In che modo l'idrope può creare acufene?
Altra domanda che non ricevo mai ma che penso possa essere utile (si...lo so che avevo promesso che avrei solo replicato ma spero di fare cosa utile)
Ripubblico la figura nel caso ci fossero stati in mezzo altri post
Quella che vedete è una sezione della nostra coclea... è una fetta della nostra coclea uguale per tutto il tubo della coclea (ma di calibro variabile da più largo a più stretto)
Vedete quella piccola piega curva rosa che sta tra l'endolinfa e le cellule ciliate? Quella si chiama membrana tettoria. Ed è quella che ci permette di sentire...
Quando l'apparato di trasmissione (timpano e ossicini) invia la stimolo acustico all'orecchio interno i liquidi dell'orecchio interno vengono fatti vibrare. In realtà la staffa fa vibrare la perilinfa e non l'endolinfa con la quale non è nemmeno in contatto. Ma in questo modo si crea un'onda nell'orecchio che avvicina la membrana tettoria alle cellule. Le ciglia delle cellule ciliate sono collegate alla membrana tettoria e quindi ogni avvicinamento tra membrana e cellule determina inevitabilmente un piegamento delle ciglia stesse. A sua volta il piegamento delle cellule determina la liberazione di una sostanza chimica (neurotrasmettitore) che viene a contatto con la fibra del nervo acustico facendo partire in quest'ultimo un segnale elettrico (potenziale d'azione) che arrivando al nostro cervello viene interpretato come suono... Ve l'ho semplificata molto ovviamente ma funziona così.
Le cellule sono organizzate in modo da rispondere a onde di lunghezza diversa ed ecco come mai possiamo sentire suoni alle diverse frequenze.
Ora immaginate di aggiungere volontariamente del liquido all'endolinfa (quella in rosso). SE questa non viene da qualche parte riassorbita avremo necessariamente un aumento della pressione in quello spazio in tutte le direzioni. Questo aumento di pressione necessariamente determinerà un avvicinamento della membrana tettoria al piano delle cellule ciliate. E quelle cosa dovrebbero fare se non liberare il neurotrasmettitore e far partire un segnale che attraverso il nervo raggiunge il cervello? ma quel segnale non è arrivato in risposta a un reale suono esterno...si è generato direttamente a livello dell'orecchio interno. Ed ecco spiegato l'acufene.
Troppo tecnico? Seguite un semplice esempio che faccio spesso ai pazienti. Perchè mettete il blocco alla tastiera del cellulare? Perchè inavvertitamente una compressione dei tasti non richiesta e non desiderata potrebbe far partire una chiamata. Ma è esattamente a questo che servono i tasti, a far partire qualcosa quando volontariamente vengono premuti. Solo che questo deve avvenire in risposta ad un vostro comando (che nel caso dell'udito è l'arrivo di un rumore o suono dall'esterno) e non autonomamente. SE avviene al di fuori del vostro ordine o volontà... quello è un segnale che si è liberato autonomamente mediante il sistema che normalmente è deputato a farlo e null'altro.
Esattamente come l'acufene.
Ancora più chiaro è l'esempio se pensate al campanello di casa o al citofono. SE mi appoggio accidentalmente cosa succede...che quello manda un suono esattamente come dovrebbe fare ogni volta che è premuto. E cosa succede se io non tolgo la compressione...che il suono continua (evitiamo battute, please) fino a che persiste la compressione.
Se invece di aumentare l'endolinfa aumentiamo la perilinfa il discorso cambia poco perchè essendo la divisiopne tra perilinfa (in blu) ed endolinfa (in rosso) non resistente (un semplice strato sottile di cellule) quell'aumento di pressione si trasmette anche all'endolinfa, alla membrana tettoria , alle ciglia ecc ed ecco comunque l'acufene.
Spiegato questo...augurandomi che sia interessante, vado avanti facendo una mezza critica (alla quale però so, forse dare risposta) alla mia stessa teoria.
Se questo meccanismo fosse alla base anche di acufeni non fluttuanti (d'altronde a parte quello che sopra ho spigato non esiste alcuna teoria dimostrata certa che possa spiegare gli acufeni, di qualunque tipo essi siano) qualcosa non torna.
Qui chiedo espressamente l'intervento tecnico di falknet per sapere se ci sono analogie con l'acustica elettronica.
Si sa che l'apparato uditivo presenta un fenomeno che viene definito fatica uditiva. Se mantengo inalterato lo stesso identico stimolo a lungo la percezione soggettiva di quello stesso stimolo si riduce. Ovvero sembra di percepirlo ad intensità progressivamente minore. Ma, ricordatevelo, questa intensità percepita non arriva mai a zero. Non è possibile che la percezione scompaia, l'attenuazione è solo di qualche decibel o al massimo di qualche decina di decibel. Se io creo però anche la più piccola variazione di intensità immediatamente la cosiddetta "fatica uditiva"si risetta. Ecco perchè ad esempio non esiste nessuna attenuazione nei confronti di un rumore ad intensità modulata (anche di soli pochi decibel)
A rigor di logica basandosi solo su quanto affermato sopra, non è possibile che un paziente senta SEMPRE lo stesso segnale alla stessa identica intensità perchè anche se ci fosse idrope da anni (o mesi o giorni cambierebbe poco) la percezione di intensità dovrebbe ridursi a causa della fatica uditiva che il persistere del segnale determinerebbe.
Pausa di suspence..... Ma l'acufene non è mai percepito sempre alla stessa intensità...nemmeno da chi non lo ha fluttuante.
Seguitemi... Per quanto l'acufene sia fisso esistono sempre variazioni dovute ad esempio alla competizione ambientale del rumore circostante che è variabile. Se esistesse la possibilità reale (che non esiste) di misurare l'acufene scoprireste che in realtà si tratta di un segnale sempre variabile, magari di poco ma variabile. Nessuno ha esattamente la stessa intensità perfettamente identica per sempre nemmeno se messo nel silenzio assoluto. Esperimenti che ho fatto in cabina audiometrica con numerosi pazienti.
E' mia profonda convinzione (ma queste sono solo congetture in assenza di spiegazioni alternative e non posso provarlo in alcun modo) che l'IDROPE, che io definisco DISFUNZIONE IDROMECCANICA DELL'ORECCHIO INTERNO per rendere meglio l'idea di liquidi che meccanicamente per pressione attivano le cellule e fanno loro inviare un segnale (che se portiamo il tutto nel settore vestibolare è la vertigine) sia l'unico meccanismo che possa spiegare l'acufene ad esclusione di quelli NEURALI DA SOSTITUZIONE (spiego dopo).
Nessuno è mai riuscito a spiegarmi come altrimenti l'acufene possa essere generato da un danno dell'orecchio.
A riprova di quanto dico prendete il caso di pazienti con misteriose malattie dell'orecchio non identificate (e ce ne sono) perdono progressivamente le cellule ciliate fino alla loro quasi scomparsa. Bene....forse non lo sapete ma a un certo punto l'acufene che magari avevano per anni tende a ridursi con il peggiorare dell'ipoacusia quando questa è divenuta grave e non ad aumentare o cambia frequenza scomparendo alcune componenti o anche totalmente.
Situazione paradossale se si considera che invece spesso (ma non è assolutamente la regola)un acufene si presenta almeno in teoria con una frequenza (intendo per frequenza il tipo di nota non le sue recidive) non raramente corrispondente alla zona dove l'udito si è ridotto.
Ma di fatto è così. Leggevo un articolo tempo fa pubblicato anche su un altro forum che dice che la presenza di acufene associato alla perdita improvvisa dell'udito è stata statisticamente associata a maggiori possibilità di recupero rispetto a chi l'acufene non ce l'ha. Non so quanto lo studio sia stato condotto in modo accurato (diffido sempre) ma non mi stupirebbe.
Quel che voglio dire è che mancando i tasti..i pulsanti (le cellule) non c'è acufene.... con l'eccezione della mancanza totale dell'orecchio che può generare acufene neurale.
In questo caso avviene quello che avviene in una impresa a conduzione familiare o in un monarchia ereditaria o una dittatura.
Prendiamo ad esempio il caso del dittatore che forse è il più chiaro.
Fino a che il dittatore è vivo e in grado di comandare comanda lui e nessuno può opporsi, poco importa se quel che dice o fa è giusto o sbagliato. Ma se lui non c'è più il numero 2 può diventare il numero 1.
Questo può spiegare come è possibile che un neurone possa autonomamente mandare segnali pur senza ricevere uno stimolo ma solo se chi stava a monte nella fisiologica catena...manca. Ma questo stimolo autonomo generato da neurone (che fisiologicamente dovrebbe starsene buono buono se l'orecchio c'è deve necessariamente essere continuo.
Secondo questo modo di vedere le cose ecco come si spiega un acufene che persiste anche dopo che l'orecchio non c'è più o dopo che il nervo è stato tagliato....
E' possibile che questo meccanismo si verifichi anche per acufeni non accompagnati da perdita totale dell'udito "dimostrabile"? Si.... potrebbero esserci dei danni permanenti non sufficienti a dare sordità visto che abbiamo grupoi di cellule e no solo una per ogni freuenza...
Ma questo meccanismo potrebbe solo dare acufene fisso senza variazioni visto che il danno permanente resterebbe per sempre tale e quindi il segnale sostitutivo a partenza dal neurone resterebbe anche esso persistente.
Quindi concludendo questo lungo e non richiesto (ma spero utile) sproloquio sui meccanismi dell'acufene possiamo dire che.
Esiste una spiegazione nota e dimostrabile su come l'acufene può essere determinato dall'idrope. E questo vale certamente per ogni acufene non sempre presente o comunque variabile di intensità in modo evidente, ma anche per acufene al contrario stazionario e sempre presente che potrebbe essere dato da una compressione meccanica sempre presente. Per l'idrope esiste una cura efficace, priva di qualunque effetto collaterale e realtivamente facile da attuare nonostante la sua complessità. Non esiste modo ancora di parlare di guarigione non essendo possibile impedire le recidive nel corso della vita se mai si presenteranno poichè la terapia non può essere fatta a vita ma solo durante le fasi di riacutizzazione.
Esiste una spiegazione (solo teorica ma comunque possibile) su come l'acufene può essere determinato da danni permanenti dell'orecchio (ma in tal caso deve necessariamente essere costante e senza fluttuazioni). Non esiste al momento nessuna cura specifica certamente valida per trattare questa seconda ipotesi. Alcune terapie farmacologiche con neurofarmaci (per lo più antiepilettici importanti) potrebbero agire proprio a questo livello ma in questo senso la ricerca è ancora in alto mare soprattutto considerando l'obbligo di terapia a vita e gli effetti collaterali che potrebbero essere sproporzionati.
Scusandomi per il lungo intervento spero di aver fatto cosa gradita che mi renda un po' meno antipatico....
Dott. Andrea La Torre
Specialista in Otorinolaringoiatria