l'apostolo Pietro nella sua seconda lettera:
2 Pietro 1:16-18:
"Vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la presenza del nostro Signore Gesù Cristo non perché abbiamo seguito false storie inventate ad arte, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua magnificenza. Lui infatti ricevette da Dio Padre onore e gloria, quando dalla maestosa gloria gli furono rivolte queste parole: “Questo è mio Figlio, il mio amato Figlio, che io ho approvato”. Queste furono le parole che sentimmo dal cielo mentre eravamo con lui sul monte santo."
La trasfigurazione confermò agli apostoli che Dio aveva approvato il Figlio Gesù e che era necessario
evitare di "seguire false storie inventate ad arte", come quella dell'immortalità dell'anima secondo Platone.
Matteo 10:28: "E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna"
Si potrebbe aprire una discussione per ogni passo frainteso:
Qua viene attestato che anima e corpo possono perire nella Geenna (simbolo di distruzione eterna), non certo essere immortali.
Filippesi 1:21-24: "Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22 Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. 23 Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24 d'altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne."
Paolo si sente messo alle strette tra due possibilità, il vivere e il morire. “Ma ciò che desidero”, aggiunge, prospettando una terza possibilità, “è la liberazione e di essere con Cristo” (TNM) o “partire per essere con Cristo” (NR). Paolo credeva fermamente che i fedeli cristiani unti (e solo loro) sarebbero stati risuscitati durante la presenza di Cristo. Pertanto doveva avere in mente gli avvenimenti relativi a quel periodo di tempo, come attestano le sue parole in
Filippesi 3:20, 21 e
1 Tessalonicesi 4:16. Isolare una o due idee dal contesto porta poco lontano;
di certo non prova l'esistenza di una vita oltre la morte nel senso lasciato intendere da don Fiorino.
2 Corinti 5:6-10: 6 Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, 7 camminiamo nella fede e non ancora in visione. 8 Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. 9 Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. 10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male
Di nuovo, questo passo si applica ai cristiani unti dallo Spirito di Dio, non è una speranza condivisa da tutti gli uomini.
I tdG cadono nello stesso errore dei sadducei che negavano la vita dopo la porte e quindi vale anche per loro la risposta data da Gesù ai sadducei in Matto 22:29:
«Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.
Solita superficialità: i sadducei non negavano la vita dopo la morte,
negavano la risurrezione e gli angeli.
Eppure Gesù operò il miracolo della risurrezione corporale in diverse occasioni.
Purtroppo neppure l'evidenza riesce a convincere chi ha pregiudizi, come accadde in passato con i sadducei, così accade al presente con chi non vuole accettare il provvedimento amorevole della risurrezione.
Continueremo a parlare di questo perché tutti noi siamo chiamati alla vita eterna, oltre la morte, che non è la fine di tutto, un cadere nel nulla come insegnano i tdG
I Testimoni di Geova si attengono ai semplici insegnamenti della Bibbia senza ricorrere all'utilizzo della filosofia platonica dell'immortalità dell'anima, credenza tra l'altro comune a molte religioni pagane. Sono convinti della promessa di Gesù in
Gv. 5:28,29, uno dei pilastri centrali della fede cristiana.
Chiederei a don Fiorino:
che senso hanno i passi del VT che attestano l'eternità della terra e il progetto di Dio per l'uomo sulla terra, se tutte le anime alla fine andranno in cielo?
Isaia 45:18 (CEI):
"Poiché così dice il Signore, che ha creato i cieli; egli, il Dio che ha plasmato e fatto la terra e l'ha resa stabile e l'ha creata non come orrida regione, ma l'ha plasmata perché fosse abitata: «Io sono il Signore; non ce n'è altri."
Salmo 36:29 (CEI):
"I giusti possederanno la terra e la abiteranno per sempre."
[Modificato da Staff TdG-3 02/12/2021 14:47]