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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2024 07:59
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26/08/2019 09:03
 
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Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente»

P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP
(San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)

Oggi, il Signore ci vuole illuminare su un concetto elementare in se stesso, però sul quale pochi approfondiscono: guidare verso un disastro non è guidare verso la vita, ma alla morte. Chi insegna a morire o a uccidere gli altri non è un maestro di vita, ma un “assassino”.

Il Signore oggi è —diciamo— di malumore, è giustamente dispiaciuto con le guide che fanno smarrire il prossimo e gli tolgono il piacere di vivere, e finalmente la vita: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi» (Mt 23,15).

C’è gente che si sforza per entrare nel Regno dei Cieli, e togliere questa illusione è una colpa veramente grave. Si sono appropriati delle chiavi dell’ingresso, però per loro rappresentano un “giocattolo”, qualcosa di vistoso per appendere alla cintura e basta. I farisei perseguitano le persone, “vanno alla loro caccia” per portarli alla propria convinzione religiosa; non a quella di Dio, ma alla propria; per convertirli, non in figli di Dio, ma dell’inferno. Il loro orgoglio non eleva al cielo, non conduce alla vita ma alla perdizione. Che grave errore!

«Guide —li chiama Gesù— cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (Mt 23,24). È tutto scambiato, sconvolto; il Signore ripetutamente ha cercato di stappare le orecchie e ad aprire gli occhi ai farisei, però dice il profeta Zaccaria: «Ma essi hanno rifiutato di ascoltarmi, mi hanno voltato le spalle, hanno indurito gli orecchi per non sentire» (Za 7,11). Allora, al momento del giudizio, il giudice emetterà una sentenza severa: «Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt 7,23). Non è sufficente saperne di più: bisogna sapere la verità ed insegnarla con umile fedeltà. Ricordiamoci del detto di un vero maestro di sapienza, San Tommaso d’Aquino: «Mentre esaltano la loro propria bravura, i superbi avviliscono l’eccellenza della verità!».
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