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Il punto di vista biblico

Ultimo Aggiornamento: 16/10/2023 22:11
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16/10/2023 20:43
 
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I figli dovrebbero scegliere da sé la propria religione?


DAL momento in cui un figlio nasce fino a quando non ha superato l’adolescenza, i genitori fanno delle scelte per lui. Nello stesso tempo, il genitore saggio sa quando essere flessibile, e ogni volta che è possibile tiene conto delle preferenze del figlio.

Tuttavia, decidere quanta libertà di scelta concedere a un figlio può essere difficile. È vero che i figli possono fare delle scelte giuste e che un certo grado di indipendenza può giovare loro, ma è anche vero che possono fare scelte sbagliate con conseguenze disastrose. — 2 Re 2:23-25; Efesini 6:1-3.

Ad esempio, spesso i figli preferirebbero mangiare cibi stuzzicanti ma di scarso valore nutritivo piuttosto che cibi nutrienti. Perché? Perché in tenera età non sanno prendere da sé decisioni sagge. Sarebbe saggio che i genitori lasciassero ai figli assoluta libertà in questo campo, sperando che alla fine scelgano cibi nutrienti? No. Al contrario, i genitori devono fare delle scelte per i figli per il bene futuro di questi ultimi.

Pertanto, è giusto che i genitori facciano delle scelte per i figli in quanto a cibo, abbigliamento, acconciatura e princìpi morali. Ma che dire della religione? I genitori dovrebbero scegliere anche quella?

La scelta

Qualcuno dirà che i genitori non dovrebbero imporre ai figli le proprie convinzioni religiose. In effetti, oltre 160 anni fa alcuni che si professavano cristiani avanzarono l’idea che “ai figli non si dovrebbe insegnare la religione per timore che la loro mente venga influenzata da qualche particolare credo, ma si dovrebbe lasciarli stare fino a che non siano in grado di fare una scelta, e non decidano di farla”.

Quest’idea, però, non è in armonia con il punto di vista biblico. La Bibbia sottolinea l’importanza di instillare le credenze religiose nei figli sin dalla nascita. Proverbi 22:6 dice: “Addestra il ragazzo secondo la via per lui; anche quando sarà invecchiato non se ne allontanerà”.

La parola ebraica qui tradotta “ragazzo” indica l’età che va dall’infanzia all’adolescenza. A proposito dell’importanza di imparare in tenera età il dott. Joseph M. Hunt, dell’Università dell’Illinois (USA), ha detto: “È nei primi quattro o cinque anni di vita che lo sviluppo del bambino è più rapido e più influenzabile. . . . Qualcosa come il 20 per cento [delle sue] capacità fondamentali sono già sviluppate prima del suo primo compleanno, e metà d’esse prima che compia i quattro anni”. Questo non fa che avvalorare l’ispirato consiglio biblico secondo cui è essenziale che i genitori istruiscano saggiamente i figli quando sono ancora piccoli, allevandoli nelle vie di Dio. —

Deuteronomio 11:18-21.

Le Scritture indicano chiaramente ai genitori timorati di Dio di instillare nei figli l’amore per Geova. Deuteronomio 6:5-7 dice: “Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza vitale. E queste parole che oggi ti comando devono essere nel tuo cuore; e le devi inculcare a tuo figlio e parlarne quando siedi nella tua casa e quando cammini per la strada e quando giaci e quando ti levi”. Il verbo ebraico tradotto “inculcare” trasmette l’idea di affilare un attrezzo, ad esempio sfregandone la lama su una pietra dura. Per far questo non bastano pochi colpi: la lama va sfregata con diligenza, ripetutamente. La versione della CEI traduce questo verbo ebraico “ripetere”. Chiaramente, “inculcare” implica lasciare una traccia durevole. — Confronta Proverbi 27:17.

Pertanto, i genitori che sono veri cristiani dovrebbero prendere sul serio l’obbligo di trasmettere le proprie convinzioni religiose ai figli. Non è giusto sottrarsi a questa responsabilità permettendo ai figli di scegliere da sé. Questo include il portare i “piccoli” alle adunanze. Lì i genitori possono sedere accanto a loro e aiutarli ad apprezzare i benefìci spirituali che una famiglia unita può avere prestando attenzione e partecipando alle trattazioni scritturali. — Deuteronomio 31:12, 13; Isaia 48:17-19; 2 Timoteo 1:5; 3:15.

La responsabilità dei genitori

Il semplice fatto che a un bambino venga detto di mangiare una cosa perché è nutriente non significa che quella cosa gli piacerà. Pertanto, la madre saggia sa come rendere questi cibi essenziali il più appetitosi possibile perché piacciano al bambino. E, naturalmente, prepara il cibo in modo che il bambino riesca a digerirlo.

Analogamente, può darsi che all’inizio il bambino rifiuti l’istruzione religiosa e il genitore riscontri che non serve a nulla ragionare sull’argomento. Nondimeno, le istruzioni della Bibbia sono chiare: i genitori devono fare del loro meglio per addestrare i figli dall’infanzia. Pertanto, i genitori saggi rendono piacevole l’istruzione religiosa presentandola in un modo che attiri il bambino, tenendo conto della sua capacità di recepirla.

I genitori amorevoli si sentono in obbligo di provvedere alle necessità dei figli, e in genere nessuno conosce i bisogni dei figli meglio dei genitori. In armonia con ciò, la Bibbia stabilisce che l’obbligo di provvedere fisicamente come pure spiritualmente ai figli ricade principalmente sui genitori, in particolare sul padre. (Efesini 6:4) Pertanto, i genitori non devono sottrarsi a questa responsabilità cercando di scaricarla su qualcun altro. Anche se possono valersi dell’aiuto offerto da altri, questo andrà ad integrare, e non a sostituire, l’istruzione religiosa che essi stessi impartiscono. — 1 Timoteo 5:8.

Nella vita di ogni individuo arriva il momento di decidere se osservare certe credenze religiose e quali. Se i genitori cristiani si assumono personalmente la responsabilità di impartire istruzione religiosa ai figli sin dalla tenera età e se usano questo tempo per insegnare loro a ragionare in base a sani princìpi, molto probabilmente la scelta che i figli faranno in seguito sarà quella giusta. — 2 Cronache 34:1, 2; Proverbi 2:1-9.

Fonte
[Modificato da Amalia 52 16/10/2023 20:53]
16/10/2023 20:56
 
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Re: I figli dovrebbero scegliere da sé la propria religione?
Come ben sappiamo, Satana aveva il migliore dei maestri, ma non ne ha tratto giovamento.
Alla fin fine, il libero arbitrio trionfa sovrano.


Simon
16/10/2023 21:07
 
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oltre 160 anni fa alcuni che si professavano cristiani avanzarono l’idea che “ai figli non si dovrebbe insegnare la religione per timore che la loro mente venga influenzata da qualche particolare credo, ma si dovrebbe lasciarli stare fino a che non siano in grado di fare una scelta, e non decidano di farla”.



Del resto, è impensabile che la mente di un figlio non venga influenzata da ciò che lo circonda.

È solo logico che un genitore istruisca il figlio nel modo che ritiene più giusto, come penso fanno tutti: credenti, atei e agnostici...
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"Benché io cammini nella valle della profonda ombra,
Non temo nulla di male,
Poiché tu sei con me..." Salmo 23:4
16/10/2023 22:11
 
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La scelta finale spetta ai figli ma i genitori cristiani devono insegnare la bibbia
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