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Esiste um modo di scrivere più corretto di un altro?

Ultimo Aggiornamento: 14/07/2011 10:33
Autore
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Post: 898
Utente Senior
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12/07/2011 17:26
 
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Intendo come metodo. Spesso si consiglia di improvvisare anzichè fare la scaletta o viceversa. Io, provando ad ascoltare uno di questi consigli mi sono trovata male e ho ripreso il mio vecchio sistema.
Secondo voi esiste un metodo corretto che, chi non sa usare, deve impararlo esercitandosi? O pensate che è giusto che ognuno scrive col metodo a lui più congegnale?

I'm a PLOTTER. This does means i can write well when i have already planned the whole story/fiction, and when i already know characters and settings.

I vaccini causano il cancro ai gatti. Pensaci, prima di vaccinare il tuo!
- Il Vero Conservatore si guarda bene dal confondersi con i reazionari, i retrogradi, i tradizionalisti, i nostalgici; perché il Vero Conservatore intende “continuare mantenendo”, e non tornare indietro e rifare esperienze fallite. (Manifesto dei Conservatori)
- Che il sultano mantenga le tradizioni nella propria terra, ma non tenti di imporle ad altri regnanti. (Vlad Țepeș)
- Non si deve giudicare ciò che non si conosce. Ma una volta acquisita la conoscenza, non siamo obbligati a giudicare in positivo. (Ali - NORDLYS - Sacco)
Post: 815
Utente Senior
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12/07/2011 17:31
 
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Io non credo che ci sia un metodo. Non è mica matematica! E anche se lo fosse, pure nella matematica ci sono modi diversi per risolvere i problemi. Dunque, per quanto mi riguarda, ognuno deve fare come più gli pare, anche perché altrimenti si rischia di sentire una forzatura. Io ho letto alcuni brani, a esempio, scritti da chi aveva frequentato un corso di scrittura in cui veniva proposto un metodo molto rigido. Be', erano stilisticamente perfetti, senza dubbio, ma mancava il sentimento!(In alcuni, ovviamente).
Credo che scrivere debba essere qualcosa il piò possibile spontaneo, ecco.
_StoryTeller_
[Non Registrato]
12/07/2011 21:17
 
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Io non credo che ci sia un metodo. Non è mica matematica! E anche se lo fosse, pure nella matematica ci sono modi diversi per risolvere i problemi. Dunque, per quanto mi riguarda, ognuno deve fare come più gli pare, anche perché altrimenti si rischia di sentire una forzatura. Io ho letto alcuni brani, a esempio, scritti da chi aveva frequentato un corso di scrittura in cui veniva proposto un metodo molto rigido. Be', erano stilisticamente perfetti, senza dubbio, ma mancava il sentimento!(In alcuni, ovviamente).
Credo che scrivere debba essere qualcosa il piò possibile spontaneo, ecco.



Quoto tutto-tutto-tutto. Scrivi come ti pare, quello che ti pare, quando ti pare. Se, a lavoro ultimato, dovessi considerare l'opera abbastanza buona da essere esposta ad un pubblico critico, pubblicala; altrimenti... Ti sarai esercitata e avrai dato un po' di sfogo alla fantasia! -.^
Ad ogni modo, per esperienza, ti consiglio di utilizzare il metodo con cui ti trovi meglio: io, ad esempio, adoperando scalette et simila finisco sempre nel grand buco nero del "blocco dello scrittore", cosa che non mi succede scrivendo spontaneamente.
La scrittura è un modo di esprimersi, non importa come ci arrivi - se con le scalette o scrivendo pezzi a caso in preda all'ispirazione - ma il sentimento che, alla fine, riuscirai a trasmettere al lettore.

Post: 491
Utente Senior
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12/07/2011 22:44
 
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Il metodo... ho una visione molto personale ma a mio parere Sensata del concetto del "metodo".

Non lo dico, giuro, con superiorità o cosa (anzi, spesso ne uso e abuso), ma fondamentalmente i "metodi" sono per i mediocri.
Anzi, specifichiamo: applicare il metodo è per mediocri.
Capirlo è tutta un'altra storia, ed è l'unica volta in cui il "metodo" funziona veramente: ma a quel punto non serve più applicarlo, il metodo, perché si è capito da soli come far funzionare le cose.

Esempio: in matematica - che è stata citata - ci sono tanti metodi per fare un certo tipo di conto, ci sono tanti metodi per fare delle dimostrazioni, tante strade e, che ci crediate o no, ci sono addirittura degli STILI, alcuni riconosciuti più puliti e raffinati di altri.
Ora, se uno prende un "metodo" che gli è stato insegnato per fare un certo tipo di dimostrazione, si esercita, alla fine lo può anche riuscire a padroneggiare - ma se non lo 'capisce', non può uscire da quel giardino recintato di problemi, e spesso fa molta fatica ad "applicare" il metodo, che è visto semplicemente come un insieme di regole da applicare barbaramente.
Se invece uno approfondisce il "metodo" - anzi, I metodi - che gli sono stati proposti, cercando di capirli, e li fa suoi, capisce qual'è il meccanismo intrinseco che fa funzionare quei metodi, quelle regole, e perchè in un caso convengono ed in un altro no.

Questa "comprensione" del metodo, questa padronanza dei meccanismi nascosti, a livello puramente INTUITIVO, in qualsiasi campo (sia scrivere, tradurre dal latino, far di conto, o fare una dieta), è una cosa talmente viscerale e profonda e personale che, secondo me, non può proprio essere spiegata.
Ed anzi, è dalla volontà di "spiegare" questa cosa che nascono tutti i "metodi" di questo mondo: dalle regole per la risoluzione di un sistema di equazioni, alle 'diete giuste da seguire', alle regole per la scrittura.
Alla fine, se ben si guarda, si rassomigliano tutti e hanno tutti in comune la stessa cosa: non funzionano. Almeno non miracolosamente bene come promettono sempre di fare.
Fintanto che i metodi vengono semplicemente applicati, non possono funzionare. Se invece si scava più a fondo, cercando di capire cosa ha portata alla costruzione di un certo metodo, e se se ne comparano altri, se, insomma, li si "studia" in modo approfondito andando al di là del metodo ma scavando nella Materia (matematica, latino, dietologia, scrittura), allora alla fine si può capire - raggiungere una sorta di illuminazione Zen per cui improvvisamente "il metodo" diventa sensato, ovvio, scontato, naturale e infallibile.


Dal punto di vista della scrittura, specie la scrittura creativa, come è già stato detto non esiste un metodo privilegiato. Vero è che vederne tanti e compararli aiuta a trovare una buona strada verso il PROPRIO PERSONALE metodo.
E' chiaro che se una persona non ha bisogno di scendere nel profondo e non vuole esplorare la materia in questione, per lei seguire un "metodo" è comodo e conveniente: pensiamo, ad esempio, a quelle specie di articoli su "come si scrive un saggio breve" o "come si scrive una lettera" o "come si scrive un diario" o "come si fa una relazione". Sono delle linee guida che, mettiamo, ad un impiegato che deve fare la relazione di fine anno e mandare una mail al suo capo senza fare gaffe tornano comodissime.
Però la scrittura "creativa" non può avere un 'metodo', di per sè - va contro il concetto di creativo, non trovate? Eppure in tutti i corsi di 'scrittura creativa' vengono presentati metodi su metodi, regole, stili... com'è?
A parer mio, un po' è che appunto c'è questa voglia di comunicare qualcosa di impossibile da comunicare, e un po', in realtà, è che vedere tanti metodi aiuta a cogliere i punti comuni che quindi sono ovviamente importanti, e alla fine si è aiutati nell'avere una visione generale delle cose, più ampia e più chiara.

D'altronde, leggendo tanti libri noi vediamo tanti stili, tanti modi di scrivere diversi, che assimiliamo, più o meno inconsciamente; ci rendiamo conto, alla lunga, di quali sono i personaggi meglio riusciti e quali no, di che tipo di narrazione dà fastidio o meno, e costruiamo a partire da quei dati, che apprendiamo in modo molto intimo, e non analitico.
Cogli l'attimo, no?
Trovo però che anche l'analisi possa aiutare, oltre che essere interessante da fare. Quindi 'studiare' i vari metodi di costruzione di un romanzo può essere interessante. Ma secondo me l'unica cosa che salva veramente è quella sensazione "zen" del "lo so fare, ma non so spiegarti esattamente come lo faccio, perché lo faccio in questo modo, come mi viene in mente di fare così anzichè colì.".


Questa lunga riflessione deriva dal fatto che, dopo anni ed anni di gente che mi spiegava "metodi", ho imparato a studiare e a mangiare (per quello parlavo di dietologia [SM=g27988] ), e in tutti e due i casi ho avuto la sensazione di aver capito tutto, di non aver bisogno di alcuna guida o libro al riguardo, anzi, ero convinta che tutto quello che mi era stato detto era in parte sbagliato, era spiegato male ed in modo superficiale: volevo provare a rispiegarlo a modo mio e.. bhe, alla fine escono fuori sempre le stesse cose, non c'è verso.
Ancora di più ho questa sensazione quando addomestico un corso dell'università, riuscendo a fare delle cose, e poi mi confronto con i ragazzi a cui do' ripetizioni delle superiori, che sono addestrati a seguire dei metodi di risoluzione dei problemi che io assolutamente non conosco, eppure li ricostruisco ex novo senza nemmeno averli visti, perchè conosco bene la materia e so come si comporta, mettiamo, un certo tipo di formula. Loro non lo sanno e devono seguire un "metodo".
Ma a dirla tutta anche io ho iniziato seguendo i metodi, e poi pian piano ho capito.


Saper fare una cosa non significa sapere come si fa - e viceversa.
A molte persone è utile avere uno schema per impostare il lavoro, ma nella scrittura secondo me è deleterio. Vale però la pena provare, provarle tutte, perchè se non è vero che esiste un metodo assolutamente corretto, è vero che ognuno di noi ha il proprio metodo con cui si trova meglio, e deve sperimentare, per trovarlo. Ma non mi pare proprio che scrivere sia il campo in cui conviene fossilizzarsi su un metodo standardizzato imposto dall'esterno, specialmente se lo si applica senza "avercelo", cioè intuirne la profonda logica. E questa è una cosa personale...

[Modificato da KimmyTamer 12/07/2011 22:56]

I vostri mi fanno girare un po' i cosìddetti.



.:Me on EFP:.

13/07/2011 00:58
 
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Sento parlare spesso di scalette. A me paiono limitanti.
Io mi posso pure inventare uno scheletro di storia e annotarmela punto per punto, ma sta di fatto che i personaggi, quando hanno personalità, se ne vanno per i fatti loro e la storia se la sviluppano da sé. Obbligare i personaggi a rispettare avvenimenti prestabiliti è macchinoso.
Ritengo che le storie si scrivano da sole. Hai un inizio, hai caratteri ben delineati. Bene, li sbatti dentro una situazione di rottura e lasci che agiscano secondo la loro indole e secondo le relazioni che ci sono fra di loro. Probabilmente la situazione si ingarbuglierà all'inverosimile.
A questo punto la tua mano di scrittrice sensibile e attenta lavorerà per sgarbugliarli senza mai costringerli a un agire forzato o poco verosimile.
Ce li fai uscire senza fretta e ci piazzi un finale in scioltezza, senza troppi fuochi d'artificio.
Io ci metto anche la scenetta d'amore finale perché sono una femminuccia romantica.
Post: 96
Utente Junior
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13/07/2011 01:50
 
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KimmyTamer, 12/07/2011 22.44:


alla fine si può capire - raggiungere una sorta di illuminazione Zen per cui improvvisamente "il metodo" diventa sensato, ovvio, scontato, naturale e infallibile.[...]
secondo me l'unica cosa che salva veramente è quella sensazione "zen" del "lo so fare, ma non so spiegarti esattamente come lo faccio, perché lo faccio in questo modo, come mi viene in mente di fare così anzichè colì.".



Assolutamente. E' L'epifania, quella che ti coglie nei posti e nei momenti più assurdi. E' sulla tazza del gabinetto che ho capito come funzionavano gli archi associati, dopo settimane di sguardo vacuo alla lavagna. Ho disegnato la circonferenza goniometrica sulla carta igienica e mi si è aperta una finestra sul mondo delle corrispondenze mistiche tra gli oggetti (?).

A parte questo aneddoto imbecille... secondo me no, non esiste un metodo giusto o sbagliato per scrivere. Se anche si scoprisse che Caravaggio ha usato gli scovolini nettapipa (anacronismo: on XD) al posto dei pennelli, non per questo le sue opere oggi perderebbero valore.
Oi, quando l'ho pensato l'esempio aveva senso, ora mi sono persa. Comunque, dico, l'importante è arrivare *sbadiglia* tipo, qui sotto in giacenza ho il primo e l'inizio dell'ultimo paragrafo di una one shot. Ma se mai la finirò (sì, dai. Su, muoviti!), nessuno saprà mai che ho scritto prima la fine dello svolgimento XD quella è una cosa che riguarda solo me ed il mio (confusionario) metodo di scrittura.
Post: 898
Utente Senior
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13/07/2011 12:18
 
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wari, 13/07/2011 01.50:

KimmyTamer, 12/07/2011 22.44:


alla fine si può capire - raggiungere una sorta di illuminazione Zen per cui improvvisamente "il metodo" diventa sensato, ovvio, scontato, naturale e infallibile.[...]
secondo me l'unica cosa che salva veramente è quella sensazione "zen" del "lo so fare, ma non so spiegarti esattamente come lo faccio, perché lo faccio in questo modo, come mi viene in mente di fare così anzichè colì.".



Assolutamente. E' L'epifania, quella che ti coglie nei posti e nei momenti più assurdi. E' sulla tazza del gabinetto che ho capito come funzionavano gli archi associati, dopo settimane di sguardo vacuo alla lavagna. Ho disegnato la circonferenza goniometrica sulla carta igienica e mi si è aperta una finestra sul mondo delle corrispondenze mistiche tra gli oggetti (?).

A parte questo aneddoto imbecille... secondo me no, non esiste un metodo giusto o sbagliato per scrivere. Se anche si scoprisse che Caravaggio ha usato gli scovolini nettapipa (anacronismo: on XD) al posto dei pennelli, non per questo le sue opere oggi perderebbero valore.
Oi, quando l'ho pensato l'esempio aveva senso, ora mi sono persa. Comunque, dico, l'importante è arrivare *sbadiglia* tipo, qui sotto in giacenza ho il primo e l'inizio dell'ultimo paragrafo di una one shot. Ma se mai la finirò (sì, dai. Su, muoviti!), nessuno saprà mai che ho scritto prima la fine dello svolgimento XD quella è una cosa che riguarda solo me ed il mio (confusionario) metodo di scrittura.




Io il finale è una delle prime cose che invento in una storia. Se non conosco il punto di arrivo mi blocco.
Senza scaletta mi trovo male e finisco col scrivere una storia dove in 100 pagine non succede niente.

I'm a PLOTTER. This does means i can write well when i have already planned the whole story/fiction, and when i already know characters and settings.

I vaccini causano il cancro ai gatti. Pensaci, prima di vaccinare il tuo!
- Il Vero Conservatore si guarda bene dal confondersi con i reazionari, i retrogradi, i tradizionalisti, i nostalgici; perché il Vero Conservatore intende “continuare mantenendo”, e non tornare indietro e rifare esperienze fallite. (Manifesto dei Conservatori)
- Che il sultano mantenga le tradizioni nella propria terra, ma non tenti di imporle ad altri regnanti. (Vlad Țepeș)
- Non si deve giudicare ciò che non si conosce. Ma una volta acquisita la conoscenza, non siamo obbligati a giudicare in positivo. (Ali - NORDLYS - Sacco)
Post: 899
Utente Senior
OFFLINE
13/07/2011 12:28
 
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Mah, io non credo di aver scritto due mie storie che sian due con lo stesso metodo.XD
Si va da storie di 16 capitoli lunghi scritte in 20 giorni, a storie di una ventina di capitoli realizzate in 2 mesi e mezzo, a storie sempre sui 20 capitoli scritte a spizzichi durante un anno, a storie iniziate, poi stop, poi 2 anni dopo riprendi l'ambientazione ma con la generazione di personaggi più vecchi...XD
Per le oneshot è uguale. C'è l'idea precisa che è già lì e scrivi sapendo dove cacciare ogni parola, e quella che boh, io penso di avere un'idea di inizio e fine, poi si vede.
Conservo scalette dettagliate e scarabocchiatissime, così come scalette che contenevano indicazioni stupende tipo "capitolo 5: grosso casino" (di lì a sapere che genere di casino...XD)

E anche le cose che ho detto io potrebbero essere emerite scempiaggini, di fronte al tuo (tuo generico) innovativo metodo di scrivere appeso al lampadario picchiettando sulla tastiera con le bacchette da ristorante cinese, scrivendo la storia al contrario.

Tutto viene da sé, con l'amore, l'interesse per quel che si fa e l'esercizio. Ed è diverso per ognuno, credo.
Post: 785
Giudice*
Utente Senior
OFFLINE
13/07/2011 13:31
 
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Diceva un dritto di nome Radbruch (scusate, sono i tizi che devo leggere per i miei esami di sistemi giuridici argh): "Le scienze che si occupano della propria metodologia sono scienze malate"

L'arte, poi, non è nemmeno una scienza. No, davvero, nessun metodo, non esistono metodi per certe cose [SM=g27985]
Il mio account EFP


Scrivevo silenzi, notti, notavo l'inesprimibile, fissavo vertigini.

Arthur Rimbaud





Post: 184
Utente Junior
OFFLINE
13/07/2011 14:00
 
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Non si può dire che non esistano dei metodi per scrivere meglio.
Anche l'improvvisazione, lo scrivere di getto, è, di fatto, un metodo. Il problema è che tali metodi vanno interiorizzati e padroneggiati, in quanto la loro efficacia è del tutto soggettiva. Non esiste un metodo universale per scrivere bene, così come non esiste una definizione univoca di giustizia o come non esiste un modo infallibile per farsi passare il singhiozzo. E' tutto molto soggettivo. Perciò, Alice, se tu ti trovi bene solo con il metodo della scaletta, vuol dire che è quel metodo che devi usare. Adottarne un altro, che per me o per Pinco Pallino può essere migliore, per te sarebbe controproducente. Certo, puoi provare ad esplorare nuove tecniche; ma se già hai cercato di scrivere d'impulso e il risultato non ti è piaciuto, c'è poco da fare.
Il tuo metodo è corretto nel momento in cui ti permette di portare una storia a termine in modo coerente. Tutto qui.

Personalmente, io cambio metodo in relazione alle storie: se sono commedie, scrivo d'impulso, avendo semplicemente alcuni passaggi fondamentali in mente (che si collegheranno l'uno all'altro seguendo l'ispirazione del momento); se, per esempio, devo scrivere un thriller, allora avrò bisogno di stabilire tutti i particolari; e così via...
Post: 2.239
Utente Veteran
Imperatrice dei Pigri: quel che posso far domani, non farò oggi!
OFFLINE
13/07/2011 23:57
 
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Non ho un metodo, purtroppo o per fortuna. Scrivo i pezzi che voglio e quando voglio, scrivo prima la fine e poi òìinizio e poi lo svolgimento o l'esatto contrario o, ancora, scrivo tutto ciò che ho in testa e poi tendo di dare un senso o, ancora, scrivo in maniera tanto lineare e semplice da far sembrare il mio metodo quello di un tema scolastico.
Non mi pongo limitazioni; que sera, sera [SM=g27998]

(A parte anche il fatto che io considero una scrittura un hobby molto libero ed indipendente, quindi posso inizare o scrivere le conclusioni che non vedranno mai la loro stesura completa... indi, a che pro?)
Erena "Posso avere una Proroga?"-chan
Post: 131
Utente Junior
OFFLINE
14/07/2011 09:07
 
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Mmh. I miei pareri sono discordanti con alcuni, qui.

Io sono una assidua fan della scaletta. Per scaletta, però, intendo un insieme di eventi cardine (non marginali), che so che devono accadere in quel preciso ordine.

Ad esempio, so che, per far quadrare la storia e per far sì che il finale che ho pensato cada a pennello, in "un determinato punto" deve avvenire questa situazione-azione.

La scaletta secondo me non è limitante. Dipende poi dall'utilizzo che ne fai. Se per scaletta intendi la forzatura di scrivere obbligatoriamente le situazioni in quell'ordine, quello è diverso.

E' ovvio che, se mi viene in mente qualcosa che ci sta meglio o che posso far rientrare senza che la storia si squilibri troppo, la inserisco modificando la scaletta.

Generalmente, quando mi vien voglia di scrivere una storia, non ho mai in mente la scena iniziale.

Mi è venuta in mente quella scena? Ok, come ci arrivo a quella scena? Se parto da una situazione completamente antitetica (es banale: due personaggi scoprono di essere innamorati l'uno dell'altra - all'inizio della storia non si conoscono), come faccio a snocciolare la storia in modo credibile per arrivare fino alla scena "clue", a quella che definirei climax?

Per il discorso dei personaggi... non sempre è vero, che se hanno personalità se ne vanno "da soli". Spesso, quando scriviamo, tendiamo a scrivere ciò che NOI vorremmo leggere. Questo spesso causa l'uscita dal personaggio (OOC). Una scaletta, o un vademecum con il carattere di quel personaggio, ad esempio, mi aiuta a mantenere il personaggio sul "binario giusto" (sono parecchio fiscale con l'OOC e cerco di evitarlo sempre e comunque). E' come battere il terreno per preparare una autostrada: mi metto dei paletti ben precisi, poi li seguo, cementifico e aggiungo tutti gli altri dettagli. E' un metodo di un dispendioso incredibile, ma mi aiuta a non perdermi.

Ammetto però di essere parecchio confusionaria e poco costante, quindi può darsi anche che la scaletta mi faccia sentire più sicura... ^^'

Non esiste un giusto metodo: se tu lo senti giusto per te, è giusto, allora. E' una cosa soggettiva, legata a noi. Punto. ^^
Reiko_artemis (no log)
[Non Registrato]
14/07/2011 10:33
 
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Maria Giovanna quanto, dico quanto quanto ti quoto! Ho voglia io di decidere le cose se poi i personaggi fanno tutt'altro! Non è che io cambi idea mentre scrivo, eh! Sono loro. Fanno da soli. Decido che questi due si devono baciare, e invece all'improvviso me li ritrovo a fare a botte ad un livello che è assurdo farli baciare, e cambia tutto. Io posso solo leggere la pagina finita e chiedermi come hanno fatto ad arrivare a quel punto...
Io più che scaletta, metto giù delle idee. Un elenco puntato pieno di punti interrogativi, qualcosa come:
- E se xx è figlio di yy?
- Incontrano zz in un bagno pubblico?
- spunta il vecchio maestro lll?
Alcuni li tengo, altri li scarto, ma non perché non mi piacciano, eh! Semplicemente non si presenta l'occasione di inserire la scena, non mi passa neanche per la testa di farcela stare a forza, sarebbe forzato e macchinoso, anche se nessuno forse se ne accorgerebbe, a parte me e i miei personaggi.
Se intervengo troppo negli eventi, si perde la magia e loro (i personaggi) si rifiutano di lavorare finché non tolgo quella scena. Io ho troppa paura che mi abbandonino per tradirli. Non a caso ormai mi eclisso del tutto dalle mie storie e lascio la narrazione ad un personaggio, a volte addirittura che scrive al presente nel bel mezzo della situazione...
Non dico che questo sia il metodo migliore, dato che ho incontrato più gente che trova difficoltà nello scrivere in prima persona che gente come me che lo trova naturale; di sicuro è il metodo più mio, quello giusto per me. Non importa se hanno fatto successo mie storie in cui narro in terza persona, non importa che siano fluide agli occhi degli altri e perfette stilisticamente (cosa di cui dubito!), ai miei occhi non sono spontanee e provo parecchia difficoltà a scriverle. Con questo non dico che lascio perdere la terza persona, anzi, in certi tipi di storie è quasi obbligatorio usarla, ma appunto mi sento la libertà di scegliere quale persona usare caso per caso, cosciente che se scelgo la terza mi sarà molto più difficile lavorare, e lento.
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