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Addio bustina di zucchero al bar: l'Unione Europea la mette al bando

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2022 20:46
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30/11/2022 20:23
 
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Una delle invenzioni più iconiche sui banconi da bar potrebbe ben presto diventare un ricordo di un tempo che non c'è più


Da sempre è uno di quegli accessori iconici che troviamo sui banconi del bar. Ma la bustina di zucchero monodose diventerà presto un lontano ricordo. Una decisione che coinvolgerà tutta Europa e che rientra nella proposta di regolamento relativa agli imballaggi monouso. 

La decisione
 
La bustina di zucchero è destinata a sparire dai banconi dei bar di tutta l'Unione Europea. Nella proposta di regolamento sugli imballaggi presentata oggi dalla Commissione Europea vengono espressamente vietati gli imballaggi monouso anche per lo zucchero nel settore Horeca (hotellerie-restaurant-café). Saranno messi al bando «bustine, tubetti, vassoi e scatole». Verranno proibiti, se la proposta non sarà modificata dai colegislatori, «imballaggi monouso nel settore Horeca, contenenti singole porzioni o porzioni, utilizzati per condimenti, conserve, salse, creme per il caffè, zucchero e condimenti, ad eccezione di tali imballaggi forniti insieme ad alimenti pronti da asporto destinati al consumo immediato senza necessità di ogni ulteriore preparazione». Di conseguenza, se la proposta passerà così com'è, la bustina di zucchero diventerà il ricordo di un tempo che non c'è più. Si metterà così fine in Europa, per tornare probabilmente alle tradizionali e più ecologiche zuccheriere, ad un oggetto che ha circa un secolo di storia.

La storia 

L'invenzione della bustina di zucchero è controversa: alcuni la fanno risalire addirittura al 1862 a Philadelphia; altri la ascrivono a due parigini, Loic de Combourg e Francois de la Tourrasse, che avrebbero inventato la 'sucre-pochette' nel 1908. Altri ancora la attribuiscono al newyorkese Benjamin Eisenstadt, classe 1906, di professione inventore e imprenditore, morto nel 1996. Aveva un caffé a Brooklyn, poi passò a fabbricare bustine di té: per ampliare il giro d'affari, propose ai grandi produttori di zucchero di confezionarlo in piccole bustine da pochi grammi. Dato che non aveva ottenuto un brevetto, gli zuccherieri gli rubarono l'idea, senza dargli un soldo. Eisenstadt non si perse d'animo e nel 1957 inventò la saccarina in polvere. Ora una delle sue invenzioni più fortunate finirà fuori mercato nel Vecchio Continente, dove ha riscosso grande successo. Per la disperazione degli appassionati di glicofilia, i collezionisti di bustine di zucchero. Se ne vedete uno, abbracciatelo.

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30/11/2022 20:30
 
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Si sa gia con cosa la sostituiranno ?
30/11/2022 20:37
 
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Re:
UNADONNA (wyIK220803), 30.11.2022 20:30:

Si sa gia con cosa la sostituiranno ?



L'articolo lo dice! [SM=g27988]

Si metterà così fine in Europa, per tornare probabilmente alle tradizionali e più ecologiche zuccheriere, ad un oggetto che ha circa un secolo di storia.

30/11/2022 20:40
 
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30/11/2022 20:42
 
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E continua con eliminazione di imballaggi!

Imballaggi: Bruxelles lancia proposta regolamento su riciclo e riuso. Industria Ue contraria

Bruxelles ha presentato oggi la proposta di regolamento, che da tempo è al centro di allarmi. La bocciatura di Europen, associazione europea di categoria: così si riportando indietro le lancette dell’orologio del riciclo

30 novembre 2022
Il valore del riciclo e del recupero degli imballaggi in plastica
I punti chiave

Tre obiettivi principali
Percentuale di prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili
I divieti
Gli obiettivi
Le aspettative della Commissione
Ma l’industria Ue boccia il piano




Riciclo e riuso: è su questi due livelli che la Commissione europea propone di agire con un nuovo regolamento per limitare il ricorso agli imballaggi attraverso la promozione di imballaggi multiuso per sostituire gli imballaggi in plastica monouso; divieti di alcuni tipi di imballaggi dispendiosi, la maggior parte dei quali è plastica monouso (mini imballaggi per hotel monouso per shampoo, imballaggi raggruppati di lattine per bevande, imballaggi monouso in ristoranti e caffè); tassi obbligatori di inclusione di plastica riciclata nei nuovi imballaggi in plastica; obiettivi obbligatori per le aziende per garantire che parti dei loro prodotti siano fornite in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili.

Bruxelles ha presentato oggi la proposta di regolamento, che da tempo è al centro di allarmi in alcuni paesi e, in particolare, in Italia – paese leader nel settore del riciclo – perché, questa l'accusa alla Commissione, si preferirebbe il riuso dei materiali al riciclo. Tra le contestazioni la scelta Ue di procedere con un regolamento, con il quale vengono rese immediatamente applicabili le norme che, in ogni caso, saranno oggetto di negoziato tra Consiglio e Parlamento Ue.

Tre obiettivi principali

Le norme sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio hanno tre obiettivi principali. In primo luogo, prevenire la generazione di rifiuti di imballaggio: ridurne la quantità, limitare gli imballaggi non necessari e promuovere soluzioni di imballaggio riutilizzabili e ricaricabili. In secondo luogo, promuovere il riciclaggio di alta qualità (cosiddetto “circuito chiuso”): rendere tutti gli imballaggi sul mercato riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030. Infine, indica Bruxelles, ridurre la necessità di risorse naturali primarie e creare un mercato ben funzionante per le risorse secondarie materie prime, aumentando l’uso di plastica riciclata negli imballaggi attraverso obiettivi obbligatori. «L’obiettivo principale è ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% entro il 2040 pro capite per Stato membro, rispetto al 2018», è scritto nei documenti pubblicati oggi. Ciò porterebbe a una riduzione complessiva dei rifiuti di circa il 37% rispetto a uno scenario senza modifiche della legislazione. Questo avverrà «sia attraverso il riutilizzo che il riciclaggio». L'obiettivo sarà raggiunto progressivamente, 5% di riduzione entro il 2030 e 10% entro il 2035.

Percentuale di prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili

Per favorire il riutilizzo o la ricarica degli imballaggi, che è diminuito drasticamente negli ultimi 20 anni, le aziende dovranno offrire una certa percentuale dei loro prodotti ai consumatori in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio bevande e pasti da asporto o consegne di e-commerce. Ci sarà anche una certa standardizzazione dei formati degli imballaggi e una chiara etichettatura degli imballaggi riutilizzabili.

I divieti

Per affrontare gli imballaggi chiaramente non necessari, alcune forme di imballaggio saranno vietate, ad esempio imballaggi monouso per alimenti e bevande consumati all’interno di ristoranti e caffè, imballaggi monouso per frutta e verdura, flaconi di shampoo in miniatura e altri imballaggi in miniatura negli hotel.



Molte misure mirano a rendere gli imballaggi completamente riciclabili entro il 2030. Ciò include la definizione di criteri di progettazione per gli imballaggi; creazione di sistemi di restituzione obbligatoria per bottiglie di plastica e lattine di alluminio; chiarire quali tipi molto limitati di imballaggi devono essere compostabili in modo che i consumatori possano gettarli nei rifiuti organici. Ci saranno anche tassi obbligatori di contenuto riciclato che i produttori dovranno includere nei nuovi imballaggi di plastica. Ciò contribuirà a trasformare la plastica riciclata in una preziosa materia prima.

Nel dettaglio, gli obiettivi obbligatori per le aziende allo scopo di garantire che parti dei loro prodotti siano fornite in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, sono proposti per i settori «in cui ciò ha più senso»: entro il 2030 il 20% ed entro il 2040 l'80% delle bevande fredde e calde dovrà essere immesso in un contenitore che fa parte di un sistema di riutilizzo, o dovrà essere consentito ai consumatori di poter riempire il proprio contenitore per la ricarica. I rivenditori di birra, per esempio, dovrebbero vendere il 10% dei loro prodotti in contenitori ricaricabili entro il 2030 e il 20% entro il 2040. Per i piatti pronti da asporto dei ristoranti, gli obiettivi sarebbero del 10% nel 2030 e del 40% nel 2040. Il 10% degli imballaggi e-commerce per il trasporto dovrà essere riutilizzabile entro il 2030 e il 50% entro il 2040.

Gli Stati membri dovranno adottare misure per incoraggiare l’istituzione di sistemi di riutilizzo e ricarica e adottare misure aggiuntive, come sistemi di deposito e restituzione per imballaggi riutilizzabili, incentivi economici, obblighi per le aziende di rendere disponibili determinati prodotti aggiuntivi attraverso sistemi di riutilizzo o ricarica, ad esempio detergenti o altri prodotti, per i quali la proposta non propone obiettivi obbligatori.

Gli obiettivi

Secondo le analisi comunitarie, entro il 2030 le misure proposte ridurranno le emissioni di gas a effetto serra derivanti dagli imballaggi a 43 milioni di tonnellate rispetto ai 66 milioni se la legislazione non viene modificata: la riduzione è pari a quella delle emissioni annuali della Croazia. Il consumo di acqua verrebbe ridotto di 1,1 milioni di m3. I costi del danno ambientale per l’economia e la società sarebbero ridotti di 6,4 miliardi di euro rispetto allo scenario di riferimento 2030.

Scrive la Commissione: «Le industrie di imballaggi monouso dovranno investire nella transizione, ma l’impatto complessivo sull’economia e sulla creazione di posti di lavoro nella Ue è positivo: si prevede che il solo potenziamento del riutilizzo porterà a più di 600 mila posti di lavoro nel settore del riutilizzo entro il 2030, molti dei quali a livello locale. E se le imprese trasferissero i risparmi ai consumatori, ogni europeo potrebbe risparmiare quasi cento euro all'anno».

Le aspettative della Commissione

Bruxelles si aspetta «molta innovazione nelle soluzioni di imballaggio che rendano conveniente ridurre, riutilizzare e riciclare». La scelta di passare dalla direttiva attualmente in vigore a un regolamento viene giustificata da Bruxelles con il fatto che «i diversi approcci nazionali al recepimento e le misure unilaterali di politica degli imballaggi da parte di alcuni Stati membri hanno portato a quadri normativi nazionali disomogenei. Questa tendenza è destinata a continuare» dati le crescenti quantità di rifiuti di imballaggio, le barriere alla circolarità degli imballaggi e il basso uso di contenuto riciclato negli imballaggi in plastica.

Per Bruxelles «le diverse norme nazionali riducono l’efficacia della politica e mettono a repentaglio l’effettiva realizzazione di un’economia circolare». Di qui una stretta nell'armonizzazione delle norme: «Un regolamento garantirà che tutti i 27 Stati membri adempiano i propri obblighi contemporaneamente e nello stesso modo. Gli stessi requisiti per tutti gli operatori del mercato forniranno la necessaria certezza del diritto, ridurranno le distorsioni della concorrenza e invieranno segnali chiari agli attori del mercato non Ue che intendono immettere prodotti sul mercato interno».

«Se non si agisce, entro il 2030 la Ue registrerà un ulteriore aumento del 19% dei rifiuti di imballaggio e, per i rifiuti di imballaggio di plastica, addirittura del 46%». È quanto ha indicato oggi la Commissione europea argomentando l'urgenza di trovare un accordo tra Consiglio e Parlamento entro la fine del mandato della stessa Commissione (fine 2024). Secondo il vicepresidente della Commissione Timmermans l'obiettivo generale «è creare una nuova economia del riuso», ma il riuso degli imballaggi non è in competizione con il riciclo. Secondo i dati Ue, in media, ogni europeo produce quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio all’anno. Gli imballaggi sono tra i principali prodotti ad impiegare materiali vergini: il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate nella Ue sono destinati agli imballaggi.

Ma l’industria Ue boccia il piano

L’industria dell’imballaggio Ue boccia il piano di Bruxelles per la riduzione dei rifiuti da imballaggio. «La proposta rischia di andare contro gli obiettivi del Green Deal, riportando indietro le lancette dell’orologio del riciclo e compromettendo la funzionalità degli imballaggi nel proteggere i prodotti e prevenire i rifiuti», evidenzia l’organizzazione di categoria, Europen, che tra i suoi membri conta anche Ferrero. La ricarica e il riutilizzo degli imballaggi, spiega, «dovrebbero essere valutati in base a criteri specifici relativi ai requisiti di igiene, salute e sicurezza alimentare».

Fonte
[Modificato da Amalia 52 30/11/2022 20:47]
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