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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 07:50
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16/12/2020 07:32
 
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«I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati...»

Rev. D. Bernat GIMENO i Capín
(Barcelona, Spagna)
Oggi, quando notiamo che nella nostra vita non sappiam cosa ci attende, quando perdiamo l’illusione perché non abbiamo il coraggio di guardare oltre i nostri limiti, quando siamo felici per essere fedeli a Gesù Cristo e, allo stesso tempo, ansiosi o lànguidi per non assaporare i frutti della nostra missione apostolica, il Signore vuole che ci chiediamo come Giovanni Battista: «Dobbiamo aspettare un altro» (Lc 7,20).

È chiaro, il Signore è “furbo” e vuole approfittare questa nostra incertezza –perfettamente normale- in modo da farci esaminare tutta la nostra vita, per farci vedere le nostre deficienze, i nostri sforzi, le nostre malattie... e, così, riaffermarci nella nostra fede e moltiplicare “infinitamente” la nostra speranza.

Il Signore non ha limiti quando si tratta di compiere la Sua missione: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati...» (Lc 7,22). Dove ho risposto la mia speranza? Dove ho riposto la mia felicità? Poiché la speranza è strettamente legata con la felicità interiore, il cristiano, ovviamente, deve vivere come una persona qualsiasi, ma sempre con lo sguardo fisso su Cristo, che non ci abbandona mai. Un cristiano non può vivere la sua vita al margine di Cristo e del Suo Vangelo. Centriamo quindi il nostro sguardo in Lui, che tutto può, e non poniamo limiti alla nostra speranza. «In Lui troverai molto più di quel che puoi osare o chiedere» (San Giovanni della Croce).

La liturgia non è un “gioco sacro”, e la Chiesa ci propone questo tempo di Avvento perché vuole che ogni fedele riaffermi in Cristo la virtù della speranza nella propria vita. Spesso la perdiamo perché ci fidiamo troppo delle nostre proprie forze e non vogliamo riconoscerci “malati”, bisognosi della mano sanatrice del Signore. Ma così deve essere, e Poiché Lui ci conosce e sa che siamo fatti tutti della stessa “pasta”, ci offre la Sua mano salvatrice. -Grazie, Signore, per avermi fatto uscire dal fango ed avermi riempito il cuore di speranza.
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