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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 07:50
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07/03/2023 08:26
 
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Uno solo è il vostro Maestro (...) uno solo è il Padre vostro (...) uno solo è la vostra Guida»

Pbro. Gerardo GÓMEZ
(Merlo, Buenos Aires, Argentina)
Oggi, a maggior ragione, dobbiamo impegnarci per la nostra salvazione personale e comunitaria, come dice san Paolo, con rispetto e serietà, perché «Ora è il giorno della salvezza» (2 Cor 6,2). Il tempo di quaresima è una opportunità sacra dataci dal nostro Padre, affinché, in un atteggiamento di profonda conversione, rivitalizziamo i nostri valori personali, riconosciamo i nostri errori e ci pentiamo dei nostri peccati, in modo tale che la nostra vita vada trasformandosi attraverso l azione dello Spirito Santo- in una vita più piena e matura.

Per adeguare la nostra condotta a quella del Signore Gesù è fondamentale un gesto di umiltà, come dice Papa Benedetto XVI: «Che [io] mi riconosca per quello che sono, una creatura fragile, fatta di terra, destinata alla terra, però altresì fatta a immagine di Dio e destinata a Lui.

All epoca di Gesù c erano molti modelli che pregavano e attuavano per essere visti, per essere riverenziati: semplice fantasia, personaggi di cartapesta che non riuscivano a spronare la crescita e la maturità del loro prossimo. I loro atteggiamenti e la loro condotta non segnalavano il cammino che conduce a Dio: «Non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno» (Mt 23,3).

La società attuale, anch'essa ci presenta un infinità di modelli di condotta che ci avviano verso un esistenza vertiginosa, sventata, indebolendo in noi il senso della trascendenza. Non permettiamo che questi riferimenti ci facciano perdere di vista il vero Maestro: «Uno solo è il vostro Maestro; (...) uno solo è il Padre vostro (...) uno solo è la vostra Guida, il Cristo» (Mt 23,8-9-10).

Approfittiamo la quaresima per rafforzare le nostre convinzioni, quali discepoli di Gesù Cristo. Cerchiamo di avere momenti sacri di deserto dove ci rincontreremo con noi stessi e con il vero Modello e Maestro. E davanti a situazioni concrete, in cui molte volte non sappiamo come reagire, potremo domandarci: Che direbbe Gesù? Come attuerebbe Gesù?

Pensieri per il Vangelo di oggi
«È meglio tacere e agire che parlare e non agire. È cosa buona insegnare, se chi parla pratica ciò che insegna» (San Ignacio de Antioquía)

«Oggi più che mai, la Chiesa è consapevole che il suo messaggio sociale sarà reso credibile dalla testimonianza delle sueopere, più che dalla sua coerenza e logica interna» (San Giovanni Paolo II)

«Lo scandalo assume una gravità particolare a motivo dell'autorità di coloro che lo causano o della debolezza di coloro che lo subiscono ( ).Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro che, per natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare e ad educare gli altri. Gesù lo rimprovera agli scribi e ai farisei: li paragona a lupi rapaci in veste di pecore. (cfr. Mt 7,15)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.285)
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08/03/2023 07:55
 
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«Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore»

Rev. D. Francesc JORDANA i Soler
(Mirasol, Barcelona, Spagna)
Oggi la Chiesa Ispirata dallo Spirito Santo ci propone in questo tempo di Quaresima un testo in cui Gesù imposta ai suoi discepoli e per tanto anche a noi un cambio di mentalità. Gesù oggi capovolge le visioni umane e terrestri dei suoi discepoli e gli apre un nuovo orizzonte di comprensione su quale dovrà essere lo stile di vita dei suoi proseliti.

Le nostre tendenze naturali ci suscitano il desiderio di dominare le cose e le persone, dirigere e dare ordini, che si faccia ciò che a noi piace, che la gente possa riconoscere in noi uno status, una posizione. Invece il cammino che Gesù ci propone è l opposto: «Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,26-27). Servitore , schiavo : non possiamo rimanere nell enunciato delle parole!. Le abbiamo sentite centinaia di volte dobbiamo, essere capaci di entrare in contatto con la realtà che significano, e confrontare questa realtà con le nostre attitudini e comportamenti.

Il Concilio Vaticano II ha affermato che «L uomo acquisisce la sua pienezza attraverso il servizio di donarsi agli altri». In questo caso, ci sembra che diamo la vita, quando in realtà la stiamo incontrando. L uomo che non vive per servire non serve per vivere. E con questa attitudine il nostro modello è lo stesso Cristo, -l uomo pienamente uomo- giacché «il Figlio dell uomo, non è venuto per farsi servire ma a servire e a dare la sua vita come riscatto per molti».

Essere servo, essere schiavo così come ce lo chiede Gesù, è impossibile per noi. Rimane fuori dalla capacità della nostra povera volontà: dobbiamo implorare, attendere e desiderare intensamente che ci siano concessi questi doni. La Quaresima e le sue pratiche quaresimali -digiuno, elemosina e preghiera ci ricordano che per ricevere questi doni dobbiamo prepararci adeguatamente.
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09/03/2023 08:05
 
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«Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti»

Rev. D. Xavier SOBREVÍA i Vidal
(Sant Just Desvern, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo é una parabola che ci scopre le realtà dell uomo dopo la morte. Gesù ci parla del premio o del castigo che avremo a seconda di come ci siamo comportati.

Il contrasto tra il ricco e il povero è molto forte. Il lusso e l indifferenza del ricco; la situazione patetica di Lazzaro, con i cani che gli leccano le piaghe (cf. Lc 16,19-21). Tutto con un gran realismo, che fa si che entriamo nello scenario.

Possiamo pensare: dove sarei io, se fossi uno dei protagonisti della parabola? La nostra società, costantemente, ci ricorda che dobbiamo vivere bene, con comodità e benessere, ricreandoci e senza preoccupazioni. Vivere per se stessi senza preoccuparsi degli altri o preoccupandosi solo dell essenziale affinché la coscienza stia tranquilla, però non per un senso di giustizia, amore o solidarietà.

Oggi ci si presenta la necessità di ascoltare Dio in questa vita, di convertirci in questa vita e approfittare il tempo che Lui ci concede. Dio chiede un rendiconto. In questa vita mettiamo a repentaglio la vita .

Gesù lascia chiara l esistenza dell inferno descrivendo alcune delle sue caratteristiche: la pena che soffrono i sensi «intingere nell acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». (Lc 16,24)- e la sua eternità «tra noi e voi è stato fissato un grande abisso» (Lc 16,26)-.

San Gregorio Magno ci dice che «tutte queste cose si dicono affinché nessuno possa scusarsi a causa della sua ignoranza». Bisogna spogliarsi dell uomo vecchio ed essere liberi per poter amare il prossimo. Dobbiamo rispondere alla sofferenza dei poveri, dei malati o degli abbandonati. Sarebbe bene che ricordassimo questa parabola con frequenza perché ci faccia più responsabili della nostra vita. A tutti giunge il momento della morte. E dobbiamo essere sempre preparati perché un giorno saremo giudicati.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Gesù mette in guardia sul pericolo dei beni della terra. Tuttavia, Gesù non condanna in modo assoluto il possesso dei beni terreni: anzi, ci esorta a ricordare il duplice comandamento dell amore a Dio e dell amore al prossimo» (San Giovanni Paolo II)

«Rimane sempre il pericolo che, chiudendosi sempre più ermeticamente a Cristo, i superbi, i ricchi e i potenti finiscano per condannare se stessi a cadere nell abisso eterno della solitudine che è l inferno» (Francesco)

«Nella moltitudine di esseri umani senza pane, senza tetto, senza fissa dimora, come non riconoscere Lazzaro, il mendicante affamato della parabola? Come non risentire Gesù: non l avete fatto a me (Mt 25,45)?» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2463)
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10/03/2023 08:36
 
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La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d angolo»

Rev. D. Melcior QUEROL i Solà
(Ribes de Freser, Girona, Spagna)
Oggi, Gesù attraverso la parabola dei viticoltori omicidi ci parla dell infedeltà; paragona la vigna a Israele e i viticoltori ai capi del popolo prediletto. A loro e a tutta la discendenza di Abramo era stato affidato il Regno di Dio, ma hanno sperperato l eredità: «Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21,43).

All inizio del Vangelo di Matteo, la Buona Nuova sembra diretta unicamente ad Israele. Il popolo eletto, già nell Antica Alleanza, ha la missione di annunciare e portare la salvezza a tutte le nazioni. Ma Israele non è stato fedele alla sua missione. Gesù, il mediatore della Nuova Alleanza, congregherà attorno a sé i dodici Apostoli, simbolo del nuovo Israele, chiamato a dare frutti di vita eterna e ad annunciare a tutti i popoli la salvezza.

Questo nuovo Israele è la Chiesa, formata da tutti i battezzati. Noi abbiamo ricevuto, nella persona di Gesù e nel suo messaggio, un regalo unico che dobbiamo far fruttificare. Non possiamo accontentarci con una vivenza individualista e chiusa alla nostra fede; dobbiamo comunicarla e donarla ad ogni persona che ci avvicina. Da lì si deriva che il primo frutto, è che viviamo la nostra fede nel calore della famiglia, rappresentata dalla comunità cristiana. E questo sarà semplice, perché: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).

Però si tratta, di una comunità cristiana aperta, cioè eminentemente missionaria (secondo frutto). Per la forza e la bellezza del Risorto in mezzo a noi , la comunità è attraente in tutti i suoi gesti e azioni, e ognuno dei suoi membri gode della capacità di generare uomini e donne alla nuova vita del Risorto. E un terzo frutto è che viviamo con la convinzione e la certezza che nel Vangelo troviamo la soluzione a tutti i problemi.

Viviamo nel santo timor di Dio, non sia mai che ci si tolga il Regno e venga dato ad altri.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Dio non ha bisogno dei nostri lavori, ma della nostra obbedienza» (San Giovanni Crisostomo)

«Il maltrattamento della servitù rispecchia la storia dei profeti, la loro sofferenza Anche se il figlio subirà la stessa sorte, il Padrone non abbandonerà la vigna: la darà in affitto ad altri Non è questa una descrizione del nostro presente?» (Benedetto XVI)

«La Chiesa è il podere o campo di Dio. 135 In quel campo cresce l antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi en el quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti. Essa è stata piantata dal celeste Agricoltore come vigna scelta. Cristo è la vera Vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 755)
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11/03/2023 09:10
 
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«Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te»

Rev. D. Jordi POU i Sabater
(Sant Jordi Desvalls, Girona, Spagna)
Oggi, vediamo la misericordia, la nota caratteristica di Dio Padre, nel momento in cui contempliamo una Umanità orfana , perché smemorata- non sa che è figlia di Dio. Cronin parla di un figlio che andò via di casa, dissipò denaro, salute, l onore della famiglia...fu imprigionato. Poco prima di uscire in libertà, scrisse a casa: se i suoi lo perdonavano che mettessero un fazzoletto bianco sul melo, vicino alla ferrovia. Al vederlo sarebbe tornato a casa; se no, non lo avrebbero più visto. Il giorno che uscì dal carcere, arrivando, non si azzardava a guardare, ci sarà il fazzoletto? «Apri gli occhi!...Guarda!» gli disse un compagno. E rimase a bocca aperta: nell albero non c era solo un fazzoletto bianco, ma centinaia di questi; era pieno di fazzoletti bianchi!

Ci ricorda quel quadro di Rembrandt nel quale si vede il figlio che ritorna, indifeso e affamato, ed è abbracciato da un anziano, con due mani diverse: una da padre che abbraccia fortemente; e l altra da madre affettuosa e dolce, accarezzandolo. Dio è padre e madre...

«Padre, ho peccato» (cf. Lc 15,21), vogliamo dire anche noi, e sentire l abbraccio di Dio nel sacramento della confessione, e partecipare alla festa dell Eucarestia: «mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita»(Lc 15,23-24). Così, visto che «Dio ci aspetta ogni giorno!- come quel padre della parabola aspettava suo figlio prodigo» (San Josemaría), ricorriamo il cammino con Gesù verso l incontro con il Padre, dove tutto sarà più chiaro: «Il mistero dell uomo solo diventa comprensibile alla luce del mistero del Verbo incarnato» (Consiglio Vaticano II).

Il protagonista è sempre il Padre. Che il deserto della Quaresima ci porti a interiorizzare questa chiamata e a partecipare nella misericordia divina, giacché la vita è un ritornare al Padre.
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12/03/2023 08:02
 
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«Dammi da bere!»

P. Julio César RAMOS González SDB
(Mendoza, Argentina)
come in quel mezzogiorno in Samaria, Gesù si avvicina alla nostra vita, a metà strada del nostro cammino quaresimale, chiedendoci, come alla samaritana: «Dammi da bere» (Gv 4,7). «La Sua sete materiale -ci dice Giovanni Paolo II- è segno di una realtà molto più profonda: esprime l ardente desiderio che sia la donna con cui parla, come gli altri samaritani si aprano alla fede».

Il Prefazio della celebrazione eucaristica di oggi ci parlerà di questo dialogo che finisce in uno scambio salvifico in cui il Signore, «(...) al chiedere acqua alla samaritana, aveva già infuso in lei la grazia della fede, e, se volle aver sete della fede di quella donna, fu per far ardere in lei il fuoco dell amore divino».

Questo desiderio salvatore di Gesù, trasformato in sete , è oggidì pure sete `della nostra fede´, della nostra risposta di fede di fronte a tanti inviti quaresimali alla conversione, al cambio, a riconciliarci con Dio e con i fratelli, a prepararci quanto meglio sia possibile a ricevere una nuova vita di risuscitati nella Pasqua che ci si avvicina.

«Sono io che parlo con te» (Gv 4,26): questa diretta e manifesta confessione di Gesù, circa la Sua missione, cosa che non aveva fatto con nessuno prima, mostra allo stesso modo l amore di Dio che diventa ancora di più `ricerca del peccatore e promessa di salvazione´che soddisfarrà abbondantemente il desiderio umano della Vita vera. E così che, più avanti, in questo stesso Vangelo, Gesù proclamerà; «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me» come dice la Scrittura: `dal su seno correranno fiumi di acqua viva»´(Gv 7,37-38). Perciò, il tuo impegno è uscire oggi da te e dire agli uomini:«Venite a vadere un uomo che mi ha detto...» (Gv 4,29).
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13/03/2023 09:51
 
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Nessun profeta è bene accetto nella sua patria»

Rev. P. Higinio Rafael ROSOLEN IVE
(Cobourg, Ontario, Canada)
Oggi, nel Vangelo, Gesù ci dice «nessun profeta è bene accetto nella sua patria» (Lc 4,24). Gesù, utilizzando questo proverbio, viene presentato come un profeta.

Profeta è chi parla per conto di un'altro, chi porta il messaggio di un'altro. Tra gli Ebrei, i profeti erano uomini mandati da Dio per annunciare, sia con le parole che con i segni, la presenza di Dio, l arrivo del Messia, il messaggio di salvezza di pace e speranza.

Gesù è il profeta per eccellenza, il Salvatore atteso. In Lui tutte le profezie hanno complimento. Ma, come è accaduto nei giorni di Elia ed Eliseo, Gesù non è ben accolta in mezzo al suo popolo, perché son questi colui che pieni di rabbia «lo cacciarono fuori della città» (Lc 4,29).

Ognuno di noi, in ragione della loro battesimo, è chiamato anche ad essere un profeta. Pertanto:

1º. Dobbiamo proclamare la Buona Novella. Per questo, come ha detto il Papa Francesco, dobbiamo ascoltare la Parola con apertura sincera, permetterla di toccare le nostre vite, che ci reclami, che ci esorti, che ci mobilizzi, perché se non troviamo il tempo per pregare con questa Parola, allora sì saremmo un "falso profeta", un " truffatore" o un "ciarlatano vuoto".

2º Vivere il Vangelo. Ancora una volta il Papa Francisco: «Non ci viene chiesto di essere immacolati, ma piuttosto che siamo sempre in crescita, che viviamo il desiderio profondo di progredire nella via del Vangelo, e non ci lasciamo cadere le braccia ». È indispensabile aver la certezza che Dio ci ama, che Gesù Cristo ci ha salvati, che il suo amore è per sempre.

3º Come discepoli di Gesù, essere consapevoli del fatto che, così come Gesù ha sperimentato il rifiuto, la rabbia, l essere scacciato fuori, questo sarà presente anche l' orizzonte della nostra vita quotidiana.

Che Maria, Regina dei profeti, ci guidi nel nostro cammino.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Poiché il Signore è buono e ancor più buono per coloro che Gli sono fedeli, abracciamoci a Lui, rimaniamo dalla sua parte con tutta la nostra anima, con tutto il nostro cuore» (Sant'Ambrogio)

«Un bambino!, un presepe! Perciò le cose semplici, l'umiltà di Dio: è questo lo stile divino, mai spettacolo. Ci farà bene in questa Quaresima pensare come il Signore ci aiutò, come il Signore ci fece andare avanti e capiremo che lo ha fatto sempre nelle cose semplici» (Francesco)

«Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito Sacerdote, Profeta e Re". L'intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 783
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14/03/2023 08:14
 
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«Il padrone ebbe compassione (...) e gli condonò il debito»

Rev. D. Enric PRAT i Jordana
(Sort, Lleida, Spagna)
Oggi, il Vangelo di Matteo ci invita a una riflessione sul mistero del perdono, proponendo un parallelismo tra lo stile di Dio e il nostro nel momento di perdonare.

L uomo si azzarda a misurare e a calcolare la sua magnanimità nel perdonare. «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Sette volte?» (Mt 18,21). A Pietro sembra che `sette volte´ è già un po troppo o che, forse, sia il massimo che possiamo sopportare. Riflettendoci meglio, Pietro si rivela essere ancora più generoso se lo paragoniamo all uomo della parabola, che, quando incontrò un suo compagno che gli doveva cento danari, «lo prese per il collo e soffocandolo gli diceva: «Restituisci quello che devi» Mt 18,28), negandosi ad ascoltare la sua supplica ne la promessa di restituzione.

A conti fatti, l uomo o si rifiuta di perdonare o riduce alla minima espressione il suo perdono. Realmente, nessuno direbbe che abbiamo appena ricevuto, da Dio, un perdono, infinitamente reiterato e senza limiti. La parabola dice: «Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito» (Mt 18,27). E pensare che il debito era molto importante.

La parabola, però, che stiamo commentando fa risaltare lo stile di Dio, al momento di concedere il perdono. Dopo aver richiamato il suo debitore e di avergli fatto osservare la serietà della situazione, si lasciò improvvisamente intenerire dalla sua richiesta compunta ed umile: «Prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa» Il padrone ebbe compassione...» (Mt 18,26-27). Questo episodio mette in evidenza quello che ognuno di noi sa per propria esperienza e con profonda riconoscenza, cioè che Dio perdona senza limiti chi si pente e si converte. Il finale negativo e triste della parabola, dopo tutto, fa onore alla giustizia e mette in evidenza la veracità di quell altra espressione di Gesù in Lc 6,38: « Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Colui che perdona e colui che è perdonato si incontrano in un punto esenziale, che è la dignità » (San Giovanni Paolo II)

«Il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere alla serenità del cuore » (Francesco)

«Non c e nessuna colpa, per grave che sia, che non posaa essere perdonata dalla santa Chiesa. Non si può ammetere che ci sia un uomo, per quanto infame e scellerato che non possa avere con il pentimento la certezza del perdono. Cristo, che è morto per tutti gli uomini, vuole che, nella sua Chiesa, le porte del perdono siano sempre aperte a chiunque si allontani dal peccato » (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 982
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15/03/2023 08:54
 
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Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti (...) ma a dare pieno compimento»

Rev. D. Vicenç GUINOT i Gómez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, ai nostri giorni, c è molto rispetto verso le diverse religioni. Tutte le religioni esprimono la ricerca della trascendenza da parte dell uomo, la ricerca dell aldilà, delle realtà eterne. Nel cristianesimo, invece, che affonda le sue radici nel giudaismo, questo fenomeno è inverso: è lo stesso Dio che cerca l uomo.

Come ricordò Giovanni Paolo ll, Dio desidera avvicinarsi all uomo, Dio vuole dirigergli la Sua parola, mostrargli il Suo volto perché cerca l intimità con Lui. Questo diventa realtà nel popolo d Israele, popolo scelto da Dio per ricevere le Sue parole, è questa l esperienza che ha Mosè quando dice: «Infatti, quale grande nazione ha gli dei così vicini a se, come il Signore nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?» (Dt 4,7). E, ancora, il salmista canta che Dio «Annuncia a Giacobbe la sua parola, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele. Così non ha fatto con nessun altra nazione, non hanno fatto conoscere loro i Suoi giudizi» (Sal 147,19-20).

Gesù, dunque, con la Sua presenza realizza il desiderio di Dio di avvicinarsi all uomo. Per questo dice che «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Viene ad arricchirli, ad illuminarli affinché gli uomini conoscano il vero volto di Dio e possano entrare in intimità con Lui.

In questo senso, disprezzare le indicazioni di Dio, per insignificanti che esse siano, manifesta una conoscenza rachitica di Dio e, perciò, chi si trova in tali condizioni sarà considerato piccolo nel Regno dei Cieli. Ed è che, come diceva san Teofilo d Antiochia, «Dio viene visto da chi può vederLo; solo devono avere aperti gli occhi dello spirito (...) ma certi uomini li hanno offuscati».

Aspiriamo, dunque, nella preghiera, a seguire con grande fedeltà tutte le indicazioni del Signore. Arriveremo così ad una grande intimità con Lui e saremo, quindi, considerati grandi nel Regno dei Cieli.
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16/03/2023 09:14
 
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«Se (...) io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio»

Rev. D. Josep GASSÓ i Lécera
(Ripollet, Barcelona, Spagna)
Oggi, nella proclamazione della Parola di Dio, riappare l immagine del `diavolo´: «Gesù stava scacciando un demonio che era muto» (Lc 11,14). Ogni volta che i testi della Scrittura sacra ci parlano del demonio, ci sentiamo, forse, un po incomodi. Comunque, è vero che il male esiste e che ha radici così profonde che noi non riusciamo ad eliminare completamente. Ed è anche vero che il male ha una dimensione molto vasta: va`lavorando´e non possiamo, in nessun modo, dominarlo. Gesù, però, è venuto a combattere queste forze del male, il demonio. Solo Lui può scacciarlo.

Gesù è stato calunniato ed accusato: il demonio è capace di ottenere tutto. Mentre la gente si meraviglia di ciò che ha fatto Gesù, «alcuni dissero: «E per mezzo di Belzebu, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni» (Lc 11,15).

La risposta di Gesù mostra l assurdo dell argomento di quelli che Lo contraddicono. Tra parentesi, questa risposta è, per noi, un appello all unità, alla forza che suppone l unione. La disunione, invece, è un fermento malefico e distruttore. Uno dei segni del male è, precisamente, la divisione ed il non capirsi gli uni tra gli altri. Sfortunatamente, il mondo attuale si distingue per questo tipo di spirito del male che ostacola la comprensione ed il riconoscimento degli uni verso gli altri.

E conveniente meditare quale è la nostra collaborazione in questo fatto di scacciar demoni o di allontanare il male. Chiediamoci: faccio tutto il possibile, perché il Signore scacci il male dalla mia coscienza? Collaboro sufficientemente in questa espulsione ? Perché «Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi» (Mt 15,19). E molto importante la risposta di ognuno di noi, cioè la collaborazione necessaria a livello personale.

Che Maria interceda con Gesù, il Suo Figlio amato, perché scacci dal nostro cuore e dal mondo, qualunque tipo di mali (guerre, terrorismo, maltrattamenti, qualsiasi genere di violenza).`Maria, Madre della Chiesa e Regina della Pace, prega per noi´!
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17/03/2023 08:31
 
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«Non c è altro comandamento più grande di questi»

Rev. D. Pere MONTAGUT i Piquet
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la liturgia quaresimale ci presenta l amore quale radice, la più profonda, dell autocomunicazione di Dio. «L anima non può vivere senza amore, ha sempre bisogno di amare qualcosa, perché è fatta d amore che io per amore l ho creata». (Santa Caterina da Siena) Dio è amore onnipotente, amore fino all estremo, amore crocificato: «E sulla croce dove può contemplarsi questa verità» (Benedetto XVl) Questo Vangelo non è solo un autorivelazione di come Dio per mezzo di Suo Figlio- vuole essere amato Con un comandamento del Deuteronomio: «Tu amerai il Signore tuo Dio» (Dt 6,5) ed un altro del Levitico: «Amerai il tuo prossimo» (Lev 19,18), Gesù porta a compimento la pienezza della Legge. Lui ama il Padre, come Dio vero nato dal Dio vero e, come Verbo fatto uomo, crea la nuova Umanità dei figli di Dio, fratelli che si amano con l amore del Figlio.

La chiamata di Gesù alla comunione e alla missione richiede una partecipazione nella sua stessa natura; è un intimità in cui bisogna introdursi. Gesù non rivendica mai di essere la meta della nostra preghiera e amore. Rende grazie al Padre e vive costantemente nella Sua presenza. Il mistero di Cristo attrae verso l amore a Dio Invisibile ed Inaccessibile- mentre è, allo stesso tempo, cammino per riconoscere, verità nell amore e vita per il fratello visibile e presente. Quello che ha maggior valore, non sono le offerte bruciate sull altare ma è Cristo che brucia come unico sacrificio ed obolo affinché siamo in Lui un solo altare, un solo amore.

Questa unificazione di conoscenza e di amore, tessuta dallo Spirito Santo, permette che Dio ami in noi ed utilizzi tutte le nostre capacità, e a noi concede di poter amare come Cristo, con il suo stesso amore filiale e fraterno. Quello che Dio ha unito nell amore , l uomo non può separarlo. E questa la grandezza di chi si sottomette al Regno di Dio: l amore a se stessi non è ostacolo ma estasi per amare l unico Dio ed una moltitudine di fratelli.
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20/03/2023 09:33
 
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«Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe»

P. Marc VAILLOT
(París, Francia)
Oggi la Chiesa ci invita a contemplare la figura amabile del santo Patriarca. Scelto da Dio e da Maria, Giuseppe visse come tutti noi tra dolori e gioie. Dobbiamo guardare a tutte le loro azioni con particolare interesse. Impareremo sempre da lui. Ci fa comodo metterci nei suoi panni per imitarlo, perché così potremo rispondere, come lui, alla volontà divina.

Tutto nella sua vita modesta, umile, ordinaria è luminoso. Per questo, famosi mistici (Teresa d Avila, Hildegarde de Bingen, Teresa de Lisieux), grandi Fondatori (Benedetto, Bruno, Francisco de Assisi, Bernardo de Clairvaux, Josemaría Escrivá) e tanti santi di tutti i tempi ci incoraggiano a trattarlo ed amarlo per seguire le orme del Santo Patrono della Chiesa. È la scorciatoia per santificare l'intimità delle nostre case, entrare nel cuore della Sacra Famiglia, per condurre una vita di preghiera e anche per santificare il nostro lavoro.

Grazie alla sua costante unione con Gesù e Maria ecco la chiave! Giuseppe può semplicemente vivere lo straordinario, quando Dio glielo chiede, come nella scena evangelica della messa odierna, perché soprattutto svolge abitualmente compiti ordinari, che non sono mai irrilevanti perché assicurano una vita fertile e felice, che conduce alla beatitudine celeste.

Tutti possiamo, scrive papa Francesco, «trovare in San Giuseppe, l uomo che passa inosservato, l uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà (...). Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca».

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Fede, amore, speranza: questi sono gli assi della vita di San Giuseppe e quelli di ogni vita cristiana. La dedizione di San Giuseppe è intessuta da questo intreccio di amore fedele, fede amorosa e speranza fiduciosa» (San Josemaría)

«Nei Vangeli, San Giuseppe appare come un uomo forte e coraggioso, un gran lavoratore, ma nella sua anima si percepisce una grande tenerezza, che non è la virtù dei deboli, ma piuttosto il contrario: denota forza d'animo. Non dobbiamo avere paura della bontà, della tenerezza» (Francesco)

«La Chiesa ci incoraggia a prepararci all'ora della nostra morte ("Dalla morte improvvisa e inaspettata, liberaci Signore": antiche Litanie dei Santi), a chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi "nell'ora della nostra morte" (Ave Maria), e ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1.014)
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22/03/2023 08:58
 
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«In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna»

Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)
Oggi il Vangelo ci parla della risposta che Gesù diede ad alcuni che gli contestavano di aver guarito un paralitico di sabato. Gesù approfitta queste critiche per manifestare la sua condizione di Figlio di Dio e, pertanto, di Signore del sabato. Parole che saranno causa della sentenza di condanna nel giorno del giudizio a casa di Caifa. Infatti, quando Gesù si riconobbe Figlio di Dio, il gran sacerdote esclamò: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?» (Mt 26,65).

Molte volte Gesù aveva fatto riferimento al Padre, ma facendo sempre una distinzione: la Paternità di Dio è diversa, quando si tratta di Cristo e quando riguarda gli uomini. E i Giudei che lo ascoltavano capivano molto bene: non era Figlio di Dio come gli altri, ma la filiazione che rivendica per se stesso è una filiazione naturale. Gesù afferma che la sua natura e quella del Padre sono uguali, nonostante siano persone distinte. Manifesta in questo modo la sua divinità. È questo un frammento del Vangelo molto interessante in vista alla rivelazione del mistero della Santissima Trinità.

Tra le cose che oggi dice il Signore ce ne sono alcune che fanno speciale riferimento a tutti coloro che lungo la storia crederanno in Lui: ascoltare e credere in Gesù è avere già la vita eterna (cf. Gv 5,24). Certamente, non è ancora la vita definitiva, ma è già partecipare della promessa. È conveniente averlo molto presente sforzandoci ad ascoltare la parola di Gesù, come ciò che realmente è Parola di Dio che salva. La lettura e la meditazione del Vangelo deve formar parte delle nostre pratiche religiose abituali. Nelle pagine rivelate sentiremo le parole di Gesù, parole immortali che ci aprono le porte della vita eterna. In conclusione, come insegnava il santo Efrem, la Parola di Dio è una fonte inesauribile di vita.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Cristo, quando è morto, ha dovuto obbedire alla legge della tomba, ma quando è risorto dai morti, l'ha abolita, a tal punto che ha rovesciato la perpetuità della morte e l'ha trasformata da eterna in temporale, perché se per mezzo di Adamo tutti sono morti, per mezzo di Cristo tutti torneranno in vita» (San Leone Magno)

«Cristo è un giudice divino con un cuore umano, un giudice che desidera dare la vita". Solo l'ostinazione impenitente nel male può impedirgli di fare questo dono, per il quale non ha esitato ad affrontare la morte» (San Giovanni Paolo II)

«Cristo è il Signore della vita eterna. Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori degli uomini appartiene a Cristo come Redentore del mondo (...). Il Figlio non è venuto a giudicare ma a salvare e a dare la vita che è in lui. È con il rifiuto della grazia in questa vita che ciascuno già giudica se stesso; e può anche condannarsi eternamente rifiutando lo Spirito d'amore» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 679)
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23/03/2023 08:52
 
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«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera»

Rev. D. Miquel MASATS i Roca
(Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci insegna come Gesù affronta la seguente obiezione: si legge nel Dt 19,15, affinché una testimonianza sia efficace deve essere convalidata da due o tre testimoni. Gesù allega a suo favore la testimonianza di Giovanni Battista, la testimonianza del Padre che si manifesta nei miracoli eseguiti da Lui- , e, finalmente, la testimonianza delle Scritture.

Gesù Cristo rinfaccia a coloro che lo ascoltano tre impedimenti che hanno per riconoscerlo come il Messia Figlio di Dio: la mancanza di amore a Dio; l assenza di rettitudine di intenzione cercano solo la gloria umana- e l'interpretazione interessata delle Scritture.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II scriveva: Alla contemplazione del volto di Cristo solo si giunge ascoltando lo Spirito del Padre, perché nessuno conosce il Figlio al di fuori del Padre (cf. Mt 11,27). Quindi, è necessario la rivelazione dell Altissimo. Ma, per accorgliela , è indispensabile mettersi in atteggiamento di ascoltare .

Per questo, bisogna tener conto che per riconoscere Gesù Cristo come vero Figlio di Dio, non è sufficiente con le prove esterne che ci vengono proposte; è molto importante la rettitudine nella volontà, vale a dire, le buone disposizioni.

In questo tempo di Quaresima, intensificando le opere di penitenza che facilitano la rinnovazione interiore, miglioreremo le nostre disposizioni interiori per contemplare il vero volto di Cristo. Per questo, san Josemaria ci dice: Quel Cristo che tu vedi non è Gesù. Sarà, semmai, la triste immagine che i tuoi occhi torbidi possono formare... Purificati. Rischiara il tuo sguardo con l umiltà e la penitenza. Poi... non ti mancheranno le limpide luci dell Amore. E avrai una visione perfetta. La tua immagine sarà realmente la sua: Lui! .
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24/03/2023 08:27
 
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«Nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora»

Fr. Matthew J. ALBRIGHT
(Andover, Ohio, Stati Uniti)
Oggi, il Vangelo ci permette di contemplare la confusione nata sull'identità e la missione di Gesù Cristo. Quando le persone sono messe di fronte a Gesù, ci sono incomprensioni ed ipotesi su chi Egli è, come in lui vengono o no soddisfatte le profezie del Vecchio Testamento e su quello che da Lui verrà fatto. Le ipotesi e pregiudizi portano alla frustrazione e alla rabbia. Questo è stato sempre così: la confusione su di Cristo e l'insegnamento della Chiesa suscita polemiche e divisioni religiose. Il gregge viene disperso, se le pecore non riconoscono il tuo pastore!

La gente dice, «Sappiamo da dove viene quest uomo. Invece, quando il Cristo verrà, nessuno saprà da dove» (Gv 7,27), e concludono che Gesù non può essere il Messia perché Egli non risponde all'immagine di " Messiah ", in cui erano stati istruiti. Inoltre, sanno che i capi dei sacerdoti vogliono ucciderlo, ma allo stesso tempo vedono como Egli si muove liberamente senza essere arrestato. Quindi si domandano se forse le autorità «abbiano capito, dopo tutto, che è davvero lui il Cristo?» (Gv 7,26).

Gesù salva la confusione identificandosi Lui stesso come colui spedito da quello che è veritiero (cfr Gv 7,28). Cristo è consapevole della situazione, tale come ci relatta Giovanni, e non viene toccato da nessuno perché per Lui non è ancora il momento di rivelare pienamente la sua identità e missione. Gesù sfida le aspettative mostrandosi, non come un lider conquistatore che arriva per rovesciare il dominio romano, ma come il Servo Sofferente di Isaia.

Il Papa Francesco scrisse: "La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che sono con Gesù." È urgente per noi per aiutare ciascuno di andare oltre le ipotesi ei pregiudizi su chi è Gesù e che cosa è la Chiesa, e anche di facilitare l'incontro con Gesù. Quando una persona viene a sapere che Gesù è veramente, allora abbondante gioia e pace.
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25/03/2023 07:44
 
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«Rallégrati, piena di grazia»

Dr. Johannes VILAR
(Köln, Germania)
Oggi, nel «rallegrati, piena di grazia» (Lc 1,28), ascoltiamo per prima volta il nome della Madre di Dio: Maria (seconda frase, l'arcangelo Gabriele). Ella ha la pienezza della grazia e dei doni. Si chiama così: "keharitoméne", «piena di grazia» (saluto dell'Angelo).

Forse con 15 anni e da sola, Maria deve dare una risposta che cambierà tutta la storia dell'umanità. San Bernardo implorava: «ha posto nelle sue mani tutto il prezzo della nostra redenzione. Saremo liberati immediatamente, se tu dici di sì. Tutto l orbe è ai tuoi piedi in attesa della tua risposta. Di la tua parola e genera il Verbo Eterno». Dio attende una risposta libera, e "La piena di grazia", in rappresentanza di tutti coloro che hanno bisogno di redenzione, Ella risponde: "génoitó" facciasi! Da oggi Maria he rimasta liberamente legata all opera di suo Figlio, oggi inizia la sua mediazione. Dal oggi è madre di coloro che sono uno in Cristo (cf. Gal 3,28).

Benedetto XVI ha detto in un'intervista: «[Vorrei] risvegliare lo spirito di osare a prendere decisioni per sempre: solo queste permettono di crescere e andare avanti, nelle cose grandi della vita, non distruggono la libertà, ma permettono l'orientamento corretto. Prendendo questo rischio -il salto allo decisivo- e quindi accettare ls vita interamente, questo è ciò che desidero trasmettere». " Maria, ecco un esempio!

Neanche San Giuseppe è aldilà dei piani di Dio: lui deve accettare accogliere sua moglie e dare nome al Bambino (cfr Mt 1,20 s): Jeshua, "il Signore salva". E lo fa. Un altro esempio!

L'Annunciazione rivela anche la Trinità: il Padre manda il Figlio, incarnato per opera dello Spirito Santo. E la Chiesa canta: «Il Verbo eterno si fa ogg carne per noi». La sua opera redentrice, -Natale, Venerdì Santo, Pasqua- è presente in questo seme. Egli è l'Emanuele, «Dio con noi» (Is 7,15). Rallegrati umanità!

La feste di San Giuseppe e l'Annunciazione ci preparano ammirevolmente a celebrare i Misteri Pasquali.
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26/03/2023 09:26
 
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Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà»

Dr. Johannes VILAR
(Köln, Germania)
Oggi, continuare a scrivere la Chiesa ci presenta un grande miracolo: Gesù risuscita una persona, morta da diversi giorni.

La risurrezione di Lazzaro è tipo di quella di Cristo che ricorderemo prossimamente. Gesù dice a Marta che Lui è la «risurrezione e la vita (cf. Gv 11,25). A noi tutti domanda: «Credi questo?» (Gv 11,26). Crediamo che nel Battesimo ci ha regalato Iddio una nuova vita? Dice San Paolo che noi siamo una creatura nuova (cf. 2Cor 5,17). Questa risurrezione è il fondamento della nostra speranza, che si basa non in una utopia futura, incerta e falsa, ma in un fatto: «Davvero il Signore è risorto» (Lc 23,34).

Gesù ordina: «Liberatelo e lasciatelo andare» (Gv 11,34). La redenzione ci ha liberati dalle catene del peccato, che tutti soffrivamo. Diceva il Papa Leone Magno: «Gli errori sono stati vinti, sono state soggiocate le potestà ed il mondo ha guadagnato un nuovo inizio. Perché, se soffriamo con Lui, regneremo pure con Lui (cf. Rom 8,17). Questo guadagno si trova preparato non solo per quelli che, nel nome del Signore, vengono torturati dai senza-dio, ma pure per tutti quelli che servono Dio e vivono in Lui, perché essi sono crocifissi in Cristo ed in Cristo otterranno la corona».

I cristiani sono chiamati, fin da questa terra, a vivere questa nuova vita soprannaturale che ci rende capaci di dar credito della nostra sorte, sempre pronti a dare una risposta a tutti quelli che domandano il motivo della nostra speranza! (cf. 1Pi 3,15). E logico che, in questi giorni, cercheremo di seguire da vicino Gesù Maestro. Tradizioni, quali il Via Crucis, la meditazione dei Misteri del Rosario, i testi dei Vangeli,... tutto può e deve esserci d aiuto.

La nostra speranza va posta anche in Maria, Madre di Gesù Cristo e Madre nostra che è, allo stesso tempo, un immagine della speranza: sotto la Croce sperò contro ogni speranza e fu associata all opera redentrice di Suo Figlio.
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27/03/2023 08:28
 
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«Va e d ora in poi non peccare più»

Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, contempliamo nel Vangelo il volto misericordioso di Gesù. Dio è Amore, e Amore che perdona. Amore che s impietosisce delle nostre debolezze, Amore che salva. I maestri della Legge di Mosè ed i farisei «gli condussero una donna sorpresa in adulterio» (Gv 8,4) e chiedono al Signore: «Tu che ne dici?» (Gv 8,5). A loro non interessa tanto seguire un insegnamento di Gesù, come poterlo accusare di andare contro la Legge di Mosè. Il Maestro, però, approfitta l occasione per manifestare che Lui è venuto a cercare i peccatori, a sollevare i caduti, a invitarli alla conversione e alla penitenza. Ed è questo il messaggio della Quaresima per noi, giacché tutti siamo peccatori e tutti abbiamo bisogno della grazia salvifica di Dio.

Si dice che oggigiorno si è perso il senso del peccato. Molti non sanno più quello che sta bene o quello che sta male, né perché. E , come dire -in un modo positivo- che si è perso il senso dell Amore verso Dio: dell Amore che ha Dio verso di noi, e -da parte nostra- la corrispondenza che questo Amore richiede. Chi ama non offende. Chi sa di essere amato e perdonato, ricambia amore per Amore: «Chiesero all Amico qual era la fonte dell amore. Rispose che era quella nella quale l Amato ha lavato le nostre colpe» (Ramon Llull).

Perciò, il senso della conversione e della penitenza, proprie della Quaresima, è mettendoci faccia a faccia davanti a Dio, guardando gli occhi del Signore sulla Croce, correndo ad esporGli personalmente i nostri peccati nel sacramento della Penitenza. E, come la donna del Vangelo, Gesù ci dirà: «Neanch io ti condanno; va e d ora in poi non peccare più» (Gv 8,11). Dio perdona, e ciò comporta, da parte nostra, una esigenza, un impegno: non peccare più!

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Conviene avvertire che non ci trasportiamo mai in modo tale da guardare alla misericordia divina, che non ricordiamo la giustizia; né guardiamo alla giustizia in modo tale da non ricordare la misericordia; poiché né la speranza è senza timore, né il timore della speranza» (Fra Luigi di Granada)

« Chi di voi che è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei . Queste parole sono piene della forza della verità, che disarma, che abbatte il muro dell ipocrisia e apre le coscienze a una giustizia più grande, quella dell amore» (Benedetto XVI)

«Dio manifesta la sua onnipotenza convertendoci dai nostri peccati e restituendoci per grazia alla sua amicizia: O Dio, che manifesti specialmente la tua potenza con il perdono e la misericordia... (Messale Romano, Colletta della Domenica XXVI)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 277)
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28/03/2023 09:49
 
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«Quando avrete innalzato il Figlio dell uomo, allora conoscerete che Io Sono»

Rev. D. Josep Mª MANRESA Lamarca
(Valldoreix, Barcelona, Spagna)
Oggi, V martedì di Quaresima, a una settimana dalla contemplazione della Passione del Signore, Lui ci invita ad osservarlo anticipatamente redimendoci dalla Croce: «Gesù Cristo è il nostro Pontefice, il Suo corpo prezioso è il nostro sacrificio che Lui offrì sull ara della Croce per la salvezza di tutti gl uomini» (San Giovanni Fisher).

«Quando avrete innalzato il Figlio dell uomo...» (Gv 8,28). Infatti, Cristo Crocifisso, -Cristo innalzato è il grande, definitivo segno d amore del Padre verso l umanità cadente. Le sue braccia aperte , distese tra il cielo e la terra, tracciano il segno incancellabile della Sua amicizia con noi uomini. Al contemplarlo così, alzato davanti al nostro sguardo peccatore, «sapremo che è Lui» (Gv 8,28), e allora, come quei giudei che l ascoltavano, anche noi crederemo in Lui.

Solo l amicizia di chi è familiarizzato con la Croce può offrirci la connaturalità per addentrarsi nel Cuore del Redentore. Pretendere un Vangelo senza Croce, spoglio del senso cristiano della mortificazione, o contagiato dall ambiente pagano e naturalista che ci impedisce di capire il valore redentore della sofferenza, ci metterebbe nella terribile possibilità di ascoltare dalle labbra di Cristo: «Dopo tutto, non vale la pena di continuare a parlarci».

Che il nostro sguardo alla Croce, uno sguardo sereno e contemplativo, sia una domanda al Crocifisso che, senza suoni di parole Gli dica: «Tu, chi sei?» (Gv 8,25). Egli ci risponderà che è «il Cammino, la Verità e la Vita» (Gv 14,6), la Vite, alla quale se non siamo uniti, poveri tralci, non possiamo dare frutto, perché solo Lui ha parole di vita eterna. E così, se non crediamo che `Lui è´, moriremo per i nostri peccati. Vivremo tuttavia, e vivremo, già in questa terra, vita Celestiale, se impariamo da Lui la gioiosa certezza che il Padre è con noi, che non ci lascia soli. Così imiteremo il Figlio, facendo sempre quello che compiace al Padre.
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29/03/2023 08:32
 
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«Se Dio fosse vostro padre, mi amereste»

Pe. Givanildo dos SANTOS Ferreira
(Brasilia, Brasile)
Oggi, il Signore dirige dure parole ai giudei. Non a qualsiasi giudeo, ma, precisamente, a quelli che abbracciarono la fede: Gesù disse « Ai giudei che avevano creduto in Lui» (Gv 8,31). Senza dubbio, questo dialogo di Gesù riflette l inizio di quelle difficoltà causate dai primi cristiani giudaizzanti della Chiesa, nei suoi inizi.

Come erano discendenti di Abramo, per consanguineità, questi discepoli di Gesù si consideravano superiori, non solo alle moltitudini che vivevano lontani dalla fede, ma si consideravano superiori a qualunque discepolo non giudeo, anche se partecipasse della stessa fede. Essi dicevano: «Noi siamo discendenti di Abramo» (Gv 8,33); «Il padre nostro è Abramo» (v. 39); «Solo abbiamo un padre, Dio» (v. 41). Nonostante fossero discepoli di Gesù, abbiamo l impressione che Gesù non rappresentava nulla per loro, che non acrresceva nulla a ciò che già possedevano. Ma è precisamente lì dove si trova il grande errore di tutti loro. I veri figli non sono i discendenti per consanguineità, ma gli eredi della promessa, cioè quelli che credono (cf. Rom 9,6-8). Senza la fede in Gesù, non è possibile che qualcuno raggiunga la promessa di Abramo. Perciò, tra i discepoli, non ci sono giudei o greci; non ci sono schiavi o liberi; non ci sono uomini o donne , perché tutti siamo fratelli per il battesimo (cf. Gal 3,27-28).

Non lasciamoci sedurre dall orgoglio spirituale. I giudeizzanti si consideravano superiori agli altri cristiani. Non è necessario parlare qui dei fratelli separati. Pensiamo, però, a noi stessi. Quante volte alcuni cattolici si considerano migliori di altri cattolici, solo perché seguono questo o quel movimento o perché osservano questa o quella disciplina, o perché ubbidiscono a questo o quell uso litúrgico. Alcuni, perché sono ricchi, altri, perché studiarono di più, alcuni perché occupano cariche importanti, altri perché provengono da famiglie nobili. «Vorrei che ognuno di voi sentisse la gioia di essere cristiano Dio guida la Sua Chiesa, è sempre il suo sostegno, anche e specialmente nei momento difficili» (Benedetto XVI)
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31/03/2023 09:15
 
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«Per quale di esse volete lapidarmi?»

Rev. D. Carles ELÍAS i Cao
(Barcelona, Spagna)
Oggi, venerdì, quando manca solo una settimana per commemorare la morte del Signore, il Vangelo ci presenta i motivi della Sua condanna. Gesù cerca di dimostrare la verità, ma i giudei Lo giudicano quale blasfemo e reo di essere lapidato. Gesù parla delle opere che fa, delle opere di Dio che lo accreditano motivo per cui, può dare a se stesso il titolo di Figlio di Dio ... Non ostante parla da livelli difficili da capire per i suoi avversari essere nella verità , ascoltare la Sua voce... ; parla loro del seguimento e del compromesso verso la Sua persona facendo sì che Gesù sia conosciuto e amato. - «Maestro, dove dimori?» (Gv 1,38) gli domandarono i Suoi discepoli all inizio del Suo ministero-. Tutto, però, sembra inutile: è così grande quello che Gesù cerca di dire, che non possono capirLo, solamente potranno capirlo i piccoli ed i semplici, perché il Regno rimane occulto ai sapienti ed ai dotti.

Gesù lotta per presentare argomenti che possano accettare, ma il tentativo risulta vano. Di fatto, morirà per dire la verità su se stesso, per essere fedele a se stesso, alla Sua identità ed alla Sua missione. Come profeta, lancerà una chiamata alla conversione e sarà respinto, un nuovo volto di Dio e verrà sputato, una nuova fraternità e sarà abbandonato.

Nuovamente si innalza la Croce del Signore con tutto il suo vigore, come un autentico vessillo, come unica ragione indiscutibile; «Oh ammirevole virtù della santa croce! Oh ineffabile gloria del Padre! In essa possiamo considerare il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e il potere del crocificato. Oh sì, Signore: attraesti a Te tutte le cose quando «tenendo tesa la mano ogni giorno a un popolo incredulo e ribelle» (Is 65,2), e tutto l universo capì che doveva rendere omaggio alla tua maestà!» (San Leone Magno). Gesù deve fuggire all altra sponda del Giordano e quelli che veramente credono in Lui, si trasferiscono verso l altra sponda anche loro, pronti a seguirLo e ad ascoltarLo.
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02/04/2023 08:04
 
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«Sei tu il re dei Giudei?»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, ci si invita a contemplare lo stile della regalità di Cristo Salvatore. Gesù è Re e precisamente- nell ultima domenica dell anno liturgico celebriamo la festa di `Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell universo.´ Sì, Egli è il Re, ma il Suo regno è il «Regno della verità e la vita, il regno della santità e la grazia, il Regno della giustizia, l amore e la pace» (Prefazio della Solennità di Cristo Re). Regalità sorprendente! Gli uomini, con la nostra mentalità mondana, non siamo abituati a questo.

Un Re buono, mite, che bada al bene delle anime: «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36). Lui lascia fare. Con accento dispregiativo e di beffa, «`Sei tu il re dei giudei?´». Gesù rispose: «Tu lo dici» (Mt 27,11). Ancora più burla: Gesù viene paragonato con Barabba, e il popolo deve scegliere la liberazione di uno dei due: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi Barabba o Gesù, chiamato Cristo?» (Mt 27,17). E...preferiscono Barabba! (cf. Mt 27,21) E...Gesù tace e si offre in olocausto per noi, che Lo giudichiamo!

Quando poco prima era arrivato a Gerusalemme, con entusiasmo e semplicità, «La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava; Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!» (Mt 21,8-9). Adesso, però, essi gridano: «Sia crocifisso! Chiese loro Pilato: Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo? Tutti risposero: «Sia crocifisso! Ed egli disse:«Ma che male ha fatto?» Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!» (Mt 27 22,23). «Metterò in croce il vostro re?» Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare» (Gv 19,15).

Questo re non si impone, si offre. La Sua regalità è impregnata di spirito di servizio. «Non viene a conquistare gloria, con sfarzo e con lusso; non discute ne alza la voce, non si fa sentire per le strade, ma è mite ed umile (...). Non lanciamo al Suo passare ne rami di ulivo, ne tappeti o vestiti; diffondiamoci noi stessi il più possibile» (Sant Andrea di Creta, vescovo).
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04/04/2023 08:56
 
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«Ed era notte»

Abbé Jean GOTTIGNY
(Bruxelles, Belgio)
Oggi, Martedì Santo, la liturgia sottolinea il dramma che sta per scatenarsi e che concluderà con la crocifissione del Venerdì Santo. «Preso il boccone (Giuda), egli subito uscì. Ed era notte» (Gv 13,30). Sempre è di notte quando ci si allontana da quello che è "Luce di Luce, Dio vero di Dio vero» (Simbolo niceno-costantinopolitano).

Il peccatore è colui che da la spalla al Signore per gravitare intorno alle cose create, senza riferirle al Creatore. Sant'Agostino descrive il peccato come "un amore a se stesso fino al disprezzo di Dio". Insomma, un tradimento. Una prevaricazione frutto della «arroganza con cui vogliamo emanciparci da Dio per non essere altro che noi stessi, l'arroganza per la quale crediamo di non aver bisogno di amore eterno, poiché vogliamo dominare la nostra vita per noi stessi» (Benedetto XVI). Si può capire che Gesù, quella sera, si "commosse profondamente" (Gv 13,21).

Fortunatamente, il peccato non è l'ultima parola. Questa è la misericordia di Dio. Ma essa suppone un "cambio" da parte nostra. Una inversione della situazione che consiste nel distaccarsi dalle creature per legarsi a Dio e ritrovare così la autentica libertà. Ma non aspettiamo ad essere nauseati delle false libertà che ci siamo presi, per cambiare a Dio. Come denunciò il padre gesuita Bourdaloue " vorremmo convertirci, quando siamo stanchi del mondo, o meglio, quando il mondo sia stanco di noi". Cerchiamo di essere più furbi. Decidiamoci adesso. La Settimana Santa è l'occasione propizia. Sulla croce, Cristo, tende le sue braccia a tutti. Nessuno è escluso. Tutto ladrone pentito ha un posto in paradiso. Questo sì, a condizione di cambiare vita e di riparare, come quello del Vangelo: "Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male" (Lc 23,41).
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05/04/2023 08:57
 
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«Sono forse io?»

Rev. P. Higinio Rafael ROSOLEN IVE
(Cobourg, Ontario, Canada)
Oggi, il Vangelo ci presenta tre scene: il tradimento di Giuda, i preparativi per celebrare la Pasqua e la Cena con i Dodici.

La parola "consegnare" ("paradidōmi" in greco) viene ripetuta sei volte e funge da collegamento tra questi tre momenti: (i) quando Giuda consegna Gesù; (ii) Pasqua, che è una figura del sacrificio della croce, dove Gesù dà la sua vita; e (iii) l'Ultima Cena, in cui si manifesta la consegna di Gesù, che si adempirà sulla Croce.

Vogliamo fermarci qui alla Cena Pasquale, dove Gesù Cristo manifesta che il suo corpo sarà donato e il suo sangue versato. Le sue parole: "In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà" (Mt 26,20) invita ciascuno dei Dodici, e soprattutto Giuda, a un esame di coscienza. Queste parole sono estese a tutti noi, che siamo stati anche chiamati da Gesù. Sono un invito a riflettere sulle nostre azioni, buone o cattive che siano; la nostra dignità; chiediamoci cosa stiamo facendo in questo momento della nostra vita; dove stiamo andando e come abbiamo risposto alla chiamata di Gesù. Dobbiamo risponderci a vicenda con sincerità, umiltà e franchezza.

Ricordiamoci che possiamo nascondere i nostri peccati ad altre persone, ma non possiamo nasconderli a Dio, che vede in segreto. Gesù, vero Dio e uomo, vede e sa tutto. Sa cosa c'è nei nostri cuori e di cosa siamo capaci. Niente è nascosto ai loro occhi. Evitiamo di ingannare noi stessi, ed è solo dopo essere stati sinceri con noi stessi che dovremmo guardare a Cristo e chiedergli "Sono io?" (Mt 26,22). Ricordiamo quanto dice Papa Francesco: "Gesù, amandoci, ci invita a lasciarci riconciliare con Dio e a ritornare a Lui per riscoprire noi stessi".

Guardiamo Gesù, ascoltiamo le sue parole e chiediamo la grazia di donarci unendoci al suo sacrificio sulla Croce.
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08/04/2023 11:00
 
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Pensieri per il Vangelo di oggi
«Quale idea di Dio aveva prima potuto farsi l uomo, se non quella di un idolo creato dal suo cuore? Era incomprensibile e inaccessibile, invisibile e superiore ad ogni pensiero umano;ma ora ha voluto essere conosciuto. Ti chiederai: In che modo? Proprio dormendo in una mangiatoia, predicando su una montagna, trascorrendo la notte in preghiera; oppure ben inchiodato alla croce...» (San Bernardo)

«Il buio divino di questo giorno, di questo secolo, che ogni volta si trasforma in un sabato santo, parla alle nostre coscienze. Ha in sé qualcosa che consola, perchè la morte di Dio in Gesù è, allo stesso tempo, espressione della sua radicale solidariatà per noi. Il mistero più oscuto della fede è, anche, il segno più luminoso di una speranza senza fine». (Benedetto XVI)

«La morte di Cristo è stata una vera morte in quanto ha messo fine alla sua esistenza umana terrena. Ma a causa dell'unione che la persona del Figlio ha mantenuto con il suo corpo, non si è trattato di uno spogliamento mortale come gli altri, perché «non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere » (At 2,24) (...) La risurrezione di Gesù «il terzo giorno (1 Cor 15,4; Lc 24,46) ne era il segno, anche perché si credeva che la corruzione si manifestasse a partire dal quarto giorno». (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 627)
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10/04/2023 10:18
 
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Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l annuncio ai suoi discepoli»

Rev. D. Joan COSTA i Bou
(Barcelona, Spagna)
Oggi, l allegria della risurrezione, fa delle donne che erano andate al sepolcro, delle coraggiose messaggere di Cristo. «Una grande allegria» sentono nei loro cuori per l annuncio dell angelo sulla risurrezione del Maestro. Ed escono correndo dal sepolcro per annunciarlo agli Apostoli. Non possono rimanere inattive ed i loro cuori scoppierebbero se non lo annunciassero a tutti i discepoli. Risuonano nelle nostre anime le parole di Paolo: «L amore di Cristo infatti ci possiede» (2 Cor 5,14).

Gesù finge di incontrarsi per caso: con Maria Maddalena e anche con l altra Maria così ringrazia Cristo e ricompensa la osadia di chi lo cerca di buon mattino-, e lo fa anche con tutti gli uomini e donne del mondo. Ancora di più, per mezzo della Sua Incarnazione, si è unito, in un certo modo, ad ogni essere umano.

Gli atteggiamenti delle donne, davanti la presenza del Signore, esprimono le attitudini più profonde dell essere umano di fronte a Colui che è il nostro Creatore e Redentore: la sottomissione -«gli abbracciarono i piedi» (Mt 28,9)- e l adorazione. Che grande lezione per imparare a stare davanti a Cristo Eucaristia!

«Non temete» (Mt 28,10), dice Gesù alle sante donne. Paura del Signore? Mai, se è l Amore di ogni amore! Paura di perderlo? Sì, perché conosciamo la nostra debolezza. Perciò ci afferriamo fortemente ai Suoi piedi. Come gli Apostoli nel mare in tempesta e i discepoli di Emmaus Gli chiediamo: Signore non lasciarci!

E il Maestro invia le donne ad annunciare la buona novella ai discepoli. Questo è anche compito nostro e missione divina fin dal giorno del nostro battesimo: annunciare Cristo in tutto il mondo, «perché tutto il mondo possa trovare Cristo, perché Cristo possa percorrere con ciascuno di noi il cammino della vita, con la forza della verità (...) contenuta nel mistero dell Incarnazione e della Redenzione, con la forza dell amore che irradia da essa» (Giovanni Paolo ll).
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11/04/2023 09:00
 
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«Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: Ho visto il Signore!»

Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, nella figura di Maria Maddalena, possiamo considerare due livelli di accettazione del nostro Salvatore: imperfetto, il primo, completo il secondo. Dal primo, Maria si manifesta come sincerissima discepola di Gesù. Lei segue Lui, Maestro incomparàbile; Gli è eroicamente unita, quando lo vede Crocificato per amore; Lo cerca oltre la morte, sepolto e scomparso. Come sono impregnate di ammirevole dedicazione, verso il Suo Signore, sono le due esclamazioni che ci conservò, come perle incomparabili, l evangelista Giovanni; «Hanno portato via il mio Signore, e non so dove l´hanno posto» (Gv 20,30); «Signore, se L hai portato via tu, dimmi dove l hai posto e io andrò a prenderlo»! (Gv 20,15). Pochi discepoli ha contemplato la storia con tanta consacrazione e tanta lealtà come dimostrò Maddalena.

Tuttavia, la buona notizia di oggi, di questo martedì della ottava di Pasqua, supera infinitamente tutta la bontà etica e tutta la fede religiosa in un Gesù ammirevole, ma, in ultima istanza, morto; e ci trasporta nell ambito della fede nel Risuscitato. Quel Gesù che, in un primo momento, lasciandola al livello della fede imperfetta, si dirige alla Maddalena, domandandole: «Donna, perché piangi?» (Gv 20,15) e a cui lei, con occhi da miope, risponde, come se si trattasse di un ortolano che si interessa della sua insipidità; quel Gesù, adesso, in un secondo momento, definitivo, la chiama per nome: «Maria!» e la commuove fino al punto di farla sussultare di risurrezione e di vita, cioè, di Sé stesso, il Risuscitato, il Vivente per sempre. Il risultato? Maddalena credente e Maddalena apostola: «Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: Ho visto il Signore!» (Gv 20,18).

Oggi non è raro il caso di cristiani che non vedono chiaro l aldilà di questa vita e che dubitano della risurrezione di Gesù. Mi trovo fra di loro? Allo stesso modo ci sono numerosi cristiani che hanno sufficiente fede per seguirLo privatamente, ma che hanno paura di proclamarLo apostolicamente. Faccio parte di questo gruppo? Se così fosse, come Maria Maddalena, diciamoGli: -Maestro!, abbracciamoci ai Suoi piedi, e andiamo all incontro dei nostri fratelli, per dir loro: -Il Signore è risuscitato e l ho visto.
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12/04/2023 08:59
 
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«Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?»

P. Luis PERALTA Hidalgo SDB
(Lisboa, Portogallo)
Oggi, il Vangelo ci assicura che Gesù è vivo e rimane il centro su cui costruire la comunità dei discepoli. Ed è in questo contesto ecclesiale nell incontro comunitario, nel dialogo con i fratelli che condividono la stessa fede, nell'ascolto comunitario della Parola di Dio, nell amore condiviso in gesti di fratellanza e di servizio- che i discepoli possono avere l'esperienza dell¡incontro con Gesù risorto.

I discepoli carichi di pensieri tristi, non immaginavano che quello sconosciuto fosse infatti il maestro, già risorto. Ma sentivano «bruciare» il cuore (cfr Lc 24,32), quando Egli gli parlava: «spiegando» le Scritture. La luce della Parola dissipava la durezza del loro cuore e «si aprirono loro gli occhi» (Lc 24, 31).

L'icona dei discepoli di Emmaus serve a guidare il lungo cammino dei nostri dubbi, preoccupazioni e delusioni a volte amare. Il divino Viaggiatore resta il nostro compagno per introdurci, con l interpretazione della Scrittura, nella comprensione dei misteri di Dio. Quando l incontro diventa pieno, la luce della Parola segue la luce che germoglia dal «Pan di Vita", con cui Cristo compie in modo supremo la promessa di «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

Il Papa Emerito Benedetto XVI scrisse: "l'annuncio della risurrezione del Signore illumina le zone oscure del mondo in cui viviamo".
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14/04/2023 09:18
 
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«Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti»

Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart
(Tarragona, Spagna)
Oggi, Gesù, per la terza volta, dopo la Sua Risurrezione, appare ai Suoi discepoli. Pietro è tornato alla sua attività di pescatore e gli altri decidono di accompagnarlo. E lògico che se era pescatore prima di seguire Gesù, che continui ad esserlo dopo; e, tuttavia, c è chi si meraviglia che non si debba abbandonare il proprio lavoro, onesto, per seguire Cristo.

Quella notte non pescarono nulla! Quando all alba appare Gesù, non lo riconoscono, fino a quando non chiede loro qualcosa da mangiare. Quando Gli dicono che non hanno niente, Lui indica loro dove devono gettare la rete. Malgrado i pescatori sappiano bene il loro mestiere, in questo caso, dopo essersi prodigati senza risultati, ubbidiscono. « Potere dell'obbedienza! Il lago di Genesaret negava i suoi pesci alle reti di Pietro. Tutta una notte invano. Ma ora le reti sono gettate per obbedienza: e pescano una grande quantità di pesci. Credimi: il miracolo si ripete ogni giorno.» (San Josemaria).

L Evangelista fa osservare che erano «centocinquantatrè» pesci grandi (cf.Gv 21,11) e che nonostante fossero tanti, non si ruppero le reti. Sono particolari che bisogna prendere in considerazione, giacché la Redenzione viene realizzata con obbedienza responsabile, tra compiti usuali.

Tutti sapevano «che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro» (Gv 21,12-13). Lo stesso fece con i pesci. Tanto l alimento spirituale, come pure l alimento materiale, non mancherà se ubbidiamo. Lo insegna ai suoi discepoli più vicini, ce lo dice nuovamente per mezzo di Giovanni Paolo ll: «Al principio del nuovo millennio risuonano nel nostro cuore, le parole con cui un giorno Gesù (...) invitò l Apostolo a `remare in alto mare: «Prendi il largo» (Lc 5,4). Pietro e i primi compagni ebbero fiducia nella parola di Cristo (...) «e presero una quantità enorme di pesci» (Lc 5,6). Questa parola risuona ancora oggi per noi».

Per mezzo dell ubbidienza, come quella di Maria, chiediamo al Signore che continui a concedere frutti apostolici per tutta la Chiesa.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Gli apostoli e tutti i discepoli, che erano turbati per la sua morte in croce e dubitavano della risurrezione, sono stati così tanto rinvigoriti dall evidenza della verità, che quando il Signore ascese in cielo non solo non provarono tristezza ma piuttosto si riempirono di grande gioia» (San Leone Magno)

«L Evangelista sottolinea che «nessuno osava domandargli: Chi sei? , perché sapevano bene che era il Signore». E questo è un punto importante per noi: vivere un rapporto intenso con Gesù, un intimità di dialogo e di vita, così da riconoscerlo come il Signore » (Francesco)

«Molto spesso, nei Vangeli, alcune persone si rivolgono a Gesù chiamandolo Signore . Questo titolo esprime il rispetto e la fiducia di coloro che si avvicinano a Gesù e da lui attendono aiuto e guarigione ( ). Nell'incontro con Gesù risorto, diventa espressione di adorazione: Mio Signore e mio Dio! (Gv 20,28). Assume allora una connotazione d'amore e d'affetto che resterà peculiare della tradizione cristiana: E' il Signore! (Gv 21,7)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 448)
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19/04/2023 08:34
 
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«La luce è venuta nel mondo»

Fr. Damien LIN Yuanheng
(Singapore, Singapore)
Oggi, davanti alle miriade di opinioni della vita moderna, può sembrare che la verità non esista più, -la verità rispetto a Dio, la verità su questioni relative al genere umano, la verità sul matrimonio, le verità morali, e in ultima istanza, la verità su me stesso.

Il brano del vangelo di oggi identifica Gesù Cristo come «Il cammino, la verità e la vita» (Gv 14,6). Senza Gesù troviamo solo desolazione, inganno e morte. Solo c è un cammino, e solo uno, che porta in Cielo, e si chiama Gesù Cristo.

Cristo non è una opinione qualsiasi. Gesù Cristo è l autentica verità. Negare la verità è come insistere nel chiudere gli occhi alla luce del sole. Tanto se piace come se non piace, il Sole sarà sempre lì; ma l infelice ha liberamente scelto di chiudere gli occhi davanti al Sole della verità. Nello stesso modo, molti si consumano nelle loro corse con una tremenda forza di volontà e che richiedono l'uso di tutto il loro potenziale, dimenticando che solo possono raggiungere la verità riguardo a loro stessi camminando assieme Gesù Cristo.

D altra parte, secondo Benedetto XVI, "Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,32)» (Encíclica "Caritas in Veritate"). La verità di ciascuno è una chiamata a diventare il figlio o la figlia di Dio nella Casa del Padre, «Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). Dio vuole figli e figlie liberi, non schiavi.

In realtà, l "io" perfetto è un progetto congiunto tra Dio e me. Quando cerchiamo la santità, cominciamo a riflettere la verità di Dio nelle nostre vite. Il Papa lo ha detto in un bellissimo modo, «Ogni santo è come un raggio di luce che esce dalla Parola di Dio» (Esortazione Apostolica "Verbum Domini").

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Oh messaggio pieno di felicità e bellezza! Lui vuole farci diventare i suoi fratelli e, portando la sua umanità al Padre, attira a sé tutti coloro che sono ora della sua stirpe» (San Gregorio di Nissa)

«Se nella creazione il Padre ci diede la prova del suo immenso amore donandoci la vita, nella passione e morte di suo Figlio ci diede la prova delle prove : venne a soffrire e morire per noi» (Francesco)

«L amore di Dio per Israele è paragonato all amore di un padre per il proprio figlio. È un amore più forte dell amore di una madre per i suoi bambini. Dio ama il suo popolo più di quanto uno sposo ami la propria sposa; questo amore vincerà anche le più gravi infedeltà; arriverà fino al dono più prezioso: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio (Gv 3,16)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 219)
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