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18/08/2019 10:27 | |
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?»
Rev. D. Isidre SALUDES i Rebull
(Alforja, Tarragona, Spagna)
Oggi, -dalle labbra di Gesù- ascoltiamo delle dichiarazioni scioccanti: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra» (Lc 12,49), «Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione» (Luca 12:51). Perché la verità crea divisione verso la bugia, la carità verso l’egoismo, la giustizia verso l'ingiustizia ...
Nel mondo -e in noi- c’è mescolanza di bene e di male, e dobbiamo prendere parte, scegliere, essendo consapevoli del fatto che la fedeltà è “scomoda”. Sembra più facile di temporeggiare, ma, allo stesso tempo, è meno evangelico.
Siamo tentati di fare un "vangelo" ed un"Gesù" a misura nostra, secondo i nostri gusti e passioni. Dobbiamo convincerci che la vita cristiana non può essere una mera routine, "arrangiarsi" senza un impegno costante per migliorare e cercare la perfezione. Benedetto XVI ha affermato che «Gesù Cristo non è una semplice convinzione privata o una dottrina astratta, ma una persona reale il cui ingresso nella storia è capace di rinnovare la vita di tutti».
Il supremo modello è Gesù (dobbiamo “avere lo sguardo fisso su di lui”, soprattutto nelle difficoltà e persecuzioni). Egli ha accettato di buon grado il supplizio della Croce per riparare la nostra libertà e recuperare la nostra felicità: «La libertà di Dio e la libertà dell'uomo si sono definitivamente incontrate nella sua carne crocifissa» (Benedetto XVI). Se ricordiamo Gesù, non ci lasceremo abbattere. Il suo sacrificio è l'opposto alla tiepidezza spirituale nella quale spesso noi ci accontentiamo.
La fedeltà esige di coraggio e di lotta ascetica. Il peccato e il male ci tentano continuamente: perciò s’impone il combattimento, lo sforzo coraggioso, la partecipazione alla Passione di Cristo. L'odio al peccato non è dunque pacifico. Il regno dei cieli richiede sforzo, lotta e la violenza su di noi stessi, e coloro che fanno questo sforzo sono quelli che lo conquistano (cfr Mt 11,12). |