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Gli Ebrei in Egitto

Ultimo Aggiornamento: 13/02/2020 11:24
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03/09/2009 21:49
 
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Molti studiosi hanno cercato riscontri dei fatti narrati dall’Antico Testamento per quanto riguarda la permanenza in Egitto di Abramo e dei suoi discendenti.
Al riguardo costoro hanno cercato da prima di inquadrare i vari patriarchi (Abramo, Giacobbe, Giuseppe) in particolari periodi della storia egizia. Quindi si è cercato di riconoscere Mosè in qualche personaggio vissuto alla corte dei faraoni.
Sono state fornite varie possibili soluzioni al problema, ma quasi tutte presentano la grave pecca di trascurare la cronologia relativa fornita dalla Bibbia.
Io ritengo che in mancanza di riscontri archeologici sicuri della presenza degli Ebrei in Egitto si debbano valutare alcuni indizi, ma soprattutto si debba inquadrare i veri patriarchi tenendo fede alla cronologia relativa.
Nel mio saggio: HASSALEH – L’OCCHIO DI HORUS. Manetone aveva ragione! ho affrontato in modo dettagliato la problematica e ho analizzato i vari periodi considerati dalle varie versioni della Bibbia (Samaritana, Aramaica e dei LXX). Ipotizzando alcuni possibili errori nei limiti temporali dei vari periodi storici, sono arrivato a una soluzione a mio parere soddisfacente.
Per non togliere il gusto della lettura a chi non ha ancora letto il mio saggio, riporto che in estrema sintesi si può affermare che:

- Abram sia entrato in Egitto intorno al 2030 a.C. durante il regno di Amenemhet I;
- Giuseppe sia entrato in Egitto intorno al 1837 a.C. durante il regno di Amenemhet III;
- Giacobbe e la sua tribù siano entrati in Egitto intorno al 1815 a.C.;
- il periodo di “schiavitù” o lavori forzati sia iniziato intorno al 1525 a.C. durante il regno di Amenhotep I o quello di Thutmose I (a seconda della cronologia della XVIII dinastia che si considera);
- l’Esodo dei discendenti di Giacobbe (Ebrei o Israeliti) si sia avuto nel 1385 a.C. alla fine del regno di Smenkhkara.

Questi riscontri cronologici trovano conferma in vari episodi della storia egizia.
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03/09/2009 23:09
 
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Secondo me tutto sta a mettersi d'accordo cosa si intende con il termine "ebrei"...da quello che mi è sembrato di capire, originariamente nella Terra dei Faraoni erano presenti più popolazioni di lingua semtitica che solo in un secondo tempo si sono unificate. Credo che il prof. Izzo voglia dire questo, quando afferma che prima di una determinata epoca (adesso non ricordo quale) è improprio parlare di un "popolo ebraico". Anche la faccenda dell'esodo è molto complessa:secondo alcuni studiosi le popolazioni semitiche hanno abbandonato il suolo d'Egitto a scaglioni, così come ad ondate successive l'avevano occupato.
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04/09/2009 07:56
 
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Ritengo che non sia così.
E' evidente che la Bibbia considera come Ebrei i discendenti del patriarca Eber.
E' vero che costoro non costituirono uno stato Ebraico prima della loro occupazione di una parte della Palestina dopo l'Esodo, ma affermare che la non esistenza degli Ebrei nel 2° millennio a.C. nega la loro presenza in Egitto mi sembra alquanto eccessiva.
La Bibbia parla anche di una divisione dei discendenti di Eber dovuta al bisticcio fra Esau e Giacobbe / Israele, per cui è ipotizzabile che le due componenti abbiano avuto una storia differente.
[Modificato da -Kiya- 04/09/2009 12:52]
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04/09/2009 08:34
 
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ma affermare che la non esistenza degli Ebrei nel 2° millennio a.C. nega la loro presenza in Egitto mi sembra alquanto eccessiva.



beh... se accettiamo la non esistenza degli Ebrei nel II millennio, per forza di cose dobbiamo negarne la presenza in Egitto.
Se a quell'epoca non esistevano, non potevano essere presenti né in Egitto, né altrove.


Secondo il tuo parere, Antonio, a partire da quando è lecito parlare di popolo ebraico, propriamente detto, e in base a quale fonte?
[Modificato da -Kiya- 04/09/2009 12:52]
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04/09/2009 09:09
 
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E' un problema di terminologia. Negare l'esistenza di uno Stato ebraico non è equivalente a negare l'esistenza di una tribù ebraica (discendenti da Eber).
Lo stato ebraico si formò sicuramente in Palestina dopo l'Esodo e la conquista della terre "promesse".
Quando i discendenti di Giacobbe si trovavano in Egitto non esisteva ovviamente alcuno statto ebraico o isarelita.
Ci si dimentica che il primo riferimento del popolo d'Israele si ha con la Stele della Vittoria di Merenptah, nella quale si asserisce la quasi totale distruzione del popolo d'Israele.
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04/09/2009 09:10
 
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La Bibbia quando parla di Ebrei in Egitto non parla di cittadini provenienti da uno Stato ebraico, ma semplicemente dei numerosi discendenti del patriarca Giacobbe.
Negare l’esistenza della loro vita in Egitto (schiavitù o non schiavitù) e il loro Esodo dall’Egitto perché prima dell’VIII secolo a.C. non esisteva uno Stato ebraico, né un’identità religiosa ebraica, né la stessa Bibbia, mi sembra un gigantesco errore fatto in perfetta malafede.
Concordo col fatto che la religione degli Ebrei, quella che è codificata nella Bibbia, nacque dopo l’Esodo dall’Egitto, ma non per questo è logico negare l’esistenza dei discendenti di Giacobbe. E’ possibile che costoro abbiano preso una parte della cultura egizia e abbiano mischiato le loro antiche credenze religiose con alcune delle credenze egizie. Così sembra capirsi per esempio nella narrazione del sacrificio di Abramo di un ariete e nella venerazione del vitello / toro d’oro.
In merito all’esistenza di un popolo ebraico – israelita in Egitto sono state fornite numerose prove. Esiste una certa affinità della lingua ebraica con i geroglifici, è stata constatata l’esistenza di vari nomi con riferimento biblico fra i personaggi del 2° P.I. ed esiste una sicura similitudine fra la religione monoteistica ebraica e il culto atoniano imposto da Akhenaton.
Nel tentativo di trovare le due città deposito che gli Ebrei stavano edificando prima dell’Esodo, sono state trovate le rovine di un’antica città edificata proprio con mattoni di fango senza paglia, in perfetto accordo con quanto asserisce la Bibbia.
Le vicende connesse alle dieci piaghe d’Egitto sembrano poi trovare una giustificazione nelle variazioni climatiche connesse alla tremenda catastrofe dell’esplosione del vulcano di Thera / Santorini.
Nell’ambito di queste catastrofi potrebbe trovar spazio una gravissima emergenza sanitaria (epidemia di peste bubbonica) che potrebbe giustificare le vicende del regno di Akhenaton: la sua coreggenza, lo spostamento della reggia di Amenhotep III a Malgata, la creazione di una seconda reggia in pieno deserto ad Akhetaton, il culto del disco solare Aton, il perfetto isolamento / quarantena sancito dal giuramento di Akhenaton, il grave errore della festa dei Tributi del 12° anno di regno e il probabile arrivo ad Akhetaton dell’epidemia.
Se è vero che vari indizi costituiscono delle prove, possiamo dire che esistono numerosissime prove della lunghissima permanenza dei discendenti di Giacobbe in Egitto (ebrei – israeliti).
Ritengo ancora che quanto sta emergendo in questi ultimi tempi non rientri nella Storia, ma sia semplicemente una mirata opera di archeologia-politica e disinformazione storica.
Non si tratta di fanta-archeologia, pari a quella portata avanti da alcuni studiosi desiderosi di dare lustro ai loro antenati (vedi Sardi e Shardana), ma di un tentativo politico di separare la storia degli Ebrei da quella degli Egiziani. L’odio che esiste fra i due attuali popoli porta al tentativo non scientifico di separare le loro storie, così che non possa definirsi un qualche legame culturale, religioso o di sangue.
Questo tentativo archeo-politico ha però un grave risvolto. Negare la veridicità storica della Bibbia potrebbe suggerire che anche gli aspetti religiosi furono inventati. Non ci sarebbe stato nessun Dio di Abramo, nessun dialogo fra Dio e vari patriarchi, nessuna Terra Promessa.
Gli Ebrei sarebbero stati semplicemente dei conquistatori e avrebbero inventato le loro radici.
Le radici religiose su cui si basano le tre religioni monoteistiche sarebbero cioè pura invenzione!
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04/09/2009 09:21
 
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Re:
antonio crasto, 04/09/2009 9.09:


Ci si dimentica che il primo riferimento del popolo d'Israele si ha con la Stele della Vittoria di Merenptah, nella quale si asserisce la quasi totale distruzione del popolo d'Israele.



Nella stele di Merenptah si parla delle genti di ysrỉr, presumibilmente un popolo nomade, il termine in geroglifico, infatti, non presenta l'ideogramma tipico di stato o paese, bensì quello che associa un uomo e una donna. Inoltre la teoria che possa trattarsi del primo riferimento ad Israele è relativamente moderna e non accettata in senso assoluto.
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04/09/2009 17:03
 
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04/09/2009 17:59
 
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no, discussioni che trattano pari argomento, con due punti di vista differenti ;)
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05/09/2009 09:46
 
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Re: Re:
-Kiya-, 04/09/2009 9.21:



Nella stele di Merenptah si parla delle genti di ysrỉr, presumibilmente un popolo nomade, il termine in geroglifico, infatti, non presenta l'ideogramma tipico di stato o paese, bensì quello che associa un uomo e una donna. Inoltre la teoria che possa trattarsi del primo riferimento ad Israele è relativamente moderna e non accettata in senso assoluto.




Riporto da Alan Gardiner, “La civiltà egizia”,

pag. 247
«[…] I principi prosternati gridano «Pietà!» Nessuno alza la testa fra i Nove Archi. Il paese di Tjehnu è distrutto, il Khatti è in pace, Canaan è stata saccheggiata con tutto il male, Ascalona è presa e Gezer catturata, Yenoam è ridotta come se non fosse mai esistita. Israele è desolata e non ha più seme, Khor è rimasta vedova per To-meri. »

Gardiner scrive che in questa frase si può trarre l’unico riferimento in testi egizi del nome Israele e commenta che la scoperta della Stele della Vittoria nel 1869 fu imbarazzante per gli studiosi, la maggior parte dei quali riteneva Merenptah il faraone dell’Esodo.

Pag. 248
«Fra gli altri brani di origine analoga citati a ragione o a torto, come prova del soggiorno degli Israeliti in Egitto c’è il rapporto di un altro funzionario che scriveva:

« Abbiamo finito per concedere alle tribù Shosu (Beduini) di Edom il permesso di passare oltre la fortezza di Merenptah che è nel Tjeku per recarsi agli stagni di Pi-tum di Merenptah che sono nel Tjeku, onde mantenerle in vita e mantenere vivo il loro bestiame grazie alla generosità del faraone, lo splendido sole di ogni paese. Anno 8, terzo giorno epagomeno, anniversario di Seth. »

La Pi-Tum qui nominata è, ovviamente, la Pitom dell’Esodo e, quale che fosse la località esatta, doveva certo trovarsi nello Wadi Tumilat, la fertile depressione che corre attraverso il deserto separando il Delta da Ismailia. »

Commento

Gardiner, che non è certo l’ultimo degli Egittologi, non ha dubbi sul fatto che nella Stele della Vittoria ci si riferisce allo Stato dei discendenti di Giacobbe / Israele, così come ritiene una valida conferma della veridicità dei riferimenti geografici della Bibbia la citazione in un testo egizio della località di Pi-Tum (Per-Atum), località nella quale, secondo la Bibbia, gli ebrei / israeliti stavano lavorando per l’edificazione di una città deposito.








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